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Autore: CervodiFuoco    02/02/2023    1 recensioni
[Willow]
[Willow]La storia racconta del ritorno a Tir Asleen dei membri della compagnia di avventurieri protagonisti della prima stagione della serie TV "Willow". La regina Sorsha decide di indire una settimana di festeggiamenti con giochi, musica e cibarie, i cui protagonisti saranno proprio quelli della serie stessa. Esploro sia il lato spassoso dell'avvenimento, sia quello psicologico che per ogni personaggio può significare il "tornare a casa" dopo l'avventura vissuta, il tutto ricreando la stessa atmosfera leggera, ironica ma avventurosa della serie, con la speranza di divertire ma anche trasmettere qualcosa di speciale. Buona lettura!
Genere: Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Divertimento esplosivo

 

Nuovo giorno, nuova gara. Quel dì l’arena era di nuovo piena di spettatori, accorsi per quella che probabilmente ci si prospettava fosse la prova più divertente e interessante: la Corsa coi Sacchi in Coppia. Qualcuno si era addirittura appostato fuori dalle entrate poco prima dell’alba, di modo da accalappiarsi i posti migliori.

Al centro dell’arena era stato piazzato un recinto rettangolare a delimitarne una precisa porzione. Là dentro il terreno sembrava stato scavato, rivoltato, rimesso a nuovo e anche innaffiato, perché era più scuro e grumoso. Un grosso cartello campeggiava sopra ai pali che delimitavano l’entrata, su uno dei lati corti del recinto: Corsa coi Sacchi, e più sotto, Divertimento Esplosivo.

 

 

«Divertimento esplosivo???»

«Non c’è da preoccuparsi» aveva risposto Willow, chino su un mortaio, intento a spappolare qualche erba in un composto abbastanza disgustoso. «Ma ti pare che mi invento qualcosa che possa ferirvi?»

Kit sbatté le palpebre, fisso su di lui, riabbassando le braccia. Aveva interrotto la sua colazione per fiondarsi nelle cucine, dove le era stato detto si trovasse lo stregone.

«Sarà meglio per te» gli aveva intimato Kit, puntandogli un dito contro. Anche se, conciata così, con quella camicia da notte svolazzante sotto al mantello aperto, aveva avuto un’aria tutt’altro che minacciosa. «Non ho voglia di saltare per aria.»

Willow aveva messo giù il pestello e tirato un sospiro, alzando gli occhi. «Ti preoccupi per te, o per… chi?» Un sorriso storto.

Senza parole, Kit aveva boccheggiato. «N-non so di cosa parli.»

«Ve l’ho detto, ieri, nella tenda. Le magie che ho escogitato sono del tutto innocue. Mi sono solo inventato qualche parolone, giusto per fomentare la folla. Dai, vai a finire la colazione.»

Sorpresa di scoprirsi così protettiva nei confronti di Jade e degli altri, Kit era uscita dalla cucina senza fiatare.

«E’ più pronta di quanto tu creda» aveva mormorato Willow, tornando a lavorare le erbe nel mortaio. «Più di quanto lei stessa creda.»

Una figura era spuntata da dietro una colonna. Sorsha. Guardava la porta dietro cui sua figlia era appena scomparsa, con l’ombra di un sorriso sulle labbra.

 

 

Il consono rullo di tamburi cominciò ad annunciare l’inizio dei giochi. La folla si calmò e pian piano si ammutolì. Intanto, i sei partecipanti si erano schierati davanti all’entrata del percorso, assieme a Sorsha e Willow che avevano già provveduto ai discorsoni cerimoniali di benvenuto.

«D’accordo, ragazzi» esordì il Nelwin. Teneva sotto braccio un grosso sacco di iuta. Si fermarono. «Qui dentro ci sono i vostri nomi. Dato che siete in sei, tre fra di voi verranno a pescarne uno, e quello che verrà fuori sarà il suo compagno o compagna durante il gioco di oggi. Tutto chiaro?»

Gli altri annuirono. Era stato loro consigliato, ai fini del gioco, di optare per un abbigliamento più sobrio, semplice e sgargiante, monocromatico, rispetto a quello utilizzato il giorno prima: Graydon vestiva di blu, Airk di verde, Boorman di rosso, Elora di azzurro, Kit di nero e Jade di arancione. Inoltre chi aveva i capelli lunghi li aveva raccolti in code o crocchie, di modo che non dessero fastidio durante il gioco.

