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Autore: dragun95    21/12/2022    3 recensioni
Sorhiam la matriarca dei Brashak, una delle quattro razze antiche del mondo. Si prepara a partecipare ad una riunione con gli altri rappresentanti delle tre razze.
Per mantenere fede ad un vecchio Accordo di pace sancito da chi li ha preceduti, ma il cambiamento che si avverte nell'aria indica che qualcosa sta per cambiare inesorabilmente.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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Quella sera c’era qualcosa di diverso nell’aria. Come se qualcosa stesse per succedere inesorabilmente, un nuovo cambiamento.
 
I passi dei Brashak riempivano la notte che era stranamente silenziosa, mentre i membri del popolo della terra si facevano strada su una salita. Erano almeno una trentina e alla testa del gruppo c’era la loro attuale Matriarca: Sorhiam.
La donna era alta dal fisico magro ma allenato con la carnagione color della terra come il resto della sua specie. Il viso era incorniciato da dei capelli bianchi come la neve, tanto lunghi da arrivargli a terra e fargli da strascico, ornati con fiori di ogni colore. Come tutte le Matriarche anche lei presentava i marchi simili a radici che le riempivano tutto il corpo dello stesso colore dei capelli.
 
Alzò la testa al cielo annusando l’aria, sentendola diversa quella sera. Istintivamente portò la mano alla collana di radici sfiorando la piccola statuetta in pietra attaccata, che ricordava una figura femminile col pancione. Il simbolo di Gaia.
Il suo sesto senso gli diceva che qualcosa sarebbe cambiato.
 
-Matriarca, state bene?- gli domandò un membro della sua scorta. Lei lo guardò annuendo.
 
-Si…sono solo inqueta- ammise facendo cenno di riprendere a muoversi. Il gruppo continuò a camminare, fino ad arrivare ad un grosso monolite di roccia. Oltre a quello la collina lasciava spazio ad una salita roccioso e più ardua. Ma Sorhiam era più concentrata alla riunione con gli altri tre rappresentanti delle antiche razze che si sarebbe tenuta a breve.
 
-Voi dovete fermarvi qui. Ora proseguo da sola!- tutti gli altri Brashak sussultarono, visivamente innervositi e agitati.
 
-Matriarca…non credo dovrebbe andare da sola- si fece avanti una guerriera. La bianca sorrise a quella preoccupazione ed era comprensibile. Ma era qualcosa che doveva fare da sola, come tutte le altre Matriarche che l’avevano preceduta. Si avvicinò alla sua simile poggiandole la mano sulla spalla come a rassicurarla. Per dirle che sarebbe andato tutto bene.
Dalle retrovie si fece avanti un altro maschio, anche lui era alto e muscoloso e i suoi marchi erano presenti solo su braccia e torace di un colore verde menta. Aveva un viso affilato, con degli arruffati capelli marrone rossicci e un accenno di barba spigolosa.
 
Appena fu davanti alla donna allungò la mano accarezzandole dolcemente la guancia. Lei portò la mano sulla sua per ricambiare quel gesto di affetto.
 
-Sicura che non vuoi che ti accompagni?- Zora la guardò nei suoi occhi rosa rossicci. Forse per fargli leggere la preoccupazione. In quanto suo compagno non voleva che andasse da sola, nonostante conoscesse la sua forza.
Sorhiam si allungò per rubargli un bacio a fior di labbra guardandolo negli occhi.
 
-Tornerò tesoro mio, non intendo lasciarti da solo così presto- prese uno dei fiori che gli ornavano i capelli e lo mise tra quelli del suo compagno, regalandogli un sorriso che lo fece arrossire. Fatto ciò si voltò verso il monolite iniziando ad incamminarsi lasciando indietro i suoi compagni.
 
 
Il terreno era diventato più sterrato e faticoso, ma nonostante fosse totalmente scalza la donna non sembrava sentire il fastidio o la fatica della salita. Sulla cima della salita si imbatté in un prato fiorito che sembrava fuori posto in quel luogo.
Si beò della sensazione dei suoi piedi nudi sull’erba fresca, mentre si faceva largo tra i fiori, avvertendo la sensazione di essere solo l’ultima delle Matriarche del suo popolo ad essere passata di lì.
 
