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Autore: stefy_81    17/01/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Murtagh stava ancora tenendo il ragazzo stretto a sé quando Arya li raggiunse seguendo i residui di magia che ancora aleggiavano nell’aria frizzante. I suoi grandi occhi a mandorla caddero immediatamente sui resti del guscio tutti sparsi a terra per poi passare preoccupati su Reafly ancora singhiozzante.

- Avanti ragazzo adesso tirati su. – lo incitò Murtagh. Reafly annuì mettendosi ritto e asciugandosi il viso con la manica della camicia. Nella sua mente ancora gli risuonavano le parole così sicure e decise della sorella. La sua fede nella regina sembrava davvero forte e incrollabile quanto la sua nei suoi nuovi amici e in Gleadr. Era confuso e stordito da quella dimostrazione delle sue nuove capacità. Rebekha era sempre stata piu in gamba e forte di lui, gli era bastato poco perché tutte le sue vecchie insicurezze venissero a galla.  

– Rebekha, mia sorella è arrivata qui con l’ambasciata. Era questo il loro scopo, fin dall’inizio – disse prendendo coraggio e facendo cenno ai resti del guscio sul terreno.

- Vi siete parlati, te lo ha detto lei? – chiese Arya. Reafly annuì senza riuscire a decifrare i sentimenti dell’elfa. Era preoccupata? Si fidava ancora di lui? Si chiese il ragazzo.

– L’uovo si è schiuso davanti ai nostri occhi. Rebekha si aspettava esattamente quello che è successo, di diventare cavaliere, intendo. Isobel se lo aspettava, ed era molto, molto forte, praticamente in tutto. Ha schermato la nostra conversazione, non potevo sentire Gleadr – continuò Reafly iniziando a parlare più velocemente - Rebekha voleva che scappassi insieme a lei con la nave dell’ambasciata e tornare a Zàkhara. Non si sarebbe arresa. Se non fossi arrivato tu…io… – non riuscì a finire la frase e si limitò a guardare Murtagh. In quello stesso momento sentì il suo drago raggiungerlo nella mente.

Reafly! … Gleadr! Gridarono insieme il ragazzo e il piccolo drago.

Sto bene Reafly! Sto tornando indietro. Continuò il cucciolo mentre condivideva con lui ciò che vedeva con i suoi occhi.

Tornando indietro? Chiese sorpreso. Il ragazzo udì prima il sottofondo ritmico del battito d’ali poi la sua mente venne risucchiata da quella di Gleadr. Per alcuni istanti Reafly si trovò a volare con lui, si sorprese nel notare come fosse facile distinguere ogni cosa anche con la pallida luce della luna. L’ombra di Castigo al suo fianco era una presenza rassicurante.  

Non sei il solo ad essere stato contattato dal suo compagno di cova. Riprese a parlare il cucciolo di drago. Ero molto spaventato, pensavo che lei ti avesse portato via. Castigo mi ha raggiunto in tempo, prima che raggiungessi la nave. Quando mi ha detto che eri sano e salvo a palazzo … non volevo quasi crederci. Continuò il cucciolo. A quelle parole la vista di Reafly si focalizzò sulla nave dell’ambasciata in lontananza. Il cuore del ragazzo iniziò a battere forte.

Che cosa volevi fare Gleadr? 

Proteggerti.

                                   ***

Sul ponte della nave l’ambasciatore aspettava paziente. Il suo sguardo scrutava con attenzione la riva, ad una decina di miglia da loro, in cerca del più piccolo segnale della giovane Rebekha, poi un lampo viola squarciò l’aria. Asha si buttò a terra e con le mani sopra la testa, nel timore di un attacco nemico, segnalò ai soldati presenti di mettersi in posizione di difesa. Quando il bagliore scomparve con grande stupore di tutti c’era Rebekha. La ragazza era in ginocchio sul ponte e rivolse all’ambasciatore solo un labile sguardo prima di voltarsi verso le rive da cui era partita la nave. Il cuore della ragazza prese a battere forte. Due macchie in lontananza, una rossa più grande e una più piccola, dorata, si stavano dirigendo verso di loro a grande velocità. Anche Asha strabuzzò gli occhi nel notarle, poi Rebekha si rese conto che viravano di nuovo verso la terra ferma per poi scomparire tra le nuvole scure. La speranza che almeno il drago del fratello potesse seguirli a casa svanì e, di fronte a quella ennesima sconfitta, Rebekha si accasciò al suolo sfinita. La magia stava rapidamente consumando le sue forze. La distanza tra la terra e la nave si era dimostrata troppo grande per il suo fisico, anche se per farlo aveva chiesto aiuto al cuore dei cuori che ancora pulsava nella sacca appesa al suo fianco.  

