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Autore: Siluan    05/02/2023    3 recensioni
Merlino avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare Artù.
Finale alternativo che si sviluppa da una delle ultime scene dell'ultimo episodio della serie.
"What if" rigorosamente canon (è l'unica fan-fic che sto scrivendo a NON essere una Merthur).
DISCLAIMER: I personaggi della serie televisiva "Merlin", citati in questa storia, non mi appartengono, ma sono di legittima proprietà dei loro ideatori e della della BBC. Essi sono stati da me utilizzati a solo scopo di intrattenimento personale e senza nessuno scopo di lucro.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drago, Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo 9 - Kilgharrah


Senza esitazione Merlino zoppicò verso il grande drago, un enorme sorriso stampato sul volto.

Kilgharrah lo osservava con uno strano luccichio negli occhi, che probabilmente era il suo modo di esprimere commozione.

Il mago allargò le braccia e il drago gli andò incontro col suo grande muso, ma nella foga lo spinse e Merlino finì dritto col sedere per terra; ridendo di cuore lo abbracciò, per quello che gli era possibile, e Kilgharrah si strusciò contro di lui, questa volta più delicatamente, emettendo un bizzarro ronzio che assomigliava molto alle fusa dei gatti.

Fionn li osservava in silenzio con gli occhi sgranati, terrorizzato e affascinato al tempo stesso.

Quando si sciolsero dallo strano abbraccio, Kilgharrah fu il primo a parlare: “Bentornato, giovane mago. Il mondo cominciava a sentire la tua mancanza”.

Senza riuscire a smettere di sorridere Merlino si rialzò e fece un passo indietro per riuscire a guardarlo: “Come sapevi che mi ero svegliato?”

“Vuoi scherzare? Tutte le creature magiche di Albione hanno avvertito il tuo risveglio!” brontolò il drago con una nota di divertimento nella voce.

Il mago arretrò ancora, dimenticandosi della sua gamba dolorante, e gli sfuggì una smorfia alla consueta fitta di dolore.

“Hmmm, vedo che quello che hai fatto per Artù qualche segno lo ha lasciato... era inevitabile” commentò Kilgharrah osservandolo attentamente.

“Che vuoi dire?” domandò Merlino scuotendo appena la testa. “Non ricominciare a parlare per enigmi... sono appena ritornato dalla morte, non ce la posso proprio fare!”

Il drago sogghignò: “No, nessun enigma, dico solo che il sacrificio che hai compiuto per Artù e il fatto di essere riuscito a sopravvivere ha lasciato dei segni sul tuo corpo... la tua gamba, che non tornerà mai più come prima... e quel ridicolo ciuffo bianco in testa”.

Il mago deglutì e inconsciamente si toccò la gamba lesa: nel suo intimo lo aveva già capito che quella era una ferita da cui non sarebbe più guarito, ma sentirselo dire fu come un doccia gelata.

Poi però sentì una sensazione di calore rinascere dentro di sé e sorrise: “Beh, è un piccolo prezzo da pagare per essere ancora vivo, dopo tutto...”

Kilgharrah lo osservò con occhi scintillanti, chiedendosi con stupore (e non era facile stupire un drago!) come mai si sentisse così orgoglioso di quel piccolo umano.

“Allora,” disse poi riscuotendosi dai suoi pensieri, “vuoi che ti riporti a Camelot, giovane mago?”

Le sopracciglia di Merlino schizzarono in su dalla sorpresa per quell'inaspettata proposta.

“Sbaglio o una volta mi avevi detto di non essere un cavallo?” chiese quindi in tono ironico.

Il drago sbuffò, ma più divertito che irritato: “Non sbagli, ma oggi mi sento generoso, dopotutto festeggiamo il ritorno di Emrys”.

Merlino gli sorrise grato, e anche un po' imbarazzato: non era abituato a tutta questa gentilezza da parte del grande drago. Poi però si accigliò leggermente e distolse lo sguardo: “Non lo so... non sono sicuro che sarò il benvenuto a Camelot...” ammise quindi dando voce ai suoi timori.

“Hmpf, che sciocchezza!” esclamò Kilgharrah scuotendo la testa, poi si rivolse al giovane Fionn, che era rimasto per tutto il tempo a fissarli in silenzio: “Ma come? Non glielo hai detto?”

Il ragazzo sbiancò sotto lo sguardo indagatore del drago e tremando visibilmente iniziò a balbettare: “M-m-ma io... v-veramente... n-non ho... l-lui è...”

“Dirmi cosa?” si intromise Merlino, mosso a pietà per il povero Fionn, che quando non fu più inchiodato dalla vista del drago arretrò fino all'albero, appoggiandovisi con un gemito.

Kilgharrah riportò l'attenzione sul mago e gli comunicò la più straordinaria delle notizie: “La magia è libera, Merlino. Artù ha rimosso il bando da Camelot”.

