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Autore: stefy_81    29/11/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Shurtugal…….……

L’eco del suo vero nome rimbombò ancora e ancora nella sua testa lasciandolo in un dolce stordimento. Poi il buio avvolse nuovamente tutto ed Eragon si svegliò con l’odore di terra umida nelle narici e la sensazione di freddo là dove il muschio bagnato dalla rugiada mattutina aveva inumidito i vestiti.

Ancora immobile allargò la sua mente e chiamò Saphira. La risposta della dragonessa non tardò ad arrivare.

Sono sopra di te piccolo mio

Al suono della sua voce Eragon aprì gli occhi e sorrise, in quel momento la sua grande ombra passò sopra la radura oscurando per un secondo la luce filtrata dalle alte chiome degli alberi.

Il ragazzo fece per alzarsi, era ancora un poco stordito, quando l’improvvisa fitta al petto gli ricordò il taglio provocato dalla spada di Oliviana. Come un torrente in piena, gli tornarono in mente tutti gli avvenimenti della notte passata. L’irruzione del sicario, la morte terribile di Miriam e Lidia per mano dei Ra-zac, l’arrivo di Saphira e alla fine, proprio quando tutto sembrava perduto, lo scoppio di quella luce bianca e il candore che li aveva avvolti e portati via.

Saphira atterrò leggera sul terreno umido e guardò Eragon. Un cavaliere come te non dovrebbe lamentarsi per un graffio così piccolo Lo rimproverò bonariamente facendo ondeggiare la coda a destra e a sinistra.

Eragon aggrottò appena la fronte. Un piccolo graffio dici?... sbuffò lui fingendosi per un attimo offeso. Saphira schioccò le labbra divertita.

Hai per caso idea di dove ci troviamo? Le chiese lui cambiando argomento e andando incontro alla sua compagna di “di cuore e di mente”.

Gli occhi di Saphira scintillarono. Data l’estensione della foresta non possiamo che trovarci nella Stonewood. Ma non è tanto il dove a sorprendermi, ma come ci siamo arrivati.

Eleonor mi stava guardando quasi in lacrime. Iniziò a ricordare Eragon.

Poi ha sprigionato quella luce. È stato come… ritornare alla Volta delle Anime! Si rese conto in un attimo. Eragon alzò lo sguardo su Saphira che lo stava ancora guardando con i suoi grandi occhi zaffiro.

E’ stato il potere dei nostri veri nomi a portaci qui, anche se non credo che Eleonor ne fosse pienamente cosciente. Concluse lui alla fine.

Lo penso anche io. gorgogliò Saphira. Ma lei non è qui…

A quelle parole Eragon si guardò intorno. Non ci mise molto a capire che non erano soli nella radura. Nascosto dai lunghi fili d’erba, riconobbe per primo Par e più in la, scoprì con stupore che con loro c’era anche Oliviana.

È ancora addormentata. L’ho tenuta d’occhio fino ad ora. Si affrettò ad informarlo Saphira. Eragon aveva già lanciato una breve sonda mentale verso il sicario. La donna era completamente incosciente. Il giovane le si accostò e con cautela le tolse le armi che aveva con sé e le scrutò con attenzione il viso. Era pallido e teso. – Qualcosa non va in lei… - iniziò a dire ma la sua attenzione venne ancora una volta richiamata dalla voce Saphira.

Eragon anche Par si sta svegliando. Presto vieni!

Eragon corse subito accanto all’elfo e prima che potesse muoversi gli posò una mano sulla spalla e gliela strinse con decisione:

- Non ti alzare subito, aspetta un attimo. Non capita tutti i giorni di udire il proprio nome nell’antica lingua – gli disse sentendolo tremare come una foglia.

- Eleonor?! – chiese l’elfo con un filo di voce.

– Lei non c’è Par – Par scansò subito la mano del cavaliere e ignorando le sue raccomandazioni si mise in piedi continuando a tremare.