Arrivò fino ad un monolite più piccolo, davanti al quale si trovava un grosso disco in pietra con sopra delle incisioni molto antiche.
 
Quel luogo alle quattro razze era noto come: Sigillo Cardinale.
Il disco era il simbolo dell’accordo di non aggressione che le quattro razze antiche, avevano sancito tra di loro. E che in più di cinquemila anni, non era mai stato spezzato. Appena si avvicinò percepì un odore di piume e aria fresca.
 
-In anticipo come al solito- disse raggiungendo il monolite del suo clan, guardando quello disposto a nord. Dove trovò una figura seduta in attesa.
 
-Saluti a te, Sorhiam- Spirit era il capo clan del popolo del cielo: gli Avien. Era un maschio slanciato e atletico, che presentava quattro ali piumate di un colore rosso vivo con sfumature bluastre, le stesse che gli ornavano il capo facendogli da capelli con un ciuffo più lungo che ricadeva dietro la schiena di colore arancione. Le mani e piedi erano come le zampe di un uccello rapace con tre dita muniti di artigli ricurvi ad uncino.
 
-Salve Spirit- lo salutò sentendosi osservata dai suoi occhi gialli da rapace.
 
-Potresti non fissarmi troppo, per cortesia- non gli piaceva essere guardata, anche se sapeva di essere bella. Ma un conto era il suo popolo e il suo compagno, un altro erano gli altri.
 
-Non era mia intenzione recarti offesa. Mi scuso- rispose chinando il capo. Per poi iniziare a guardarsi intorno.
 
-Gli altri…arriveranno?- alludendo agli altri due monoliti disposti agli ultimi angoli cardinali e che erano ancora vuoti.
 
-Non preoccuparti, arriveranno- gli disse lei per poi iniziare a lisciarsi i capelli in modo naturale. Come se quello fosse un gesto in grado di rilassarla.

 
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Trascorsero una trentina di minuti, durante i quali i due si erano messi a discutere su come stessero le rispettive tribù. E dei cambiamenti che stavano avvenendo nel mondo e che in parte li preoccupava. Vennero interrotti solo dal suono dello scorrere dell’acqua, proveniente dal monolite rivolto ad est.
Davanti ad esso c’era una buca abbastanza larga e profonda da consentire ad uno dei due di entrarvisi. Questa si era riempita d’acqua, mentre qualcosa si tirava in avanti strisciando sul terreno.
 
-Mi fa piacere rivedervi- disse la Cetusiana, muovendo a fatica la parte inferiore del corpo che era lunga e sinuosa come quella di un serpente marino con una pinna a foglia alla punta e delle pinne ventrali più grandi a spatola.
Usò quest’ultime per spostarsi e immergendosi nella piccola pozza d’acqua sentendosi totalmente rinvigorita, stando immersa nel suo elemento.
 
-Scusate il ritardo, ma è difficile per il mio popolo spostarsi agilmente sulla terra ferma-
 
-Non preoccuparti Medea- i Cetusiani erano l’antico popolo legato all’oceano e all’acqua, come si intuiva dal loro aspetto.
Anche se la parte inferiore era quella di una creatura acquatica, la parte superiore era umanoide con un fisico snello dalle squame color acqua marina. Sul ventre aveva una sacca trasparente rossiccia, la sacca delle uova.
Il capo era sormontato da una lunga pinna che si ripiegava indietro formando un cappuccio di colore lilla ornato con conchiglie e perle.
 
-Quindi l’unico che manca è Ka’ros- concluse Spirit guardando il posto vuoto. Le altre due annuirono, ma sapevano tutti e tre che il Daemon non si sarebbe fatto vivo presto.
 
Aspettarono un’altra ora nella quale continuarono a discutere tra di loro, con Medea si era unita alla conversazione.
 
-Così siamo riusciti a trovare un sistema per coltivare le alghe, per i periodi di magra- concluse la regina dei Cetusiani.
 
