Prologo
Nella nebbia

Quel giorno, il castello di Hogwarts era circondato da una folta nube di nebbia. Un denso manto grigio nascondeva le alte torri e il campo da Quidditch, che solitamente si notava in lontananza, sembrava non esistere più. 
Draco Malfoy, perfettamente in linea con lo stereotipo di sé, era seduto a gambe incrociate sull’erba umida, al bordo del lago. Se qualcuno lo avesse visto, si sarebbe chiesto che cosa diavolo stesse combinando lì, al freddo e solo, ma non un’anima viva passò da quelle parti. 
«Non il miglior clima per praticare yoga nella natura, non credi, Draco?»
Non un’anima viva, appunto. 
Sirius Black – o meglio, il fantasma di Sirius Black – si librava nell’aria, davanti al ragazzo. Malfoy, che non era esattamente in ottimi rapporti con quel parente, si limitò a rivolgergli un’occhiata vacua, il sopracciglio alzato. 
«Oh-oh» ridacchiò Sirius «Non fare quella faccia, sono l’unica persona al di fuori della tua allegra combriccola», la voce di Sirius esitò sull’aggettivo “allegra”, «con cui puoi parlarne». Il Black gli strizzò l’occhio quasi a dire “ci siamo capiti”, e Malfoy pensò che, in fondo, sua zia Bella non aveva fatto così male a farlo fuori. Una piaga sociale in meno in quel dannatissimo mondo. Chissà se Bellatrix aveva immaginato che potesse tornare come fantasma a infestare Hogwarts.
«Black» cominciò Draco, il tono duro «Sono certo che San Potter sarebbe felicissimo di rivederti, quindi perché non concedi allo Sfregiato una gioia e anche a me, levandoti dai piedi?»
Sirius ridacchiò di nuovo. Malfoy pensò che non c’era niente da ridere, che quel Sirius doveva avere qualche rotella fuori posto (considerando che aveva rinunciato all’eredità Black per diventare lo scagnozzo di Potter Senior). Il fantasma di Black si sedette - sempre che gli spettri potessero sedersi - a fianco del biondo. Draco sbuffò sonoramente. 
«Draco» il tono di Sirius, mentre pronunciò il suo nome, si fece d’un tratto serio. «Cosa pensi di fare?» 
Malfoy non rispose, il suo sguardo rimase fisso sulle tetre acque del lago. Quel lago dove Potter aveva salvato Fleur Delacour, due anni fa. Potter. Il Ragazzo Che Era Sopravvissuto. Il Ragazzo A Cui Tutto Era Concesso, pensò: il Prescelto, il salvatore, l’eroe del mondo magico. Per lui tutto era sempre stato così semplice, così facile scegliere da che parte. 
«Penso che andrò a farmi un bagno caldo», disse con tono annoiato, «sperando che Nott non abbia di nuovo riempito la vasca da bagno del dormitorio con qualche strana pozione», si mise una mano sotto al mente, pensieroso «In tal caso, sarò costretto a Schiantarlo». 
«Non mi stavo riferendo a che cosa pensi di fare nelle prossime ore, Draco». Il fantasma di Black lo scrutava serio, sembrava non avere alcuna intenzione di cedere al tentativo del ragazzo di glissare sulla questione. Malfoy, che aveva capito di essere stato incastrato e sapeva molto bene quanto fosse impossibile distogliere l’attenzione di un Grifondoro,  sospirò. 
«Non lo so che cosa farò», disse laconico. 
«Farai quello che il Signore Oscuro ti ha comandato?»
Draco aveva i capelli umidi, appiccicati al viso: la nebbia era così densa che sembrava quasi piovesse. Aveva freddo, cercò di non darlo a vedere. Regola numero uno: mai mostrarsi debole.
«Chi ti ha mandato, Black?» 
«Draco», la voce di Sirius sembrò spezzarsi, «Sei parte della mia famiglia…», non continuò la frase. 
Molte cose si potevano dire dei Malfoy: erano sleali, presuntuosi, altezzosi, sprezzanti ed elitari, avevano una passione per la Magia Oscura e un disgusto verso i Nati Babbani. Si poteva dire tutto questo, ma non che non fossero furbi. Draco, alle cui doti elencate si poteva certamente aggiungere una certa pedanteria, capricciosità e vanità, non era di certo un ingenuo. Era un Malfoy e un Serpeverde. Un calcolatore.
Sogghignò di fronte all’unico Black Grifondoro che la storia avesse conosciuto e disse: «Ti ha mandato Silente, non è così?». 
Lo spettro di Sirius Black boccheggiò, colto in fallo, e il sorriso di Malfoy si aprì sulla bocca. Beccato. 
«Dì pure alla Vecchia Carampana che può continuare a fare sogni tranquilli in cui lui e San Potter troneggiano sul mondo», disse alzandosi da terra, un’espressione di disgusto sul volto. 
Aveva già dato la schiena a Sirius, quando lo sentì chiedergli: «E come farai, Draco?»
Il tono preoccupato di Black gli provocò un brivido lungo la schiena. Quella domanda implicava molto di più, Draco lo sapeva. Come avrebbe fatto? Come avrebbe fatto a disobbedire al Signore Oscuro, a sfuggire a suo padre, a sua zia Bella, a Greyback, a tutto quello a cui aveva ingenuamente - proprio lui - creduto fino a un mese prima. 
Draco scrollò le spalle, senza voltarsi a guardare Sirius in volto. 
«M’inventerò qualcosa», disse allontanandosi. 
Dopotutto, era pur sempre Draco Malfoy. 

Note dell'autrice 
Benvenuti e benvenute in questa storia, che spero vi piaccia. 
Fatemi sapere cosa ne pensate: ci sarà tanta tensione, tanto heat e qualche mistero da risolvere.

A presto per i prossimi aggiornamenti e una cascata di abbracci,