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Autore: Fiore di Giada    19/01/2023    0 recensioni
Per alcuni istanti, esaminò la ferita, da cui sgorgava sangue, poi posò la mano sulla sua fronte.
– E' un miracolo... – commentò il principe malese, gli occhi lucidi di lacrime.
– Ma di che cosa stai parlando? – domandò a sua volta l'avventuriero europeo, sempre più confuso. Continuava a non ricordare nulla.
Erano a Mompracem, ne era certo, ma perché Sandokan era contento della sua ferita?
Vedendo lo stupore dell'amico, il principe malese sorrise e gli accarezzò il viso.
– Capirai tutto. Ma, prima, devo occuparmi di questa ferita. E' il minimo che io possa fare. –
Pur perplesso, l’europeo annuì
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nessuna stella illuminava il cielo nero e le nubi, sparse sulla linea dell'orizzonte, parevano pronte a precipitare nel mare.

I richiami degli uccelli, di tanto in tanto, infrangevano il silenzio e si mescolavano al monotono sciabordio delle onde sulla spiaggia.

Yanez camminava, il capo chino. Come aveva potuto rovinare tutto?

Le sue parole d'odio, dirette verso Marianna, avevano creato una frattura insanabile tra lui e Sandokan.

Il suo amico malese, fedele al suo cuore d'innamorato, aveva deciso di rompere l'amicizia.

Sospirò. Aveva sbagliato ad accusare Marianna e doveva pagare la sua colpa.

Eppure, perché il suo cuore sanguinava?




Di scatto, il portoghese aprì gli occhi e, per alcuni istanti, rimase immobile, lo sguardo fisso verso l'alto e il petto scosso da ansiti.

Era un sogno?, si chiese, stupito. Certo, la sua vista faticava ancora a distinguere gli oggetti, ma, sotto di sé, percepiva la morbidezza d'un giaciglio.

D'istinto, strinse le dita ad artiglio e la sua mano ghermì della stoffa. Qualcuno aveva posato sul suo corpo un lenzuolo.

Chiuse gli occhi e un debole sospiro si liberò sulle sue labbra.

Poi, provò ad alzarsi a sedere, ma una fitta di dolore, come una lama, gli trapassò il fianco e gli mozzò il respiro

D'istinto, premette la mano sul fianco sinistro e la ritirò, rossa di sangue.

Chi mi ha ferito così?, si chiese. In quale, terribile incubo era caduto?

E cosa era successo a Sandokan e ai suoi compagni?

Due mani, calme, ma decise, si posarono sulle sue spalle e lo costrinsero a distendersi sul letto.

Estenuato, l'europeo chiuse gli occhi.


Non sai proprio stare fermo, eh? – domandò una voce maschile, risuonante di gioia.

Sorpreso, l'europeo sbatté le palpebre e, chino su di lui, vide Sandokan.

L'asiatico, senza alcuna esitazione, gli sollevò la maglia fino a metà del torace.

A quel gesto, il viso del portoghese s'imporporò e, a fatica, alzò le braccia e le posò sui polsi del compagno.

Che... Che stai facendo? – chiese.

Sandokan, a quella domanda, corrugò la fronte, poi un leggero sorriso sollevò le sue labbra.

Niente di ambiguo. Ti si è riaperta la ferita al fianco e voglio potere rimediare. Me lo consenti? – rispose. Yanez lo aveva riconosciuto, ma aveva scorto nubi di confusione nel suo sguardo.

Non ricordava ancora nulla.

Sempre più stupito, l'europeo annuì.


Per alcuni istanti, esaminò la ferita, da cui sgorgava sangue, poi posò la mano sulla sua fronte.

E' un miracolo... – commentò il principe malese, gli occhi lucidi di lacrime.

Ma di che cosa stai parlando? – domandò a sua volta l'avventuriero europeo, sempre più confuso. Continuava a non ricordare nulla.

Erano a Mompracem, ne era certo, ma perché Sandokan era contento della sua ferita?

Vedendo lo stupore dell'amico, il principe malese sorrise e gli accarezzò il viso.

Capirai tutto. Ma, prima, devo occuparmi di questa ferita. E' il minimo che io possa fare. –

Il portoghese fissò su di lui uno sguardo deciso e, con la testa, fece un cenno d’assenso.


Sandokan prese un pezzo di stoffa, lo coprì di pasta di curcuma e lo applicò sulla lesione, esercitando una pressione debole, ma decisa.

