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Autore: Carme93    24/12/2022    4 recensioni
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Scozia, Gran Bretagna.
Ancora una volta la scuola inglese ospiterà uno dei più prestigiosi tornei della storia magica.
Scorpius Malfoy, Lily Potter e Hugo Weasley riusciranno a conquistare la gloria eterna e la vittoria per la loro Scuola?
Non vi resta che scoprirlo.
[Questa storia partecipa all'iniziativa "Torneo Tremaghi - Harry Potter Edition" indetta sulla pagina Facebook L'angolo di Madama Rosmerta].
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Attenti al drago

 
 
Campioni di Hogwarts: Scorpius Hyperion Malfoy (Serpeverde, VII anno, Prefetto), Lily Luna Potter (Grifondoro, V anno), Hugo Weasley (Grifondoro, V anno, Prefetto).
Prima prova: Vipero peruviano. “I vostri Campioni affronteranno questa Prima Prova in un’arena. L’obiettivo è quello di recuperare un cilindro di piombo che la Creatura porta attaccata a un collare alla gola. Naturalmente, per far ciò è necessario che la creatura sia priva di sensi”.
Campione che affronterà la prima prova: Scorpius Hyperion Malfoy.
 
 
 


24 novembre.
Scorpius Hyperion Malfoy non era mai stato un ragazzo particolarmente attento alle date, ma probabilmente quella l’avrebbe ricordata per tutta la vita.
La nuova edizione del Torneo Tremaghi era iniziata. Ufficialmente.
Il giovane Serpeverde quel giorno avrebbe rappresentato Hogwarts e la tensione, aumentata gradualmente in quei giorni, ormai era al culmine.
La tenda in cui si trovava in quel momento era stata allestita per i nove Campioni – tre per ogni Scuola ˗ e, nonostante fosse particolarmente affollata tra professori, Campioni e giornalisti, era terribilmente silenziosa; infatti dall’esterno provenivano i versi delle creature toccate in sorta a ogni studente in gara.  
Scorpius si rigirò nervosamente tra le mani il suo modellino, un vipero peruviano. Presto l’avrebbe affrontato la versione in carne e ossa. E se vogliamo artigli, corna e zanne.   
Lily si era quasi offesa, perché a quanto pare l’avrebbe trovato divertente sostenere lei quella prova, ma il Serpeverde – sotto minaccia di Albus Potter – si era rifiutato di fare cambio con lei: avevano sorteggiato l’ordine in cui avrebbero affrontato le tre prove, lui era stato il primo e non sarebbe cambiato nulla.
Ora, però, anche se non l’avrebbe mai ammesso, cominciava a spaventarsi un po’. Adorava le creature magiche e, nonostante suo padre sognasse per lui una magnifica carriera al Ministero della Magia, lui non desiderava altro che diventare un magizoologo e curare gli animali (un po’ come i veterinari babbani). Hagrid, l’anziano guardiacaccia di Hogwarts, adorava i draghi e le creature più pericolose e Scorpius amava farsi coinvolgere nelle sue attività, ma in quel momento non sembrava per nulla divertente.  
«Paura, Scorpius?».
Strinse il lembo della tenda resistendo alla tentazione di sbirciare fuori all’ennesimo boato proveniente dall’arena e ignorò il tono falsamente provocatorio di Lily Potter. Ormai la conosceva abbastanza per comprendere che, dietro la sua sfacciataggine da io sono una Grifondoro-fantastica-e-pure-una-Potter, si celava una sincera preoccupazione.
«No, che non ne ha» sbottò un’altra voce ben nota.
Scorpius si voltò di scatto e sorrise. «Sei venuta a salutarmi per l’ultima volta?».
Hugo lo fissò preoccupato, Lily alzò gli occhi al cielo borbottando qualcosa sulla melodrammaticità dei maschi, ma il Serpeverde aveva occhi solo per la ragazza che si era intrufolata dentro la tenda.
«No, perché ancora non ho perdonato nessuno di voi tre per avermi rubato il posto…».
«Almeno un bacio portafortuna» chiese Scorpius avvicinandosi a lei.
Rose Weasley lo fissò quasi arrabbiata, poi sbuffò e gli scoccò un bacio veloce sulla guancia.
«Ehi, potrei morire tra pochi minuti!».
«Non ti ho ancora perdonato, accontentanti».
Fu il turno di Scorpius di alzare gli occhi al cielo.
«Non vi conviene» intervenne Lily, vedendo Scorpius insistere per il bacio. «C’è quella vecchiaccia della Skeeter».