- Cosa vuoi dire non c’è? – chiese barcollando sulle gambe. Eragon non poteva aiutarlo e scosse la testa, desolato, mentre veniva investito da tutto il dolore e la sofferenza di Par.

- Era nostro dovere proteggerle. Lidia e Miriam…non…non si meritavano una fine così - disse senza riuscire a finire la frase e crollando miseramente sulle ginocchia. Eragon scambiò un breve sguardo con Saphira, entrambi erano consapevoli del grande debito nei confronti delle due donne e di Eleonor. 

- Tutto quello che so è che dobbiamo ringraziare lei se ora non siamo tutti nelle mani di Isobel – a quelle parole il volto di Par si fece ancora più scuro, poi l’elfo incespicò verso Saphira, sganciò il suo zaino appeso alla sella e tirate fuori le carte iniziò ad osservarle con sguardo febbrile. Le sue piccole dita iniziarono a muoversi sulla carta ripercorrendo il percorso che lui stesso aveva tracciato. – Dove siamo adesso? – bofonchiò più che altre a sé stesso.

Eragon gli si avvicinò guardandolo con apprensione. Abbassò con una mano il bordo della cartina e cercò il suo sguardo.

- Par ti avevo messo in guardia sul fatto che i sogni premonitori non si rivelano mai per quello che sembrano –  

Par annuì, continuando a guardare la carta. – Lo so, me lo avevi detto, ed ora dovrò convivere con il peso della loro morte per il resto della mia vita –

- Anche io sento un enorme peso nel cuore, ma so che devo andare avanti e che non posso addossarmi tutta la colpa di quello che è successo - 

- Infatti è stata tutta colpa mia Eragon –

- Non è stata neanche tutta tua Par.-

- Non è quello che continua a gridare la mia coscienza –

Eragon sospirò - Le nostre azioni hanno delle conseguenze Par. La sola cosa che possiamo fare è convivere con le scelte facendo del nostro meglio con i mezzi che ci vengono dati. Oggi il fato ci sta mettendo di fronte a percorso difficile, ma questa volta possiamo fare la scelta giusta –

Par lo guardò interrogativo – Cosa vuoi dire con questo? – chiese. 

Eragon allora rivolse il suo sguardo verso Oliviana. Alla vista del sicario Par sgranò gli occhi pieno di orrore - È la donna ha fatto uccidere Miriam e Lidia! – l’elfo tremò dalla rabbia.  

– Perché è qui? –

- A quanto pare anche lei è stata risucchiata dalla magia di Eleonor – Disse.

Senza alcun preavviso Eragon vide Par tirare fuori dalla sua cintura uno stiletto – Questa donna merita di morire - disse facendo un passo in avanti con l’arma bianca stretta a pugno tra le mani.

- No Par! Non possiamo farlo – Eragon fermò la sua mano con fermezza ma senza usare la forza. Par lasciò la presa sulla lama e voltandosi verso Eragon lo guardò furente.

- Perché mi hai fermato? Hai detto tu che dobbiamo agire con i mezzi che ci vengono dati. Sai meglio di me che meriterebbe di essere lasciata qui alla mercé delle belve feroci – gli urlò Par esprimendo tutto il suo disprezzo.

Eragon sostenne lo sguardo dell’elfo – È completamente indifesa Par non ha la possibilità di difendersi –

Par scosse la testa. - Come puoi mostrarti tanto comprensivo dopo aver visto quello che ha fatto? -

- Tu mi stai chiedendo di porre fine a una vita. Nessuno dovrebbe arrogarsi pe sè un tale diritto - 

- Allora cosa vuoi fare con lei? – rispose arrendendosi alle sue parole.

- Per adesso la porteremo con noi. Decideremo cosa fare strada facendo – Par sgranò gli occhi ma non replicò.

Eragon sei certo di quello che fai? Gli domandò Saphira poco dopo.

Sì Saphira rispose Eragon avvicinandosi a lei per smontare la sella dal suo dorso.

- Ci accamperemo qui in attesa del suo risveglio –

**

A metà pomeriggio l’assassina cominciò a muoversi e ad agitarsi. Eragon le posò preoccupato la mano sulla fronte. Scottava.

