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Autore: rosy03    22/12/2022    5 recensioni
• || Storia Interattiva || Iscrizioni Chiuse || •
Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.
È questo il destino? Come vostro Umile Narratore non posso rispondere a una tale domanda.
Finora non ho mai visto nessuno abbandonare la pista, non ho mai incontrato qualcuno che fosse stato in grado di cambiare disco. Il destino è davvero già scritto?
Se sapeste la verità, penso proprio che mi odiereste.
Ma nonostante questo sono qui: a raccontarvi di questa mitica impresa. Sono qui a parlarvi di come la Bestia dagli Occhi di Luna ululerà, di come questo porterà il caos nel continente di Ishgar, di come seguirà un’infinita notte, di come le stelle smetteranno di brillare, di come la luna scurirà il suo colore... e magari anche di come sorgerà una nuova aurora. Chissà.
Il vostro Umile Narratore.
J.C.
|| • «Ho perso tutto. Ho perso la mia umanità, il mio tempo, la mia famiglia. Lei è l'unica cosa buona che mi sia rimasta...»
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Aurora'
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CAPITOLO 08. Tyrfing, bisogno di rinascita








Stronzo. Stronzo. Stronzo. Sei uno stronzo.

Orias era scomparso; o meglio, aveva smesso di risponderle al quattordicesimo insulto. E faceva ancora più male essere ignorata.
Una volta entrata in cabina, si era avvolta nelle coperte formando un bozzolo disordinato e aveva cominciato a vomitare insulti a mezza voce rivolti allo Stronzo che abitava nella sua testa. Era consapevole che i suoi pensieri fossero concentrati sulla cosa sbagliata. Avrebbe dovuto capire come avesse fatto e non il perché l'avesse fatto.
Ma Lily era furiosa e si vergognava da morire per quello che Orias l'aveva costretta a fare; o meglio, per quello che gli aveva inavvertitamente permesso di fare senza poter intervenire!
Aveva toccato Rehagan? Aveva palpato il seno di Eve? 'Fanculo! Lei era irritata, certo; incazzata nera con Orias ma il vero motivo era un altro – in più, sarebbe stata un'ipocrita visto che con Irvin Rooney non si era limitata a parlare. Insomma, le importava di Killian. Le importava cosa pensasse di lei. Le importava non farlo arrabbiare... non deluderlo.
Si accorse di stare annaspando in cerca d'aria. Si accorse di avere gli occhi spalancati nel buio delle lenzuola e si accorse di averli appannati.
Stronzo. Stronzo. Stronzo, Orias! Ti odio!
Fu quando udì la porta aprirsi che smise di respirare. Attese qualche secondo che per lei parvero interminabili e decise di serrare le palpebre e fingersi addormentata. Non ci stava facendo una bella figura, proprio no, ma era l'unico modo per non dover dare spiegazioni.
Non poteva vederla ma dal passo leggero intuì subito che fosse la sua compagna di cabina.
«So che non stai dormendo.» Nypha non aggiunse altro e andò a sedersi sul suo letto.
D'altro canto, Lily continuò a ignorarla e non si mosse. Vattene. Vattene. Vattene.
«E non me ne andrò perché questa è anche la mia stanza.» La guardò – o meglio, guardò il grumo di coperte – con un'espressione dubbiosa. Ora che era lì, aveva perso tutta la sua sicurezza. «Per quello che vale, non te ne faccio una colpa. Non eri tu ma Orias. Quindi-»
«Quindi cosa?» La voce era uscita più graffiata del necessario, constatò Lily. «È uno stupido, l'ho sempre saputo.»
L'altra sospirò. «Non dev'essere stato facile per te. Non dev'esserlo stato per nessuno dei due.»
Se prima Lily sembrava volersi rannicchiare ancora di più, soltanto dopo aver udito quell'ultima frase decise di uscire dal bozzolo. Nypha quasi sobbalzò per la rapidità e la foga di quel gesto.
«Hai ragione» constatò con stizza. «Dev'essere stato un vero inferno avere a che fare con una pazza che parla da sola, che ha continuamente incubi, che è tanto violenta e tanto irrazionale da-»
«Ma io stavo parlando di te e Orias. Cos'hai capito?»
La corvina si bloccò. Si accorse di essere tornata a boccheggiare per il nervoso.
«Dicevo che dev'essere stato terribile per te e Orias condividere un solo corpo per tutto questo tempo. Lui non ce l'ha nemmeno, un corpo, ed è costretto a starsene chiuso nella tua coscienza... ovviamente, nemmeno tu te la passi bene. Hai- Hai avuto paura che noi potessimo giudicarti? Per questo non ce l'hai detto prima?»
Lily sbuffò. «Non è che mi metta a spiegarlo a tutti quelli che incontro.»
«Già, hai ragione.» Nypha ridacchiò.
«E poi tu dovresti essere l'ultima a parlare visto che ti sei tanto preoccupata di essere una cacciatrice di taglie! Scommetto che quel saputello di Rehagan lo sa già...» Dopo pochi secondi di silenzio, continuò il suo monologo. «E poi non ci vedo niente di male. Tu uccidi la gente che se lo merita, dopotutto. Non credo saresti capace di fare il contrario.»
L'argentea sorrise, sinceramente grata. Erano state poche, pochissime, le volte in cui aveva udito parole simili, di elogio per il suo lavoro.
Credeva non fosse possibile per una come lei trovare degli amici. «Ti ringrazio, Lily. E dire che ti ho raggiunta per tirarti su di morale...»
«Non mi servono cose del genere» rispose, mogia. Ma grazie anche a te di essere venuta...
Quella stessa sera, a cena, Lily si presentò in cucina quando tutti erano già a tavola. Contrariamente a ogni sua previsione, la "chiacchierata" con Nypha le era servita per ricaricarsi. Alla fine, non era altro che un groviglio di schiettezza, permalosità e insicurezze.
«Qualsiasi cosa abbia fatto sappiate che non mi scuserò in suo nome. Io e quello stupido siamo due persone completamente diverse, quindi, se ce l'avete con lui è un vostro problema, vostro e di Orias, non mio



 

§



 

