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Autore: Star_Rover    01/12/2022    5 recensioni
Stephen Mallory ed Henry Winterton non potrebbero essere più diversi. Il primo è un giovane impulsivo e passionale, l’altro invece è freddo e razionale.
Fin da ragazzi i due si ritrovano a competere l’uno contro l’altro, che sia per vincere una gara sportiva o conquistare il cuore di una fanciulla.
La loro rivalità perdura nel tempo, fino allo scoppio della Grande Guerra. Al fronte una questione personale metterà a dura prova due promettenti ufficiali dell’Esercito britannico.
Genere: Guerra, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
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3. Al fronte

Parte I
 

Quando l’Inghilterra entrò ufficialmente in guerra Henry fu tra i primi volontari ad arruolarsi.
La decisione non fu semplice, ma Winterton era convinto delle proprie priorità, era consapevole di dover adempire al suo dovere.
Questo improvviso cambiamento sconvolse i piani già organizzati per il suo futuro, il fidanzamento era stato ufficializzato e già erano in corso i preparativi delle nozze.
Charlotte credeva che quel matrimonio avrebbe potuto renderla nuovamente felice, per qualche ragione, riteneva che avrebbe potuto dimenticare l’amore travolgente di Stephen diventando la moglie di un altro uomo. Un uomo gentile e onesto come Henry, che avrebbe potuto offrirle sicurezza e serenità.
Forse si trattava soltanto di un’illusione, ma anche quell’unica speranza svanì in un istante.
«Sei soddisfatto delle tue scelte?» domandò Charlotte con tono di rimprovero. Era rimasta sorpresa dal comportamento di Winterton, il quale era sempre stato cauto e prudente. Quella volta la sua era stata una decisione impulsiva e avventata.
Henry fu impassibile: «non posso restare indifferente a quello che sta accadendo. In tanti sono già partiti, non posso restare qui senza provare rabbia o vergogna»
«Avremmo dovuto sposarci, invece tu adesso te ne stai andando senza nemmeno dirmi quando potrò rivederti»
Winterton non tentò di negare la verità: «mi dispiace, non è mai stata mia intenzione farti soffrire»
«Questa guerra è davvero più importante del nostro futuro?»
«Non avremo alcun futuro senza una vittoria» sentenziò.
«Sei davvero sicuro di voler andare laggiù a combattere?»
«Non odio i tedeschi, e sinceramente non sento di dovere nulla ai belgi o ai francesi…ma sono un inglese, combatterò per difendere la mia terra e il mio popolo»
«Tutti quei discorsi ti hanno fatto perdere il senno. Non ti ho mai sentito parlare così prima»
Henry distolse lo sguardo: «forse non mi hai conosciuto abbastanza»
«Cosa speri di ottenere in questo modo?»
«Temo che tu non possa capire. Si tratta di una questione di onore e lealtà»
Charlotte avvertì una stretta al petto nel sentire quelle parole.
«Dovresti essere orgogliosa per il mio atto di eroismo patriottico» continuò Winterton.
«Forse hai ragione, in questo momento sono soltanto egoista. È solo che non capisco…perché? Perché non ci è stato concesso più tempo?» domandò lei con voce tremante.
Henry provò compassione nei suoi confronti.
«Questa guerra non durerà per sempre» disse con tono più rassicurante.
«Che ne sarà di noi?» domandò Charlotte trattenendo a stento le lacrime.  
«Non posso farti alcuna promessa»
«Non voglio pensare a quello che potrebbe accadere…»
Henry la strinse a sé con dolcezza.
«Qualunque sarà il mio destino, voglio che tu possa essere felice»
Charlotte notò un velo di tristezza nel suo sguardo, senza però riuscire a comprendere realmente quei sentimenti. 
 