Asha le passò una mano intorno alla spalla in un gesto che non aveva nulla di gentile

– Alzati ti prego. Non davanti agli uomini – la rimproverò con estrema freddezza. Anche Isobel le aveva detto spesso di non mostrare la propria debolezza di fronte ai propri sottoposti, ma in quel momento non le importava molto come apparisse a quegli uomini. Guardò il cucciolo ancora tra le sue braccia poi il mondo prese a vorticale intorno e svenne.

Il cucciolo si aggrappò alla veste del suo cavaliere ed emise una serie di pigolii preoccupati mentre entrambi venivano portati sottocoperta. Il marinaio che aveva preso in custodia Rebekha adagiò il corpo della ragazza sul letto. Con estremo disagio e senza quasi badare alle sue condizioni uscì fuori desideroso di allontanarsi da lei il prima possibile. Rimasti soli il cucciolo iniziò ad emettere una serie di pigolii preoccupati. Girò più volte intorno al corpo immobile della sua compagna in cerca di un segno di vita; le leccò con dolcezza la mano poi timidamente. aiutandosi con le zampe. si arrampicò fin sul suo petto della ragazza. Il cucciolo emise un brontolio acuto prima di accoccolarsi in maniera protettiva su di lei e chiudere gli occhi.    

***

Quando riprese coscienza Rebekha sentì un peso caldo suo petto. Il cucciolo si mosse appena pigolando. I suoi grandi occhi screziati di viola e giallo la stavano fissando con gioia. O almeno era quello che la ragazza immaginò stesse provando il cucciolo in quel momento. Sollevandolo dal suo petto Rebekha si mise a sedere. Un lume era stato lasciato acceso a rischiarare il piccolo ambiente che la ospitava. Con un rapido sguardo intorno alla stanza vide che le era stato portato un vassoio con del cibo. Rebekha lo prese e cominciò a mangiarne il contenuto con appetito. Aveva una fame terribile come se non mangiasse da settimane. Il piccolo drago nel frattempo era andato a sedersi sul bordo del letto e Rebekha si fermò ad osservarlo con attenzione per la prima volta. Le squame che coprivano il suo corpo erano di un viola iridescente, due corna spuntavano tra le tenere squame della testa mentre le zampe erano munite di artigli piccoli, ma robusti. Nonostante fosse così piccolo il suo aspetto infondeva comunque forza e potenza.

Si era preparata alla sua venuta da settimana, ma quello che doveva essere un momento di gioia era stato oscurato dalle parole dure del fratello. La regina l’aveva avvertita che Reafly era ormai completamente plagiato dagli elfi, ma Rebekha non le aveva creduto, ed ora rimpiangeva di non averlo fatto.

Finì di mangiare, ma non si sentì meglio, la sensazione di vuota non accennava a diminuire nonostante le forze stessero ritornando. Era un vuoto che non poteva essere colmato con il cibo, pensò con amarezza. Dentro di lei continuava a sentire la mancanza del fratello, era qualcosa di profondo che continuava a dirle che non avrebbe dovuto abbandonarlo. Rebekha si stese sul letto, con un tonfo, e i suoi pensieri andarono istintivamente alla madre. Come le avrebbe spiegato tutto questo? Lei non sapeva nulla della missione, la regia le aveva ordinato il più riservato silenzio.

Tutto sarebbe stato più facile se solo Reafly mi avesse seguita! Pensò. Perché non lo hai fatto? Il rimpianto per non essere riuscita a portarlo con sé iniziò a trasformarsi in rabbia. Ma non era solo sua la colpa del quel fallimento. L’arrivo di quel cavaliere, Murtagh, gli aveva impedito di completare l’incantesimo.