Killian fu il primo ad avvistare terra, un giorno e mezzo dopo. Una volta raggiunta Damocles, le manovre di attracco non durarono molto e tempo venti minuti sbarcarono. Il clima era perfetto e il venticello fresco, misto al caldi raggi del sole, era una goduria. Una volta gettata l'ancora Hydra fu felice di sapere che il Vagabondo avesse pienamente ragione: le alte pareti rocciose avrebbero nascosto la nave e in questo modo avrebbe potuto lasciare Felicia senza troppe preoccupazioni.
Una volta a terra, però, sorse un problema.
«Idee su come arrivare lassù?» Nypha indicò la cima della scogliera da cui facevano capolino le chiome verdi degli alberi.
Al suo fianco, Eve sogghignò. «Tranquilli, ci ho già pensato!»
Detto ciò, da sotto il poncho color ocra tirò fuori una catena dorata. I più curiosi – Rehagan, tra tutti – allungarono il collo per osservare meglio quell'arnese. La rossa non perse tempo in spiegazioni ma, anzi, si rivolse a Lily: «Mi daresti una mano?»
Questa annuì, afferrando la catena e avvolgendosela attorno al busto, per non farla cadere. Le unghie si affilarono e subito dopo Lily stava già scalando la parete di roccia senza il minimo sforzo; arrivò in cima in un batter d'occhio.
Eve sorrise. «Perfetto. Adesso assicurala a qualcosa di resistente.»
«Lo so!»
«La tua è una magia di Creazione, vero?» Rehagan voleva vederci chiaro, come al solito. «Quanto tempo ci hai messo per farla?»
«Qualche secondo. Non è il massimo durante una battaglia ma visto che Naevin aveva accennato alla possibilità di dover scalare una parete... ho voluto anticiparmi.»
La sua magia, Golden Halo, le permetteva questo e molto altro. Eve si premurò di continuare la spiegazione perché era impossibile non notare l'espressione curiosa dello scienziato. Le era bastato continuare a disegnare piccoli cerchi uno incastrato all'altro – nel giro di poco tempo si era creata una lunga catena capace di sorreggere tranquillamente il peso di una o più persone.
«Puoi creare anelli più grandi?» domandò allora Nypha.
L'altra, anche se presa in contropiede, annuì. «Direi di sì, ma è molto difficile e ci vuole un'immensa concentrazione. Se non chiudessi bene il cerchio, l'aureola svanirebbe immediatamente e a quel punto sarei nei guai.»
«Se non ci provi non saprai mai se puoi riuscirci.»
A pronunciare quelle parole tanto dure, scivolategli fuori dalla bocca prima che se ne rendesse conto, fu Hydra. La maga di Bosco fece per rispondergli ma qualsiasi sua parola venne bruscamente interrotta dalla voce di Lily che dalla cima della scogliera li invitava a sbrigarsi.
La conversazione cadde e i maghi si apprestarono a raggiungere la corvina. I più atletici – Hydra, Eve, Diana e Naevin – furono i più veloci, mentre Rehagan aveva rischiato più volte di sfracellarsi al suolo.
«Sei veramente un imbranato.» Lily lo aiutò a rimettersi in piedi. «Sei già senza fiato? Nemmeno Killian è così flaccido.»
Lo scienziato sospirò, abbattuto. «La mia forza è il mio cervello!»
«Sì, sì. Ho capito...» mugugnò lei, insofferente.
A quel punto fu proprio il fratello della ragazza a prendere parola, rivolgendosi innanzitutto a Naevin: «Siamo nelle tue mani, Niv. Facci strada fino al porto!»
Il Lakad annuì e spiegò loro che da quell'insenatura naturale, erano due le strade che li avrebbero condotti a Tyrfing: la prima costeggiava la scogliera ma era infinitamente più lunga e, oltretutto, c'era il rischio di rimanere incappati in qualche piccolo crollo; la seconda tagliava per il bosco e non era altro che un sentiero formatosi dal continuo passaggio di un branco di cervi, animale simbolo del regno.
Naevin si era rivelata una guida eccellente perché non solo indicava loro la strada più veloce e sicura, ma si perdeva altresì nei meandri della storia e delle più piccole curiosità che soltanto un abitante di Damocles conosceva.
Lily e Rehagan lo ascoltavano rapiti, l'una in silenzio e l'altro snocciolando domande su domande ed esaltandosi a ogni risposta, specie se era in linea con i suoi argomenti di studio. Ci impiegarono poco meno di mezz'ora; infine, Naevin diede loro il benvenuto a Tyrfing, l'unica città portuale attiva da quando era scoppiato il finimondo.
Non che non se l'aspettasse – aveva sentito quell'allegro vociare fin dal bosco – ma persino Diana ne rimase sorpresa.
La città era grande e piena di vita. Killian intuì subito quale fosse il motivo di tanta gioia: la volontà di andare avanti, di lasciarsi alle spalle il periodo buio dovuto alla distruzione della capitale e di gran parte delle città attorno ad essa. I cittadini di Damocles volevano tornare a vivere e quale luogo migliore per ricominciare se non il porto?
Nessun regno poteva definirsi tale senza un buon commercio, dopotutto. Da qualche parte dovevano pur prendere i fondi necessari per una ricostruzione e Killian sapeva bene quanto fossero pacifici; tolte le dovute eccezioni, non avrebbero mai tentato di agire a discapito di altri.
«Il sole tramonterà a breve. Rehagan, saresti così gentile da trovarci una sistemazione per la notte?» Quello annuì, felice di poter dare una mano – e soprattutto di mettere le sue capacità di contrattazione al servizio della squadra. «Grazie mille. A questo punto, direi di dividerci. Se ce ne andassimo in giro tutti insieme daremo troppo nell'occhio e ricordatevi che c'è qualcuno che non accetta gli stranieri per chissà quale motivo.»
«Secondo te lo sanno?» domandò Nypha, indicando le persone indaffarate nelle loro attività quotidiane. «Sanno che qualcuno non vuole che questo regno torni a vivere?»
Killian non se la sentì di ignorare la domanda. «Non ne ho la più pallida idea. Ma ho come l'impressione che dovremo guardarci le spalle.»
Diana fece scoccare la lingua sotto il palato. «Hai in mente un luogo dove riunirci?»
«Dopo esserci sistemati dovremo recarci tutti al Blade. Beh, magari non proprio tutti. È meglio che qualcuno resti lì a tenere d'occhio le nostre cose. Al locale incontreremo una mia conoscenza cui ho chiesto di raccogliere un po' di informazioni.»
Detto ciò, il gruppo si divise.



 

§



 

«Sorellona? Sorellona Dia?»
Riusciva a sentirlo durante il sonno – era lì, vicino a lei, eppure così lontano. A volta la chiamava, altre volte piangeva. Ciò che vedeva era un'ombra chiara in mezzo a tante altre figure evanescenti. Potevano essere alberi, case, persone... non ne aveva la più pallida idea.
Era però sicura di una cosa, Diana: presto o tardi l'avrebbe ritrovato. Non le importava a cosa avrebbe dovuto rinunciare – non che avesse molto, in realtà. Non aveva più niente.
Non aveva una casa. Non aveva una famiglia. L'unica cosa che le era rimasta era lui; piccolo, spaventato, solo.
Nel sonno era più facile riuscire a sentire la sua voce. Molto spesso, però, non riusciva a ben interpretare ciò che diceva – c'era rumore, c'erano versi. Intanto, suo fratello gridava, rideva, piangeva, sussurrava parole incerte.
«Oggi mi sono fatto male...»
«Non lo so.»
«E mia sorella?»
Diana fremeva dal desiderio di riabbracciarlo. Aveva speso quattro anni della sua vita a cercarlo disperatamente in tutto il regno di Fiore. Aveva quasi perso le speranze, aveva dato il tutto per tutto alla ricerca di indizi.
Poi aveva notato qualcosa di diverso. Nei suoi sogni le ombre si erano fatte più statiche, come se suo fratello fosse circondato da statue dalle forme insolite.
L'ambiente era cambiato. La sua voce era cambiata.
Era diventata una litania infinita. Un susseguirsi di preghiere. Un continuo chiamarla.
Il cuore piangeva di rabbia per ogni sussurro spezzato.



