Anime & Manga > Demon Slayer/Kimetsu no Yaiba
Ricorda la storia  |      
Autore: Princess Kurenai    25/12/2022    0 recensioni
Akaren Week 2022 | Day 5 - Soulmates
Alle volte Akaza pensava che chiunque avesse creato quel mondo avesse uno strano senso dell'umorismo o che, più probabilmente, fosse una testa di cazzo che amava vedere gli altri impazzire.
Perché non c'erano altre spiegazioni al fatto che una persona dovesse mettersi a cercare la propria anima gemella e che, come se gli Dei fossero stati ubriachi, esistessero un bilione di 'tipi' di anime gemelle.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Hakuji/Akaza, Kyoujurou Rengoku
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'AkaRen Week 2022'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Akaza e Hakuji sono gemelli.
Si tratta di una soulmate!au con tutti i tipi di soulmates perché non sapevo sceglierne uno ahaha




Alle volte Akaza pensava che chiunque avesse creato quel mondo avesse uno strano senso dell'umorismo o che, più probabilmente, fosse una testa di cazzo che amava vedere gli altri impazzire.

Perché non c'erano altre spiegazioni al fatto che una persona dovesse mettersi a cercare la propria anima gemella e che, come se gli Dei fossero stati ubriachi, esistessero un bilione di 'tipi' di anime gemelle.

Suo fratello, ad esempio, era stato affetto da quella che era definita Colorblind Mate . Non era stato in grado di vedere nessun colore fino all'età di undici anni - una seccatura -, ovvero fino a quando non si erano trasferiti nel distretto di Minato dove aveva conosciuto Koyuki, la figlia dei vicini.

A quel punto Hakuji aveva iniziato a vedere tutti i colori, così come Koyuki, segno che le loro anime si erano incontrate.

Le loro famiglie erano state deliziate dalla scoperta e i due erano diventati inseparabili.

Era bellissimo, sì… ma lui invece che cosa aveva ottenuto? Anche se erano gemelli, ad Akaza non era spettata la tipologia del Colorblind Mate . Lui ne aveva una totalmente diversa.

Una frase. La prima che la sua anima gemella gli avrebbe rivolto. Una frase del cazzo che non aveva nessun cazzo di senso!

"Spero di non essere io il coglione!"

Che cosa significava poi? Che aveva insultato la sua anima gemella!?

Non poteva avere una bussola o qualcosa del genere che gli avrebbe indicato la direzione? O un nome? O qualsiasi altra cosa?

No. Akaza doveva avere il First Sentence Mate ... ed era certo al mille per cento che la frase sull'avambraccio della sua anima gemella sarebbe stata un'imprecazione, visto che alle volte lui non era in grado di collegare la lingua al cervello.

La cosa peggiore - e che rendeva gli Dei dei sadici bastardi - era quel continuo senso di incompletezza che perseguitava chi non riusciva a trovare la propria anima gemella.

Una persona poteva innamorarsi di qualcuno anche senza trovare l'anima gemella, poteva anche sposarsi ed essere felice, ma il senso di incompletezza sarebbe rimasto fino al fatidico incontro... e Akaza odiava quella sensazione, perché era certo di non aver bisogno di un'anima gemella.

La sua vita gli piaceva così com'era. Aveva ventidue anni, si era appena trasferito nel suo nuovo appartamento, e aveva iniziato il suo tirocinio presso l'infermeria della prestigiosa Kimetsu Academy. Stava vivendo esattamente come voleva e, nonostante il senso di incompletezza, Akaza era felice della sua cazzo di vita .

E lo era per davvero… anche se stava lanciando delle occhiatacce assassine a quello che doveva essere un professore particolarmente rumoroso e che era arrivato a scuola insieme a quelle che sembravano essere le sue tre fidanzate . Anche solo quella frase era strana - tre fidanzate ! - ma il fatto che sembrassero condividere tutti e quattro lo stesso legame… beh: quello era ancora più assurdo.

