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Autore: susiguci    10/01/2023    6 recensioni
Dal Capitolo I
[... Merlin era in ritardo per l'inizio delle lezioni e, come sempre, correva per i corridoi, cercando di arrivare in aula più presto possibile.
Merlin non vide il ragazzo che allungò un piede al suo passaggio e si ritrovò a terra, battendo forte la bocca e il mento. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e Merlin si girò a guardare il ragazzo con tanto d'occhi!
'Chi è questo grandissimo figlio di puttana?' si chiese.
"Oh, Dio! Scusami!" disse il ragazzo, tendendogli una mano per farlo alzare.
"E perché dovrei? So che l'hai fatto apposta!"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Ok. Volevo farlo! Solo … non a te! Ho sbagliato persona!"...]
[..."Abbiamo cominciato con il piede sbagliato…" disse il ragazzo dispiaciuto.
"Già … con il tuo, per l'esattezza"...]
Capitolo I revisionato
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo III 


Unexpected 









 

"Dove mi porti?"

"In un posto molto carino."

"Spero non in uno dei tuoi locali"

"Alle cinque del pomeriggio? Poi non potresti entrarci, lo sai. Sei minorenne e dopo ciò che mi hai detto non ti porterei mai in quel luogo osceno di perdizione. Sarebbe indelicato da parte mia.”

"Ho freddo!"

Arthur cambiò l'impostazione della temperatura dell'auto. "Venticinque gradi vanno bene?" disse con sottile ironia, girandosi verso di lui per poi squadrarlo da capo a piedi. Merlin indossava un maglioncino dall'ampio scollo, di un colore tra il blu e il grigio che riprendeva il blu particolare dei suoi occhi, un piumino senza maniche, pantaloni cargo elasticizzati e un paio di Sketchers bianche ai piedi. Era la terza settimana di marzo ma quel giorno era stato freddo.

Arthur fece girare lo sguardo sul suo viso. 

"Qualcosa non va?" chiese Merlin sulla difensiva.

Arthur mise in moto e partì.

"Notavo che sei molto carino oggi. Eyeliner?"

"No. Matita e mascara."

Merlin aveva fatto apposta a calcare la mano con il trucco, perché da quanto aveva capito, sembrava che ad Arthur non piacesse e invece:

"Tra tutti i ragazzi che conosco, tu sei quello che, truccato, sta meglio in assoluto."

 

"Io credo che il trucco possa migliorare chiunque, purché dato bene, senza eccessi, ma questo vale anche per le ragazze. Truccare è un'arte!"

"Potresti fare l'estetista…."

"Come hobby già lo faccio. Trucco spesso le mie amiche, ma mi piacerebbe provare a truccare anche un ragazzo, una volta… Tu saresti disponibile a fare da cavia per me?" chiese Merlin con un largo sorriso.

Arthur lo guardò come per dire: 'Non ci provare!'

Poi accostò l'auto, spense il motore e accese le luci interne della macchina.

"Siamo arrivati … e tu … non mi dici niente? Sono guarito e il mio viso è tornato normale" e si voltò verso di lui, avvicinandosi un po' a Merlin, in modo che l'altro potesse osservarlo bene.

'Accidenti!' pensò Merlin.

Arthur era molto più che bello: il suo viso era perfettamente simmetrico; il disegno delle mandibole risultava forte e armonico; gli occhi, due grandi e perfette mandorle con al centro le iridi di un celeste particolare che, pur risultando cupo a causa della penombra, non sembrava meno bello del celeste luminoso che si notava alla luce diurna; le labbra naturalmente rosse e carnose che aveva già baciato senza avere il tempo di apprezzarle; il sensuale pomo d'Adamo sulla pelle leggermente più scura della gola, a causa di una rasatura un po' aggressiva.

"Dovresti stare più attento a come ti radi il collo! Hai la pelle quasi graffiata!" Arthur fece un sorriso tirato. Non era quello che si aspettava di sentire e Merlin forse capì di aver esagerato e decise che fare finta di non riconoscere una bellezza come quella di Arthur era da idioti. "Però hai ragione! Sei un bel ragazzo! Hai dei lineamenti molto fini che mi ricordano le statue dell'antichità classica"

"Dici?" disse il ragazzo biondo, deluso.

"Sei abituato a ricevere complimenti più calorosi?"

"Beh, un po' di più, sì! Ma ci sono diverse persone a cui non piaccio!"

"Sarà per via del tuo carattere bizzarro, vedrai. E non certamente per il tuo aspetto fisico!"

Merlin si accorse che, nonostante gli sforzi, le parole gli erano uscite di bocca da sole.

"Questo è già un complimento migliore!" sorrise Arthur.

"Della serie - ‘Sei bello ma stronzo’ ‘Evviva!’ - Ma sappi che non considero l'estrema bellezza, una virtù" disse Merlin con una certa freddezza.