La regina li aveva categoricamente vietato di affrontarlo: non sei ancora abbastanza forte per poterti battere con avversario del suo calibro l’aveva ammonita e la ragazza dovette ammettere che era riuscita a deviare il suo colpo per pura fortuna. Aveva percepito immediatamente la potenza del cavaliere e d’istinto si era trasportata il più lontano possibile da lui anche se questo aveva significato lasciare il fratello.

Che tipo di persona sono diventata? Si chiese pensando a come le era risultato così facile pesare a sé stessa.

Quella domanda continuò a girarle in testa per il resto del viaggio verso Zàkhara durante il quale riuscì a riprendere del tutto le forze. Non lasciò mai la sua cabina neppure per una breve boccata d’aria. Il cucciolo le rimase sempre accanto senza mai lasciarla un attimo. Quella della creatura non era solo una presenza fisica, ma anche mentale. Poteva continuamente sentire la sua presenza, in un angolo della sua coscienza, che le diceva che non era sola. L’unica ragione che impedì alla sua mente di andare alla deriva.   

**

Arrivati al porto l’ambasciatore e tutto il suo seguito vennero direttamente chiamati ad apparire di fronte alla regina. Rebekha li seguì continuando a rimanere in silenzio. Senza dire una parola affiancò Asha, tutta concentrata al momento di rivedere la regina.

Ed ecco la donna che le aveva reso possibile tutto questo. Isobel era seduta sul suo trono. Vestita di un abito nero molto accollato decorato da lunghe piume nere e circondata dai suoi dignitari.

- Raccontami ambasciatore, quale è la risposta di re Arold? – chiese rivolgendosi ad Asha inginocchiato di fronte a lei. L’uomo alzò il volto e con la mano destra stretta a pugno e poggiata sopra il ginocchio sinistro alzò il volto verso al donna

- La risposta del re degli elfi e del suo consiglio è negativa maestà. – a quella risposta Isobel non si scompose - Come era previsto – disse in tono pacato. I suoi occhi puntarono su Rebekha e con voce suadente le disse:

- Vedo almeno che siete riusciti a conquistare una cosa. Vieni avanti ragazza – Asha si alzò anche lui e Rebekha avanzò di un passo seguita a ruota dal cucciolo dietro di lei. Il rumore dei piccoli artigli contro il duro marmo echeggiò nella sala. – Quindi è nato –

- Come avevate previsto maestà, compreso il rifiuto di mio fratello – rispose Rebekha con voce ferma. Aveva temuto quel momento ma ora che aveva ammesso il suo errore di fronte alla donna si sentì più leggera, come un peso che le veniva tolto dalle spalle. Isobel la guardò con compassione. - Avrei voluto sbagliarmi in questo. So quanto ci tenevi Rebekha –

La regina era davvero dispiaciuta? Si chiese la ragazza mentre la ringraziava chinando la testa - Grazie Maestà – le rispose.

Isobel sorrise soddisfatta - Molto bene mia giovane apprendista è il momento di prendere il tuo posto alla mia destra - Isobel alzò il suo volto sugli astanti e con fare solenne annunciò:

– Miei sudditi ecco a voi il Primo Cavaliere di Zàkhara.

Inginocchiatevi! –

A quell’ordine perentorio e inaspettato Rebekha sentì le gambe tremare. Con la coda dell’occhio vide tutti i presenti inginocchiarsi e chinare il volto verso di lei, compreso Asha. Con un altro gesto Isobel chiese che le venisse passata una spada. Anche il drago dovette sentire l’importanza dell’evento, perché il cucciolo le si arrampicò su una spalla e reggendosi con le zampe anteriori si affiancò con il muso a quello del suo cavaliere. La regina li guardò entrambi con solennità, poi impugnò la spada con entrambe le mani. Posò con la superficie piatta della lama sulla spalla libera di Rebekha e le diede un colpo leggero. – Con questo, ti lego a me con un patto di sudditanza. D’ora in avanti tu mi servirai come mio vassallo e io sarò responsabile delle tue azioni. Ora alzati Primo Cavaliere di Zàkhara – Rebekha si alzò, poi la regina fece qualcosa di inaspettato. L’attirò a sé l’abbracciò in un gesto di grande rispetto e stima.

