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Autore: CervodiFuoco    02/02/2023    1 recensioni
[Willow]
[Willow]La storia racconta del ritorno a Tir Asleen dei membri della compagnia di avventurieri protagonisti della prima stagione della serie TV "Willow". La regina Sorsha decide di indire una settimana di festeggiamenti con giochi, musica e cibarie, i cui protagonisti saranno proprio quelli della serie stessa. Esploro sia il lato spassoso dell'avvenimento, sia quello psicologico che per ogni personaggio può significare il "tornare a casa" dopo l'avventura vissuta, il tutto ricreando la stessa atmosfera leggera, ironica ma avventurosa della serie, con la speranza di divertire ma anche trasmettere qualcosa di speciale. Buona lettura!
Genere: Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. Cambio di equilibri

 

Il fuoco crepitava tranquillo e allegro al centro del falò. Attorno ad esso sedevano Airk, Jade, Kit e Boorman, avvolti in pellicce e abiti pesanti. Una volta conclusosi ufficialmente il primo giorno di festeggiamenti per il loro ritorno a Tir Asleen e tutti si erano finalmente dileguati, la compagnia di avventurieri aveva deciso di ascoltare la proposta di Kit: allestire un campo nei pressi delle mura e dormire lì assieme, intorno al fuoco, sotto le stelle. Come avevano fatto per tante notti.

Regnava un silenzio innaturale, sebbene si trovassero a meno di dieci minuti di cammino dal castello. Al di là delle mura cittadine c’era l’intera popolazione di Tir Asleen che dormiva nelle case. Eppure, era lo stesso un po’ come trovarsi all’addiaccio, sperduti in un qualche luogo lontano.

Nessuno parlava troppo. Ognuno era immerso in profonde riflessioni; giusto di tanto in tanto scambiava cogli altri uno sguardo complice, un sorriso, o una porzione del cibo cotto sul falò.

«Sapete, mi mancava» esordì Boorman. Le fiamme arancioni si riflettevano nei suoi occhi facendolo apparire più giovane di quanto non fosse. «Non so se è una cosa buona.»

«Io credo di si» disse Airk.

«Certo che lo è» dichiarò con una certa soddisfazione Kit, che aveva finito il suo spiedino e stava arrostendo un’estremità dello stecco. «Adesso so cosa vuol dire viaggiare. Andare oltre la Barriera. Vivere le avventure che ho sempre sognato di fare fin da quando ero bambina. Non so quanto sarò capace di fare la principessina chiusa nel mio castello, d’ora in poi.»

Jade sedeva accanto a Kit, quasi attaccata a lei, e poggiava il proprio peso indietro sulle mani, assorta e rilassata. A quel pensiero espresso dalla compagna si portò avanti, per spiare l’espressione che aveva in viso l’altra: Kit era molto concentrata sul suo stecco fumante. Jade rimase in silenzio, sorridendo appena.

Per un pezzo nessun altro disse niente. Il crepitio del fuoco li legava assieme, pacifico, amichevole.

«Credo che quando la festa sarà finita, andrò a trovare mia madre» osservò Boorman, un po’ incredulo per le sue stesse parole. «E voi?»

«Beh, a quanto pare» disse Kit, lanciando al fratello un’occhiata sfuggente, «a Tir Asleen hanno sentito particolarmente la nostra mancanza. Nostra madre ci ha detto che al castello hanno delle novità importanti da comunicarci, una volta finita la festa.»

Airk la guardò a lungo, distratto ma concentrato al tempo stesso; rimase a labbra cucite e tornò a contemplare il fuoco.

«E tu?» domandò l’uomo barbuto, stavolta rivolgendosi a Jade. Quella non si aspettava di essere interpellata direttamente e si irrigidì nella posa seduta che aveva acquistato.

«Ehm» temporeggiò. Non osava guardare la principessa al suo fianco. «Io non ho ancora deciso. Mi piacerebbe molto vedere mia sorella… da quando ci siamo separati alla miniera, non so più dove sia o… insomma, se sia ancora viva.»

«Ci andremo insieme» esclamò Kit energica, avendo colto l’incertezza nella voce di Jade. «Quando vorrai andare, io ci sarò.»

«E le tue faccende… di famiglia?»

«Quelle aspetteranno. Hanno aspettato fino ad ora, possono farlo ancora un po’.»

Seguì un altro lungo momento in cui nessuno parlò.

«Ce l’avranno fatta, quei due?» sospirò Boorman, rompendo di nuovo il silenzio per primo.

«Spero proprio di si» fece Jade, sorridente.

Kit si voltò piano per esaminare il volto di suo fratello. Sembrava calmo, ma anche molto riflessivo. Troppo.

«Che c’è?»

Airk si riscosse. «Eh?»

«A che cosa stai pensando?»

Il principe non rispose subito. «A Elora.» Una pausa. «Non so che cosa fare. Non abbiamo parlato molto in questi giorni. Io ci ho provato, ma...»

«Airk» lo punzecchiò Kit. «Questo non è vero. Lo abbiamo visto tutti. La eviti.»

«N-no!» Il fratello si sentiva chiaramente punto sul vivo. «Ho cercato di parlarle, va bene? Solo… da soli. Non sono riuscito a trovare un momento in cui poter parlare da soli. E’ sempre insieme a voi, o… che ne so.»

Gli altri tre gli rifilarono un’occhiata un po’ rassegnata e un po’ comprensiva. Boorman inarcò le sopracciglia ed espirò dal naso.