***

Stephen approfittò degli ultimi giorni precedenti alla sua partenza per far visita al fratello maggiore. John Mallory aveva seguito l’esempio del padre scegliendo una carriera nell’esercito. In quanto ufficiale delle Irish Guards aveva preso parte alle prime azioni della guerra, partecipando alla Grande Ritirata. Era rimasto ferito sul campo di battaglia sulle rive dalla Marna, fortunatamente senza gravi conseguenze, la sua convalescenza stava ormai giungendo al termine. Presto anch’egli sarebbe partito nuovamente per il fronte.
Il ricongiungimento tra fratelli fu piuttosto commovente, seppur i due non fossero mai stati particolarmente uniti. D’altra parte era trascorso molto tempo dal loro ultimo incontro.
I due decisero di occupare quel pomeriggio con una passeggiata sulle colline. Scelsero il sentiero che conduceva al fiume, adatto all’andatura ancora claudicante di John.
«Nostro padre sarà felice di sapere che finalmente hai preso una saggia decisione» affermò il maggiore ammirando il panorama circostante.
Stephen scosse il capo con disapprovazione: «non è certo per lui che ho scelto di arruolarmi»
John sospirò: «ovviamente. Sei il solito ingrato e testardo. Concedigli almeno questa soddisfazione»
«Non ho più intenzione di nascondermi dietro al nostro nome»
«Ti vergogni così tanto delle nostre origini irlandesi?» domandò il fratello.
Stephen scosse le spalle.
«Non si tratta di questo, voglio solo essere considerato per quel che sono veramente»
«La tua reputazione non è affatto onorevole» lo rimproverò John con il suo tono autorevole, lo stesso con il quale lo sgridava quando erano ancora bambini.       
«Per questo voglio ricominciare, questa guerra è la giusta opportunità per redimermi dagli errori del mio passato»
«Spero davvero che tu sia sincero»
«Sono disposto a donare tutto me stesso in difesa della Patria»
John lo guardò negli occhi, scorgendo nelle sue iridi smeraldo puro pentimento.
«Oh, fratello mio. Che ti è successo? Davvero non ti riconosco più»
Stephen, forse per la prima volta, rispose con sincerità: «ho avuto modo di riflettere sugli sbagli della mia vita dopo aver perso la donna che amavo»
John rimase colpito da quelle parole, fino a quel momento non aveva mai avuto prova di una simile maturità da parte del fratello minore. Egli doveva aver veramente sofferto per la fine di quella relazione.
Mosso da ritrovata compassione, John decise di metterlo in guardia sul grande inganno che era la propaganda.
«La guerra non è la grande avventura che tutti si immaginano, non voglio che ti illuda a riguardo»
Stephen non diede troppa importanza a quelle parole, nonostante tutto il suo restava un animo romantico, mosso da grandi ideali.
«Partirò per il fronte come tutti, per fare il mio dovere»
John annuì, per un momento rivide in suo fratello il ragazzino smilzo con i ricci biondi e le lentiggini sempre in caccia di guai. Fu colto da una profonda malinconia.
«Voglio che tu sappia che sono orgoglioso di te»
I due fratelli si separarono con un caloroso abbraccio, consapevoli che quello avrebbe potuto essere il loro ultimo incontro.
 
***

Il tenente Mallory attraversò la Manica animato da sentimenti ardimentosi e prorompenti, ansioso di combattere per la Patria e di dimostrare il proprio valore sul campo di battaglia. A bordo della nave il giovane ufficiale usciva spesso sul ponte, ammirava il volo dei gabbiani e le onde del mare, lasciando che la brezza salata gli scompigliasse i capelli. Nulla sembrava preannunciare gli orrori della guerra mentre il sole tramontava all’orizzonte. 
A distanza di pochi giorni il tenente Winterton seguì la medesima rotta tormentato da più cupi pensieri. Avvertiva il peso delle sue responsabilità, le notizie che giungevano dal fronte non erano affatto rassicuranti. 
Per la maggior parte del tempo Henry rimase nella sua cabina, in compagnia di un ragazzo del Durham che soffriva di mal di mare.
 