Fu allora che Rebekha vide la madre. Per un attimo sul suo viso vi lesse la stessa espressione sconvolta del fratello. La ragazza avrebbe voluto correrle incontro ma fu trascinata indietro dal turbine dei dignitari che volevano congratularsi con lei. Dopo un po’ Isobel riuscì a sottrarla alle loro attenzioni e a portarla in disparte non lontano dal trono – Ora verrai nel mio studio e mi racconterai per filo e per segno quello che è accaduto da quando l’uovo si è schiuso – le disse in sorta di un ordine sottointeso

– Certamente maestà – rispose subito Rebekha.

- Non prima però di salutare tua madre – continuò la regina con un tono più gentile. Il drago le si accoccolò sulle spalle curioso. Mentre la regina annunciava a tutti i dignitari che la riunione era finita, e chiedeva loro di lasciare la sala, la ragazza poté infine rivedere la madre affiancata da due guardie.

- Vai da lei, coraggio. So che il tuo cuore lo desidera – le sussurrò Isobel all’orecchio per poi sospingerla. Rebekha fece esattamente quello che le aveva chiesto la regina. Rebekha voleva solo lasciare tutta la tensione alle sue spalle e rifugiarsi nel conforto dell’abbraccio della madre. Era stanca e quasi si trascinò sulle gambe certa di essere accolta dalla madre, ma, nel momento in cui la raggiunse, la donna la guardò con lo stesso sguardo che riservava a Reafly quando era contrariata con lui.

- Che cosa hai mamma? – chiese lei sentendo gli artigli del cucciolo che le stringevano una spalla. La ragazza concentrò tutta la sua attenzione su quella sensazione per non crollare.

- Rebekha che cosa hai fatto? – quella domanda fu come un pugno allo stomaco. Rebekha si bloccò di colpo, pietrificata.

- Sono diventata ciò che dovevo essere – riuscì infine a dire con voce tremante.

- Sono un cavaliere, come lo è Reafly per diritto di sangue. Del tuo sangue, madre. Perché non puoi solo essere felice per me? -

- Ma io lo sono, figlia mia. - le disse la donna avvicinandosi a lei e accarezzandole una guancia. Rebekha sussultò. Quel contatto che fino a pochi minuti fa aveva desiderati così ardentemente, all’improvviso aveva perso tutto il suo significato. Serena sembrò accorgersi del disagio della figlia perché scostò la sua mano. Nel farlo i suoi occhi caddero per la prima volta sul suo drago. La donna spostò la mano verso cucciolo che l’annusò con curiosità. – Non lo sei…Tu stai pensando a Reafly vero? Te lo leggo negli occhi –

Serena alzò lo sguardo sulla figlia con sconcerto

- Certo che sto pensando anche a lui. Penso sempre a voi. Sempre. È tuo fratello e voi siete i miei figli - disse con una chiara nota di dolore nel tono della voce.

Rebekha voleva solo urlare. - Ora è un traditore, ha deciso di passare dalla parte degli elfi. Io ho cercato di parlagli ma non c’è stato verso di farlo ragionare –  

- Tu gli hai parlato? – chiese la madre. Rebekha annuì. Poi guardando il volto preoccupato della madre a quelle parole aggiunse – Sta bene. È cresciuto e sembra più maturo. Ma mamma, ha deciso di allearsi dalla parte sbagliata – aggiunse. - Ha tradito il nostro popolo unendosi agli assassini di nostro padre –

Al nome del suo amato Phil, al padre dei suoi figli, Serena stette per un attimo in silenzio. - Perché ora difendi con tanta forza quella donna? – riuscì solo a dire.

Quella domanda a brucia pelo colse la ragazza del tutto impreparata. Guardò la madre e in quel momento capì che la donna appoggiava la scelta del fratello, non la sua. La regina aveva previsto anche questo. Ed ora anche l’ultimo baluardo rimasto a frenarla ad accettare l’aiuto della regina cadde in frantumi di fronte a quell’ennesima delusione. Abbassò gli occhi e con un groppo alla gola li rialzò colmi di lacrime.

– Ora devo andare madre. Ci vediamo più tardi –

- Rebekha – la implorò la donna, ma la ragazza non si voltò nemmeno. Il cucciolo tentò di scuoterla ed emise una serie di pigolii.

