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Autore: LaTuM    26/01/2023    2 recensioni
Fa un respiro profondo, abbassa le cuffie che sta ancora indossando e si sdraia. Prova a scattare, ma non è soddisfatto, il numero uno non si vede, quindi alza il braccio destro e porta la mano vicino alla testa, in una posizione che sembra quasi dire ‘sono qui, vieni a prendermi’. E scatta.
[Kurotsuki spin-off di Tsuki no Hikari post capitolo 40]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è un piccolo spin-off/fanfiction di

Tsuki no Hikari di drisinil

che si svolge dopo il capitolo 40.




Messa a fuoco



“Tsukkiiii!”

“Non se ne parla nemmeno.”

“Dai, non ti sto chiedendo nulla di scabroso. Cioè, se volessi mandarmi una tua foto nudo non mi dispiacerebbe affatto, ma mi accontento anche di te vestito. Con la mia divisa.”

“Sto per riattaccare” risponde Kei, sapendo perfettamente che non lo farà.

“Magari in una posa provocante...” continua infatti Tetsurou.

“Come se non avessi già abbastanza foto del mio culo.”

“Posso assicurarti che mi piace molto anche la tua faccia.”

“Lo spero bene...”

“Dai! Non posso mica lasciare la foto del tuo culo come sfondo del mio telefono per sempre!”

Kei alza gli occhi al cielo: sa benissimo che Tetsurou sta solo facendo lo scemo – come suo solito, del resto – non ha affatto la foto del suo culo come sfondo del telefono (anche se non può garantire che non la usi come sfondo per la loro chat), bensì una foto che hanno scattato quando era ancora a Tokyo per i Nazionali insieme a Bokuto e Akaashi. È una foto ridicola, Kei è imbronciato per via di qualcosa che Tetsurou gli sta dicendo all’orecchio, Bokuto che tiene il telefono è venuto così mosso che quasi non si riconosce e l’unico che ha la parvenza di una persona normale è – ovviamente - Kenji. Però Kei sa che Kuroo adora quella foto, perché sono loro al naturale: uno scatto imperfetto in cui ci sono le persone più importanti della sua vita.

“Non è che io passi il mio tempo con la tua maglietta indosso” ribatte Kei seccato.

“Ah, no?” risponde mellifluo Tetsurou.

Kei riesce a vedere quel ghigno da gattaccio malefico anche se sono solo al telefono e non in videochiamata. Quelle sono per la sera, dopo cena, quando devono finire di studiare.

E menomale, altrimenti il suo ragazzo avrebbe visto subito che sta palesemente mentendo. Sotto la felpa pesante nera che tiene in casa, c’è la maglia rossa del (oramai ex) capitano del Nekoma.

“No, Kuroo-san, ho anche altri vestiti.”

“Strano, visto che il mio armadio è sempre più vuoto ogni volta che ci vediamo.”

“Crepa!”

“Duecentotrentasette.”

E Kei ride. Piano, sommessamente, ma Tetsurou riesce chiaramente a sentirla la risata dell’altro attraverso quell’oggetto di plastica e vetro che gli permette di sentirsi più vicini nonostante i quattrocento chilometri che li separano. È un rumore quasi impercettibile, far ridere Kei non è facile, eppure a lui riesce. Sta imparando i suoni della voce di Kei, dal tono della risata sarcastica a quella genuinamente divertita, dal gemito di dolore a quello di piacere. Potrebbe scrivere un libro ma la realtà è che nemmeno i superbi haiku tanto decantanti da Kei riuscirebbero a racchiudere la bellezza della sua voce. Tetsurou potrebbe stare al telefono per ore solo per ascoltarlo mentre respira.

“Devo andare, è pronta le cena” dice Kei con quel tono che oscilla tra il dispiaciuto, l’infastidito (dal dover mettere giù o Tetsurou è ancora da capire) e l’accondiscendente.

“Mangia, mi raccomando. Non hai ancora ripreso i chili che avevi perso mesi fa” gli dice Kuroo con dolcezza, sapendo che l’altro alzerà gli occhi al cielo infastidito, ma che non ignorerà le sue parole.

“A dopo.”

“A dopo...”

Kei chiude la chiamata e lancia il telefono sul letto, nascondendosi il viso tra le mani.

Stupido gattaccio.

Si abbassa la zip della felpa e osserva il numero uno di colore bianco spiccare sul rosso del tessuto e non può impedire alla sua mente di immaginare e desiderare che Tetsurou fosse lì per togliergli quella stupida maglia da pallavolo.

Sbuffa e arriva all’unica possibile soluzione che il suo cervello deve essersi irrimediabilmente rotto se decide di togliersi la felpa e afferrare il telefono con un’idea chiara in mente.