In territorio francese i due ufficiali non ebbero modo di incontrarsi poiché furono assegnati a mete differenti per completare l’addestramento.
Stephen si mostrò fin dal primo momento sprezzante del pericolo e impaziente di entrare in azione. I suoi superiori non poterono ignorare le sue insistenti richieste, così ben presto gli fu assegnato il comando della sua pattuglia di cavalleria. Era l’incarico perfetto per un giovane ardimentoso e temerario come lui.
Il tenente Winterton diede prova di possedere una mente fredda e i nervi saldi. Era un giovane responsabile e affidabile, oltre ad essere sveglio e intraprendente. I suoi superiori giunsero presto alla conclusione che sarebbe stato un inutile spreco confinare una simile risorsa nelle retrovie.
Così Henry non dovette attendere a lungo prima di essere mobilitato per la prima linea.
 
***

Il tenente Mallory sembrava essere nato per quel ruolo. Appariva sempre impeccabile nella sua uniforme da ufficiale, in sella al suo cavallo con il fucile in spalla e il solito sorriso in volto.
Con le sue imprese, tanto lodevoli quanto avventate, aveva conquistato rapidamente l’ammirazione dei suoi sottoposti.
I suoi parigrado invece avevano idee discordanti sulla sua persona. La maggior parte provava stima nei suoi confronti, qualcuno addirittura lo rimirava con invidia, ma c’era anche chi lo considerava soltanto un incosciente che fino a quel momento era stato fortunato. Nessuno però poteva mettere in discussione le missioni concluse con successo.
Stephen continuava a vedere quella guerra come la grande occasione per dimostrare il proprio valore, per questo non si tirava mai indietro di fronte al pericolo.
Anche quella sera si allontanò dal villaggio, a capo della sua pattuglia, con gli ordini in tasca. Riteneva che gli fosse stata affidata una missione piuttosto semplice, era quasi deluso da quella ricognizione. Aveva percorso decine di volte quel sentiero che conduceva al fiume, senza aver mai trovato nulla di rilevante da segnalare a rapporto. Non era così che si sarebbe guadagnato una promozione, non gli avrebbero conferito alcuna onorificenza senza aver nemmeno ricevuto il battesimo del fuoco, non sarebbe diventato un eroe per aver riportato il messaggio: niente di nuovo, signore.  
Questi pensieri erano diventati un vero tormento, per un uomo d’azione l’attesa era davvero una tortura. Dove era la vera guerra? Quella spedizione non differiva da una tranquilla passeggiata nei boschi.  
Mentre era assorto in queste considerazioni un giovane lo affiancò manifestando un certo nervosismo.
«Signor tenente, posso porle una domanda?»
Egli annuì.
«Lei crede che i tedeschi stiano davvero avanzando?»
Mallory alzò le spalle: «ad essere sincero da queste parti non ho visto nemmeno un crucco»
«Pochi giorni fa il tenente Wilson è stato ucciso dal fuoco nemico proprio sulle rive del fiume…»
Stephen provò un brivido lungo la schiena, non era paura, ma eccitazione. Dal suo arrivo al fronte aveva già avuto modo di vedere il nemico, ma non si era ancora presentata l’occasione di un confronto.
Stephen rivolse al suo compagno uno strano sorriso: «forse sarà la nostra notte fortunata»
Il ragazzo interpretò in modo del tutto diverso quelle parole.
Giunsero ai confini della foresta senza notare nulla di sospetto. Il tenente Mallory si aspettava di incontrare il nemico, invece raggiunse il ponte senza alcuna difficoltà. A quel punto si insospettì, forse i tedeschi si erano appostati sulla riva opposta, e appena avessero visto un’ombra uscire dal bosco l’avrebbero investita con una raffica di mitragliatrice.
Stephen si rese conto di essersi lasciato impressionare dai racconti dei veterani quando si ritrovò ancora incolume in campo scoperto. In quella radura non c’era anima viva. Esaminò con attenzione il profilo della collina, senza riuscire ad individuare la luce di una torcia o il fumo di un falò.
L’intera zona sembrava deserta.
«Il tenente Wilson è stato davvero sfortunato, deve essersi imbattuto in una squadra di ricognizione, il nemico ormai si è ritirato» affermò quasi con delusione.
Il ragazzo invece emise un sospiro di sollievo.
Gli esploratori avanzarono lungo la riva del fiume, il tenente si era spinto oltre alla meta prestabilita, inoltrandosi in territori sconosciuti.
Stephen era ormai rassegnato a tornare indietro quando all’improvviso notò un bagliore tra gli arbusti. Avrebbe potuto riferire ciò al capitano, era già qualcosa, ma ovviamente Mallory voleva di più.
«Voi due venite con me, gli altri restino di guardia. Avete l’ordine di raggiungere l’accampamento e dare l’allarme entro mezz’ora se non ci vedrete tornare»
Dopo aver lasciato i suoi uomini con questi ordini il tenente diede di sprone e si inoltrò nella foresta.
 