- Non ora piccola - le disse sentendo la sua mente confusa. Da quando si erano toccati la prima volta Rebekha percepiva le emozioni dell’altra come se fossero le proprie. Bastava un attimo perché le loro menti si fondessero e potesse perdersi l’uno nell’altra. Quella mattina Rebekha aveva anche fatto un’altra importante scoperta. Il cucciolo era una lei.

La piccola dragonessa non era ancora capace di parlare, ma poteva iniziare ad apprezzare alcune particolarità del suo carattere che trasparivano dai suoi pensieri, la sua grande pazienza e la profonda quiete nei confronti di tutto quello che le accadeva intorno. Quando capì che Rebekha non aveva intenzioni di tornare indietro, le si acciambellò su una spalla e leccandole uno zigomo si acquetò a un lato della sua mente mantenendo in labile contatto.

***

Era l’alba quando Reafly aprì gli occhi. In silenzio rimase ad osservare il soffitto per alcuni istanti prima di muoversi. Sentì Gleadr ai piedi del letto che si muoveva, a sua volta svegliato dai suoi pensieri confusi e agitati.

Il suo compagno stava crescendo a vista d’occhio ed era arrivato a muoversi con difficoltà dentro la sua camera.  A trattenerlo dal raggiungere il padre negli alloggi costruiti appositamente per i draghi era stata solo la preoccupazione della creatura per lo stato d’animo del compagno.

L’atteggiamento di molti maghi, compresa quella di re Arold, era cambiato dopo che l’identità del nuovo cavaliere era stata svelata e il loro costante giudizio iniziava a minare quel poco di fiducia che aveva acquisito da quando l’uovo di Gleadr si era schiuso per lui.  

Bongiorno lo raggiunse la voce di Gleadr.

È un altro giorno? … rispose Reafly

Avanti cucciolo, dobbiamo andare.

Reafly emise un sordo grugnito di protesta. Come ti senti?

Non lo so rispose il ragazzo. Ancora confuso, direi.

Reafly si fece forza, si alzò, si vestì e uscì dalla sua stanza. L’allenamento con Murtagh e poi l’ora di meditazione con Arya permisero al ragazzo di cacciare via la tristezza e trovare un po’ di serenità nel turbine di emozioni che ogni giorno rischiava di sopraffarlo. Arrivata metà giornata si fermarono per mangiare qualcosa, poi Gleadr si alzò nuovamente in volo per seguire Castigo.

Il ragazzo vide padre e figlio allontanarsi nel cielo per continuare le loro lezioni e si girò verso Murtagh. Il cavaliere non accennava né a muoversi né a palare e rimase seduto a guardare il giardino davanti a loro per quelle che a Reafly parvero ore. Se si fosse soffermato meglio ad osservare si sarebbe accorto che il suo volto era teso e combattuto. Ma Reafly era troppo agitato adesso per riuscire a cogliere l’umore del suo maestro

- Non andiamo anche noi Murtagh-elda? – si azzardò a domandare, orami al limite della sopportazione.

- Non ancora Reafly-von – rispose Murtagh con un mezzo sorriso. Nonostante la trepidazione, Reafly si era rivolto a lui nell’appellativo elfico che gli aveva insegnato Arya.

- Eragon ti avrebbe sicuramente detto di attendere ancora e imparare il valore della pazienza – continuò Murtagh non riuscendo a mantenere a lungo il silenzio – ma io non ho avuto modo di imparare dagli elfi come ha fatto lui.

Il solo motivo della mia attesa è che stiamo aspettando qualcuno…- disse corrugando le sopracciglia e incrociando le braccia al petto.  

Finalmente la porta di aprì e gli occhi di Reafly si illuminarono di gioia nel riconocere la persona che stava entrando.

- Xavier! – gridò andandogli in contro – Non ti vedo da una vita! –

- Lo so ragazzo, lo so. Ma i preparativi per la partenza stanno risucchiando tutto il mio tempo – la fonte di Reafly si corrugò - Quando arriverà il giorno, ti ricorderai di venirmi a salutarmi, vero? –

- Ma certo ragazzo, come potrei non farlo?  – gli rispose Xavier arruffandogli la chioma fulva con la mano. Reafly sorrise debolmente e abbassò la testa lasciandolo fare. Solo allora si accorse anche della presenza di Arya. Passò lo sguardo sui ognuno dei presenti, uno ad uno. – Non siete tutti qui per caso, non è così? – chiese esitante.    