«Non devi avercela con te stesso per quel che è successo» continuò Kit. «E poi avresti dovuto vederla, quando siamo partiti. Si è intestardita a voler venire con noi contro la nostra volontà. Voleva salvarti ad ogni costo.» Strinse le labbra. «Beh. Se non lo avesse fatto, oggi non saresti qui. Nessuno di noi lo sarebbe.»

Dopo un po’, Jade aggiunse: «Credo che ti amasse davvero, Airk. E ti ama ancora… forse in modo diverso da prima.» Airk le rivolse uno sguardo esitante. «Ma sono successe tante cose. Sono cambiati gli equilibri fra di noi, da quando...»

«Da quando la Megera è morta» concluse Kit, senza troppi giri di parole.

Con fatica, Airk disse: «L’importante è che sia felice. Voglio solo questo.»

«Suu, forza» ruppe il ghiaccio Boorman, sistemandosi meglio sul sedere. «Cosa sono questi piagnistei. Siete giovani! Queste cose accadono, e… possono sembrare una tragedia, almeno all’inizio… ma poi passa. L’amore va e viene, come il vento… non puoi vederlo, non puoi trattenerlo… puoi solo gustarlo finché c’è.» Sfoderò un breve e languido sorriso.

Un po’ magra come consolazione, dovettero pensare gli altri tre, a giudicare da come lo fissarono.

Jade si spinse piano contro il busto di Kit e avvolse un braccio attorno al suo, in cerca della mano. Lei le posò delicatamente la testa sulla spalla.

 

 

 

«Sicura che non hai freddo?»

Per la terza volta, Graydon era in procinto di sfilarsi la pelliccia dalle spalle.

«Si, davvero» rispose Elora. «Ti ho detto che sto bene!»

«D’accordo. Non te lo chiedo più, allora.»

Camminavano nel folto del boschetto vicino a Tir Asleen, a poco più di un tiro di sasso dalle mura. Elora aveva consumato in fretta la sua cena e poi aveva annunciato di voler andare a fare una passeggiata lì intorno; Graydon, notata l’incertezza di Airk, si era subito proposto di farle compagnia.

E lei aveva accettato.

Gli alberi erano fitti, ma la luna era quasi piena e c’era un sacco di luce. Inoltre, la primavera non era ancora sbocciata del tutto, lasciando i rami parzialmente spogli. Tuttavia faceva molto freddo quando calava la notte.

«Elora...» incominciò Graydon. «Riguardo quello che ti ho detto quella volta, sul Mare Infranto...»

La ragazza si girò lentamente, sorpresa.

«Ecco… insomma, non so bene come dirtelo, ma… non voglio causarti problemi. Se tu…»

«Graydon, tu non sei un problema» disse subito Elora.

L’altro sembrò rincuorato dalla cosa. «D’accordo. Bene. Meglio così.»

Elora sollevò il mento per contemplare la luna e trasse un profondo respiro. «Non so più cosa c’è fra me e Airk, da… quella volta. Non abbiamo più parlato, e… quell’intesa che avevamo prima… Non lo so, forse gli piacevo perché ero una cuoca e basta. Perché facevo la sguattera. Adesso che sono Elora Danan, per lui sono troppo.»

Graydon rallentò, apparentemente ammaliato dal profilo della rossa.

«A volte mi sembra di essere troppo perfino per me stessa» ammise Elora, scuotendo il capo. «Non riesco più a guardarlo come facevo prima. Sento di essere diversa.»

Si erano fermati entrambi in mezzo agli alberi. Regnava un silenzio innaturale. Un gufo cantava lì attorno.

«Non sei troppo, Elora. Sei solo quello che devi essere. Che sei.» Graydon deglutì. «Sei fantastica. Se non fosse stato per te, la Megera non avrebbe fatto la fine che ha fatto. Se tu non fossi quello che sei… io oggi non potrei essere qui. Hai salvato me, hai salvato tutti noi!»

Elora incrociò il suo sguardo. Non avrebbe saputo decifrare l’espressione di Graydon. Nella penombra lunare, i ricci che cadevano sulla sua fronte gli davano un fascino nuovo, tutto suo. Sembrava più maturo rispetto a qualche mese prima. Gli occhi, due pozzi neri, erano rivolti al suo viso.

«Beh, questo non è vero! Ok, sono Elora Danan… ma anche voi siete formidabili, presi da soli. Guarda Kit, e la corazza che può indossare. O la destrezza nel combattimento di Jade. Il modo in cui Boorman è capace di affrontare un intero squadrone di nemici da solo…»

«Elora.»

«Tu! Tu sai usare la magia, come me… è stata una sorpresa, e sei anche piuttosto bravo. Molto bravo. Senza di te non avrei potuto sconfiggere la Megera. E poi Airk, anche lui è formidabile con la spada.»

Graydon sospirò.

«Non è forse vero?» insistette la rossa.

«Elora, perché non riconosci quanto sei incredibile?» Il ragazzo le si avvicinò di un passo. «Quanto sei… » Sospirò. «Non perché hai un nome famoso che conoscono tutti. Non perché sei predestinata a diventare chissà chi. Ma… perché sei tu. Tu e basta. Nessuna Elora Danan.» Alzò piano le mani per andare a cingere le spalle della ragazza, paralizzata sul posto. «Brunilde.»

Sentir pronunciare il nome che aveva prima, fece rizzare a Elora i peli sulla nuca. Ebbe un leggero fremito.

Si guardarono in volto, molto vicini.

Fu Graydon ad accostarsi e a baciarla per primo. Senza fretta e con gentilezza, caso mai Elora avesse preferito rifiutare.

Ma Elora non si rifiutò.

   
 
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