Non era una cosa rara, i possessori del Mark Mate erano quelli che in genere potevano trovare più di un'anima gemella e quella ne era la prova… e per Akaza non serviva altro per avere la conferma che gli Dei fossero degli idioti.

A chi troppo e a chi niente , pensò dandosi però dello stupido aver anche solo elaborato quel pensiero. 

Decise di concentrarsi sul suo lavoro e di seguire la donna, Tamayo, che sarebbe stata la sua mentore durante il tirocinio.

Era una donna distinta ed elegante, seria e anche piacevole da ascoltare, ed Akaza era certo che si sarebbe trovato bene con lei in quella scuola. Inizialmente non si era sentito tanto convinto riguardo il tirocinio scolastico - avrebbe preferito un ospedale come suo fratello -, ma alla fine dovette ammettere che non era poi così male stare lì.

Sin dal primo mattino infatti si presentarono dei ragazzini, forse desiderosi di saltare le prime ore di lezione, ed Akaza si divertì non poco nel terrorizzarli con minacce di punture dolorose per guarire i loro fantasiosi sintomi.

Le successive due ore erano trascorse tranquille, con Tamayo che gli aveva mostrato l'infermeria scolastica e dove erano contenuti i vari presidi medici per poi fargli fare un tour dell'istituto prima di andare a pranzo.

Fu proprio durante quel giro che lo sguardo di Akaza venne attratto da una folta chioma bionda che brillava sotto il sole che accarezzava il giardino della Kimetsu Academy.

Era un professore che stava tenendo una lezione all'aperto e tutti i suoi alunni, seduti sul prato, sembravano pendere dalle sue labbra mentre l'uomo, con trasporto, stava spiegando chissà cosa.

Gesticolava, con le maniche della camicia arrotolate sulle braccia ed un'espressione divertita e luminosa in viso.  Era troppo lontano per sentirne la voce, la Akaza la immaginò subito calda e piena di energia. Gli aveva dato subito l’idea di uno che amava per davvero il proprio lavoro.

«Lui è il Professor Rengoku Kyojuro. Insegna storia nell'istituto,» gli disse Tamayo, notando forse il suo sguardo, perso ma interessato.

«Uh? E sta facendo una lezione all'aperto?» chiese, faticando a distogliere lo sguardo dal professore.

Tamayo accennò un sorriso.

«I suoi metodi di insegnamento possono essere un po' particolari, ma funzionano: nessuno ha brutti voti nella sua materia,» disse e Akaza non poté non crederle sulla parola. Era chiaro che gli alunni fossero tutti interessati, e lui stesso si sarebbe volentieri seduto lì ad ascoltarlo.

Non capiva perché, ma si era subito sentito attratto da lui.

Forse, si disse, era stata la frustrazione che aveva accumulato quella mattina nel vedere il professore con le tre anime gemelle ad avergli fatto andare in crisi il cervello e gli ormoni. Al punto da provare attrazione verso la prima persona affascinante e interessante sulla quale posava lo sguardo.

Come ragionamento aveva senso e sfortunatamente non gli impedì di irrigidendosi quando il professore, nel sentirsi osservato, si voltò verso di loro. Li guardò per un momento, quasi confuso, poi il professore sorrise e li salutò con una mano.

Tamayo rispose con un inchino del capo e Akaza… non riuscì a fare niente. Come un perfetto idiota.

Il professore lo guardò ancora per un momento, forse chiedendosi chi fosse - era il suo primo giorno lì, era ovvio che non lo conoscesse -, ma alla fine riprese la sua lezione ed Akaza si costrinse a seguire Tamayo senza però riuscire a dimenticare quel sorriso.

Forse durante il pranzo sarebbe riuscito ad avvicinarsi a lui e a presentarsi… ma, ovviamente, non ci riuscì.