- Per favore Par portami una scodella d’acqua e degli stracci. Par eseguì quello che gli era stato detto e si accoccolò ai piedi di un albero ad osservare i gesti del cavaliere.

Eragon si ricordò di quado in fuga fa Gil’ead aveva sondato la mente di Arya per scoprire il motivo del suo lungo sonno e come lei stessa lo avesse informato del veleno che la stava uccidendo e di come creare il suo antidoto. Ora aveva intenzione di fare con stesso con la mente del sicario.

Informò Saphira della sua idea.

Che cosa ne pensi? Le chiese una volta esposto il piano nei dettagli.

Va bene provaci, ma stai attento! Questa donna conosce le arti magiche. Anche se è debole e disperata potrebbe decidere di fare gesti estremi pur di ritornare libera.

Starò attento. Le fece Eragon con un lieve sorrise.

Eragon guardò Oliviana intensamente prima di inginocchiarsi al suo fianco. Chiuse gli occhi e rompendo le barriere della mente entrò in quella del sicario.

Come doveva aspettarsi era ben protetta. Eragon ne saggiò prima la forza. Era molto resistete. Ogni barriera, però, aveva un suo punto debole e questa non faceva eccezioni. Così si mise ad esplorare ogni centimetro della sua superficie fino a quando non incontrò una piccolissima falla. Era quasi invisibile ma c’era.

Dopo una serie di tentativi andati a vuoto la barriera incominciò a cedere. Lentamente iniziò a sgretolarsi e quando alla fine si sgretolò del tutto Eragon esultò per il successo. La sua felicità durò poco. Non appena varcata la soglia, infatti, la barriera si rialzò con una rapidità sorprendete. Era una trappola!

Eragon non fece in tempo a rendersi conte di cosa stava accadendo che una forza lo afferrò per la gola e cominciò a stritolarlo.

No…non ti vo… voglio fa... fare male, sono venuta per aiutarti. Riuscì a dire nell’antica lingua.

Oliviana fermò l’attacco ma le barriere erano ancora alte.

Perché lo fai? Gli chiese mentalmente.

Eragon sapeva che la sincerità era l’unica arma capace di far breccia nella mente del sicario.

So cosa significa la sofferenza che provi. Anche io mi sono trovato di fronte a me stesso. È difficile sopportare il peso della verità.

A quelle parole Oliviana si ritrasse d’istinto. Tutto il suo essere fu di nuovo scosso da potenti tremiti. Fu costretta a lasciare la sua presa sul cavaliere che di nuovo libero, però, non accennò allontanarsi.

Scaccia via la paura. Devi reagire! La incitò lui mettendoci tutto se stesso nelle sue parole.

Il tuo corpo è rimasto incosciente per tutto il pomeriggio e hai la febbre alta.

E tu hai pensato di entrare nella mia mente per vedere cosa stava accadendo?

Sì, più o meno era quella l’intenzione.

Eragon continuava a starle accanto. Una nuova ondata di pensieri e ricordi prese a balenargli davanti agli occhi. Aveva sempre creduto di meritare di essere sola. Per tutta la sua vita aveva ricevuto solo disprezzo dagli altri, tranne da Isobel.

Così, almeno, aveva creduta fino a quel momento. Perché ora quegli stessi ricordi le apparvero sotto la luce adamantina della verità dell’antica lingua. Senza trucchi o sotterfugi vide come era stata lei stessa a crearsi quel guscio protettivo fatto di odio rancore che non aveva permesso a niente e a nessuno di avvicinarla rendendola insensibile al mondo esterno. Un mondo che, se solo lo avesse voluto, le avrebbe aperto le sue porte.

Grazie al sostegno di Eragon Oliviano non si lasciò travolgere di nuovo da quei ricordi e la seconda volta che guardò la verità negli occhi si aggrappò a lui con tutte le sue forze. Nell’oscurità della sua disperazione le era stata tesa una mano e Oliviana aveva scelto di afferrarla.   