Willow porse il sacco e lo aprì. A turno prima Elora, poi Boorman e infine Graydon andarono a pescare un nome.

 

Elora – Kit

Boorman – Airk

Graydon – Jade

 

Inutile dire che, quale che fosse stato l’abbinamento, tutti avevano storto un po’ il naso e fattosi pensierosi. Quel gioco poteva pure sembrare molto divertente all’apparenza, ma toccava a loro doversi infilare in due dentro un sacco e attraversare il recinto, in mezzo a chissà quale diavoleria di Willow.

«Le regole sono sempre le stesse. Anche se sono sicura che le rispetterete» intervenne Sorsha. «Niente scorrettezze. E’ vietato intralciare l’avanzata degli altri. Ma non temete… avrete abbastanza a cui pensare, una volta dentro.»

Preoccupati di questo ultimo piccolo dettaglio, i sei andarono a raccogliere i tre grossi e robusti sacchi che erano stati appesi a un palo vicino all’entrata del recinto. Mentre si riposizionavano, constatarono quanto fossero lunghi e larghi. Intanto, Willow continuava a blaterare per cercare di rassicurarli, e la folla riprendeva imperterrita a rumoreggiare sovrastando i tamburi.

«Qualunque cosa accada, mi raccomando, proseguite. E’ tutto a prova di Airk.»

«Ehi!» protestò quello, colto alla sprovvista.

«Scherzavo! Stavo scherzando» Willow protese le mani aperte. «Mi ha chiesto tua sorella di dirlo, lamentati con lei.» Kit strozzò una risata. «Nei sacchi, forza!»

I sacchi erano abbastanza spaziosi da permettere a Boorman, che era il più massiccio dei sei, di entrare con entrambi i piedi e permettere al principe di Tir Asleen di fare comodamente lo stesso assieme a lui.

Eppure, quelle che si lamentavano di più erano Elora e Kit.

«No… no, ahia! E’ il mio piede, quello!»

«Se magari ti facessi un po’ più da parte...»

«Sono già da parte! Occupa il tuo spazio!»

«Ce ne fosse, forse, lo potrei anche fare.»

«Entra e basta, Kit, ti prego.»

«Non… non ci riesco! Mi sono impigliata!»

«Oh, per favore...»

«Dico davvero! Dammi una mano, piuttosto!

Graydon e Jade dovettero interrompere la fase di preparazione e dar loro una mano, perché Kit aveva davvero incastrato uno stivale nella cucitura interna, mentre Elora semplicemente occupava troppo spazio e fu necessario spiegarle come posizionare i piedi e le braccia. Non era mica una procedura semplice, nemmeno con Willow e Sorsha a sovrintendere.

«Ottimo!» Il Nelwin batté le mani e sorrise malignamente. «Pronti?»

Quattro dei sei partecipanti scossero la testa anziché annuire. Boorman e Airk erano rimasti impalati, forse a disagio per il fatto di condividere uno spazio così piccolo, oppure già estremamente determinati a vincere.

«Bene. Auguri, e che vinca il migliore. O meglio, i migliori. Oh! Occhio alle buche. Ce ne sono… un paio, qui e là.»

«Cosa?» esclamò Kit.

«Fra gli altri tranelli, insomma. Buona gara!» Con Sorsha al fianco che scuoteva la testa e sorrideva sorniona, Willow si allontanò, diretto al varco fra le tribune che conduceva al palco d’onore.

«Aaah… perché ho la sensazione che sarà tutta Tir Asleen a divertirsi, tranne noi?» gemette Kit. Elora si voltò sfiorandole la guancia col naso, demolita dalla sua poca fiducia.

«Calmi, ragazzi! Va tutto bene. L’importante è rimanere concentrati e…» la buttò lì Graydon. «… godersi l’esperienza, no?» Jade annuì accanto a lui.

Boorman e Airk non fiatavano, occhi dritti sul traguardo, laggiù in fondo, dove era stata tesa una fascia bianca da palo a palo. Quasi stavano a braccetto l’un con l’altro.

VIA!, gridò Willow in mezzo alle solite trombe squillanti.

 

 

Due bombe fumogene liberarono un nuvolone grigio accecante che inondò lo spazio di entrata nel recinto. Le tre coppie vi si trovarono nel bel mezzo quando scoppiarono. Ulularono e gridarono, chi spaventato, chi arrabbiato. Ma non si fermarono.

Oltrepassato il fumo, fu facile capire che il percorso era stato separato in tre corsie parallele, delimitate da una grossa corda a terra. Proseguirono.