Perché il destino aveva deciso di mettersi contro di lui visto che in infermeria si presentò un ragazzino che aveva avuto una reazione allergica durante la lezione di chimica. Non era niente di grave, per fortuna, ma quando Akaza riuscì a fare la sua pausa pranzo le lezioni erano già iniziate e con quelle aveva perso la sua prima occasione di interagire con il professore.

Non si era perso d'animo - sapeva essere parecchio testardo quando voleva -, ma dopo tre intere settimane senza neanche riuscire a presentarsi, Akaza iniziò a sentirsi vagamente frustrato oltre che abbattuto.

Era come se tutto il mondo fosse contro di lui. Voleva solo conoscere il professore e magari frequentarlo se fosse stato possibile… non voleva mica sposarlo e mettere su famiglia da un giorno all'altro! Quindi perché non riusciva a parlargli?!

Oppure… era colpa di Rengoku? Magari aveva uno di quei tipi di anima gemella che allontanava le persone interessate a lui? Esisteva per davvero? Non poteva escluderlo, gli Dei erano così sadici da aver anche dato un'anima gemella a Douma - uno dei suoi amici, ma si sarebbe morso entrambe le mani prima di definirlo il suo migliore amico -, quindi non poteva neanche dire che non esistesse una tipologia come quella.

Sbuffò e sbatté la fronte contro la scrivania dell'infermeria.

«Che coglione…»

«Spero di non essere io il coglione!» una risata riempì la stanza e Akaza, spiazzato da quelle parole, alzò di scatto la testa incrociando gli occhi color oro di Rengoku.

Aprì bocca per rispondere, ma non riuscì a dire nulla. Rimase semplicemente incantato a guardare il viso sorridente del professore e a chiedersi: "Ha davvero detto quelle parole?"

Lo aveva sentito bene. Gli aveva appena rivolto la stessa frase che Akaza aveva tatuato sul braccio.

Era la prima frase che gli era stata rivolta.

«Non volevo disturbarti, Soyama-kun,» riprese Kyojuro. «Volevo solo avvisarti che domani farò una battaglia con i miei alunni, una sorta di rievocazione storica didattica. E alle volte alcuni studenti ci mettono un po' troppa enfasi… quindi prepara del ghiaccio!»

Akaza, ancora troppo sconvolto per riuscire a collegare la lingua al cervello, mosse il capo affermativamente. Anche se conosceva a memoria quelle parole sentiva l'istinto di tirarsi su le maniche del camice per rileggerle e assicurarsi che fossero davvero quelle.

Occhieggiò però l'avambraccio del professore e notò anche lì un tatuaggio ma non riuscì a distinguere quali parole ci fossero scritte e se fosse effettivamente una frase… era la prima frase che Akaza gli avrebbe rivolto? Cosa poteva dirgli?

«Ora ti lascio lavorare, ma… se ti va oggi ho un'ora buca dopo pranzo. Possiamo mangiare insieme… sempre se ti va! Sono settimane che cerco di conoscere il famoso 'demone dell'infermeria' che terrorizza gli studenti che vogliono saltare le lezioni!»

Akaza sentì il viso andargli in fiamme e, come se avesse perso la lingua, annuì ancora osservando poi attonito Rengoku andare via… lasciandolo con la certezza di essersi comportato come un vero e proprio coglione.

Perché non aveva detto niente?

Poteva essere un caso , poteva non essere Rengoku la sua anima gemella e aver detto quella frase per puro caso … ma quante possibilità c'erano?

Si portò le mani ai capelli imprecando. Se fosse stato per davvero Kyojuro non poteva permettersi di dire una frase idiota. Non voleva che nel braccio della sua anima gemella ci fosse una cazzata!

Doveva farsi venire in mente qualcosa di intelligente, ma cosa?

Afferrò il cellulare ed avviò la chiamata con suo fratello che rispose al quinto squillo con voce assonnata ed irritata, cosa che fece ricordare ad Akaza che doveva aver fatto il turno notturno di tirocinio.