Lentamente, ad una ad una, le barriere intorno alla mente del sicario iniziarono a dissolversi. Eragon l'aiutò ad emergere dall’angolo buio della sua coscienza in cui si era rifugiata.

Era passata un’ora da quando finalmente Eragon aprì gli occhi.

Il suo voto era contratto come tutti i muscoli del suo corpo. Accanto a lui anche Oliviana stava riprendendo lentamente i sensi. Par da lontano li stava osservando a debita distanza, era profondamente colpito.


Ci sei riuscito piccolo mio! Gli fece subito Saphira.
Eragon ricambiò il commento con un sorriso, era ancora parecchio scosso.
Oliviana, intanto, aveva aperto gli occhi, e si stava tirando su. La testa gli faceva male. Eragon fece per aiutarla, ma la donna lo scansò via con violenza. Con una velocità sorprendente il sicario prese un piccolo coltello da dentro il suo stivale sinistro, unico oggetto sfuggito alla perquisizione e lo puntò fulminea contro il collo del cavaliere

Saphira le ringhiò minacciosa. Ma la sua lama era troppo vicina al collo di Eragon perché la dragonessa potesse fare qualcosa.
- Che cosa stai facendo! Oliviana? - gli chiese Eragon, guardandola con stupore.
- Illuso! Ti ho permesso di aiutarmi, solo per riuscire a svegliarmi! - Gli disse con disprezzo. Gli occhi di Oliviana si chiusero a fessura, ed Eragon ebbe l’impressione che stesse per affondare la sua lama. Chiuse gli occhi pronto a ricevere il colpo fatale, ma proprio in quel momento, la donna ebbe uno svenimento.

Indebolita dalla febbre, gli cadde il coltello dalle mani, e si accasciò su un ginocchio.
- Maledetto! - sibilò a denti stretti
Eragon colpì il coltello con un calcio e lo lanciò lontano. Poi prese la donna per i polsi, e la fece alzare.
- Che ti avevo detto, sarebbe stato meglio lasciarla li, dove era, e andarcene via – fu il solo commento di Par alle sue spalle.
Ma Eragon non voleva arrendersi, anche se i fatti gli diceva il contrario.
Eragon, sono fiera di te, ma spero tu sappia cosa stai facendo. Non mi fido di lei. Per ora non può nuocerci, ma quando avrà ripreso le forze non sarà così.

Forse dovresti tenere in considerazione l’idea di Par…non è del tutto sbagliata.
Lo so. le rispose deciso Eragon, lo sguardo teso, che si rilassò non appena si girò dalla sua parte:

Per questo dovremo tenere gli occhi vigili, Tu ed io.
Eragon… Ma il ragazzo le aveva già voltato le spalle per concentrarsi su Oliviana che continuava a guardarlo con odio.
- Beh, che tu lo voglia o no, ora verrai con noi – gli disse con tono di voce duro.
- E chi vi dice che io sia d’accordo! -
Oliviana, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di mostrarsi indifesa di fronte a lui. Ma in quel momento lo era. Il cavaliere gli aveva salvato la vita, quando avrebbe potuto lasciarla morire…Perché lo aveva fatto?
- So che sai usare la magia, ma non credo ti convenga scappare, questi luoghi sono pericolosi anche per una come te. Inoltre, con Saphira, non sarebbe difficile riprenderti. –
Gli occhi dell’assassina si spalancarono nel vedere Saphira avvicinarsi con uno dei suoi occhi azzurri, e scocciarle con la lingua un sonoro ammonimento.
- Molto bene, ci rimetteremo in viaggio domani mattina –
- Perché non ora? - gli fece eco Par da dietro.
- Molto presto farà buio e sotto la boscaglia l’oscurità ci raggiungerà anche prima. Io e Saphira potremmo orientarci anche senza luce, ma tu e Oliviana no -
- Cosa facciamo con lei? – gli chiese Par guardando la donna.
- Le legheremo le mani, per ora, e organizzeremo dei turni di guardia -
Oliviana guardò prima Par poi Eragon, con occhi di fuoco. Si lasciò legare le mani, ma prima che Eragon potesse scostarsi da lei, gli si avvicinò ad un orecchio, e gli sussurrò con un ghigno

