08/01/2023
2 recensioniNote; Ship: Omigiri / Rating: verde/ 700 parole/ Canzone consigliata durante l'ascolto: Voilà, Barbara Pravi
Umeboshi
Inaugurazione sobria di un locale a cui mancano ancora pezzi fondamentali - le vettovaglie -, ma a cui non manca la passione, che vibra negli arredamenti spartani - quelli di seconda mano -, nella pulizia maniacale, nei pavimenti lucidi.
Pur essendo un lavoro di gioventù, Onigiri Miya trasuda già dell’esperienza, della voglia di fare. Stipati al suo interno, la massa ingestibile di giocatori della prima divisione Giapponese; un banco di prova dalla difficoltà inaudita.
Osamu riesce a stento a nascondere il cipiglio di preoccupazione, Atsumu da contraltare lo rassicura in modo chiassoso, chiamando Bokuto ad elogiarlo, aiutandolo come può - leggasi: rovinando le preparazioni -, per scacciare il peso dal petto - congiunto.
Sakusa si chiede che cosa ci faccia lui, in quel posto. Girovaga per il locale affollato, si avvicina alla cucina - già chiusa per il turno ormai finito. Sa di non dover percorrere col dito le superfici; la cura è già tessuto vivente del locale - appena nato, dal battito feroce.
“Non lo capisci, vero.”
“Invece capisco.”
“Sì?” Ecco l’incitamento, l’incertezza. È la voce di Osamu che viene dalla porta, così diversa da quella del gemello.
Sakusa si volta. “Non dubitare. È un ottimo lavoro.”
“Anche se ho lasciato la pallavolo?”
“Io sono ancora all’università.”
“Tu sei l’MVP universitario. Tutta la prima divisione ti vuole. Là fuori facevano a gara a chi ti avrebbe avuto in squadra l’anno prossimo.”
(Sakusa non sa rispondere ai complimenti.)
“Gli Onigiri erano buoni.”
“Non ne hai toccato neanche uno.”
“Non prenderla sul personale.” Fa per andarsene, Osamu lo blocca sulla porta con uno sguardo - ancora - diverso. “Gusto preferito?”
“Umeboshi.”
//
Prima divisione, pranzi frequenti nell’ormai celeberrimo Onigiri Miya - si mormora dell’apertura di una filiale. Così come le alzate del fratello: d’altronde, è nel corredo genetico la spinta alla perfezione, il costante miglioramento.
Una tavola di pance gorgoglianti, difficili da sedare; davanti a Sakusa, un piattino singolo di onigiri all’umeboshi.
Sakusa lancia un’occhiata di sfuggita allo chef che è uscito appena dalla cucina per sovrintendere alla preparazione speciale.
(Del tumulto che gli prende l’intestino, non sa ancora che ragione dare.)
//
Prima era una consuetudine post-partita; ora, nelle vacanze di natale, è una scelta premeditata. Kiyoomi si allena, torna a casa e fa una piccola deviazione da Onigiri Miya. Per condividere una birra, parlare di pallavolo e di tutt’altro. Osamu è una persona che ascolta silenziosa, ricorda ogni dettaglio.
Quindi, una sera come le altre cinque della settimana precedente - nessuno ammette di aver tenuto il conto - , i piedi di Kiyoomi girano naturalmente a destra; defaticamento in atto, cuore che invece sembra battere all’impazzata, fino a soffocargli il petto e il respiro.
La campanella dell’ingresso segna il suo arrivo, ma di Osamu non c’è traccia.
Kiyoomi lo trova con il dito sotto l’acqua del rubinetto.
Si muove in quella cucina come fosse la propria; localizza il kit di pronto soccorso, prepara la fasciatura. Le ferite da coltello da cucina non sono da sottovalutare. Cerca di dosare alla perfezione quanto la fasciatura debba coprire.
“Quasi come il taping”, scherza Osamu, visibilmente agitato.
Sakusa non risponde, non riesce. Il blocco si è fermato sulla gola, è impossibile respirare. Riesce solo a fissare quegli occhi grigi, calmi, indescrivibilmente pieni di rigore - passione. Se le sue labbra si muovono di vita propria, e si poggiano su quelle dell’altro, Kiyoomi ancora non sa a cosa attribuirlo. Le sue mani sono ancora nelle mani dell’altro. La sua bocca sa di riso, della cura prima di ogni assaggio.
In lontananza, Kiyoomi scorge una ciotola piena di umeboshi.
“Vendono molto gli onigiri agli umeboshi?”
“Per nulla.” Osamu sorride nelle sue parole, si sporge e prende questa volta, davvero, con forza, cura e dedizione, le labbra di Sakusa nelle sue.
“Ma continuo a farli comunque.”
Del languore nel suo basso ventre, Sakusa ancora non sa che ragione dare.
Ma nella cucina vuota, con le labbra prima caute, poi appassionate, le mani che piano piano si avvicinano alla mascella, percorrono i contorni, delimitano i confini - Sakusa sente che non gliene importa poi così tanto.