«Che vuoi?»

«Hakuji! Credo di aver trovato la mia anima gemella!» esclamò, sperando che suo fratello potesse dargli un consiglio.

«Buon per te, 'kaza…» mugugnò l'altro.

«Devi darmi una mano! Devo dirgli qualcosa di intelligente!»

Si sentirono dei rumori di lenzuola che venivano mosse.

«Non hai detto niente? Come fai a sapere che è la tua anima gemella?»

«Non sono riuscito a dire nulla, mi ha rivolto lui la parola per primo. Ma ha detto la mia frase!»

«Presentati e basta,» sospirò Hakuji.

«Non è una cosa intelligente!»

«È quella più normale da dire però, e sapresti al cento per cento che è la tua anima gemella.»

Aveva senso, ma c'era una falla in quel piano.

«Se Kyojuro dovesse avere il mio nome tatuato, allora saprebbe già che sono io la sua anima gemella!»

«… è il professore del quale ti sei invaghito?»

«È lui! Kyojuro Rengoku!»

«Allora cerca di non fare cazzate,» sbadigliò Hakuji. «Fammi sapere come va appena finisci di lavorare…»

E ancor prima di poter ribattere, Akaza sentì la comunicazione interrompersi.

Insultò mentalmente suo fratello e nella rubrica iniziò a cercare il nome di Douma. Non che desiderasse proprio il suo aiuto, ma… aveva poche frecce al suo arco e Douma era sfortunatamente bravo con le parole.

Al contrario di Hakuji, Douma rispose al primo squillo.

«Akaza~» cinguettò allegro l'altro facendo subito desiderare ad Akaza di riattaccare.

«Ho sbagliato numero,» ribatté infatti.

«Cattivo! È così che si tratta il tuo migliore amico? Mi ferisci~»

Akaza sospirò ma ormai era in ballo e doveva ballare.

«Ho bisogno di qualcosa di interessante e intelligente da dire ad una persona,» disse senza però dare altre informazioni.

«Perché? Hai finalmente deciso di corteggiare il sexy professore di storia sul quale sbavi da tre settimane?»

«E anche se fosse?» sbottò.

«Faccio il tifo per te!»

La chiamata stava già durando troppo a lungo per i suoi gusti e la sua pazienza aveva un limite troppo basso quando si parlava di Douma.

«Quindi, qualche idea?» tentò di tagliare corto.

«Digli che quella camicia strettissima che porta starebbe bene sul pavimento della tua camera.»

«Non sto cercando di portarmelo a letto!»

" Non subito almeno ," aggiunse mentalmente. Perché aveva ovviamente già fantasticato sul professore e su quanto quella camicia fosse illegale sotto molti aspetti.

«Se vuoi corteggiarlo il fine è quello, no?»

«Senti Douma, lasciamo perdere. Ci sentiamo,» e senza permettere all'altro di rispondere chiuse subito la chiamata.

La frustrazione era cresciuta e Douma era servito solamente a farlo irritare. Quindi cercò il numero dell'unica persona che avrebbe dovuto chiamare sin dall'inizio… ed era stato davvero sciocco da parte sua non pensarci subito.

«Akaza-kun?» la voce preoccupata di Koyuki gli accarezzò l'orecchio dopo qualche squillo. «Va tutto bene?»

Era effettivamente un orario strano per una chiamata, visto che era solito sentirla nel tardo pomeriggio.

«Douma è un idiota e il tuo ragazzo è un insensibile. Non ti merita,» borbottò, facendo ridere la ragazza.

« Il turno di Hakuji-kun è stato parecchio pesantemente, » gli spiegò.

«Non ti merita!», ripeté con una piccola risata, il solo parlare con la ragazza lo faceva subito sentire bene. «Koyuki ho trovato la mia anima gemella!»

Koyuki emise un verso sorpreso.