- Stai attento Cavaliere, perché tornerò presto libera e quando lo farò colpirò te o la tua dragonessa con tale forza che ti pentirai di avermi aiutata. Nulla è più importante della mia vita -
Poi si accasciò su un fianco, sfinita. Eragon non le rispose neanche, ma sentì un brivido dietro la schiena mentre si allontanava da lei.
Cosa ti ha detto? Non potevo sentirvi. Gli chiese Saphira, una volta che si fu allontanato da lei. Probabilmente era stata la stessa Oliviana a schermare la loro conversazione, Eragon si girò un attimo a guardarla
Niente d’importante Saphira…

- Ora dobbiamo mangiare qualcosa e andare a riposare – finì di dire rivolgendosi a Par.
Saphira conosceva troppo bene Eragon per capire quando qualcosa lo turbava. La dragonessa emise un sonoro sbuffo di protesta, non gli piaceva che ci fossero segreti tra loro.

Senza staccargli gli occhi da dosso Saphira si accoccolò accanto a uno degli alberi che circondavano la raduna, mentre Eragon si adoperava a preparare la cena.

Finito di sistemare una pentola sul fuoco il ragazzo la raggiunse e, appoggiandosi con la schiena al ventre della dragonessa, si abbandonò al suo calore.

Saphira era abbastanza dentro i pensieri del suo cavaliere da sentire il suo animo in subbuglio. Con la punta della lingua gli sfiorò delicatamente una mano, Eragon la ricambiò con un flebile sorriso.

Eragon se non conosco chi abbiamo di fronte, non posso proteggerti.

Eragon rimase un attimo in silenzio, sapeva perfettamente a cosa si stesse riferendo Saphira. Sentì il respiro caldo della dragonessa soffiargli sul collo mentre aspettava una risposta. E così Eragon le raccontò tutto: cosa aveva visto entrando nella mente del sicario, di come la magia di Eleonor l’avesse costretta a mettersi di fronte alla verità sulla sua vita, e di come lui aveva cercato di restarle vicino. Gli descrisse le sue sensazioni, di come le era sembrata una creatura indifesa in quel momento; e infine di come era cambiata al suo risveglio, quando l’aveva aggredito, e poi gli aveva parlato.
Deve aver schermato la conversazione…nonostante fosse molto debole
È molto forte. Non credo sia prudente da parte nostra ignorare
quella minaccia.

Intanto dall’altra parte del fuoco Par era intento a osservare la carta del territorio. l’Elfo si era ormai abituato alle silenziose chiacchierate tra Eragon e Saphira e lo scambio di sguardi durante i quali sembrava trascorrere un’eternità non lo stupivano più come prima. Ma quel giorno i due compagni, avevano un nuovo spettatore.

Par, vide chiaramente Oliviana, dall’altra parte del fuoco, che gli osservava con troppo interesse; sguardo che distolse subito, quando si accorse che l’elfo la stava osservando.
Quella sera consumarono un pasto leggero, attingendo alle loro ultime provviste.
Finita la cena, discussero sul tragitto da percorrere il giorno seguente:
Nella sua perlustrazione, Saphira aveva stabilito che si trovavano nel margine occidentale della foresta. Avrebbero avanzato verso nord-est, attraversato il fiume Adamante che passava nel mezzo della foresta tagliandola in due, e poi dritti a nord fin nel cuore della Stonewood.
Più volte lo sguardo di Par si rivolse a Oliviana, la donna non smetteva di osservarli rendendo l’Elfo sempre più nervoso.
Prima di coricarsi stabilirono i turni di Guardia. Eragon insistette per fare il primo turno, poi sarebbe stata la volta di Par.
Giunse la notte, e con lei il silenzio calò nella piccola raduna, interrotto solo dallo scalpitio del fuoco che ardeva vivace ad un lato e dal respiro sonoro di Saphira.
Eragon era appoggiato al tronco di un albero, osservava vigile la raduna intorno.
Ogni tanto, il suo sguardo andava nella direzione di Oliviana.