 

§



 

L'aveva seguito senza nemmeno accorgersene. Nypha gli camminava accanto non staccando gli occhi dalle bancarelle di pesce fresco.
Era il paradiso di ogni intenditore, doveva ammetterlo. Così, si ritrovò a proporre l'idea: «Perché non ne acquistiamo un po' come scorta?»
«Non possiamo. Il prodotto ittico va conservato bene altrimenti marcisce.»
Naturalmente per Nypha quella fu un'assoluta una novità. «È un vero peccato.»
Avevano scelto di raggiungere il mercato per farsi un'idea di quello che gli abitanti di Damocles erano riusciti a mettere in commercio. Oltre al pesce, c'erano spezie, verdure di ogni tipo e frutta secca – una vera specialità.
Nypha acquistò perfino delle orangette al cioccolato davvero dolci che fecero rabbrividire il ragazzo vicino a lei. Di fatti, non era mai stato un amante dello zucchero.
D'un tratto, però, qualcuno richiamò la loro attenzione; una voce non molto anziana ma segnata da tanti anni trascorsi per mare: «Sei tu, Sea Recycle
In un primo momento Hydra non lo riconobbe ma poi quel viso pieno di rughe, quei capelli brizzolati e il sorriso bonario, gli fecero tornare alla mente il nome di un suo vecchio conoscente. «Pavel? Che ci fai qui?»
L'uomo sorrise, felice di aver trovato una faccia amica che non vedeva da tempo. «Mi sono fermato qui circa due anni fa, quando la mia sciatica ha cominciato a darmi troppi problemi. Ora mi occupo della vendita mentre lascio la pesca ai miei due figli!»
Hydra annuì. Ricordava di aver conosciuto Pavel durante uno dei suoi viaggi in mare e di essersi aiutati reciprocamente. Lui gli aveva riparato l'albero maestro che era stato danneggiato a causa di una tempesta; Pavel gli aveva indicato la rotta più breve per raggiungere la sua meta, evitandogli così una grande scocciatura.
Da allora si erano incontrati poche volte ma sempre scambiandosi preziose informazioni. La vita in mare era già di per sé pericolosa; avere buoni rapporti con i propri "colleghi" era basilare.
«E questa ragazza? Che bella che sei!»
Chiamata in causa, l'argentea drizzò le spalle e accennò un inchino in segno di rispetto. «Mi chiamo Nypha, signore. Molto piacere.»
«Com'è educata!» esclamò, estasiato. «Tutto il contrario di te, eh?»
Hydra inarcò un sopracciglio. Cosa vorrebbe dire con questo?
«Piuttosto, cosa ci fai tu qui? Non penso possa trovare niente di prezioso da queste parti. Non so se lo sai ma la capitale è distrutta e tutto il regno non se la passa bene...»
Naturalmente non poteva dirgli di essere lì per una missione. Killian aveva detto a tutti di stare attenti, di guardarsi le spalle; per quanto si fidasse di Pavel, non avrebbe potuto spiattellargli tutto. Inoltre, era degli altri che non si fidava. Per quanto ne sapesse, tra i cittadini che gli vorticavano attorno, poteva esserci un loro potenziale nemico. «Passavamo di qui.»
«In questo caso lasciate che vi offra un- Ehi!» I due maghi aguzzarono subito gli occhi. Cinque persone stavano già scappando in direzione del bosco. «Maledetti ladri! Tornate subito qui!»
Nypha fece appena in tempo a notare i grossi pesci che erano riusciti a sgraffignare dalla bancarella di Pavel che le sue mani erano già attorno all'impugnatura delle sue due pistole. Non c'era parecchia folla e lei era un cecchino: li colpì alle gambe e di striscio.
Quattro di loro caddero al suolo – scordandosi persino del bottino che scivolò lì accanto, imbrattandosi di polvere – e in un attimo divennero bianchi come cenci; cominciarono a tremare, spiazzati e doloranti.
Anche Hydra si vide costretto a intervenire sull'ultimo rimasto. Utilizzò i tetti delle bancarelle come strada alternativa e lo raggiunse in un battito di ciglia, atterrando proprio davanti a lui. Questo non ebbe nemmeno il tempo di sguainare il suo coltello che il corvino lo neutralizzò con un modestissimo pugno in faccia.
Tu guarda cosa mi tocca fare!
Dopo aver sistemato i malviventi, Pavel li ringraziò dal più profondo del cuore. «Voglio sdebitarmi per l'aiuto che mi avete dato. Prendete pure quello che volete dalla mia bancarella, offro io!»
«Non fa niente. Non saprei comunque come conservarli.»
«Allora lasciate che vi regali il mio marsupio» disse. «Da fuori non sembra ma è magico. Funziona come una dispensa... o come un frigo, ad essere precisi. Nessun cibo andrà a male, non importa i giorni che passeranno!»
Incuriosito, Hydra ci diede un'occhiata. Si rigirò tra le mani quello strano zainetto di cuoio color cammello e più ci pensava, più l'idea lo rallegrava. Almeno – si disse – mi porterò dietro un po' di mare...!
«Va bene.»



 

§



 

Si erano fermati in una piazzetta con al centro una grande aiuola ricoperta di fiori dai mille colori. Nimue si era allontanata con la scusa di dover dare un'occhiata in un'erboristeria, intanto che gli altri la aspettavano sotto un albero.
Lily adorava il profumo dell'erba, specie se circondato dall'aroma salato del mare e da quello dolce della frutta e del cioccolato. Al suo fianco, Naevin mangiava una ciambella ricoperta di zucchero ed era al settimo cielo.
«Wow. Ti piacciono proprio i dolci, eh?» domandò Eve, che l'osservava.
Lui non poté che annuire. «Sono fantastici! Se solo potessi ne mangerei ogni giorno!»
Fu il tono nostalgico con cui lo disse a incuriosire le due ragazze.
«Tu e la tua tribù non mangiate molti dolci?»
«Questo genere di cose si comprano» spiegò, tra un morso e l'altro. «E non tutti ci vedono di buon occhio, quindi le volte che possiamo permetterci di mangiare dolci sono poche.»
Lily strinse i denti ma non disse niente.
«La gente ci odia? Si fotta. Si fottano tutti!» le aveva detto suo padre, una volta. «A me importa solo di te, di tua madre... ma non dirglielo o si monterà la testa!»
A quel ricordo, sorrise tristemente. Fu inevitabile.
Ma intanto Naevin stava continuando a parlare: «A volte mi chiedo cosa passi per la testa di certe persone. Hanno paura di ciò che non conoscono e non fanno niente per cercare di comprenderlo...»
«Però alcune cose fanno oggettivamente paura» disse Lily, sovrappensiero.
Non si rese nemmeno conto di aver parlato finché non notò lo strano silenzio dei due maghi accanto a lei – e i loro occhi puntati su di lei. «Che c'è?»
«Stai parlando con noi o con Orias?» chiese Eve, sorridendo.
L'altro sbuffò contrariata. «Lascia stare. Non ho detto proprio nulla...!»
Naturalmente, la risposta celere portò la rossa a ridacchiare.
Restarono lì a parlottare per almeno una ventina di minuti e di Nimue nemmeno l'ombra. Lily li informò che quando metteva piede in un'erboristeria era la fine: non ne veniva fuori nemmeno se la si tirava per i capelli!