Fu come un'esplosione, un boato di incredulità, gioia e gratitudine che scoppiò dentro di lui, propagandosi poi tutto intorno, come era successo pochi minuti prima. Senza fiato, con lacrime di felicità che gli rigavano il volto, cadde in ginocchio e rese grazie alla magia della terra, che gli rispose avvolgendolo in una calda spirale di aria e luce, come a volerlo proteggere. Rise allegro, quasi ebbro dall'energia che gli vorticava intorno, e la sua risata si infranse cristallina sull'erba, dando vita a centinaia di farfalle variopinte che si levarono festose verso il cielo.

Il drago sbuffò e scosse la testa quando alcune farfalle gli danzarono attorno al muso, rischiando di finirgli nelle narici. A quel buffo suono Merlino rialzò il viso a guardarlo e sgranò gli occhi stupefatto alla vista di ciò che aveva appena involontariamente creato. “S-scusa,” balbettò scuotendo la testa e arrossendo di imbarazzo, “sembra che la mia magia esploda senza controllo quando sono in preda a forti emozioni... mi è successo anche poco fa”.

Inaspettatamente Kilgharrah rise, un suon profondo e antico che fece vibrare l'aria intorno a loro, disperdendo le farfalle.

“Il potere della creazione è qualcosa di poderoso e rarissimo in un essere umano.” commentò una volta finito di ridere. “Non per niente si dice che tu sia il più potente stregone che abbia mai camminato sulla terra.”

L'elogio inaspettato lo fece sentire ancora più a disagio, e nel tentativo di alleggerire l'atmosfera commentò con una risatina: “Più che camminato io direi zoppicato...”

Il drago ridacchiò ancora e lo fissò con occhi scintillanti e orgogliosi.

“Un motivo in più perché ti porti io a destinazione... allora, Camelot?”

Merlino rifletté per un attimo e poi scosse la testa: “No, se non ti dispiace vorrei andare a Ealdor, vorrei vedere mia madre”.

“E allora la meta resta Camelot... lei vive lì adesso” replicò Kilgharrah con un'altra risatina.

Il mago spalancò occhi e bocca dallo stupore: “Mia... madre vive a Camelot?” chiese incredulo.

“È così, ma non so darti i dettagli,” fu la laconica risposta, “so solo che abita nella cittadella, sotto la protezione del re e della regina”.

Merlino inspirò a fondo, poi espirò, poi inspirò di nuovo... e sorrise: era tutto perfetto!

“A Camelot, allora” assentì raccogliendo il bastone e sentendosi carico di energia e aspettativa coma mai prima d'ora; la nostalgia di casa lo avvolse in un abbraccio dolce e doloroso al tempo stesso.

Si voltò verso Fionn, che era rimasto silenzioso e in disparte per tutto il tempo.

“Grazie per aver vegliato il mio sonno,” disse, avvertendo un leggero disagio vedendo il ragazzo sgranare gli occhi e arrossire di imbarazzo, “ti prego, porta i miei ringraziamenti al villaggio e dì a Iseldir che appena mi sarà possibile verrò di persona a salutarlo e ringraziarlo”.

“M-ma c-certo, cioè, grazie a t-te, è stato un vero onore poterti conoscere!” balbettò Fionn ormai talmente paonazzo da fare a gara col colore dei suoi capelli.

Merlino non poté fare altro che sorridergli con simpatia, e si rese conto che gli ricordava molto il sé stesso di qualche anno prima; poi si girò verso il drago e annuì: “Andiamo”.

Stava per iniziare ad arrampicarsi sulla sua schiena, quando la voce di Fionn lo richiamò: “A-aspetta, Emrys!”

Voltandosi vide che il ragazzo gli si era avvicinato e gli stava porgendo un fagotto di stoffa grigia.

“Ti prego, accetta questo dono da parte dei Druidi,” proseguì tendendogli l'oggetto e arrossendo di nuovo, “lo hanno fatto al villaggio apposta per te...”

Incuriosito il mago lo prese e dispiegandolo scoprì che era un mantello di lana, ma tessuto in maniera tale da creare una serie di arabeschi e spirali tono su tono, a volte un po' più chiari e a volte un po' più scuri, a seconda dell'angolazione della luce. Lo osservò affascinato, rigirandoselo tra le mani, e percepì chiaramente anche l'energia positiva di cui era infuso.

Con un groppo in gola si rivolse a Fionn, che lo stava ancora fissando in ansia, in attesa di una sua reazione, e gli sorrise con calore: “Grazie, è davvero bellissimo...”

Si interruppe e deglutì, per scongiurare un'ennesima esplosione di magia incontrollata, mentre il ragazzo si rilassava e rispondeva al sorriso.

Indossò il mantello, realizzando che gli calzava a pennello, e con un ultimo cenno del capo si congedò dal druido, inerpicandosi poi fin sulla groppa di Kilgharrah, non senza difficoltà a causa della gamba dolorante e del bastone da reggere.

Con un poderoso colpo d'ali il vecchio drago si innalzò rapido nel cielo, e Fionn li osservò emozionato mentre diventavano sempre più piccoli, fino a sparire all'orizzonte.

  
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