«Ha le cataratte» borbottò Rose.
Ma Scorpius pensava che cataratte o meno quella fosse ancora un’arpia e se il giorno dopo una foto di loro due che si baciavano fosse apparsa su La gazzetta del profeta, allora un drago sarebbe stato di gran lunga meno spaventoso di Ron Weasley e Draco Malfoy.  
«Signorina Weasley, esca da qui» sibilò la professoressa McGranitt, preside della Scuola, avvicinandosi. Rose non se lo fece ripetere due volte, anche perché fino a qualche ora prima era incorsa nell’ira della donna per incantato delle ragazze di Serpeverde ree di aver chiesto a Scorpius di invitarle al Ballo del Ceppo, che tra l’altro non si sarebbe tenuto prima di un mese. «Signor Malfoy, è ora»
Tra la conclusione della prova di un Campione e l’ingresso del successivo nell’arena, trascorrevano solitamente una decina di minuti.
Scorpius sospirò e prese un bel respiro, poi passò il modellino di drago a Lily.
«Buona fortuna, signor Malfoy».
Il ragazzo ringraziò la Preside e accolse con piacere l’abbraccio di Lily e di Hugo. Erano uno strano trio, ma avrebbero affrontato insieme quell’avventura.
Senza indugiare oltre, scostò un lembo della tenda e raggiunse l’arena.
Per un attimo rimase a bocca aperta e quasi si convinse di essersi materializzato lontano dalla Scuola: era sulle Ande. Non ci era mai stato di persona, ma aveva osservato diverse immagini sui libri dedicati all’habitat del vipero peruviano, uno dei più piccoli draghi conosciuti.
Il giovane Serpeverde compì qualche passo sul terriccio, chiedendosi dove fosse la creatura. Non c’erano alberi ma alcuni picchi – naturalmente di dimensioni ridotte rispetto agli originali ˗ verdi, altri addirittura nevosi e tutto il lato destro era caratterizzato da rocce e in fondo da quelle che, almeno apparentemente, sembravano delle rovine.
Un improvviso ruggito raggelò Scorpius sul posto. Il drago si palesò su uno dei picchi più lontani e innevati. Aveva le tipiche scaglie lisce e di color rame con strisce nere sulle creste. Purtroppo tra le sue doti vi era la rapidità nel volo e lo dimostrò subito slanciandosi verso il ragazzo.
Instintivamente Scorpius corse verso la zona rocciosa, cercando di nascondersi il più possibile e soprattutto evitare per un pelo una fiammata. Il drago sbuffò probabilmente dispiaciuto di aver perso la propria preda. Scorpius si rammaricò per lui, ma non aveva alcuna intenzione di essere il piatto forte di un barbecue improvvisato. Si spostò silenziosamente tra le rocce, tra le quali la creatura non lo seguì in un primo momento; nel frattempo tentò di concentrarsi: qual era il suo scopo? Prendere cilindro di piombo appeso al collo dell’amabile drago.  
«Signor drago, non è che…» borbottò Scorpius, domandandosi se sarebbe stato sufficiente essere gentili.  Una nuova fiammata arroventò l’aria e lo zittì. Decisamente nemmeno Tosca Tassorosso avrebbe tentato quella strada. Il Serpeverde cambiò ancora nascondiglio, avvicinandosi alla zona con le rovine, cercando di riflettere sulle informazioni che ricordava su quella specie di drago: mangiavano A mucche, capre e soprattutto umani.  
Il drago si avvicinò ancor di più al Campione, che scivolò a causa di un forte tremore che scosse tutta l’arena. A quanto pare aveva stabilito che quelle rocce non sarebbero state un ostacolo per lui e potevano essere schiacciate facilmente.  
Pensa Scorpius, pensa.
La creatura era sempre più vicina. Scorpius ne sentiva il forte odore pregnante.
«Feraverto» d’istinto trasformò una roccia in una capretta, che cominciò a scappare, ma sfortunatamente il drago l’adocchiò immediatamente e si gettò su di lei.
A quel punto il Serpeverde si avviò verso le rovine, ma prima trasformò un’altra roccia, stavolta in una mucca. Ripeté l’operazione più volte. Gli apparve quasi una danza macabra: mucche, pecore e capre correvano e il drago senza fatica se le ingoiava.
Il Campione nel mentre tentava di stabilire un piano concreto, consapevole che la soluzione migliore sarebbe stato addormentarlo, in modo da agire indisturbato. Ma come? Il professore Mcmillan sicuramente conservava una scorta di Pozione Soporifera sufficiente allo scopo.  