 

§



 

Avevano lasciato tutte le loro cose alla locanda e sotto gli occhi di Nimue e Rehagan che aveva lasciato andare gli altri mentre lui continuava a studiare il sangue di Lily/Orias. Per la verità, ne aveva prelevato un po' quando era tornata a essere se stessa per verificare se ci fossero differenze.
Per il momento, nessuna stranezza di sorta. Ma persino Killian sembrava preso da tutt'altra faccenda, al momento.
Il Blade era un pub – l'unico presente a Tyrfing – parecchio famoso per tre cose: i cocktail, i molluschi e gli spettacoli. Come di giorno, la città appariva viva e frenetica nonostante la catastrofe che aveva da poco colpito il regno.
Specie in quella zona: c'era la voglia di dimenticare le cose brutte per far spazio a quelle belle. Più della metà dei clienti erano già ubriachi o a breve lo sarebbe stati e Lily si tappò il naso a causa del tanfo che si respirava lì dentro. Quasi preferiva odorare una scorreggia!
«Brutto avere l'olfatto di un cane, eh?»
Eve era in vena di battute, evidentemente.
«Fosse solo quello il problema» sentenziò invece Diana, dolorante. In effetti lei pure poteva vantare un buon naso ma il suo problema rimanevano le orecchie: troppa musica, troppo rumore, troppo tutto. «Basta, io me ne vado.»
«No, non te ne andare. Magari riesci a toglierti quella scopa che hai infilata su per il culo... sei insopportabile.»
Anche Lily – nonostante la voce nasale – sembrava in vena di fare battute, evidentemente.
Prima che la più piccola potesse avventarsi su di lei – al diavolo il mal di testa, al diavolo la missione, al diavolo tutto – Killian si mise in mezzo circondando loro le spalle con fare gioviale. «Ok. Min sarà qui a breve. Intanto, cercate di non litigare e di non attirare l'attenzione!»
Neanche a dirlo, Diana se lo scrollò di dosso e si allontanò verso l'uscita.
Cominciamo bene...!
«Io ho bisogno di bere» sentenziò Lily, dirigendosi spedita verso il bancone. Eve la seguì e così fece pure Nypha, prima che il marinaio dalla benda sull'occhio potesse fermarla. Erano almeno due i motivi per cui avrebbe preferito che non seguisse Lily: innanzitutto non voleva che quella pazza la deviasse con i suoi pensieri da squilibrata; e poi aveva paura che finisse nei casini. Nypha non era mai stata brava a reggere l'alcol e lui lo sapeva fin troppo bene!
Ma prima che potesse esprimere la sua preoccupazione, Killian gli si avvicinò sorridente. «Non sei qui neanche da dieci minuti e già hai fatto colpo!»
Naevin guardò nella direzione indicata dal mago dell'Aurora e vide un paio di giovani donne fissare insistentemente loro – o meglio, Hydra. Se fosse stato più giovane ne sarebbe stato persino invidioso ma in quel momento non poté che rimanere basito.
D'altronde non aveva la minima intenzione di fare breccia nel cuore di qualcuno, lui, e mai avrebbe voluto farlo. C'era Amy nel suo cuore, nessun'altra.
«Beviamo anche noi?» domandò allora Killian, trascinandoseli dietro fino a delle poltroncine. Lì si sedettero e attesero con pazienza che qualcuno portasse loro degli stuzzichini. «Suppongo che tu non sia abituato a questi posti. Ho ragione, Niv?»
Lui scosse la testa. «Ovvio che no.»
«Questa tua conoscente ci impiegherà molto ad arrivare?» domandò invece Hydra.
«Non penso proprio. Anzi, direi che è proprio l'ora.»
Nessuno dei due fece in tempo a chiedergli altro che le luci si spensero all'improvviso. Killian sapeva cosa sarebbe successo da lì a poco e attese pazientemente che i due faretti illuminassero il palco e la danzatrice che occupava la scena. Era immobile e il suo volto era coperto da un velo rosso che aveva appoggiato sui capelli lunghi e bruni.
La musica partì di colpo e la sconosciuta cominciò a muoversi a ritmo. Era chiaro facesse quello da tutta la vita: gli occhi degli spettatori erano calamitati su di lei e niente sembrava poter distogliere la loro attenzione. Poi il velo scivolò ai suoi piedi, permettendole di mettere in mostra la linea morbida della guancia, gli occhi neri e le ciglia folte. Il rosso della sua ampia gonna e del top impreziosito da gioielli tintinnanti suggerivano una danza calda e passionale.
Lei e la musica parevano una cosa sola. Era una danzatrice del ventre.
Quando il ballo terminò, gli applausi non mancarono di certo. I più ubriachi tentarono di salire sul palco o le lanciavano baci mentre lei, ansante per la fatica, s'inchinava in segno di ringraziamento.
E fu proprio in quel momento che Lily realizzò chi fosse.
Oddio. Oddio. Oddio. Perché cazzo è qui?!
La seguì con lo sguardo mentre scendeva gli scalini che l'avrebbero condotta nell'area bar e avvicinarsi a un tavolo. Quando vide Killian salutarla come se niente fosse, non ci vide più. Sbatté le mani sul bancone e ignorò le imprecazioni del barman per aver fatto cadere a terra il bicchiere di vino che aveva appena ordinato e scattò nella loro direzione. O almeno quello era il suo obiettivo perché le due maghe al suo fianco riuscirono a intercettarla e a farla risedere sullo sgabello.
«Fammi indovinare. Tu conosci Miss Danza Focosa, vero?»
Lily si chiese se Eve avesse davvero tanta voglia di prendere un calcio in bocca. Poi tornò a respirare e comprese che non aveva senso prendersela con lei per lo stato di ansia che l'aveva appena attanagliata.
Perché?! Perché proprio lei? Perché è qui? Perché in questo locale? Perché a Damocles?
«Riesco quasi a vedere le rotelle del tuo cervello girare e prendere fuoco assieme a tutto il resto. Rilassati.»
«Come potrei rilassarmi?! Lei- Lei- Lui- E che cazzo!»
Eve rise. «La finezza non è il tuo forte, va bene. Ci spieghi che ti prende? Posso dedurre che Killian la conosca già visto che si stanno salutando.»
«Non sarà lei la famosa Min?» domandò Nypha.
«L'informatrice?»
L'argentea annuì. «Così pare.»
Il silenzio che ne seguì sembrò presagire una catastrofe. Ma Lily non si mosse né prese la parola. Il che, in un certo senso, era ancora più preoccupante – lei che non si faceva il minimo problema ad attaccare tutto e tutti... non osava muovere un muscolo?
«Che ti prende?» tentò Eve.
«Sei pallida. Cioè, più del solito» continuò l'altra.
Allora Lily ordinò un bicchiere di alcolico, il più forte che avevano, e se lo scolò fino all'ultima goccia. Lo fece e lo rifece per cinque volte.
«Se ti ubriachi non ti aiuto a vomitare. Anzi, mi farò una grassa risata!»
«Per la centesima volta, non posso ubriacarmi, Eve! Neanche se bevessi tutto il locale potrei farlo!» esclamò, seccata. Dopodiché chiuse gli occhi ed espirò piano, cercando di calmarsi.
La scena, vista da fuori, era alquanto comica – specie se si conosceva l'indole istintiva e irascibile della persona in questione. Diana avrebbe senz'altro finito con l'alzare gli occhi al cielo.
«Ok. Sono calma.»
«Se ti piace pensarlo, va bene.»
Zitto, stupido idiota egocentrico che non sei altro!
«Non ho mai saputo il suo nome né tantomeno mi interessava saperlo. L'ho incontrata soltanto una volta e non in una circostanza piacevole, purtroppo.»
Solo gli Dei sapevano quanto le costasse parlare di quel giorno. Era così imbarazzante ripensarci che per cercare di non farlo strinse i pugni tanto forte da far sanguinare i palmi.
«In che senso, scusa?»
Lily sbuffò. «Li ho interrotti mentre scopavano!» E per rendere chiara l'idea indicò Min e Killian che parlavano come fossero amici di vecchia data.
Se Nypha non riuscì a ribattere in alcun modo – l'idea che la più giovane avesse beccato il fratello in un momento del genere la faceva arrossire di imbarazzo, neanche fosse capitato a lei; Eve scoppiò semplicemente a ridere.
E rise fino alle lacrime, al punto che, per farla smettere, la corvina dovette darle uno spintone facendola cadere dallo sgabello su cui era seduta. «La pianti?!»
«Ma hai idea di quanto sia esilarante questa cosa?!» Eve tornò a sedersi.
«Come no! Una vera pacchia!» esclamò, irritata.
Intanto, Nypha agguantò qualche snack dolce alla sua portata. «Quindi lei sarebbe la sua... ragazza?»
Lily alzò le spalle. «Non lo so. Killian non me ne ha mai parlato.»
«Beh, questo è interessante.» Eve ridacchiò.
«Cosa è interessante?»
«Se non te l'ha mai presentata vuol dire che non era niente di serio. Ergo, potrebbe essere stata l'avventura di una notte e niente di più!» Detto ciò, la maga di Bosco ordinò un secondo drink. «Comunque, non capisco tutta questa gelosia.»
«Non sono gelosa!»
Eve la guardò con un sopracciglio profondamente inarcato. Certo, e io sono scema.
Fu Nypha a interrompere la conversazione: «Ragazze, scusate, ma torno subito!» Le altre due la videro lasciare il bancone in gran fretta e sparire tra la folla ancora più ubriaca di prima.
«Dove sta andando secondo te?»
«Avrà adocchiato qualche bel pezzo di manzo» commentò Orias, come a voler rispondere alla domanda della maga col poncho.
Lily allungò il collo per poter vedere meglio e scosse la testa. «Io invece credo che abbia adocchiato una stronzetta.» Non attese nemmeno che Eve le chiedesse ulteriori spiegazioni, che continuò: «Una stronzetta un po' troppo vicina a quell'antipatico di Hydra... come faccia ad andare d'accordo con lui è un mistero.»
«Ti dirò, se solo avessi un corpo farei qualsiasi cosa pur di finirci a letto, anche sopportare il suo carattere di merda. Meglio di lui c'è solo il mingherlino.»
Lily si accigliò. «Rehagan?»
«Che centra, scusa?»
«No, è- è Orias» spiegò la corvina, infastidita che lui dovesse sempre intromettersi nelle sue conversazioni, facendola alle volte risultare una pazza.
Intanto, lui rise. «Ci conosciamo da anni, ormai. Dovresti sapere delle mie manie sadomasochiste, Lilì...!»
Ma che schifo!