"Come? Un esteta come te…?"

"Sì, sono sensibile a tutto ciò che è bello, come l'arte e la natura, ma per quanto riguarda le persone, la bellezza è una dote innata che non prevede nessun merito da parte di chi la possiede e i vantaggi che ne derivano, nella nostra società, sono molto maggiori rispetto ad altre cose che al contrario richiedono impegno e sacrifici."

"Non è così. Io non amo andare in palestra, ma ci vado lo stesso, per riuscire a mantenere un bel fisico. Anch'io devo lavorare per rimanere in forma!"

"Allora, forse è perché, … non possedendola, mi viene naturale dare più valore ad altre cose…"

"Guarda che anche i 'belli', come li definisci tu, possono avere dei dubbi e dei problemi. Io, ad esempio, vorrei essere apprezzato per altre cose, come l'intelligenza o il coraggio, oltre che la bellezza. I ragazzi sono interessati a me solo per la bellezza e mai per la mia personalità, il mio carattere, i pregi e i difetti che ho. In più sono di famiglia ricca. Molto ricca. Quindi, chi mi dice che la gente non voglia stare con me solo perché sono bello e ricco?…"

"Eh, già! A ognuno le sue croci…" sospirò Merlin con aria di finto compatimento.

"Senti … se devi fare così, ti riporto a casa!" ribatté Arthur alterato. Al che Merlin ribatté pacatamente.

"Guarda che sono qui solo per i miei trecento dollari e perché non mi hai lasciato scelta. In più io non posso spendere altri soldi in questo ristorante, che ha l'aria di essere molto costoso."

"Avrei offerto io…"

"Ma non mi va che tu spenda dei soldi per me! Non più di quello che abbiamo pattuito."

Arthur tirò fuori il portafoglio e gli diede tre pezzi da cento dollari.

Merlin vide che Arthur era turbato e gli dispiacque. "Grazie, Arthur. Non potremo andare a mangiarci un gelato?"

"Con questo freddo?"

"Allora un caffè o qualcos'altro da bere, in un bar più … economico, magari!"

"Dimmelo sinceramente! Vuoi che ti riporti a casa?"

"Non mi sono messo tutto in ghingheri, per stare in casa. Avrei voglia di andare da qualche parte con te, solo che …"

"Vuoi che andiamo da me?" chiese Arthur all’improvviso. Merlin non se l'aspettava. Ma non c'era motivo di non fidarsi di Arthur.

 

"Mio padre torna sempre a notte inoltrata. Mia sorella studia moda a Parigi per cui ora vive lì.

C'è solo la servitù ma è abituata agli ospiti ed è molto discreta. Potremmo mangiare qualche schifezza, bere quello che vuoi, guardare un film…"

"Davvero?"

"Sì, così non spendiamo niente … anche se nessun altro potrà ammirare il tuo look ricercato, tranne me..."







_ _ _ _ _ _






 

Avevano guardato un film molto romantico che Arthur aveva già visto e che Merlin avrebbe sempre voluto vedere. Si trattava di 'Call me by your name'.

Merlin si era un po' immedesimato nel giovane protagonista. A metà film si era sentito molto a disagio per le scene intime dei due personaggi, mentre alla fine si era sciolto in lacrime, nonostante vedesse Arthur sorridere divertito, dopo avergli posato sulle gambe la scatola dei fazzolettini.

"Ora capisco! Sei un romantico senza speranza" gli disse Arthur una volta terminato il film.

"No, sei tu che sei freddo e poco empatico" si lamentò Merlin, asciugandosi il viso con un fazzoletto.

"Io non credo. È solo che questo film, già lo conoscevo, per cui mi divertivo di più a osservare le tue reazioni…"

"Dio! Sono le otto passate. Devo tornare a casa … "

"Oh… pensavo ti saresti fermato ancora un po'..."

"Mia madre mi aspetta…"

"Non puoi chiamarla per dirle che tardi?"

"Meglio di no. Se vuoi, possiamo vederci un'altra volta!" disse Merlin senza incrociare lo sguardo di Arthur.

"Non ci sarà un'altra volta, Merlin! Non per il momento almeno!" Arthur sembrava improvvisamente molto dispiaciuto.

Merlin non capiva. Era Arthur a non volerlo vedere più?

"Ah,... ok! Ma per favore non dirmi che ti sei rimesso con lo scimmione!"

L'altro sorrise appena. "No. La tua… anzi, la nostra commediola ha funzionato!"

"Sono contento per te. Ma allora perché non vuoi che ci vediamo più? Ho fatto qualcosa che non va? Ho esagerato con le parole, come al solito, vero?"

"Tu non c'entri affatto. Mi piacerebbe vederti ancora, ma … cambio città! Vado in Francia a prendere la maturità e poi all'università."