- No, Reafly – rispose Murtagh con una leggera smorfia. Reafly chiuse gli occhi e distolse lo sguardo.

- È stata Gleadr a chiedervi di farlo? Mi aveva promesso che avrebbe aspettato - iniziò a protestare il giovane.

- Gleadr non centra Reafly. Non ci abbiamo messo molto a capire che qualcosa ti sta turbando – gli rispose gentilmente Arya.

- Sembra che tu sia un libro aperto per chi ti sta accanto e ti vuole bene – aggiunse con un sorriso appena accennato Xavier.

- La storia ha la brutta abitudine di ripetersi. Per questo abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di raccontarti qualcosa della tua terra di origine. –

Reafly prese un profondo respiro mentre sentiva il sangue pulsare nelle vene. – Che cosa sai del cavaliere dei draghi che arrivò a governare Alagaësia…? – gli domandò quindi il cavaliere.

- Intendi dire Galbatorix? – chiese Reafly non riuscendo a trattenersi dalla trepidazione. La sorella lo aveva nominato nel perorare la sua causa, accusando coloro che aveva imparato a chiamare amici di avergli nascosto più di una verità sul loro conto. Reafly sospirò e si schiarì la voce prima di parlare.

- So da quelli che mi ha detto Rebekha che era un cavaliere come te ed Eragon, e che voi lo avete ucciso. –

- Perché era un tiranno, un pazzo e doveva essere fermato – proseguì Murtagh senza mostrare alcuna esitazione nella voce. Arya si avvicinò al cavaliere cremisi e mettendogli una mano sulla spalla prese la parola

- Nonostante fosse stato uno tra i più promettenti cavaliere, la sua mente era debole e presto venne corrotta dalle parole velenose di uno spettro di nome Durza.

Perse il suo drago in una missione che non avrebbe mai dovuto intraprendere e incolpò della sua morte l’intero ordine dei cavalieri. Con l’aiuto di un altro ambizioso cavaliere di nome Morzan, rubò un cucciolo di drago, Skruikan, e lo piegò alla sua volontà, grazie alla magia oscura. Per molto tempo non si seppe più di loro. I due, nascosti in un angolo recondito di Alagaësia radunarono intorno a loro altri undici cavalieri disposti a tradire il loro ordine in cambio di potere e ricchezze, i Rinnegati. Corrotto dalla magia oscura, Galbatorix divenne che una pallida immagine del cavaliere che era stato e Skruikan privato della sua libertà impazzì con lui. Grazie al suo legame con i draghi la sua vita era pressoché illimitata, avrebbe governato Alagaësia per un tempo indefinito –

-. Murtagh, prima hai parato della storia che si sta ripetendo. Cosa intendevi dire con quelle parole? –

- E poiché hanno seminato vento raccoglieranno tempesta. – recitò Murtagh citando un brano delle cronache di Vrael, l’ultimo grande cavaliere del vecchio ordine, quindi fece una piccola pausa, come a cercare il coraggio per parlare.

- Galbatorix credeva nel principio del dividere e comandare e così sta facendo Isobel. Ma è il momento di spezzare questa catena. Ti abbiamo parlato di come Galbatorix sia stato aiutato da un altro cavaliere. –

- Morzan – rispose Reafly

- Si, il primo e il più spietato dei Rinnegati. Quel cavaliere era mio padre – Reafly ebbe un sussulto nell’udire quelle parole.

- Come suo figlio per tutta la vita portai le sue colpe sulle mie spalle, fino a quando non conobbi Eragon e Saphira -  

Reafly scosse la testa e corrugò la fronte senza capire. Qualcosa di quel racconto non tornava – Ma, tu ed Eragon siete fratelli, Morzan dovrebbe essere anche suo padre! –

Gli occhi di Murtagh scintillarono per qualcosa che Reafly non afferrò subito – Morzan era mio padre, ma non era il padre di Eragon. – disse con voce carica di vecchie emozioni, ma ancora abbastanza forti da far fremere l’animo del cavaliere.