-Ottimo modo di conservare il cibo. Noi invece abbiamo creato delle macchine che triturano le piante e che funzionano col vento…ma non so ancora come chiamarli- ammise Spirit, mentre lucidava la sua lancia a doppia lama. Sorhiam era la sola che non poteva totalmente unirsi a quel discorso, visto in che condizioni versava il Grembo di Gaia. Questo unito ai continui conflitti con i dragadi, per la sua gente era molto dura.
 
-Forse non dovremmo parlare di queste cose, davanti a voi…- disse dispiaciuto Medea, anche il leader degli Avien abbassò il capo. La Brashak scosse la testa prendendo uno dei fiori tra i suoi capelli e accarezzandoli i petali.
 
-Non preoccupatevi, non mi dispiace sentirvi parlare. Alla fine ciò che è successo non si poteva cambiare- rispose saggiamente.
 
-Quindi…non temete che Gaia, vi abbia abbandonati?- il membro del popolo del cielo sentì un brividi lungo la schiena, quando la Matriarca puntò gli occhi rossicci contro di lui. Tremò arruffandosi involontariamente le piume. Una delle prime regole con un Brashak era di un insultare mai il suo popolo o la loro divinità guardiana.
Abbassò lo sguardo scusandosi e lei si dimenticò subito delle sue parole.
 
Passarono un’altra mezz’ora in attesa. Quando le pinne di Medea si drizzarono, segno che aveva sentito qualcosa e stesso valse anche per gli altri.
 
-Finalmente è arrivato- sbuffò Spirit. Vedendo la figura del Daemon che si avvicinava al monolite con portamento fiero.
 
Il membro del popolo delle tenebre, era alto due metri e superava sia l’Avien che la Cetusiana, ma non la Brashak. Aveva un fisico possente e muscoloso, la pelle era di colore nerastra con alcune macchie violacee e delle spalle larghe su cui erano presenti dei piccoli aculei ossei. Il suo corpo brillava per via degli spessi strati di gioielli in oro che lo ornavano.
 
-Sei in ritardo, ma non è una novità- gli disse Sorhiam. Lui in risposta agitò la lunga e spessa coda che terminava con un aculeo a forma di punta di freccia, come infastidito.
 
-Come se mi fregasse!- sputò a terra. Il capo guerra dei Daemon, aveva un volto appuntito con la testa sormontata da quattro grosse corna ricurve di colore rosso scuro e da cui si intravedeva una lunga massa di capelli neri. Arricciò le labbra in un sorriso arrogante, facendo traballare i denti ricurvi che spuntavano ai lati delle labbra seguendo l’apertura della mascella inferiore fino alla base.
 
Ora che c’era anche lui la riunione poteva ufficialmente iniziare.

 
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-Allora qual è l’argomento del giorno?- chiese Ka’ros con la sua mazza in oro poggiata sul grembo. Era annoiato a dover stare lì, non era uno che amava risolvere la cosa parlando. Ma era qualcosa che anche i suoi predecessori avevano fatto, per cui non ci si poteva sottrarre.
 
Fu Sorhiam a prendere la parola.
 
-Immagino abbiate sentito il cambiamento che si sta verificando?- gli altri tre annuirono. Tutti e quattro erano dotati di una sensibilità che gli permetteva di sentire che qualcosa stava mutando.
 
-Inoltre, ci sono molte più razze senzienti adesso-
 
-I bei tempi in cui eravamo solo quattro, sono finiti- ammise Spirit. Doveva ammettere che gli Dei si stavano sbizzarrendo con la creazione delle altre razze. E questo dopo il Cataclisma di millenni addietro, ma nessuno di loro sapeva chi o per che cosa fu scatenato.
 
-Sembrate delle femminucce! Vi preoccupate per dei poppanti che sono ancora dipendenti dal latte materno- li schernì il Daemon, il quale credeva che la sua razza era superiore a quelle nuove che erano apparse.
La bianca scosse appena la testa, ma d’altro canto non poteva aspettarsi una reazione diversa da lui.
 
