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Autore: Lady Moon    01/01/2023    1 recensioni
Riflessione, pensiero personale sul sentimento di angoscia che m'accompagna da una vita.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei esprimere chiari versi sull'angoscia heideggeriana, sulla nausea macchiata di esistenzialismo, o altresě sullo spleen di Baudelaire.
Ma č drammaticamente avvilente giá il solo abbracciare la consapevolezza di questa realtá, mi prenderň quindi del tempo, mi sono presa del tempo, per ponderare su come argomentare (o scrivere, che dir si voglia).
Anzitutto, io credo nell'alienazione dello Spirito; noi siamo anime diverse con lo stesso contenuto di potenziale. Che poi alcune riescano a raggiungere il proprio dŕimon e altre no, o che altre lo facciano solo in rare occasioni e soprattutto nelle modalitá piů diverse, č abbastanza inequivocabile. Io ho una capacitá che tu non hai sviluppato. E tu, anima (o spirito) diversa, ne hai un'altra.
Mettersi a discutere su quale delle due capacitá sia la piů valida č poco saggio e inutile, perché sono entrambe qualitá contenute nella nostra stessa radice di esseri umani. Che poi io nasca girasole e tu germogli margherita, č solo un futile dettaglio.
Fatta questa breve ma doverosa premessa, passo a descrivere il sentimento di angoscia. Ciň che provo č inspiegabilmente proprio dovuto a queste diversitá che ci caratterizzano.
Č come se la mia anima si svegliasse da un sogno troppo lungo, durato forse nella sua concezione di tempo almeno 100 anni e mi sussurrasse all'orecchio, flebile e sbigottita, “tu non sei cosě, tu non sei come loro” E io chi sono, tu chi sei? Perché percepire questo? Sono i quesiti che piů mi deprimono, che mi spediscono velocemente nel limbo dantesco a cui cerco di sfuggire quotidianamente. Il distacco diviene vivo, tangibile nel petto, tagliente come una doppia lama. Sono le parole chiavi: distacco, alienazione - accennato pocanzi. - Io divento, io sono, e sapevo giá di essere alienata, dunque non simile, non conosciuta, bensě estranea agli altri, impalpabile. Diventa, di conseguenza, un manto la signora solitudine, che si poggia sulle mie spalle. E sarebbe saggio definire il tutto come una possibilitá, un'occasione per re-identificarmi come essere unico, ma č nella concezione piů nostalgica e malinconica che invece si sviluppa questo senso. La solitudine stessa mi rende estranea. Č la risposta all'angoscia, una risposta che non risolve, perň, alcun problema. Io credo di essere sola eppure non lo sono davvero, perché tutti lo sono certamente. Tutti hanno le loro ragioni, le loro posizioni, le loro prospettive. Ogni spirito ha, in veritá, la sua casa.
L'angoscia, quindi, subentra quando la pace di tutti i sensi svanisce, quando l'essere s'impregna di nostalgia, incomprensione.
Č risolvibile? Potrebbe cioč non tornare piů? Mi sono domandata, vi domandate a questo punto (oso supponere) e nella sinceritá del mio cuore io vi rispondo che la mia conclusione č che non lo sará finché avremo la fortuna e la capacitŕ di sfiorare l'abisso della nostra mente. (Altro potenziale, altro dettaglio distintivo, non č garantito per tutti) Praticando la nobile arte dell'accettazione, allevieremo inconfutabilmente lo sconforto piů totale.
Ma soprattutto: seguiamo il nostro demone e potremo toccare le stelle.
Come seguirlo? Perché seguirlo a priori? Questo č un altro capitolo, ma vi assicuro, come proferirono gli antichi greci, che č l'unico a salvarci, a scoprire la nostra essenza.
Intanto, mi basta divulgare il mio pensiero per liberarmi, e spero di slegare anche voi un poco, dalla presa di questa mia profonda veritá.

   
 
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