***

Il tenente Winterton era un ufficiale amato e rispettato dai suoi uomini. I soldati sapevano di essere in buone mani sotto al suo comando, nonostante la giovane età, in diverse occasioni aveva dimostrato di aver molto più buon senso dei suoi superiori.
Le truppe britanniche avevano raggiunto i limiti del bosco con l’ordine di occupare e difendere il nuovo avamposto.
Al suo arrivo Winterton aveva dovuto insistere per far valere la sua posizione, ma quando il suo intervento aveva dato risultati positivi nessuno aveva più osato contestare la sua parola.
Ricordava bene il suo primo colloquio con il comandante.
 
Si era presentato nel rifugio del suo superiore con ancora gli stivali coperti di fango e la giacca umida di pioggia. Aveva rivolto un rapido saluto e stretto la mano del capitano Peterson, che aveva conosciuto soltanto la sera prima.
L’uomo era parso infastidito dalla sua presenza, i nuovi arrivati al fronte creavano sempre problemi.
«A cosa devo la sua visita tenente…?»
«Winterton, signore. Henry Winterton»
«Oh, certo. Allora, che cosa deve comunicarmi con tanta urgenza?»
Il tenente aveva estratto con rapidità un foglio spiegazzato, sul quale aveva riprodotto una fedele mappa dell’area. Aprendo la cartina sul tavolo aveva indicato alcuni segni a matita.
«Su questo lato dei camminamenti le trincee devono essere più profonde per poter rendere invisibili i nostri movimenti ai tedeschi. I nidi delle mitragliatrici dovranno essere posizionati in questo punto, sarà necessario mimetizzare le armi nella boscaglia, in modo che siano nascoste al nemico, ma efficaci in caso di assalto»
Peterson, inizialmente scettico, era stato piacevolmente sorpreso.
«Non mi avevano avvertito che lei era un brillante stratega»
«Signore, le mie sono semplici osservazioni»
Il capitano aveva alzato lo sguardo: «efficiente e modesto, lei sì che mi piace tenente Winterton!»
Henry aveva sorriso con orgoglio, consapevole delle proprie capacità.
 