-Non è solo per le nuove razze. Ma anche l’ecosistema sta cambiando, le acqua scendono e le terre salgono. Ciò causerà problemi- disse subito l’arcancio e anche Medea fu d’accordo, visto che la sua razza aveva bisogno di acqua per vivere.
 
“Meglio per me, avrò più terre da conquistare” pensò pregustandosi le terre che lui e la sua gente avrebbero preso.
 
-Alla fine non siamo in grado di fermare questi cambiamenti- ammise la Brashak. Sapeva che non era possibile anche se loro quattro univano le forze, c’era sempre qualcosa di più forte di loro.
 
-Forse la nostra era è giunta al termine- sussurrò il membro del popolo del cielo.
 
-Parla per te pennuto! Ereškigal non volterebbe mai le spalle alla sua migliore creazione!- fu il turno dell’altro a sbuffare.
 
-Come no, una dea della morte che tiene ai suoi discepoli vivi…questa è buona- i denti del Daemon traballarono minacciosamente, mentre si metteva in pieni prendendo la sua mazza.
 
-Forse dovrei mandarti da Nut con un biglietto di sola andata. Che ne dici Pennuto!- Spirit prese la sua lancia mettendosi in piedi, pronto a fronteggiare il membro del popolo delle tenebre. Ma prima che potessero fare qualcosa, il terreno sotto di loro si abbassò facendoli finire in ginocchio.
Si voltarono verso la bianca che con aria impassibile li guardava con le mani a terra.
 
-Litigare tra di noi non serve a niente. Specialmente in questa situazione!-
 
-E sentiamo, se questi nuovi arrivati vi preoccupano tanto. Che cosa proponete di fare?- gli chiese Ka’ros uscendo dalla buca infastidito dall’intervento della bianca.
 
-Dobbiamo provare un approccio diplomatico, con queste nuove razze. Sono parte dello stesso ecosistema come noi. Dobbiamo fargli capire che non siamo una minaccia e che le guerre non porterebbero a niente- propose, in quanto più saggia dei quattro. Sentendo la sua proposta sia il membro del popolo del cielo che dell’oceano furono d’accordo.
Al contrario l’ultimo di loro rispose con un applauso lento, come a schernire quella proposta.
 
-Un ottimo consiglio. Degno di Sorhiam la Saggia- si rivolse a lei con il soprannome che il suo stesso popolo gli aveva dato, per poi continuare, -Ma dimmi…cosa faremo, se i nuovi non volessero risolverla diplomaticamente?-
 
-In quel caso non avremmo altra scelta che metterli al loro posto con le maniere forti!- rispose Spirit, il suo popolo non si sarebbe lasciato intimorire facilmente. Per la prima volta da quando era iniziata la riunione il Daemon sembrò d’accorso con l’altro membro delle antiche razze.
 
-Ma mi chiedo invece…perché prepararsi ad un attacco, se possiamo eliminare il problema alla radice!- i tre lo guardarono, capendo che cosa volesse dire.
Dopotutto il popolo delle tenebre, erano dei guerrafondai e attacca brighe, il cui intento era di saccheggiare tutto ciò che trovavano. Ma da quando il patto tra le loro razze era stato sancito, si erano esternati ad attaccare gli altri, tenendo fede al patto.
 
-Attaccarli, ci farebbe ottenere solo l’effetto opposto- tentò di farlo ragionare Medea, che era decisamente contraria a delle possibili guerre.
 
-Quanto la fai lunga, basterà sterminare quelli che si oppongono-
 
-È ovvio che tu voglia la guerra Ka’ros…ma noi NO- gli rispose secca Sorhiam parlando anche per gli altri due, che l’appoggiarono.
 
Il Daemon storse le labbra facendo vibrare i denti, quando ebbe capito che il loro aiuto non gli sarebbe stato dato. Poggiò la sua mazza contro la spalla avvicinandosi al disco di pietra e passandovi sopra le dita artigliate, sentendo i simboli sotto il suo tocco.
Erano stati i suoi antenati a scriverli per sancire la pace, a suo avviso un grave errore e simbolo di debolezza. Odiava profondamente quel trattato ritenendolo un insulto alla sua fiera razza dei Daemon.
 