Scorpius individuò uno spiazzo verde e stabilì che sarebbe stato il luogo adatto per attirare il suo avversario. Allora uscì allo scoperto, dopo essersi assicurato che il drago fosse abbastanza lontano, e trasfigurò una grossa pietra in un succulento montone che avrebbe distratto il drago si distrasse abbastanza, cosicché lui potesse raggiungere le rovine più vicine al punto prescelto. Aveva pochi secondi, perché il povero montone non era riuscito ad andare molto lontano. Vagamente percepiva il pubblico che ridacchiava o strillava alla vista del divoratore senza pietà… che poi era un povero drago, aveva pure ragione ad avere fame.
«Accio Pozione Soporifera di Mcmillan».
Roarrr
Il ruggito del drago fece sobbalzare Scorpius che si appiattì dietro una specie di antico muro. Non poteva agire di impulso. Doveva prima arrivare la pozione, poi avrebbe trasfigurato una roccia in qualcosa di buono. Non poteva farlo prima. Perché il drago già lo stava cercando e avrebbe rischiato di attirare la sua attenzione in anticipo. 
Sentiva i pesanti passi del lucertolone sopraggiungere.  
Sentì un fischio e lo percepì anche il drago, per un attimo Scorpius si sollevò e scoprì la propria posizione, ma aveva necessità di prendere al volo la cassettina tintinnante.
Il drago distrusse un po’ di rocce, probabilmente per essere più veloce. O l’avevano lasciato digiuno – Merlino benedetto –, o gli umani mancavano da troppo tempo nel suo menù o aveva lo stomaco senza fondo come Rose. Scorpius non sapeva quale delle tre opzioni temesse di più.
Aveva pochissimi secondi ormai. Tramutò una roccia poco distante in una mucca dalle dimensioni extralarge – altro che primo premio alle fiere di campagna –, la pietrificò e uscì allo scoperto per versare su di essa la pozione.
Stappò la prima fialetta tremante, sia per la tensione sia perché percepiva la creatura alle sue spalle.  In quel modo non avrebbe fatto in tempo. Il pubblico che gridò. Nel panico il Campione lanciò la cassetta in aria e gridò: «Oppugno». Le bocce andarono in mille pezzi e i frammenti di vetro caddero sull’animale insieme al loro contenuto.
Appena in tempo Scorpius si gettò di lato evitando per un soffio l’ennesima fiammata. Impiegò pochi secondi per comprendere che il drago puntava su di lui e non sulla mucca. Allora si rialzò a fatica e corse verso il l’animale fino a superarlo. Il drago però non sembrava volersi più distogliere l’attenzione dalla preda migliore.
Scorpius allora si fermò e puntò la bacchetta sulla sua esca mancata e con un incantesimo non verbale la fece levitare verso la bocca del drago, che si bloccò probabilmente sorpreso.
«E mangiatelo» sibilò il ragazzo dondolandogli la mucca davanti agli occhi.
Alla fine il drago decise di eliminare l’ostacolo e lo inghiottì in un boccone.
«Evvai».
Il sollievo di Scorpius durò poco, perché subito dopo il drago cominciò a inseguirlo: il ragazzo in principiò corse lungo il prato, ma la creatura era più veloce; allora si spostò tra le rocce ma qui ebbe notevole difficoltà e più scivolò, mentre il vipero peruviano si limitava a volare o a frantumare le rocce. In modo o nell’altro a Scorpius non sembrava di avere alcuna via di scampo. Inoltre, la stanchezza e la paura iniziavano ad avere il sopravvento.
Fortunatamente, con uno schianto tremendo. il drago piombò addormentato tra alcune rocce.
Scorpius prese un respiro e, dopo qualche secondo, assicurandosi che la creatura stesse realmente dormendo, si avvicinò al drago e cercò di sfilargli il collare con il cilindro di piombo appeso.  Alla fine, spazientito, esclamò «Recido» e quello cadde docilmente tra le sue mani.
Il pubblico scoppiò in un sonoro applauso ˗ Scorpius si sentì come se avesse vissuto in un mondo ovattato fino a quel momento e adesso sentisse di nuovo – e il ragazzo fu circondato dai guardiani dei draghi, che gli indicarono la tenda del pronto soccorso.
Qui lo raggiunsero Lily e Hugo entusiasti, pronti a congratularsi con lui.  
La prima prova era andata.
 
 

 

 
   
 
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