 

§



 

Min era nata nel regno di Damocles e ci aveva vissuto per cinque anni prima di seguire i suoi genitori nel regno di Fiore. Fu lì che morirono, a causa di un incidente, quando erano ancora una ragazzina.
Si era fatta le ossa lavorando come barista, come cameriera, come tata e come ballerina. Quest'ultimo era il lavoro della sua vita, la sua vocazione. Era sempre stata dannatamente brava a danzare.
Aveva sempre avuto molti amanti che, per la verità, avrebbero preferito da lei qualcosa in più. Min era passionale, certo, ma restia a dimostrare emozioni se non attraverso i movimenti del suo corpo, attraverso il ballo – e il sesso, c'era bisogno di dirlo.
Killian non faceva parte di quel gruppo di uomini. A dire la verità, non l'aveva ancora capito, sebbene fossero passati anni e sebbene avessero continuato a tenersi in contatto. Certo, lui la chiamava solo e soltanto quando aveva bisogno di qualcosa ma a Min no dispiaceva fare quattro chiacchiere non appena le si presentava l'occasione.
Non aveva bisogno di un uomo al suo fianco, per il momento. Le andava bene così.
Rivederlo aveva risvegliato in lei null'altro che affetto, niente di più, ed era sicura che per lui fosse lo stesso.
«Mi sento osservata» disse, continuando a dare le spalle alla persona che sembrava averle messo gli occhi addosso. «Sembra che mi odi.»
Killian rise. Più che altro cercava di alleggerire la tensione. «Scusala, è mia sorella.» Mangiò una patatina. «E non ti odia. Penso ti abbia riconosciuta.»
Min se la ricordava fin troppo bene. Quella ragazzina che non appena li aveva beccati si era messa a strillare come un'ossessa.
«Come te la passi?» domandò lui. Voleva a tutti i costi tornare a concentrarsi sulle cose importanti.
Lei alzò le spalle e senza troppe cerimonie andò a sedersi di fianco a lui. «Sono molto famosa qui e i miei spettacoli sono sempre ben graditi. Quindi direi che va bene. E tu?»
«A parte le solite rogne, alla grande. Vogliamo andare?»
Min annuì, poi volse lo sguardo ai due che fino ad allora erano rimasti in silenzio a osservare la scena. Dopodiché sorrise e si presentò. Fosse stata un'altra circostanza ci avrebbe provato sicuramente con entrambi.
«Non tutti. Puoi portarne un altro.» Si alzò e cominciò a camminare in direzione della porta che conduceva al piano di sopra.
Naevin si alzò di riflesso – non aveva intenzione di starsene lì a bere – e insieme a Killian seguì la danzatrice, accennando un breve saluto a Hydra che annuì, felice di potersi scrollare di dosso la missione per un qualche istante.
Gli era bastato uno sguardo per poter inquadrare quella lì. Non erano tanto diversi, in fondo. Anche lui era solito divertirsi senza cercare niente di serio e questo perché aveva un obiettivo da raggiungere e qualsiasi relazione gli avrebbe soltanto messo dei limiti.
Prima di tutto avrebbe trovato quello che stava cercando.
E come Min, anche lui aveva avuto tante amanti, troppe per tenerne il conto. Per questo non batté ciglio quando una delle donne che l'aveva adocchiato a inizio serata, si sedette accanto a lui offrendogli un boccale di birra. Lei gli parlava e man mano che la conversazione andava avanti si avvicinava di qualche centimetro, fino a sfiorargli il braccio col proprio seno, parecchio esposto per via dello scollo vertiginoso dell'abito.
Osò sfiorarle l'orecchio con la bocca ma prima ancora che la situazione si iniziasse davvero a scaldarsi, un corpo snello e sinuoso si gettò sul divanetto, separandoli.
Nypha era rigida e rossa come un pomodoro maturo. Offrì alla tipa un bicchiere – quello che sgraffignato a Lily senza che se ne accorgesse, troppo occupata a parlare – con un finto sorriso sulle labbra. «Sete?»
Glielo lasciò tra le mani e ignorò lo sguardo per metà infastidito e per metà allibito della sconosciuta. Dopodiché si voltò dall'altra parte, rivolgendosi proprio a Hydra. «Io- Io-» Perfetto. Che dico adesso? «Io- ho un crampo.»
Allora lui inarcò un sopracciglio.
«Ho un crampo» ripeté. Ok, forse Lily mi ha contagiata. Devo sembrare una pazza! «Mi aiuti?»
Nypha si alzò, lo agguantò per un braccio e lo trascinò via da lì senza che avesse il tempo di dire qualcosa e con sottofondo le proteste della sconosciuta che voleva portarselo a letto; o nei bagni; o nel vicolo. Insomma, Nypha non poteva sapere dove ma se non fosse intervenuta avrebbero di certo fatto sesso e la cosa la infastidiva.
Punto.



