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Autore: TheSlavicShadow    10/01/2023    0 recensioni
Raccolta di oneshot.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con orgoglio aveva finito di spolverare e rimettere al proprio posto sulla mensola l’ultima scatolina contenente una bambolina colorata. Quella era una delle prime che aveva comprato. Aveva un bel abito colorato, lo scialle sulle spalle e un fazzoletto in testa. Sembrava una qualsiasi donna di campagna dell’Est europeo. Sapeva che sotto il fazzoletto i capelli erano raccolti in una treccia. L’aveva studiata attentamente appena l’aveva comprata. L’aveva tolta dalla scatolina. Aveva osservato attentamente l’abito, la fisionomia, le mani. Poi l’aveva rinchiusa nella scatola e se l’era portata a Berlino. 

Era forse la prima che aveva comprato in assoluto. Doveva essere quella che aveva comprato da qualche parte a Mosca, forse proprio nella Piazza Rossa. A quella ne erano seguite molte altre prese in ogni angolo visitato del mondo. Le aveva poi divise maniacalmente per continente. Alcune le aveva raggruppate per Stato in quanto le aveva comprate in ogni città visitata. 

Erano una sorta di ricordo tangibile dei luoghi che si era divertito a scoprire e vivere. A volte con i suoi amici. Altre da solo. 

Ma quella bambolina l’aveva comprata in un periodo non decisamente felice. In un periodo di cattività in cui tutto sembrava essersi sgretolato tra le sue dita. Secoli di storia cancellati con una riunione e una firma su un foglio di carta. 

Eppure ricordava benissimo il giorno in cui l’aveva comprata.

In tutta quella desolazione che era rimasta dentro di lui, quello era un ricordo felice. Una passeggiata a Mosca. Città che nei secoli aveva visitato più volte. Città che aveva sempre schernito dicendo che non ci avrebbe mai vissuto, che solo un pazzo poteva apprezzarla. Nulla era paragonabile alla sua Berlino. Assolutamente nulla. Ogni volta il suo cicerone si imbronciava, perché impossibile non apprezzare Mosca.

E lui rideva. Rideva ogni volta. 

Tranne quel giorno mentre comprava quella bambolina. Non c’era nulla di cui essere felici, nulla per cui ridere. Non esisteva più. Il nome con cui era stato chiamato per secoli era improvvisamente stato cancellato dalle cartine. Esisteva. Aveva cambiato nome. Ma era stato esiliato dal resto dell’Europa. Glielo avevano detto una volta che la sua sete di grandezza prima o poi gli si sarebbe ritorta contro. Tutti glielo avevano detto. Tranne il suo fratellino che lo seguiva sempre in ogni follia.

“Dovresti buttare quella vecchia bambola. Sei troppo vecchio anche tu per continuare a collezionarle.”

Aveva ridacchiato. Era vecchio. Davvero vecchio. Mai quanto l’uomo che aveva appena parlato, ma era vecchio e se li sentiva tutti addosso gli anni che aveva.

“Questa te la potrei regalare, ti assomiglia. Forse se tu fossi stato donna saresti una biondina carina proprio come questa bambola.” Gilbert si era voltato per osservare l’uomo che era appena entrato nella stanza. Non avrebbe dovuto essere lì, i loro capi non andavano nuovamente d’accordo, ma Ivan era arrivato senza avvertirlo. Senza una parola era entrato in casa quando gli aveva aperto la porta. Non c’era bisogno di parole. Sapeva che aveva bisogno di un posto dove restare nascosto per un po’. “Stavo pensando che magari questa estate potrei visitare un posto nuovo. E tu potresti venire con me.”

“Non credo sia una buona idea essere visti insieme.”

“Ah, ma io non esisto, Vanjuška. Sai che nessuno fa ormai caso a ciò che faccio.” Aveva messo la scatolina al proprio posto. Aveva una bella collezione. Diverse le aveva comprate assieme a quell’uomo che da secoli tormentava la sua esistenza. Avevano passato così tanto tempo a farsi la guerra che era davvero strano e malato il fatto che continuassero a frequentarsi. “Al massimo West. Ma sono troppo abituato ad essere guardato male da lui che non ci faccio nemmeno più caso.”

Suo fratello avrebbe avuto la solita reazione da checca isterica (che non era in verità) se avesse saputo che stava dando asilo al nemico numero 1 del mondo intero. Era così strano non essere lui il guerrafondaio per eccellenza. 

“Possiamo anche restare semplicemente qui tutta l’estate.” Ivan lo aveva abbracciato e aveva nascosto il viso contro il suo collo. Grande, grosso, enorme ed ingombrante, ma era così fragile quando cercava conforto in lui. Era abituato anche a quello. Sapeva che era lì solo per avere un luogo dove nascondersi. 

“Possiamo. Sì, possiamo.” 

Aveva osservato ancora una volta quella bambolina comprata in una fredda giornata moscovita. Un periodo per nulla felice, ma una giornata che gli aveva dato molta gioia.

 
   
 
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