Per avanzare in quel gioco folle ed esilarante, occorreva innanzitutto un’ottima intesa e coordinazione dei membri della coppia: dovevano saltare nello stesso istante se volevano procedere, altrimenti si restava fermi o, nel più disastroso dei casi, si cadeva in due, trascinati giù da quello o quella che aveva sbagliato tempismo. In secondo luogo, si doveva avere piena consapevolezza del “mezzo di trasporto” utilizzato, il sacco. Si doveva reggere ben stretto il bordo superiore, su per giù all’altezza del ventre o del petto, di modo che ad ogni balzo quello non scivolasse. Insomma, la coppia doveva agire come un’unica entità.

In più si sarebbero messe in mezzo le trappole di Willow.

Ad un primo esame, la coppia che se la stava cavando meglio era la Graydon – Jade: poche ciance, intesa silenziosa, predisposizione alla praticità, volontà a dimostrare le proprie capacità. Se la stavano cavando alla grande, lì nella loro corsia di destra, davanti agli altri di due o tre balzi.

Subito dopo di loro venivano Boorman e Airk, nella corsia al centro. Avanzavano piuttosto bene: buona sincronia, ottima fisicità. Il problema è che tenevano le braccia un po’ troppo larghe e per questo continuavano a mollarsi gomitate nelle costole un salto si e uno no, con annesse lamentele.

Elora e Kit invece erano un disastro, nella corsia a sinistra. Avevano superato la linea di partenza di appena un paio di balzi e continuavano incessantemente a lagnarsi. La loro sincronia era pessima, saltavano l’una in ritardo di mezzo secondo rispetto all’altra, senza contare il terreno limaccioso nel quale si affondava di due dita buone, il che rendeva atterraggio e carica del salto cosa non facile. Al quarto balzo, difatti, finirono faccia a terra. Si tirarono su a fatica, accese dall’ira e la voglia di raggiungere gli altri, e ripartirono.

Più avanti, Graydon esclamava: «Attenta!», mentre il terreno sprofondava in un piccolo fossato ai suoi piedi. Ci mancò poco che Jade non lo tirasse giù. Contarono fino a tre e, con un salto ben calibrato, oltrepassarono l’ostacolo.

Boorman e Airk invece erano alle prese con un’altra tipologia di ostacolo: dal sottosuolo era emerso davanti a loro un fantoccio di legno pieno di braccia, di quelli che usano i lottatori corpo a corpo per allenarsi. Una magia lo manteneva in perpetua rotazione. Non era così grosso da riempire tutta la corsia, ma passare oltre significava che almeno uno dei due avrebbe dovuto beccarsi una botta da qualche parte.

«Vai, vai, vai!!» esortò Boorman a voce alta, irritato dal fatto che Airk si fosse fermato.

«E dove vuoi andare?» protestò il principe. «Dobbiamo passare al momento giusto!»

«Beh, il momento giusto è ora! Muoviti, andiamo!»

«No, aspet… »

E splat. Finirono giù.

«Uno! Due! Uno! Due! Uno… due!»

«Ok… ok! … Ce l’ho… ce l’ho!»

Le voci sovrapposte e concitate di Elora e Kit si avvicinavano ai due baldi uomini crollati nel fango. Si voltarono e videro le ragazze che lentamente li superavano: si erano sincronizzate grazie a Kit che scandiva i numeri “uno, due” e l’altra che seguiva le indicazioni.

Senza troppe storie Boorman e Airk tornarono in piedi e cercarono di passare a fianco del manichino rotante, accettando l’altissima probabilità di beccarsi un colpo in faccia. Purtroppo si accorsero tardi che le braccia apparentemente minacciose dell’ostacolo erano inconsistenti, robuste più o meno come la pergamena. A labbra cucite andarono avanti, almeno per rimettersi in pari con Kit ed Elora.

Là davanti, Jade e Graydon sembravano avanzare ottimamente. Si trovavano già a metà percorso. Esattamente il punto dove Willow avrebbe potuto piazzare un trabocchetto particolarmente interessante...

E così fu. Prima di non capire più un accidente e trovarsi la bocca piena di non sapevano cosa, Jade e Graydon avvertirono un clic sotto i piedi, all’atterraggio dell’ennesimo salto. Qualcosa venne rilasciato nell’aria. Ne furono accecati. Ed erano a bocca aperta, dato che quell’attività faceva per forza venire il fiatone.