«Chi è? Come è?» gli chiese subito interessata ed Akaza non poté fare a meno di raccontarle tutto quello che era successo in quell'ultimo quarto d'ora.

La ragazza lo ascoltò paziente, commentando solo di tanto in tanto prima di cercare di aiutarlo.

«Potresti usare una citazione storica, visto che è l'insegnante di storia.»

«Ottima idea!» esclamò Akaza. «Potrebbe essere stato questo a farlo diventare un professore! Te ne rendi conto? Potrei essere stato io!»

«Sarebbe adorabile!» rispose estasiata Koyuki.

Rimasero al telefono cercando insieme una frase ad effetto che non fosse eccessivamente lunga e che fosse anche facile da ricordare, e solo quando Akaza sentì la campanella che segnava l'inizio dell'ora di pranzo si costrinse a chiudere la chiamata, ringraziando Koyuki per l'aiuto e promettendole di raccontarle tutto appena uscito da lavoro.

Si tolse il camice, afferrò il bento che si era preparato, ed uscì dall'infermeria salutando Tamayo che stava rientrando nel suo ufficio dopo la mattinata trascorsa a fare lezione di primo soccorso ai ragazzini del primo anno.

Raggiunse la mensa ripetendosi mentalmente la frase scelta con Koyuki, tentando di dare alla sua voce mentale un tono di nonchalance per stupire il professore.

Tuttavia quando incrociò lo sguardo di Rengoku, in piedi da solo vicino alla porta che dava sul giardino, Akaza sentì il suo cervello esplodere.

Si avvicinò trattenendo quasi il respiro. Avrebbe detto bene quella frase? L'avrebbe ricordata tutta? E perché il professore doveva avere quella maledetta camicia con i bottoni che rischiavano di saltare via ad ogni singolo movimento?

Iniziò a sentirsi confuso e nella sua mente si fece avanti la voce allegra di Douma che cercò di scacciare via con una smorfia.

«Va tutto bene, Soyama-kun?» gli chiese Rengoku, forse notando il suo disappunto.

Aprì bocca per rispondere… ma non ricordava più cosa doveva dirgli. Kyojuro lo guardava con quei suoi grandi occhi color oro, le labbra piegate in un sorriso e Akaza si sentiva sul punto di impazzire.

«Sei tu la mia anima gemella?» sbottò dandosi subito dello stupido per non essersi trattenuto. «Cazzo! Non dovevo dire questo!» imprecò, e Rengoku, dopo un momento di stupore, scoppiò a ridere - ma le sue guance erano deliziosamente arrossate.

«Questo spiegherebbe perché volevo parlarti sin da quando ti ho visto tre settimane fa,» ammise, allungando il braccio per mostrargli la frase che vi era tatuata.

L'inchiostro nero riportava la scritta chiara e comprensibile: "Sei tu la mia anima gemella?"

Akaza tese a sua volta il braccio mostrando il suo: " Spero di non essere io il coglione!"

Era per davvero la sua anima gemella e si sentiva per davvero… completo . Per la prima volta nella sua vita Akaza non sentiva più quella sensazione di incompletezza né l'istinto di spaccare la faccia a tutti quelli che sbandieravano il loro aver trovato la propria anima gemella.

«Mi dispiace averti detto una frase simile!» esclamò Kyojuro e Akaza scosse la testa, sorridendogli.

«Almeno so che non sei tu il coglione tra noi due!»

Un'altra risata scosse il professore e Akaza si unì a lui, desideroso di conoscere il più possibile riguardo Kyojuro e la sua vita… e per la prima volta si ritrovò a ringraziare gli Dei, per aver fatto in modo che quell’uomo stupendo fosse proprio la sua anima gemella.

 






Fanart ispirata a quello che hoscritto

----

  Twitter
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Demon Slayer/Kimetsu no Yaiba / Vai alla pagina dell'autore: Princess Kurenai