Merlin ci rimase male. Aveva solo perso tempo impegnandosi a diventare amico di un ragazzo che spariva dalla sua vita ancora prima che gli fosse data la possibilità di conoscersi. Era stato veramente bene con Arthur quella sera, fino a quel momento. Ma forse era meglio così. Stava cominciando ad essere un po' troppo interessato a lui. "Vai a stare con tua sorella a Parigi?"

"Esatto. Posso mandarti qualche foto o qualche messaggio, ogni tanto?"

"Sì, certo, ma …tornerai?"

"Sì, durante le vacanze estive, per Natale e Pasqua. Morgana finirà l'università tra pochi anni e forse tornerò insieme a lei. A meno che là non mi trovi particolarmente bene…"

"Capisco" disse Merlin sforzandosi di sorridere. "Quando partirai?"

"Domani!"

"Cavolo, che fretta!"

"Mi hanno appena accettato nella scuola francese…"

"Non potevi finire l'anno?"

"No, si vede che mio padre non vede l'ora di liberarsi di me!"

"Sul serio?"

"Sì. Lui è più che generoso con me, basta che non gli stia tra i piedi e faccia ciò che vuole lui!"

"Lui sa che sei gay?"

"Lo sa, ma fa finta di non averlo capito. Spera ancora che prima o poi mi passi questo che lui definisce 'capriccio di gioventù'!"

Merlin decise di cambiare argomento, perché vide Arthur in difficoltà. La voce gli tremava e aveva gli occhi lucidi, nonostante cercasse di sembrare a suo agio.

"Come te la cavi con il francese?"

"Benino. Mia madre era francese e anche se non l'ho conosciuta, come lingua mi ha sempre attirato."

"Fatti onore in Francia!"

"Mi dispiace. Avrei voluto conoscerti meglio! Sei un tipo interessante!"

"Per certi versi, lo sei anche tu. Sei simpatico, quando vuoi e intravedo qualcosa al di sotto di tutta questa bellezza molesta."

Arthur si mise a ridere in modo convulso.

"Ti ringrazio. Lo sai che forse avresti potuto essere tu il mio cavaliere da salvare? Non sono mai stato il primo ragazzo di nessuno finora!"

"Gradasso come al solito… "

"Ehi … io non sono grasso."

Merlin alzò gli occhi al soffitto. "Gradasso significa gasato!"

"Impara a parlare, Merlin! Sei vetusto!"

"Certo… perché vetusto è un neologismo…"

Entrambi ridacchiarono.

"Quest'estate sarò a casa. Mi farebbe piacere incontrarti."

"D'accordo, se prometti di non farmi più lo sgambetto…"


Stavano per uscire di casa, quando Arthur si fermò. "Vorrei farti vedere una cosa, Merlin. Ci vorrà giusto un attimo."

 

Sull'enorme terrazza di Arthur, c'era una bella casetta trasparente, dell'altezza di un paio metri.

"Questa è solo mia e sei il primo che ci entra…"

"Quale onore!" sorrise Merlin.

Si trattava di una piccola serra, con tanti vasi pieni di fiori colorati e profumatissimi. 

"In primavera i fiori sono al massimo del loro splendore" spiegò Arthur con un certo orgoglio.

"Sono senza parole, Arthur. Stai acquistando un sacco di punti ai miei occhi. Perdonami, ma non avrei mai creduto che tu avessi il pollice verde."

"E non dirlo in giro! La mia reputazione di gay-macho crollerebbe miseramente."

A Merlin scappò una grassa risata, ma in quel momento pensava davvero che forse si era sbagliato su di lui.

 

"Vorrei regalarti un vaso di questi fiori come mio ricordo… Dai, scegli quello che ti piace di più!"

"Davvero? Che pensiero carino! Sceglilo tu per me. Mi piacciono tutti. Dammi il tuo preferito!"

Arthur si guardò intorno poi scelse un vaso di bellissimi tulipani di un giallo molto intenso.

"I tulipani gialli significano amicizia imperitura. Se li tratterai bene, possono durare qualche anno. Tienili all'aperto ma al riparo dalle intemperie."

"Sono meravigliosi! Grazie, Arthur!" rispose Merlin, sull'orlo della commozione. 







Durante il tragitto in macchina quasi non parlarono e quando l'auto giunse a destinazione, Merlin scese in fretta dalla macchina con il vaso in mano. Odiava gli addii.

"Allora ci sentiamo" disse Arthur a Merlin che gli sorrise brevemente dal finestrino aperto. "Ciao, Arthur" e fece per girarsi, quando l'altro lo richiamò.

"Merlin … ti chiedo scusa per lo sgambetto. Mi dispiace…"

"È tutto a posto!" 

"Senti... ora posso dirtelo. Tu non te rendi conto vero?" domandò Arthur.

"Di cosa?"

