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Autore: holls    23/12/2022    2 recensioni
Babbo Natale è passato e ha lasciato i suoi doni, ma non è riuscito a esaudire i desideri di tutti.
Sicuramente non quelli della piccola Emily, costretta a passare una giornata di festa con un macigno sul cuore.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: Questa storia fa parte di una romanzo più ampio che ancora non ha visto la luce, ma ci tenevo troppo a scrivere qualcosina su questi nuovi personaggi, per cui eccoveli serviti :)
Aggiungo inoltre, nel caso potesse essere non del tutto chiaro, che in questa shot non c'è alcuna malizia o situazioni al limite dell'illegalità (dal romanzo completo è abbastanza chiaro, ma essendo questa una shot senza contesto preferisco dirlo esplicitamente). Buona lettura! :)

I sogni smarriti di Babbo Natale

 

 

«Ehi, scriccioletta! Babbo Natale ha scelto bene?»

Lucy Talbott, nove anni in dirittura d’arrivo, abbandonò sotto l’albero il regalo che teneva tra le mani, poi abbracciò suo padre alla vita e strinse forte.

«Sì, era tutto bellissimo», rispose lei, dopodiché l’uomo le accarezzò la testa e le riportò i capelli dietro l’orecchio. La bambina chiuse gli occhi e si lasciò andare a un sorriso, poi alzò lo sguardo verso di lui, che ricambiò l’espressione. «Adoro il Natale, papi.»

«E faremo di tutto perché anche i prossimi siano belli come questo», la rassicurò lui, lasciandole un’altra carezza sulla testa. La bambina saltellò e lo fissò con i suoi occhietti vispi, quando una voce che la chiamava con insistenza li fece voltare entrambi. «Credo che Joe ti stia cercando, sai?»

La bambina sciolse l’abbraccio, e suo padre le scompigliò i capelli un’ultima volta.

«Arrivo!», esclamò lei, e in un attimo era già sparita nell’altra stanza, dal suo cuginetto.

Suo padre la guardò allontanarsi, poi tornò a fissare l’albero agghindato e il caminetto acceso, dove il suo sguardo si fermò. Seduta accanto, col mento poggiato sul palmo di una mano, Emily fissava il vuoto.

L’uomo fece qualche passo verso la bambina, che non si scompose nemmeno quando lui le si accovacciò davanti.

«Ehi, chicca», le sussurrò, «tutto bene?»

Emily alzò lo sguardo e gli sorrise per un attimo, dopodiché quel guizzo di felicità le morì in volto e tornò a fissare il pavimento. Lui allora si sedette accanto alla bambina e provò a lasciarle un buffetto sul naso, che non sortì alcun effetto, quindi ritentò e cercò di scrutare l’espressione sul suo viso, ma ancora senza successo.

«Sei un po’ piccola per essere così triste», le disse con fare scherzoso, ma Emily non reagì. «Che succede?»

Pensava che non avrebbe risposto, che sarebbe rimasta con quello sguardo mesto a seguire le fantasie del tappeto su cui entrambi erano seduti, ma invece, contro ogni previsione, Emily ruotò la testa e lo fissò.

«Odio Babbo Natale», affermò laconica.

«Oh», rispose lui con un pizzico di sorpresa. «E come mai?»

«Perché non è vero che ti porta quello che chiedi.»

«Mh», mugolò soltanto, come a volerci pensare un attimo. Dalla sala da pranzo si sentivano il resto degli adulti ridere e scherzare, con in sottofondo lo scalpiccio dei piedi di Lucy e John che giocavano a rincorrersi. «Che cosa gli avevi chiesto?»

Emily tornò a fissare il vuoto. Le sue sopracciglia si corrugarono e le le sue labbra si piegarono all’ingiù, tanto che l’uomo pensò di portarle una mano sulla schiena per consolarla. Non appena, però, la sua mano sfiorò la bambina, gli occhi di lei si ingrossarono e divennero lucidi.

«Ehi, Em…», le disse soltanto, ma in un attimo la bimba gli gettò le braccia al collo e strinse più forte che poteva. L’istinto lo portò a ricambiare il gesto e ad avvolgere quella tristezza che nessuno sembrava aver notato; allo stesso tempo, però, un sentimento ancestrale lo portò anche a buttare un occhio alla stanza dove sedevano tutti gli altri. Non stava facendo niente di sconveniente, ma sapeva che c’erano in ballo tanti, troppi equilibri che potevano  rompersi da un momento all’altro. Eppure, sentire la piccola Emily tra le sue braccia gli ricordò il giorno in cui era nata, il giorno in cui aveva avvolto quel fagottino e l’aveva cullato finché non aveva smesso di piangere. Ed era stato anche il giorno in cui…

«Em!», esclamò una voce.

La bambina si staccò repentina dall’uomo e si voltò di scatto verso l’ingresso della stanza, ma non c’era nessuno. Il suo respiro si affannò per un attimo, poi a poco a poco tornò normale. Guardò ancora l’uomo di fronte a lei, che fece in tempo ad asciugarle giusto qualche lacrima, prima che la bambina facesse per conto suo.

«Vai, qualcuno ti cerca», le disse solo.

Lei si alzò in piedi, ancora intenta a fermare le lacrime con il polsino del golf che indossava. Poi corse via da lui, e lo lasciò solo, a osservarla ancora una volta mentre gli scivolava tra le dita.

   
 
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