 

§



 

Era una specie di salottino quello in cui Min li condusse. Una libreria povera di libri, due divani sgangherati e un tavolino basso occupavano la stanza. Le tende erano bordeaux e spesse, per non dire sgualcite; le nappe impolverate. Era una stanza inutilizzata, questo era più che evidente.
«Allora. Cos'hai da dirci, Min?»
Lei ridacchiò. «Come al solito vai dritto al punto quando la questione t'interessa. È una qualità che apprezzo molto.» Fece loro segno di accomodarsi, facendo altrettanto. «La famiglia reale di Damocles è solo un ricordo lontano, ormai. Si dice che siano tutti morti.»
Naevin sgranò gli occhi. Non si aspettava una simile rivelazione. Tra l'altro la notizia della loro morte non poteva che rattristarlo: il suo popolo doveva loro molto, in particolar modo alla fu regina Nafitte.
Pensò che aveva avuto ragione; nel momento esatto in cui uno dei suoi pendenti era andato in frantumi a Damocles stava succedendo qualcosa di tanto spaventoso da coinvolgere persino la famiglia reale, che da anni aveva sempre lottato contro ogni avversità uscendone sempre vincitrice.
«Qualcosa ha colpito Cortana, la capitale, e da allora chiunque metta piede lì dentro dimentica ogni cosa, persino il motivo per cui ci è andato. Alcuni di loro riacquistano la memoria un poco per volta ma ciò che hanno visto continua a rimanere un mistero.»
«Ci sei andata di persona?» domandò allora Killian, pensieroso.
Lei scosse la testa. «No ma ci è andato Sasha.» E prima che il mago dell'Aurora potesse chiederle qualsiasi cosa, un giovane uomo fece il suo ingresso nella stanza. «Lui è Sasha. Mio fratello minore.»
La spalle erano larghe e la pelle abbronzata. Condivideva con la sorella i lineamenti del naso e il colore degli occhi, mentre i capelli erano ben più scuri, come il carbone.
Indossava abiti semplici, pantaloni larghi e una casacca scucita sul petto. Non aveva l'aria di uno simpatico ma non appena incrociò gli occhi di Killian si sciolse in un sorriso cordiale.
«Quindi tu sei stato a Cortana?»
«Esatto. Ma non ricordo assolutamente niente.»
Fu Naevin a porre la prossima domanda: «Se chi entra in città perde la memoria, come hai fatto a uscirne?»
«Non ne ho idea. Ho la sensazione di aver camminato con le mie gambe fino all'ingresso di Cortana ma non ne sono sicuro. Ricordo solo il buio, il nero
Sasha era sincero, chiaramente. Sua sorella si lasciò andare in un sospiro frustrato sebbene non amasse mostrarsi sensibile dinanzi agli altri – ma era suo fratello e si sentiva in colpa. Dopo aver saputo della richiesta di Killian era stato proprio lui a offrirsi per andare a controllare. Non gli era successo niente, per fortuna, ma se gli fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.
«Che mi dici delle altre città? Com'è la situazione?» Tornò a rivolgersi a Min.
Questa accavallò le gambe e alzò le spalle. «Molte sono state distrutte da una vera e propria onda d'urto che ha avuto come epicentro la capitale stessa. Tyrfing è l'unica densamente popolata, molte persone hanno preferito andarsene. Ci sono dei villaggi abitati ma sono sparsi qua e là per il regno e a volte non sono nemmeno ben collegati. Sembra quasi di essere tornati ai tempi in cui non c'erano nemmeno le strade.»
«Molti maghi sono venuti fin qui per cercare di capirci qualcosa» continuò Sasha. «Alcuni di loro si sono radunati a Durandal. Suppongo sarà quella la vostra prossima meta, no?»
Killian non annuì ma nemmeno negò. L'idea che qualcuno conoscesse il suo itinerario non gli piaceva granché ma si trattava pur sempre di loro: Min e Sasha stavano contribuendo alla loro missione.
«A Durandal c'è la più grande biblioteca del regno» ragionò Naevin. «Spero che almeno quella sia intatta.»
La danzatrice annuì ma non aggiunse altro a proposito. Poi, continuò: «Ad ogni modo, ti do un consiglio, Killian. State lontani da Exca, quella città non è più la stessa da quando l'hanno occupata.»
Il mago dell'Aurora drizzò le orecchie. «Spiegati meglio.»
«Kiel Reidar. È il capo di un gruppo di mercenari che vuole approfittare dell'assenza della corona per conquistare il regno. È un pazzo. Meglio non avere niente a che fare con lui.»
Bene, ci mancava uno squilibrato con manie di grandezza, pensò Killian, trattenendosi di alzare gli occhi al cielo. «Insomma, solo belle notizie, eh?»
«C'è qualcuno che si oppone all'occupazione?» domandò invece il Lakad.
Lui più di tutti soffriva una tale situazione. Era nato a Damocles e aveva sempre pensato al regno come la sua patria – sapere che ci fossero così tanti problemi gli spezzava il cuore.
Fu Sasha a rispondergli: «Yvan Thorpe.»
«È l'unico superstite della Guardia Reale di Damocles. Era già parecchio famoso prima della catastrofe perché promosso dopo solo due mesi al rango di Cavaliere personale della principessa» spiegò Min.
La conversazione durò per altri dieci minuti.
Killian ringraziò entrambi per avergli dato una così grande mano nella raccolta di informazioni e Naevin seguì il suo esempio. Ora sapevano a grandi linee quello che li aspettava e avrebbero potuto prepararsi di conseguenza.
Il mercenario Kiel Reidar. L'ex Cavaliere Yvan Thorpe. I reali di Damocles; erano davvero tutti morti o qualcuno era sopravvissuto?
Exca occupata. Gli studiosi riuniti a Durandal. Tyrfing, che con il suo mercato e la ritrovata gioia di vivere, spiccava come un gioiello in mezzo a tanti sassolini deformi. E Cortana, la capitale; il mistero che li aveva consotti fin lì.



 

§



 

Sbadigliò per la sesta volta. Erano le due di notte passate. Rehagan era piegato su quella scrivania da ore e non aveva ancora trovato niente di stupefacente che giustificasse la presenza di Orias nel corpo di Lily. Era riuscito a farsi dare una camera, la più grande che avevano – la proprietaria, Annabeth, l'aveva accontentato dandogli quella che affacciava sul mare.
Aveva persino il bagno privato!
E poco distante da lui, Nimue già dormiva. Aveva scoperto che non amasse stare aveglia fino a tardi perché preferiva essere mattiniera.
Il suo sguardo cadde sul libro che la dottoressa aveva acquistato giusto quel pomeriggio: un erbolario. Giaceva sul comodino accanto al letto e non ci volle molto perché Reha desse retta alla vocina interiore che gli suggeriva di prenderlo e sfogliarlo. Lo fece. Non vi trovò nulla che già non sapesse ma per lo meno le figure erano estremamente realistiche. Ripassò le proprietà dei fiori descritti nel libro, uno dopo l'altro, fino ad arrivare alla pianta numero sessantasei. Il sesto paragrafo della pagina recitava le parole di una leggenda; Reha ne rimase così affascinato da non accorgersi del tempo che passava.
Il sonno era scomparso e un'idea gli balenò in mente. Guardò le due provette rimastegli.
Ma sì, ci provo!