Poi, avvolse diverse bende attorno al tronco dell'amico e gli abbassò la maglia.

Il corpo di Yanez, prima teso, si rilassò. Forse, poteva dimenticarsi di quel sogno crudele.

Gli screzi tra di loro sembravano lontani.


Con un sospiro, Sandokan si lasciò cadere su una sedia, accanto al letto dell'amico, poi gli prese la mano destra.

Come mai sei qui? – chiese il portoghese. Finalmente, le sue domande avrebbero avuto risposta.

Gli pareva strana la premura di Sandokan.

Te l'ho detto. Era il minimo che potessi fare... Per difendere Marianna, hai ricevuto una forte stoccata. – rispose il principe.

D'istinto, aumentò la stretta delle sue dita attorno a quelle del compagno. Come sempre, gli inglesi non avevano esitato ad attaccarli.

Un ufficiale, desideroso di acquisire benemerenze verso Brooke, si era lanciato contro Marianna, la spada sguainata.

E Yanez non aveva esitato a porsi come scudo tra lei e la lama di quell'infame.

Quanto tempo sono rimasto così? – chiese il portoghese, turbato.

Il malese, per alcuni istanti, tacque, poi sospirò.

Sandokan, non sono un bambino. Cosa è successo? Perché non ricordo nulla? – chiese ancora. Continuava a non comprendere nulla.

Eppure, perché Sandokan era restio a parlargli?


Sei giorni. Sei rimasto sei lunghi giorni tra la vita e la morte. – dichiarò ad un tratto il principe malese.

Yanez sbarrò gli occhi, confuso, e li fissò in quelli dell'altro.

Mi stai prendendo in giro? Una ferita di spada, per quanto profonda, non può ridurmi così. Ne ho prese di ben peggiori. – ribatté.

Sandokan, a stento, frenò una risata divertita. Quello sguardo, così lucido, era il miglior regalo che la sorte gli avesse fatto.

In quelle lunghe, interminabili ore, gli occhi di Yanez erano rimasti chiusi in un torpore malato, che aveva il sapore della morte.

E' vero, ma la lama era avvelenata. Un soldato inglese, pensando di procurarsi benemerenze verso Brooke, ha cercato di uccidere Marianna. E tu non hai esitato a difenderla. Grazie, amico mio. –


Dovevo farlo. Non ricordi come ho definito l'amore che tu provavi per lei? – domandò il giovane lusitano. Quando Sandokan gli aveva confessato i suoi sentimenti per Marianna, lui, che pure si definiva suo amico, si era lasciato trascinare da uno stupido pregiudizio.

Sorrise di sé. No, non era stata solo la paura, per quanto idiota, a fargli pronunciare quelle parole irrispettose.

In quell'istante, aveva temuto di perdere l'affetto del suo migliore amico.

Io ho commesso tanti, troppi errori. E ne farò altri. Ma, quando si sbaglia, si deve provare a rimediare. Marianna è stata coraggiosa a seguirti qui e a lasciare una vita piena di lussi... La sua è stata una meravigliosa prova d'amore e l'ho capito solo ora... – affermò.

Sandokan scosse la testa e i suoi occhi scintillarono di commozione. Aveva perduto la famiglia, ma la fortuna, con lui, era stata generosa.

Sulla sua strada, aveva trovato l'amore puro di Marianna e la generosa amicizia di Yanez.

Il suo fratellino bianco aveva sbagliato, ma, cosciente di questo, aveva cercato di porre rimedio.

Non aveva esitato a rischiare la sua vita, pur di difendere un’amicizia.

Sono felice che tu abbia capito, ma ti prego… Non costringermi a dovere scegliere tra lei e te. Io vi voglio entrambi, con me. ─ affermò, serio.

Fissò lo sguardo sulla figura dell’amico, poi gli strinse entrambe le mani.

Un brivido percorse la schiena del lusitano. Con quel semplice gesto, aveva ricostruito un legame che sembrava prossimo alla rottura.

Avvertiva un inebriante senso di leggerezza.

Non posso prometterti chimere. Ma ti giuro che non ti abbandonerò mai. Non vi lascerò mai. ─ scandì, deciso. Aveva ormai capito il suo errore.

Non si sarebbe fatto condizionare da pregiudizi e paure.

Loro erano la sua famiglia.

Non preoccuparti, mi basta questo. E grazie ancora, amico mio. ─ replicò Sandokan, mentre il richiamo di una gufo pescatore rompeva il silenzio della notte.







   
 
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