"Di quanto tu sia bello!"

Entrambi sorrisero e Merlin ebbe un tuffo allo stomaco. 'Proprio un peccato!' si disse.

"Grazie Arthur. Buona fortuna!"







_ _ _ _ _ _






 

Due anni e mezzo dopo.



 

Dopo l'ultima lezione, Merlino si affrettò a raggiungere l'ampia palestra dell'Università. Forse avrebbe fatto in tempo a vedere giocare Percival durante la partita che si svolgeva ogni volta al termine degli allenamenti di basket.

Come al solito la partita era già finita. La palestra era gremita di ragazzi e fan della squadra di basket che era considerata il fiore all'occhiello della Greenwich University che Merlin frequentava da poche settimane. 

Si infilò in mezzo ai giocatori e si sentì un nanetto.

"Ehi Merlin! Mi hai visto?" Uno dei giocatori più alti gli sorrise apertamente, mettendogli una mano spalla. Era Percival.

"Macché! Sono appena arrivato! Mi dispiace…" rispose Merlin con un sorriso triste.

Il cestista cominciò a dire: "Non preoccuparti. Sarà per un'altra volta."

 

Merlin spostò gli occhi dal viso di Percival alla figura che stava dietro di lui a circa tre metri da loro.

 

E lo vide! 

O almeno credette di vederlo.

D'istinto si aggrappò al braccio di Percival, che gli sorrise di rimando.

 

Non poteva trattarsi davvero di Arthur! 

Perché lui era in Francia, a Parigi. E poi non nella sua università. Non a giocare a basket in squadra assieme a Percival!

Portava i capelli più lunghi, con il ciuffo sugli occhi, per cui non era riuscito a vederlo bene in viso. Fisicamente era meno 'ampio' di Percival, ma con la canotta vedeva le braccia scolpite e un inizio di pettorali di tutto rispetto. Si era ingrossato parecchio rispetto al passato! Sempre che fosse lui!… Era molto sudato, come del resto anche gli altri giocatori e si ravviò i capelli con una mano, spostando il ciuffo dagli occhi.

 

"Oh, cazzo!"

"Che c'é?" chiese Percival, preoccupato. Era raro sentire Merlin imprecare, soprattutto in quel modo.

 

Alcuni dei compagni di squadra si stavano congratulando con Arthur con pesanti pacche sulle spalle ed elaborati "cinque". A quanto pareva aveva giocato molto bene.

 

"Conosci Pendragon?" chiese a Percival.

"Certo! Nonostante sia uno dei meno alti della squadra, è senza dubbio il migliore, attualmente. È velocissimo ma soprattutto è un cestita nato. Tu piuttosto, come fai a conoscerlo?"

"Ricordi il ragazzo che mi fece lo sgambetto sbagliando persona?"

"Quello che ti diede seicento dollari per lo sgambetto e che hai baciato davanti al suo ex?"


Merlin rimase interdetto. Non ricordava di avergli raccontato anche quello…"Beh… sì. Roba da elementari…"

"Quindi tu hai baciato Pendragon?"

Merlin lo guardò e capì di avere sbagliato a chiedergli di lui. Merlin non rispose.

"Io non credevo si trattasse di lui. Voglio dire, Pendragon… è gay?" bisbigliò pianissimo.

"Non è l'unico…"

"Ma, vedi, lui... è un po' troppo sicuro di sé e ... la cosa mi infastidisce!" 

"Non lo vedo da una vita e non c'è mai stato niente tra noi. Non te l'ho detto?"

 

Merlin si chiese perché Arthur perdeva tempo a scuola quando era chiaro che avrebbe avuto un futuro come modello o come attore. L'avrebbe preso qualsiasi regista, anche se avesse recitato come un bimbo di quattro anni. E qualsiasi posto era meglio che averlo lì! Non era neanche arrivato che Merlin si era già messo nei casini a causa sua.

 

Arthur alzò lo sguardo su di lui e lo vide. Prima strabuzzò gli occhi per la sorpresa, poi un grande sorriso gli spuntò sul viso.

Si mosse per andargli incontro e Merlin andò nel panico.

Merlin si alzò sulle punte dei piedi e mise le braccia attorno al collo di Percival che lo guardò perplesso.

"Non abbiamo fatto ancora coming out qui all'università, Merlin! Né tu, né io!"

"E se lo facessimo adesso? Senza dover dare lunghe e imbarazzanti spiegazioni a nessuno?"

Percival sembrava titubante, ma poi gli sorrise, cingendogli la schiena con le braccia.

Si baciarono a lungo, languidamente e dolcemente. 

Dopo un po' sentirono qualche applauso e qualcuno che ululava allegramente. I due ragazzi si staccarono e si guardarono attorno con un sorriso leggermente imbarazzato.

 

Arthur non si vedeva più.











 
   
 
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