Da dietro, gli altri videro solo la coppia vincente scomparire dentro diverse nuvolone colorate, una blu, una rossa e una verde, liberate da uno scoppio poderoso.

«Continua a saltare! Non fermarti!» urlò Graydon a occhi strizzati. E sputacchiò senza ritegno quella robaccia. Jade tossiva e sputava a sua volta. Entrambi erano coperti da capo a piedi di quella polvere variopinta, pelle e vestiti. Persino le ciglia.

Boorman ridacchiava rumorosamente. Li stavano raggiungendo, lui e Airk. E lo stesso si poteva dire per Elora e Kit, che apparentemente avevano guadagnato un ottimo ritmo e coordinazione.

Per le altre due coppie non vi fu alcun tranello ad attenderli a metà percorso, mentre superavano Graydon e Jade intenti a pulirsi la faccia e ripartire di buona lena. Giusto poco più avanti...

La corsia di sinistra bloccò senza il minimo preavviso,l’avanzata di Elora e Kit con una buona dozzina di buche circolari sparse qui e là. Semplicemente la terra venne risucchiata in basso con un rumore viscido. Passare in mezzo a quel groviera avrebbe richiesto grande abilità, concentrazione e cautela. Rallentarono, si guardarono e continuarono a procedere con la dovuta attenzione.

Al loro fianco, Boorman e Airk sghignazzavano della loro sfortuna; e proprio nel bel mezzo delle risate, i loro piedi cozzarono contro qualcosa di duro. Dal fango erano emersi dei bassi gradini, una serie da sei o sette almeno, che andavano scavalcati… o meglio, saltati. Al primo di sicuro avevano fatto cilecca, perché il divertimento era scemato nella seconda rovinosa caduta.

Ai tre quarti di percorso, la situazione era questa: Jade e Graydon che riguadagnavano terreno in seconda posizione; Elora e Kit che, facendo lo slalom fra le buche, primeggiavano davanti; Boorman e Airk, in terza posizione, con qualche difficoltà ad alzarsi perché uno voleva farlo più in fretta dell’altro.

La fascia bianca che delimitava il traguardo distava ormai poco. Willow non era potuto essere così perfido da piazzare trappole proprio alla fine, non dopo tutta quella fatica…

E invece si: proprio al limitare dell’arrivo, si innalzò dal terreno un vero e proprio muro. Per oltrepassarlo ci si doveva infilare in un’apposita fessura larga quanto una persona. Una, non due. Ciò significava il doversi trascinare avanti di traverso, uno davanti e l’altro dietro, anziché saltare uno di lato all’altro in parallelo. Proprio all’ultimo cambiavano le regole del gioco.

Senza fiatare, Kit decise che sarebbe andata davanti lei. Ma Elora non doveva essere d’accordo, perché le tirò la manica biascicando: «Aspetta, fallo fare a me questo!»

La principessa non le diede ascolto. Una luce strana le animava il volto e gli occhi; la competizione l’aveva infiammata ed ora andava a fuoco. Come i capelli e la faccia di Elora, più o meno. «Ehi, ascoltami!» continuò lei, strattonando la manica di Kit.

Si misero a litigare come due bambine, con vocine strozzate, schizzate di fango dappertutto, lì ai piedi del muro. Non si accorsero neanche che Jade e Graydon non solo le avevano raggiunte, ma si stavano già posizionando in modo da passare, Jade davanti e Graydon dietro, in perfetta sintonia e senza una parola. Comunicavano a gesti e sguardi ardenti. Nonostante l’aria sfiancata e sudicia, stavano passando oltre la fessura nel muro con estrema efficacia, strisciando pian piano i piedi nel terreno fangoso.

«Uuuuuaaaaaah!» ululò Boorman, due o tre salti più indietro. Doveva essere fuori di sé per via del mix “essere rimasto così indietro” più “ennesimo ultimo ostacolo odioso”. La sua coda di cavallo si era sciolta e i capelli neri gli svolazzavano attorno alla testa e davanti alla faccia ogni volta che faceva su e giù, la barba tutta sporca e gli occhi sporgenti. Airk invece, un po’ derelitto, cercava di tenere il suo passo–salto, anche lui insozzato (ma coi capelli ancora raccolti, per fortuna).

«D’accordo, vai tu!» cedette infine Kit stizzita. E forse Elora avrebbe anche condotto bene attraverso il varco nel muro, se non fosse che in quel momento la coppia della corsia di destra aveva appena tagliato il traguardo.

   
 
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