 

§



 

Eve era seduta sul bancone e rideva a crepapelle. Rideva così tanto che dovette tenersi la pancia; i muscoli in fiamme.
Davanti a lei si stava consumando una rissa a dir poco esilarante. Un uomo ubriaco andò a schiantarsi ai suoi piedi ma Eve era troppo concentrata sulla causa della lite: Lily era fuori di sè dalla rabbia.
Quel tizio grosso quanto un armadio le aveva sfiorato il sedere, ci aveva provato spudoratamente e poi aveva avuto anche l'ardire di darle della verginella frigida. A lei.
Verginella?! A lei che aveva avuto la sua prima volta a quindici anni? Frigida?! lei?!
Quando Killian e Naevin fecero capolino dal piano di sopra per poco non ebbero un infarto ciascuno. Il primo rimase quantomeno impossibile, il secondo sgranò gli occhi azzurri ed ebbe il coraggio di chiedere cosa fosse successo. Una volta chiara la situazione, il Vagabondo tentò di avvicinarsi alla ragazza con lo scopo di portarla via di lì.
Intanto, Min si avvicinò a Killian. «Fa sempre così?»
«Già...» sospirò. «È una combinaguai!»
«Non mi sembri arrabbiato, però.»
Lui sorrise; era sincero. «Perché non lo sono. Quel tipo se l'è cercata!»
Poco distante da loro, Lily tirò un calcio tra le gambe dell'ennesimo ubriacone, schivando poco dopo una sedia volante appiattendosi sul pavimento.
Naevin si rivolse alla rossa: «Una mano?»
«Nah, sto bene così!»
«Intendevo-» cominciò a dire ma si bloccò. «Va bene, lascia stare.»
E mentre il Lakad cercava di sedare la rissa – portare la corvina via dal Blaze poteva essere un ottimo inizio in questo senso – Min ridacchiò, sinceramente divertita.
«Vedi di stare attento.»
Killian distolse lo sguardo per poterla guardare meglio: era poco più bassa di lui e non indossava nemmeno i tacchi. Un velo di preoccupazione le adombrava gli occhi color carbone.
Come al solito, lui la prese sul ridere. «Come mai tutte queste raccomandazioni? Non sono da te.»
«Diciamo che se ti dovesse capitare qualcosa... credo che mi mancheresti» disse, stando attenta affinché nessuno a parte lui riuscisse a sentirla.
«Come siamo sentimentali stasera!»
Min gli tirò una leggera gomitata al fianco, infastidita. Dopodiché sfiorò appena la gemma turchese che il mago indossava all'altezza del petto, accennando appena un sorriso. Non era triste che se ne andasse. Ma in un certo senso, avrebbe volentieri cambiato stile di vita se lui gliel'avesse chiesto, forse.
«Non mi piace essere prevedibile.»
Killian si limitò a sorridere, impassibile.
«Dico sul serio.» Min accostò il viso al suo. «Sta' attento. Ho una strana sensazione.»
«Tu hai sempre strane sensazioni» esclamò a bassa voce.
«Non prendere sottogamba i miei poteri.» Lentamente prese ad accarezzargli la linea della mascella, arrivando a sfiorargli appena il labbro inferiore con l'indice. «Sii serio una volta tanto.»
E senza aggiungere altro lo baciò.
Per entrambi fu un bacio lento, ma non per questo meno intenso. Quando la lingua sfiorò quella di Killian, una scarica elettrica l'attraversò da capo a piedi. Erano trascorsi anni dall'ultima volta che l'aveva baciato e il formicolio che le provocava con un singolo bacio non l'aveva affatto dimenticato.
Una volta separate le labbra dalle sue, Min rimase qualche istante a osservare quegli occhi color caramello. Dolci. Criptici. Bellissimi.
«È ora per voi di andare a dormire. Vi aspetta un lungo viaggio.»
«Hai ragione.»
Lei gli sorrise un'ultima volta e un'ultima volta gli sfiorò lentamente le labbra con un bacio prima di andarsene. Lo lasciò alle prese con Naevin, che aveva sollevato di peso sua sorella, con Eve, che a stento riusciva a reggersi in piedi dalle risate, e con Lily, che scalciava e pretendeva di ammazzare quanta più gente possibile.
Sospirò, rassegnato. «Va bene, ragazzi! È tardissimo. A nanna!»
Fuori dal locale, Hydra e Nypha li stavano aspettando: lui con un'espressione dubbiosa e l'altra con l'aria di chi aveva appena fatto la più colossale figura di merda della storia. Un'altra ragione per Eve di scoppiare a ridere.
Poco più avanti, da un vicoletto isolato, Diana spuntò fuori dal buio come se niente fosse. Anche da lì aveva potuto udire la voce starnazzante della corvina sbraitare con dei tizi a caso.
Killian perse almeno un battito e la rossa scoppiò nuovamente a ridere.
«Se non la pianti ti arriva una testata!» esclamò Lily.
Eve sghignazzò. «E perché? Mi sto divertendo!»



 

§



 