-Hai ragione fiocco di neve- ammise lui rivolto alla Brashak, –Io voglio la guerra! Perché sono un conquistatore e bramo la conquista di altre razze, sia le nuove…che le vecchie- ammise alzando la mazza che si era avvolta con fiamme nere e abbattendola con forza sul disco. Questo si crepò finendo in frantumi, facendo sussultare gli altri tre che si alzarono di scatto in stato di shock.
 
-Sei uscito di senno Ka’ros? Ti rendi conto di che cosa hai fatto?!- Spirit guardava attonito i frammenti del disco, così come le altre due.
 
-Certo. Il patto di non aggressione finisce qui!- Medea strinse la sua stessa coda terrorizzata, mentre l’Avien era pronto a gettarsi contro il Daemon. Solo Sorhiam non stava fissando il membro del popolo delle tenebre, limitandosi a guardare i frammenti del disco. Lentamente prese un paio di fiori dai suoi capelli poggiandoli vicino ai frammenti della parte che riguardava la promessa delle sue antenate.
 
-Immagino, che ora sarai contento Ka’ros!?-
 
-Abbastanza, ma per ora sappi solo che mi divertirò a conquistare i loro territori!- disse alludendo a quelli del popolo dell’oceano e dell’aria. –I vostri…ve li siete già giocati- una vena iniziò a pulsare sulla fronte della Brashak, che stava cercando di mantenere la calma, nonostante la situazione.
Allungò gli artigli delle mani pronta a gettarsi sul Daemon, ma questo mosse la mazza creando un muro di fiamme nere come difesa.
 
-Non sono così stupido da mettermi contro una Brashak e un Avien insieme. Ho decisamente poche chance di vincere- ammise ignorando la Cetuasiana, che lui riteneva troppo debole per combattere, come il resto della sua razza. Quando un’esplosione di acqua spense le sue fiamme e lui puntò gli occhi verso la regina del popolo dell’oceano.
 
-Vedo che siete cooperativi, ma per quanto andrete avanti così? Il mondo sta cambiando come avete detto voi. Prima o poi questo patto sarebbe caduto!-
 
-Non puoi saperlo- quella risposta lo fece solo ridere.
 
-Pensatela come volete, ma la guerra è inevitabile! Avreste dovuto prepararvi, come il mio popolo!- incendiò nuovamente la mazza iniziando a muoverla circolarmente, creando un tornado di fiamme. Quando questo si estinse di lui non c’era più traccia.
 
-Quello stronzo è fuggito!- ringhiò Spirit. Il silenzio si creò tra gli altri tre che osservarono il simbolo dell’antico patto ormai distrutto. Nella mente di tutti e tre ritornò le parole di Ka’ros, che si sarebbe preso anche i loro territori.
 
-Che facciamo ora?- chiese Medea pronta a un eventuale attacco a sorpresa. Ma poteva sentire che ormai era lontano. Sorhiam sospirò pensando velocemente.
 
-Non credo che tornerà. Meglio tornare ai nostri popoli e preparare delle difese!- inseguirlo sarebbe stato inutile. Alla fine aveva avuto quello che voleva.
 
-Quindi è finita? Il nostro patto di non aggressione è nullo?- a quella domanda nessuno dei tre seppe cosa rispondere. L’unica cosa certa era che quello era il cambiamento che Sorhaim aveva percepito fin dall’inizio.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Salve a tutti. Spero che questo One-shot via sia piaciuto.
Qui vediamo le quattro razze antiche dell’universo della mia serie: The Thorn Chronicles. Non è necessario leggere le storie precedenti per capire questo. Visto che si svolge cronologicamente, molto prima dei fatti della serie.
 
Vediamo di come il loro patto di non aggressione sia stato infranto e mentre il mondo cambia e compaiono nuove razze.
 
Spero che lo abbia apprezzato e che vi possa aver aiutato a farvi un’idea delle rimanenti due razze antiche che erano state citate nella storia: The forgotten lands.
Grazie per averla letta e vi auguro buone feste
  
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