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Autore: Fiore di Giada    06/12/2022    0 recensioni
Scritto per la challenge "Un prompt al giorno". Prompt usato è "neve".
Enji Todoroki, in una giornata nevosa, arriva a pensare di doversi togliere la vita, pur di espiare i suoi crimini.
Attorno a lui, però, non c'è solo odio.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: All Might, Endeavor
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Decine di fiocchi di neve riempivano l'aria gelida, tersa come un cristallo, e cadevano sulle strade.

Rari passanti, intabarrati nei loro pesanti abiti, si avviavano verso le loro destinazioni.

Lo sguardo di Enji, attento, vagava sulla città. Dopo la battaglia, sembrava essere tornata quiete.

Ma il biancore della neve era ingannevole.

Gli eroi avevano vinto una battaglia, ma la guerra non era terminata.

Presto, si sarebbe tinta di rosso.

Sospirò, si allontanò dalla finestra e si avvicinò alla scrivania.

Controllò alcuni documenti, aprì un cassetto, prese delle cartelline di plastica e vi collocò le carte.

Poi, sistemò le cartelle nel cassetto e le chiuse.

Scosse la testa. La sua agenzia era ordinata e pulita, come una sala operatoria, e ogni cosa era collocata al suo posto.

Non si poteva affermare lo stesso della sua vita.

Chiuse gli occhi e le lacrime bagnarono le sue guance. Non poteva non incolpare altri che se stesso dello stato della sua esistenza.

Pur di inseguire un suo sogno, aveva costretto la sua famiglia ad una esistenza infernale, sospesa tra la violenza e l'indifferenza.

E suo figlio Touya era riemerso dalle ombre e gli aveva ricordato le sue colpe.

Sospirò. Aveva scelto un erto cammino di espiazione, ma sarebbe stato sufficiente?

O forse era un altro segno di egoismo compiaciuto?


Si avvicinò ad un armadio di legno, posato sulla parete di destra, e, con un gesto impetuoso, lo aprì.

Decine di uniformi, coperte di cellophane, vi erano appese e, sul fondo, vi era una scatola rossa laccata di medie dimensioni e di forma quadrata.

Sospirò, la prese e la aprì.

Su un cuscino di seta nera era appoggiato un kriss a lama serpentinata, il manico d'avorio.

Fissò il suo riflesso nel gelido nitore del metallo. Quell'arma, stando a quanto gli avevano raccontato, racchiudeva in sé poteri sovrannaturali.

Forse, l'anima in essa racchiusa avrebbe potuto purificare anche lui.

Accostò la punta dell'arma al petto e rimase immobile, come una statua. Non era una brutta morte.

Forse, la neve, col suo biancore, avrebbe coperto le tracce della sua esistenza.


Il trillo del campanello interruppe il corso dei suoi pensieri.

L'uomo, di scatto, posò il pugnale sulla scrivania, si avviò verso la porta e la aprì.

Scorse la figura esile di Toshinori, avvolta in un ampio mantello rosso.

Che fai qui? chiese, stupito.

L'ex Eroe Numero Uno si grattò la testa e sorrise, imbarazzato.

Avevo voglia di andare al cinema. Ma non mi piace vedere da solo un film. Mi accompagneresti? chiese.

Enji alzò un sopracciglio, sempre più stupito. Il linguaggio del corpo non mentiva.

Toshinori, a tratti, distoglieva lo sguardo da lui e questo era un segno di menzogna.

Un leggero sorriso sollevò le sue labbra. Lui, col suo comportamento vivace, si era procurato legioni di fan adoranti, che lo adoravano ancora, nonostante la sua debolezza fisica.

Eppure, aveva chiesto a lui di accompagnarlo per una serata.

Come fai?, si chiese. Per tanti, troppi anni era stato l'incolpevole oggetto del suo odio e della sua frustrazione.

Eppure, gli aveva teso una mano.



Ehi, tutto bene? Hai visto per caso un fantasma? chiese, sorpreso, l'uomo di origini statunitensi.

L'altro eroe alzò le spalle. Toshinori, con una richiesta banale, gli aveva dato una nuova prospettiva.

Aveva creduto di essersi condannato alla solitudine, ma non era così.

C'erano persone disposte a credere nella verità del suo cuore e delle sue scelte.

No, non poteva morire per sua mano.

Loro meritavano il suo impegno, senza alcun cedimento.

Doveva diventare il loro instancabile condottiero.

Forse, in un futuro remoto, tutto sarebbe cambiato.

Toshinori, verrò con te. Ma ad una condizione. disse, il tono grave.

Confuso, All Might inclinò la testa verso destra e fissò i suoi occhi cerulei nelle iridi più scure dell'altro.

Quale? chiese.

Non guardarmi come se fossi un marziano. Puoi almeno provarci? domandò.

Il sorriso dell'altro si accentuò. Era ritornato l'eroe volitivo e coraggioso, da lui stimato.

Quell'ombra, che aveva veduto nel suo sguardo, si era allontanata.

Ci proverò. Ma non ti garantisco nulla.

   
 
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