Si ferma qualche secondo a osservare l’immagine che ha sullo sfondo. A differenza di Tetsurou, lui non ha nulla di particolarmente strano, solo due figure senza volto che indossano le magliette dei Frogs. L’hanno scattata a San Valentino, quando Tetsurou è venuto a riscattare il regalo di compleanno che gli hanno fatto Bokuto e Akaashi. In realtà sui telefoni di entrambi ce ne sono molte di più – anche alcune più disgustosamente romantiche che Tetsurou ha insistito per fare e che Kei custodisce molto gelosamente in una cartella protetta da password, anche se non lo ammetterà mai – ma ovviamente alla fine ha scelto quella più anonima. Non gli erano mai interessati i Frogs, ma oramai sono diventati una cosa loro. L’altro gli ha perfino regalato la cover per il telefono per il suddetto giorno di San Valentino. Kei ovviamente l’ha insultato, ma non ha esitato un secondo a togliere quella bianca che stava usando perché ‘tanto oramai è diventata gialla’ (non era vero) e mettere quella nuova. E quando Tetsurou gli ha rivolto quel suo solito ghigno impertinente, Kei avrebbe voluto tirargli uno schiaffo, invece si è nascosto dietro una colonna e ha posato per una frazione di secondo le labbra su quelle del moro, lasciandolo interdetto. Così impara.

Ci è voluto tutto il tempo della partita perché le sue guance tornassero di un colore normale.

Stupido gattaccio.

Ed è evidente che per quanto ci provi – oramai sono mesi, ma è evidente che si è già arreso – non riesce a dire di no a Tetsurou. Non è più – e forse non lo è mai stato – geneticamente programmato per farlo.

Così si toglie la felpa, sblocca il telefono e apre la fotocamera.

Kei odia farsi foto, viene sempre da schifo anche se non gli sembra di fare veramente così schifo quando si guarda allo specchio. Fa alcuni tentativi rimanendo seduto sul letto in modo assolutamente anonimo ma, per quanto una o due vengano quasi decenti, vuole anche ripagare Kuroo della sua insistenza.

Fa un respiro profondo, abbassa le cuffie che sta ancora indossando e si sdraia. Prova a scattare, ma non è soddisfatto, il numero uno non si vede, quindi alza il braccio destro e porta la mano vicino alla testa, in una posizione che sembra quasi dire ‘sono qui, vieni a prendermi’. E scatta.

Osserva il risultato finale: il volto è sfocato, si vede il riflesso del telefono nelle lenti, ma la maglia del Nekoma si vede bene e il suo sguardo è fisso nell’obiettivo.

Non rimane a pensarci troppo, apre la chat con Tetsurou e gliela manda, troppo imbarazzato al pensiero.

Per quanto l’altro si trovi a suo agio davanti a una fotocamera e Kei l’abbia più volte fotografato (è bello da mozzare il fiato, pornografico gli ha detto poco prima della Battaglia della Discarica) a lui non piace essere inquadrato. Non si è mai scattato foto, ha sempre lasciato che fosse l’altro a rubargli qualche istantanea.

Non sta neanche a chiedersi come abbia fatto a convincerlo, oramai ha imparato che il suo cervello perde tutte le connessioni neurali quando c’è di mezzo lo stupido gattaccio.

Indossa di nuovo la felpa allacciando bene la zip fin sotto al mento e scende per cena, anche se non è ancora pronto, può sempre dare una mano i qualche modo.

Strategicamente lascia il telefono sul letto, si sentiranno più tardi, come di consueto.

Kei non lo sa, ma mentre sta versando la zuppa di miso nelle scodelle, di sopra la sua stanza si riempirà di trilli e notifiche piene di cuori (o culi rovesciati) e un messaggio vocale di Tetsurou che vaneggia promettendogli che la prossima volta che si vedranno lo inchioderà al materasso.

Nel frattempo, quella sera stessa, gli farà qualche spoiler durante la loro videochiamata e a Kei non dispiace poi così tanto fargli vedere che, è vero, sta indossando la sua maglia con il numero uno.

Stupido gattaccio.




Note dell’autrice:

Tutto è nato perché stavo pensando a che easy-cosplay portare a Novegro: se un anonimo soldato del Corpo di Ricerca o Tsukki. Drisinil mi ha suggerito Kei con un paio di jeans e la maglia di Kuroo. Ho fatto qualche foto e quando è uscita questa, lo spin-off è stato inevitabile.

Se non avete ancora letto Tsuki no Hikari correte a leggerla, perché è un viaggio meraviglioso assolutamente da fare <3

   
 
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