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Autore: Siluan    04/12/2022    4 recensioni
Merlino avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare Artù.
Finale alternativo che si sviluppa da una delle ultime scene dell'ultimo episodio della serie.
"What if" rigorosamente canon (è l'unica fan-fic che sto scrivendo a NON essere una Merthur).
DISCLAIMER: I personaggi della serie televisiva "Merlin", citati in questa storia, non mi appartengono, ma sono di legittima proprietà dei loro ideatori e della della BBC. Essi sono stati da me utilizzati a solo scopo di intrattenimento personale e senza nessuno scopo di lucro.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drago, Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo 3 - Un nuovo giorno


Quando Artù mise piede nella cittadella vi fu immediatamente gran fermento: i popolani lo acclamarono felici, i cavalieri esultarono nel vederlo arrivare, e Sir Leon corse subito a dare la buona notizia a palazzo.

Qualche istante dopo Ginevra si precipitò giù dalle scale e gli corse incontro, tuffandosi tra le sue braccia in lacrime.

Artù la strinse forte, inalando il suo profumo, e poi la baciò teneramente, come a volersi scusare per averla fatta preoccupare.

Poco dopo sopraggiunse trafelato anche Gaius, e dietro all'espressione felice e sollevata il re lesse chiaramente anche la preoccupazione e la muta domanda che gli stava rivolgendo.

Con la scusa di visitarlo per accertarsi delle sue condizioni di salute, l'anziano medico riuscì a rimanere da solo coi sovrani nelle stanze di Artù, che raccontò loro ogni cosa, senza omettere nulla.

Quando ebbe terminato, Gaius aveva gli occhi lucidi, mentre Ginevra piangeva sommessamente, stringendosi a lui.

Fu il medico a rompere il silenzio in cui erano rimasti, ognuno immerso nei propri pensieri e nel proprio cordoglio: “Ora che farete, Sire?”

Artù lo guardò, lo sguardo limpido e sereno, una chiara decisione già presa.

“Devo mantenere una promessa e allo stesso tempo riparare a un terribile errore... domani informerò il consiglio e dopodomani a mezzogiorno darò l'annuncio al popolo e al regno.”

Nessun dubbio. Nessun tentennamento. Gaius annuì commosso, incapace di aggiungere altro. Aveva capito.
 

* * *


La donna giunse a Camelot in tarda mattinata, dopo giorni di viaggio.

Avrebbe voluto andare subito dal suo vecchio amico Gaius, ma un fermento e un'eccitazione tra gli abitanti della città bassa la indussero a chiedere spiegazioni.

Le venne risposto che di lì a poco il re avrebbe fatto un proclama ufficiale dinnanzi a tutto il popolo.

Incuriosita, si unì alla folla che si stava radunando nella piazza centrale, ormai già gremita.

Oltretutto il medico sarebbe stato probabilmente al seguito del re, e quindi non avrebbe comunque potuto parlargli in quel momento.

Quando la campana della torre fece risuonare i rintocchi del mezzogiorno, il re si affacciò sulla piazza, con la regina al fianco; alle loro spalle gli altri membri della corte, tra cui anche Gaius; la persona di cui lei era venuta a chiedere notizie però non era lì con loro, e questo le diede una stretta al cuore, ma si impose di restare calma e di aspettare di avere informazioni certe.

Poi Artù iniziò a parlare:

“Popolo di Camelot, le ultime settimane ci hanno messo duramente alla prova; il nostro regno è stato sull'orlo del baratro e per poco non vi è precipitato. Abbiamo trionfato, è vero, ma a caro prezzo... molti non hanno fatto ritorno, e chi ce l'ha fatta piange per i propri cari che non ci sono più. Tuttavia siamo sopravvissuti, ed ora più che mai dobbiamo restare uniti e lavorare insieme, per ricostruire il nostro regno e renderlo ancora migliore.”

Un brusio di assenso si levò dalla gente, ma il sovrano fece un cenno per indicare che non aveva ancora terminato.

“Mi piacerebbe poter dire di essere io l'artefice della nostra vittoria, ma non è così... la verità è che il regno sarebbe caduto ed io stesso sarei morto, se non fosse stato per un uomo...” esitò un istante, cercando le parole adatte, “Un uomo che purtroppo al momento non è qui con noi, poiché ora sta combattendo una sua personale battaglia tra la vita e la morte... un uomo che dedicato la sua vita a Camelot, senza mai tirarsi indietro, anche di fronte alle sfide più disperate... un uomo che, all'insaputa di tutti, ha sempre usato in segreto la magia per proteggere me ed il regno...”

A queste ultime parole un mormorio sorpreso si alzò dalla folla, ma Artù si affrettò a proseguire per non perdere il filo del discorso.

“E grazie a lui, e a tutto ciò che negli anni ha fatto per me con lealtà e abnegazione, ho capito che mio padre aveva torto, e che ha commesso un terribile errore quando ha bandito la magia da Camelot!”

Dal popolo si levarono varie esclamazioni, ma il re non riuscì a decifrare se di gioia o di protesta... con un gesto volutamente esagerato sguainò lentamente Excalibur, tenendola alta sopra la testa, in modo da farla brillare al sole, riportando così il silenzio.

“Guardate questa spada,” ordinò quando fu certo di avere l'attenzione totale, “direste che è buona o malvagia?”

Vide le persone in prima fila scambiarsi occhiate incerte e proseguì con un sorriso: “Né l'una né l'altra giusto? Una spada di per sé non ha connotazioni morali, ma dipende dall'uso che ne fa chi la impugna... ebbene per la magia è la stessa cosa: essa è una forza che esiste in natura ma non è né buona né cattiva, è solo l'intento delle persone che la utilizzano a renderla uno strumento del bene o del male... esattamente come una spada”.

Al contrario di poco prima, ora regnava il silenzio assoluto, e tutti i suoi sudditi lo fissavano rapiti, in attesa.

Artù rinfoderò la spada e abbracciò con lo sguardo la cittadella, ergendosi fiero e nobile come mai prima d'ora.

Fece un profondo respiro e concluse: “Popolo di Camelot, il sole che è sorto stamattina ha illuminato l'alba di un nuovo giorno, di un nuovo inizio... Io, Artù Pendragon, decreto che a partire da oggi la magia ed il suo utilizzo per scopi benevoli non saranno più vietati nel nostro regno”.

Trattenne il fiato per un secondo, mentre il senso delle sue parole faceva presa nelle menti degli ascoltatori, poi la folla esplose in urla di gioia e applausi, e lui finalmente si rilassò con un sorriso.

Guardò Ginevra al suo fianco, che gli sorrise a sua volta emozionata, stringendogli la mano.

Alle loro spalle anche i cavalieri e i membri della corte applaudivano sollevati.

Pian piano la gente cominciò a disperdersi e a tornare alle proprie attività, solo la donna giunta da Ealdor rimase ferma dove si trovava, piangendo commossa; aveva il cuore gonfio di gioia e tristezza allo stesso tempo, perché anche se il re nel suo discorso non aveva mai fatto il nome dell'uomo, lei aveva compreso perfettamente che stava parlando di suo figlio, e ne era stata immensamente orgogliosa; sapeva che anche Merlino in quel momento sarebbe stato enormemente felice, perché quello era il giorno che lui aveva sempre sognato.

  
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