Dopo una ricca colazione offerta da Min e suo fratello, il gruppo guidato da Killian – solo formalmente, perché a conti fatti era Naevin a sapere dove andare e, per questo, era stato messo alla testa del carro che avevano noleggiato – si apprestava alla partenza.
La prima a salutare i due fratelli fu Eve, con una pacca sulla spalla ciascuno. Dopodiché salì sul carro, seguita a ruota da Nypha e Nimue. Rehagan fu il prossimo e andò a sedersi accanto alla cacciatrice di taglie senza accorgersi dell'occhiataccia ricevuta dal marinaio con la benda sull'occhio. Insomma, gli dava le spalle. Poteva mica rendersi conto di esserselo fatto nemico capitale?
Naevin si sistemò, come detto, alla testa del carro e rimase abbastanza sorpreso quando Diana gli si sedette vicino. Capì al volo: stare in mezzo alla marmaglia non le sarebbe affatto andato a genio.
Il mago dell'Aurora rivolse un cenno di saluto a Sasha, poi si avvicinò alla sorella di quest'ultimo. A lui Min piaceva, ma non in quel senso. Killian era convinto che nessuno sarebbe stato in grado di restare al suo fianco, nessuno. Lui, che si era visto scivolare tutto tra le dita, come avrebbe potuto amare ed essere amato come una qualsiasi persona?
Min riusciva a fargli dimenticare tutto; questo non poteva negarlo. Era sempre stato così.
«Buona fortuna» disse lei, guardandolo da sotto le ciglia scure.
Killian annuì e sorrise com'era solito fare. «Buona fortuna anche a te. Se dovessi decidere di tornare a Magnolia, ti offrirò una tazza di tè.»
«Preferisco il caffè.»
Lui rise. «E caffè sia!»
Nel carro, Lily ascoltava tutto per filo e per segno. L'improvvisa e illogica gelosia che l'aveva colpita quando aveva capito chi fosse la danzatrice era sparita, lasciando il posto a un vago senso di nervosismo. Quando vide Killian allontanarsi da lei e raggiungere il gruppo, Min le sorrise e alzò la mano in segno di saluto.
Lily non si mosse ma continuò a fissarla, impassibile.
Di fronte a lei, Eve le picchiettò la gamba con il dorso del piede. «Sembra simpatica.»
«Scommetto che mi odia» biascicò invece la corvina.
«Per averle rovinato la seratina romantica con tuo fratello... quanti anni fa, esattamente? Non mi pare il tipo da prendersela per queste cose» continuò a dire.
Lily non rispose e continuò a guardarla fino a che non decise di smetterla.
A quel punto, quando tutti furono a bordo, Naevin agguantò le redini e, una volta salutati nuovamente i due fratelli, partirono alla volta di Durandal.
Almeno hanno chi conosce la strada, pensò Min.
«Sei in pensiero per lui? Ci tieni molti, eh?»
Lei ridacchiò, umettandosi le labbra. «Non c'è alcuna relazione tra noi e mai ce ne sarà una. Però è un buon amico, un ottimo consigliere. Ci sa fare con le persone, anche se si ostina a voler starsene da solo.»
«Lo conosci bene.»
«Non direi. Non so nemmeno quanti anni abbia o dove sia nato» spiegò. Voleva conoscerlo meglio? Sì. Non ci dormiva la notte? No. Min era fatta così, per quanto fosse passionale a letto e nella danza, quando non era immersa nell'una o nell'altra cosa, diventava una statua di ghiaccio; illeggibile.
Anche per questo era particolarmente affascinante.
«Ma adesso basta parlare di questo, passiamo al lavoro. Tra qualche settimana dovrebbe arrivare un'artista di Fiore parecchio acclamata!» esclamò, entusiasta. «Vorrei contattarla. Dicono sia un'attrice e una cantante formidabile.»
«Vuoi collaborare con lei per qualche spettacolo?»
Lei annuì. «Magari. Saranno più soldi che Yvan Thorpe potrà utilizzare per la ricostruzione. Sono davvero contenta che sia tu a occuparti di queste cose, dato che ho sempre molto da fare qui in città.»
Sasha le sorrise genuinamente. «Figurati! Lo faccio perché ti voglio bene, sorella!»
«Sei sempre il solito ruffiano» disse, ridendo.
Dopodiché, decisero di tornarsene a casa. Quella zona non era molto trafficata a quell'ora della mattina. A Min piaceva passeggiare in solitudine.
Poi, all'improvviso, piantò i piedi a terra e il suo corpo fu scosso da tremiti. Sasha, accanto a lei, si voltò preoccupato. «Che hai? Min?!»
Gli occhi della danzatrice erano fissi nel vuoto, spalancati e brillavano di luce propria. Smise persino di respirare e a suo fratello venne un colpo quando attorno alle orbite cominciarono a diramarsi delle sottili venature biancastre.
Il tutto durò pochissimi secondi e Sasha fece appena in tempo ad afferrarla prima che cadesse.
«Stai bene? Cos'hai visto?»
Ancora un po' intontita, Min si prese la testa tra le mani e si prese alcuni secondi per tornare a respirare. Riuscì a stento a trattenere un conato di vomito.
Incurante delle continue domande del fratello, infilò la mano nella tasca della gonna ma non vi trovò niente. Dov'è? Dov'è?! «Sasha, dov'è la Lacrima che mi ha dato Killian?!»
Lui era ancora più confuso. «Che stai dicendo? Quale Lacrima? Perché?»
«Devo avvisarli!» gridò, fuori di sé.
Non l'aveva mai vista così disperata, nemmeno dopo la morte dei loro genitori. Cos'era successo? Cos'era accaduto nella sua visione? Cos'aveva visto? «Spiegami. Intanto torniamo a casa, forse l'hai lasciata lì.»
Ma Min scosse la testa. «No. Non possiamo andarci. La Lacrima era qui, nella mia tasca!»
Sembrava impazzita. Tutto ciò che diceva e che faceva non aveva il minimo senso, non sembrava più sua sorella. Lei sembrava...
Ho capito.
L'afferrò per braccia e la costrinse a fermarsi, a guardarlo negli occhi. Eccole, le lacrime che minacciavano di uscire. «Hai visto anche me in quella visione?»
Lei non riuscì a parlare, non riuscì a muovere un singolo muscolo.
. Lui c'era. . Da quando aveva visto, non riusciva più a guardare nella sua direzione. . Aveva paura. . Il cuore le faceva male. No. Non poteva crederci. Non lui. Non il suo fratellino.
Non colui che l'aveva sempre appoggiata, che aveva messo ko tutti i suoi fan troppo esaltati. Era sempre stato la sua ancora, l'unica certezza della sua vita.
E Sasha ebbe la conferma che stava aspettando quando Min, devastata, lasciò cadere quelle lacrime lungo le guance. Non gli restò che una cosa da fare. Senza darle il tempo di capire, tirò fuori il suo stiletto e glielo piantò nello stomaco.
La donna boccheggiò ed emise un flebile singhiozzo quando lui estrasse l'arma, permettendo al sangue di fluire più rapidamente. Si accasciò al suolo e con una mano provò a tamponare la ferita ma non ci riuscì.
Provava un dolore lancinante. Sentiva caldo e freddo insieme.
Alzò lo sguardo su Sasha – o colui che ne aveva preso il posto – ma non disse niente. Lui aveva già ripulito la lama dal sangue. «È veleno. Morirai nel giro di un'ora in un modo o nell'altro.»
Min singhiozzò. «S-Sasha...?»
Il sangue sgorgava, il dolore aumentava e il cuore di spezzava sempre di più.
«Non affliggerti. Tuo fratello è ancora qui» disse, monocorde. «Più o meno.»
La strada era deserta ma non lo sarebbe stata ancora a lungo. Sasha si assicurò che non ci fosse nessuno in vista, dopodiché rinfoderò lo stiletto e ricominciò a camminare verso casa.



 

«Entro pochi giorni ne arriveranno altri nove.»
















 



Mi sono impegnata e alla fine sono riuscita ad aggiornare prima di Natale.
Un capitolo bello ricco di informazioni e risate – spero sia stato divertente leggerlo almeno quanto lo è stato per me scriverlo ^^
 
Siamo arrivati a Tyrfing, gente!
Bella, no? C’erano parecchie cose che avrei voluto aggiungere ma se l’avessi fatto non avrei potuto pubblicare oggi – in questo momento sono pure a lavoro, quindi shh! – e, soprattutto, mi ci sarebbero volute altre cento pagine di Word e non mi sembrava il caso.
Ma non preoccupatevi, ho semplicemente posticipato.
 
Che ne pensate di Min? E di Sasha? La scena finale vi ha sorpresi? u.u
Cosa vi aspettate dai prossimi capitoli? Preferite il pandoro o il panettone?
 
Curiosità n.14 ► Origine del nome Damocles: “Damocle è un personaggio che appare in un aneddoto comunemente chiamato "la spada di Damocle", un'allusione al pericolo imminente e sempre presente affrontato da coloro che occupano posizioni di potere”. È da qui che ho preso ispirazione per il nome del regno e le città che ne fanno parte prendono il nome da spade famose.
 
Curiosità n.14 bis. ► Tyrfing: spada magica della mitologia norrena. Durandal: o Durlindana, è la spada di Orlando secondo il ciclo arturiano. Exca: da Excalibur, la più nota delle mitologiche spade celtiche di re Artù. Cortana: spada di Edoardo il Confessore re d’Inghilterra e che oggi fa parte dei gioielli della Corona del Regno Unito.
 
Grazie Wikipedia.
 
A questo punto non mi resta che farvi gli auguri. Buon Natale a tutti! ^^ e Buon 2023!
Spero possiate trascorrere in serenità questi ultimi giorni dell’anno, che abbiate tutti le ferie – io no T.T – e che quello nuovo non sia peggiore di quelli precedenti.
Alla prossima!
 
Rosy
 

 
 

 

  
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