L’assassina era di spalle, e il cavaliere non poteva vederle il viso, ma, dall’altra parte del fuoco, Oliviana non dormiva e sotto il caldo della coperta sentiva lo sguardo del cavaliere.
Un sentimento di odio cominciò a crescere in lei. Ma non era solo quello. Qualcosa di più forte, si stava facendo spazio nel suo cuore, qualcosa, che la giovane donna non sapeva se sarebbe stata in grado di gestire. Era quella stessa sensazione che aveva provato guardandolo negli occhi.
Oliviana cercò in tutti i modi di distogliere la mente da quel pensiero.
Da che parte la si guardava, la sua situazione era disperata. Isobel doveva essere furiosa con lei per aver così miseramente fallito: la bambina era fuggita, i Ra-zac dispersi, e il cavaliere e il suo drago ancora in libertà.

Messo da parte il suo orgoglio, dovette ammettere che solo i quei mostri, ora, potevano tirarla fuori di quella situazione, ma, da quando si era svegliata, non era riuscita a percepire la loro presenza da nessuna parte.
Esausta, si lasciò cullare ancora un poco dal calore del fuoco. La coperta, notò con un brivido, le era scivolata via lasciandole le spalle scoperte. Fece un vano tentativo di rimetterla a posto, ma le corde che gli legavano i polsi glielo impoedrono. Venne scossa da un altro brivido poi li sonno prese il sopravvento e la giovane donna scivolò nell’oblio.
Un momento prima di addormentarsi, però, ebbe la netta sensazione di una mano che le sistemava delicatamente la coperta sulle spalle. Si girò appena in tempo per intravedere una sagoma scura che andava a sedersi dall’altra parte del fuoco, poi solo il buio.

 

***

 

Arold convocò l’ambasciatore quello stesso pomeriggio per comunicargli la decisione del consiglio e rifiutare il compromesso della regina.

Asha non batté ciglio mentre il re gli esponeva il verdetto.

- Siete consapevoli delle conseguenze del vostro gesto? - si limitò a dire con voce melliflua. Ad assistere alla convocazione erano che pochi rappresentanti del consiglio e nessun’altro.

- Più che consapevole – rispose il re. - La vostra ambasciata ha tempo fino a questa sera per lasciare l’isola. –

Il volto di Asha si contrasse in un lieve spasmo agli angoli della bocca mentre faceva dietro front dalla sala del trono ed usciva. Una volta al suo esterno si guardò intorno con sguardo furtivo ed aprì con cautela la sua mente  

Abbiamo poco tempo per agire. Ci stanno mandando via, dovrai agire subito.

È tutto sotto controllo ambasciatore Asha. L’ho già con me. Gli rispose una voce femminile piena di entusiasmo.

Molto mene. Noi vi attenderemo al largo come da piano.

                                         ***

Arrivata la sera Reafly stava rientrando nella sua stanza completamente esausto e dolorante dopo il suo secondo giorno di allenamento con le spade. Stava percorrendo un lungo colonnato quando sentì una mano afferrarlo alle spalle e trascinarlo dietro uno di pilastri e mettergli una mano sopra la bocca.

Reafly lottò inutilmente contro la presa ferrai del suo aggressore poi due labbra si avvicinarono al suo orecchio per sussurrargli qualcosa.

- Reafly sono io non urlare ti prego – Reafly si immobilizzò, avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.

- Rebekha?!- chiese incredulo. La sorella allentò la sua presa e lo fece girare per abbracciarlo con forza. Ma dall’altra parte Reafly non ricambiò il gesto.  

- T…Tu cosa ci fai qui? - chiese invece.

- Sono qui per te, ovvio sciocchino! Ed anche per questo – disse mostrandogli una escrescenza tondeggiante da sotto una sacca che teneva in spalla.