Winterton aveva cercato di fare del suo meglio per mantenere alta la sua reputazione. A dire il vero non aveva dovuto sforzarsi più di tanto, già da tempo i suoi commilitoni erano certi che egli fosse davvero un buon ufficiale.
La vita al fronte era diventata ormai abitudinaria per Winterton, considerando che la lunga noia era interrotta da episodi di estrema violenza, in quel momento poteva considerarsi fortunato.
Stava riflettendo su questo quando notò una figura all’entrata del rifugio.
Il giovane ufficiale rimase immobile per qualche istante, domandandosi se quel che stesse vedendo fosse reale.
«Philip!» gridò scattando in piedi.
L’amico rispose con un sorriso e non esitò ad abbracciarlo.
«Quando ho saputo che qui eri tu il tenente in comando ho voluto passare a salutarti. Il mio plotone è a riposo al villaggio, riprenderemo la marcia domani all’alba»
Henry fu felice di rivedere il vecchio compagno del college. Fu per entrambi una bella occasione per ricordare con gioia gli anni della loro adolescenza. La situazione divenne più delicata quando si ritrovarono a parlare di eventi recenti.
«Ho saputo che a causa della guerra sei stato costretto a rimandare le tue nozze, mi spiace…ma almeno hai un buon motivo per tornare vivo a casa! Hai una bellissima donna ad attenderti all’altare»
Winterton si sforzò di sorridere, ma dentro di sé provò profondo sconforto. Non era più così sicuro di quel matrimonio, ad essere sincero aveva provato quasi sollievo nel rimandare l’evento. Amava Charlotte, su questo non aveva dubbi, ma non avrebbe potuto convivere con l’eterno dubbio. Pensava ancora a lui?
Henry tentò di rimuovere sgradevoli pensieri dalla sua mente, avrebbe affrontato la questione quando sarebbe stato il momento, e soprattutto se sarebbe giunto il momento.
L’incontro con Philip fu comunque confortante, seppur per poco riuscì a distrarsi dalla triste realtà della guerra. Soltanto dopo essere rimasto solo Henry realizzò che probabilmente non si sarebbero più rivisti.
 
 
Il tenente Winterton uscì nella notte insieme al suo attendente per completare il giro di ricognizione. Percorse i camminamenti scavati nel fango stringendosi nel cappotto per proteggersi dal freddo. Le sentinelle gli porsero il saluto e fecero rapporto. Nulla da segnalare.
Quando tornò al rifugio trovò il sergente Ward e il caporale Morris seduti al tavolo. I due stavano condividendo una preziosa borraccia mezza piena di brandy come se fossero vecchi compagni di scuola. Da quel che sapeva i due non si erano praticamente mai parlati, in trincea le amicizie nascevano in fretta. Anche quella era una questione di sopravvivenza.
«Signor tenente, vuole favorire?» domandò Ward.
Henry scosse la testa, aveva smesso di bere da quando si era arruolato.
«Meglio così, ragazzo, dovresti prendere esempio dal tuo comandante. Lui sì che è un uomo dalla rigida morale» continuò il sergente rivolgendosi all’attendente.
Il giovane si limitò ad annuire.
«I tedeschi sono silenziosi stanotte» affermò Winterton.
Ward sospirò: «siamo ormai a corto di munizioni, non so quanto potremo resistere in queste condizioni…»
«Dovremo tenere duro fino all’arrivo dei rinforzi»
Il caporale Morris, probabilmente anche grazie all’alcol, era più sereno.
«Non si preoccupi tenente, tra pochi giorni potremo contare sul supporto della cavalleria»
Henry avvertì una strana sensazione, una sorta di inquietudine già provata in passato.
Ward scosse il capo con rassegnazione.
«Io non ci farei troppo affidamento, quegli uomini sono matti quanto i loro cavalli. Lei ha sentito la storia di quell’ufficiale irlandese?»
Winterton negò, mostrandosi però incuriosito.
«Un tenente di pattuglia è corso praticamente solo incontro al nemico. I suoi compagni l’hanno dato per spacciato. Dopo tre giorni l’ufficiale ha fatto ritorno all’accampamento, non solo è riuscito a sfuggire ai tedeschi, ma grazie al suo rapporto è stata sventata una pericolosa imboscata»
«Quell’ufficiale è stato davvero coraggioso!» commentò il giovane attendente con ingenuo entusiasmo.
«È sempre sottile il confine tra coraggio e pazzia» rispose il sergente.
Winterton non prese quella storia troppo sul serio, al fronte le notizie potevano avere un fondo di verità, ma il racconto cambiava ad ogni versione, tutto dipendeva dalla fantasia dei narratori.
Si domandò se un fatto del genere sarebbe potuto accadere nella realtà. Nella sua vita aveva conosciuto soltanto una persona talmente folle da poter compiere una simile impresa.

 
   
 
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