- Nostra madre. Selena ha conosciuto il padre di Eragon dopo essere fuggita dal mio. Per proteggerlo dalle sue mire e da quelle del re lo affidò alle cure di suo fratello in un villaggio anonimo ai confini dei regni del nord.

Io ed Eragon siamo cresciuto in due mondi completamente diversi, ma il destino ci ha riuniti nel momento di maggior bisogno - Murtagh raccontò a Reafly le circostanze del loro incontro di come tra loro fosse nata subito una profonda amicizia, prima di conoscere il loro legame di sangue, e come questa avesse dovuto passare attraverso la diffidenza di tutti.

- All’epoca non ero ancora cavaliere, ma come tua sorella lo divenni sotto la cattiva stella del tiranno che detestavo. -

Murtagh passò allora a raccontare la dolorosa storia della sua cattura al Farthen-Dur, alle circostanze che portarono alla nascita di Castigo e come Galbatorix lo avesse costretto a giurargli fedeltà dopo aver scoperto i loro veri nomi. Non nascose nulla dei delitti commessi in nome del tiranno e come lui lo avesse usato come una marionetta nelle sue mani pronto ad essere comandato a bacchetta.

Non nascose neppure come fosse riuscito a darsi sempre un margine di azione e, grazie all’aiuto di Castigo, ad eludere più di una volta il giuramento anche se con molte sofferenze.

All’improvviso un pensiero colse Reafly facendogli ghiacciare il sudore sulla pelle.

– Murtagh, tu ed Arya avete parlato dell’immenso potere che si ottiene nel conoscere il proprio nome nell’antica lingua. Credete che Isobel conosca questo potere? Potrebbe averlo già usato su Rebekha? -

Murtagh ci pensò un attimo – Mi dispiace Reafly, questo non lo so. Ma il breve tempo trascorso ad Abalon mi ha fatto capire che Isobel aveva stretto con Galbatorix una profonda amicizia. Non so dirti fino a che punto abbia rivelato i suoi segreti. -   

- La ricerca del vero nome è qualcosa che ogni cavaliere è tenuto a intraprendere prima o poi nel suo cammino. – intervenne Arya. - Nei tempi passati faceva parte integrante della sua formazione ed era ritenuto un segreto. Nessuno al di fuori dell’ordine e naturalmente degli elfi era a conoscenza dell’enorme potere del vero nome –

- Dovrò trovarlo anche io? – Reafly non era sicuro di volerlo fare ma non voleva nemmeno deludere i suoi due maestri.

- Come e quando dipende solo da te Reafly – gli rispose Arya.  – Oggi non ti diremo altro. Hai già molto su cui meditare – disse.

- Il solo pensiero di Rebekha nelle mani di quella folle mi fa bollire il sangue nelle vene. Se dovesse succederle qualcosa… io …non me lo perdonerei mai – imprecò Xavier che fino a quel momento aveva taciuto - Mi spiace tanto Reafly, avrei dovuto proteggervi entrambi, e invece vi ho deluso. –

- Non dirlo neppure Xavier! Quando abbiamo deciso di aiutare Murtagh, nessuno di noi due poteva immaginarsi quello che sarebbe successo – gli rispose subito il ragazzo cercando con lo sguardo l’uomo che li aveva visto crescere e che li conosceva nel profondo del suo cuore come un padre.

- Se ti dicessi che io ero presente al primo incontro dei tuoi genitori e che sapevo molto bene quando ti ho permesso di seguirmi che tua madre non era di queste terre ma veniva da Alagaësia? –

- Non cambierebbe nulla Xavier. Sei stato tu ad insegnarmi tutto quello che su come tenere in mano una spada o come usare la posizione delle costellazioni nel cielo per orientarmi.

C’eri tu al mio fianco quando mi cacciavo nei guai e dovevo nascondermi da mia madre e sei sempre stato tu anche accanto a ma e a Rebekha, consolarci quando piangevamo perché ci mancava papà. Per cui non c’è nulla che possa dire Rebekha o Isobel che metterebbe in dubbio la tua lealtà. –

  
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