Quella forma saltò subito all’occhio del ragazzo che non ci mise molto a capire. - Hai rubato un uovo di drago? – chiese Reafly che ancora non riusciva a capacitarsi di avere di fronte a lei la sorella in carne ed ossa.

- Ho solo preso ciò che è nostro per diritto di sangue – gli rispose lei. Reafly non riuscì a riconoscere la sorella in quelle parole così altisonanti, molto più adatte a qualcuno come l’ambasciatore che a lei.

Improvvisamente guardò allamato Rebekha, si era appena reso conto della rete tessuta tutto intorno a loro che gli impediva di avvertire la presenza di Gleadr e di chiunque altro. Non poteva credere che fosse opera della sorella ma a parte lei Reafly non vedeva nessun altro e l’ambasciata aveva lasciato il porto da tempo. Stava per chiederle come avesse fatto quando la sua attenzione venne attirata da una serie di scricchioli.

I due fratelli abbassarono insieme lo sguardo. L’uovo dentro al sacco si stava schiudendo.

Reafly guardò la sorella con crescente stupore. Rebekha, invece, non era per nulla turbata da ciò che le stava accadendo. Era come se lo stese aspettando pensò il ragazzo.

A quel punto Rebekha abbassò la sacca per svelare l’uovo dalle sfumature violacee. La sua superficie aveva appena iniziato a creparsi e a muoversi sotto i colpi insistenti del cucciolo, desideroso di uscire alla luce.

Con caparbietà un piccolo drago emerse dall’involucro coriaceo con le sue squame di un viola perlato. Insieme i due fratelli attesero pazienti che il cucciolo si disfacesse anche dell’ultimo frammento di guscio incollato alla pelle, poi, con estrema delicatezza, come se lo avesse fatto da sempre, Rebekha lo prese tra le braccia. Un lampo le pervase il braccio e il gedwey-ignasia si formò lentamente sotto i loro occhi. Reafly si stupì nel constatare che la comparsa del marchio non avesse provocato nessun effetto sulla sorella. Quando la luce si dissolse la ragazza strinse a sé il drago viola e si voltò risoluta verso il fratello.

- Questo attirerà parecchia attenzione. Presto fratellino chiama il tuo drago e seguimi. Ritorniamo insieme a Zàkhara! –

- Seguirti? Io non vengo con te. Il mio posto è qui – A quelle parole il volto di Rebekha si fece scuro.

- Andiamo Reafly non è l’ora di fare il bambino – gli rispose la sorella con tono autoritario. – Nostra madre ci sta aspettando. Sai che è molto in pensiero per te? – Al nominare la madre Reafly ebbe un tuffo al cuore.

- Mamma?! Co…come sta? – Reafly sentì i suoi occhi gonfiarsi di lacrime ma le ricacciò coraggiosamente indietro. Rebekha sospirò e gli posò una mano sulla spalla

- Sta bene adesso, grazie all’aiuto della regina. E sai cosa la farebbe sentire ancora meglio? Vederci entrambi accanto a lei, sani e salvi – concluse sperando di averlo convinto. Reafly provò un breve attimo di sollievo a quella notizia ma quando il suo sguardo tornò a guardare la sorella un nodo gli attagliò la bocca dello stomaco.

Scostò lentamente la sua mano dalla sua spalla e la guardò con determinazione - Ti ho già detto che non posso venire - disse iniziando a sentirsi a disagio in quella situazione. Rebekha rimase un attimo interdetta prima di capire che diceva sul serio.

- Che menzogne ti sono state raccontate? Ti sei dimenticato così in fretta chi è stato ad assassinare nostro padre? – gli domandò con durezza.

- Non l’ho dimenticato! – rispose di botto Reafly - Ma la verità non è quella che ci hanno sempre raccontato –

Rebekha scosse la testa. - Lo so fratello. La regina mi ha detto molte cose sulle nostre origini, svelandomi particolari che nostra madre ha confermato e che spiegano perché entrambi siamo stati scelti come cavalieri –

Reafly scosse la testa senza capire. – Il capitano Xavier e i tuoi nuovi amici non ti hanno detto nulla – continuò Rebekha vendendo la confusione sul viso del fratello – la regina aveva previsto anche questo -

- Di quali origini stai parlando? E cosa c’entra Xavier in tutto questo? -

- Reafly, nostra madre non è nata come noi e nostro padre a Zàkhara, ma in Alagaësia la terra da cui provengono le uova dei nostri draghi. Ecco perché tu ed io siamo gli unici in grado di farle schiudere a parte nostra madre –

Reafly sentì come se stesse sull’orlo di un precipizio pronto a cadere nel vuoto. Tutte le sue domande e i dubbi che aveva nutrito da quando Gleadr lo aveva scelto come suo compagno trovarono finalmente una risposta. 

- I nostri genitori si sono conosciuti durante una missione di nostro padre per conto della regina. Xavier lo sapeva bene perché era con lui in quel viaggio – continuò la ragazza vendendo che il fratello non rispondeva.

- Che cosa ci faceva nostro padre e Xavier in una terra così lontana. Perché la regina avrebbe mandato lì le sue navi? -.

- Isobel aveva stretto un’alleanza con il cavaliere dei draghi che allora la governava. Galbatorix –

- Un cavaliere re? – chiese Reafly incredulo. Rebekha annuì.

- Che fine ha fatto Galbatorix? –

- Assassinato dagli stessi cavalieri che hai deciso di seguire ciecamente -

– Quello che mi stai dicendo cambia molte cose, ma non cancella tutte le bugie di Isobel -

Reafly scosse la testa e indietreggiò di fronte alla sorella. Rebekha chiuse gli occhi per un attimo e strinse qualcosa di luminescente che pendeva alla cintura e che Reafly notò solo adesso – Così questa è la tua decisione? – gli chiese con voce priva di qualsiasi colore.

Il volto di Reafly era più risoluto che mai - Sì lo è –

- Mi dispiace fratello, ma non mi lasci altra scelta. Se non vuoi venire di tua spontanea volontà allora dovrò portati con me con la forza. –

Detto questo alzò la mana destra e il suo marchio iniziò a emanare una pallida luce violacea. Dal suo braccio il cucciolo lo guardò ed emise una serie di pigolii.

Reafley indietreggiò ancora di qualche passo e fissò quella luce espandersi per diventare sempre più intensa. Rebekha stava per lanciare un incantesimo che avrebbe immobilizzato il fratello quando venne colpita a sua volta da una forza invisibile.

- Rebekha noooo! - gridò Reafly sorpreso quanto lei. La sorella cadde a terra con un tonfo sordo, stordita. Traballando sulle gambe si rimise faticosamente in piedi con il cucciolo ancora tra le braccia e scrollò con un colpo di spalla il mantello che si era attorcigliato sul braccio. Guardò solo un attimo il fratello poi il suo sguardo si posò allarmato alle sue spalle. Murtagh stava correndo verso di loro. Rebekha emise solo un basso sibilo di rabbia. Poi le sue labbra pronunciarono alcune parole. - Addio fratello – riuscì a dire prima di essere avvolta da un lampo di luce viola e sparire.

Quando Murtagh raggiunse Reafly trovò il ragazzo che fissava il vuoto davanti a sé l’a dove prima c’era Rebekha.

- Reafly stai bene? – gli chiese scuotendolo dalle spalle.

L’aggressore era stato abbastanza accorto da schermare la loro conversazione, ma non lo era stato abbastanza da nascondersi del tutto. Sprazzi di magia avevano messo in allarme i sensi di Murtagh che era subito corso in suo aiuto.

Gli occhi di Reafly erano pieni di lacrime – Murtagh, mia sorella Rebekha. Lei… – non riuscì a finire la frase mentre i suoi occhi fissavano i resti sparsi a terra del guscio ancora caldi. Murtagh non poté fare altro che avvicinare il ragazzo a sé e abbracciarlo con forza accarezzandogli la testa. – Lo so Reafly, lo so. -

 

 

 

  
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