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Autore: Ammie    09/02/2023    1 recensioni
Kakashi Hatake è un uomo sexy e misterioso. Un amico leale e onesto. Un ninja impeccabile, a cui vengono affidate molte missioni pericolose... Ed è proprio durante una di queste missioni che la incontra quasi per caso. Una donna giovane e bella, con un passato turbolento e una famiglia tristemente nota al mondo shinobi, e in particolare a Konoha.
Tra i due c'è una forte attrazione, ma per stare insieme dovranno infrangere molte regole. Saranno in grado di affrontare gli ostacoli che si presenteranno di fronte a loro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Più contesti
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“Che cosa pensi di fare?”
Dopo ben 3 giorni in cui ero riuscita ad evitarlo, Kakashi mi teneva ora saldamente stretta contro il muro della sala conferenze nella torre dell’Hokage. Non avevo la minima idea che quell’uomo che mi aveva fatta sua per ben quattro volte in una sola notte, potesse rivelarsi uno dei ninja più abili e fidati di Konoha.
“Non avevo idea che fossi un- e lasciami!” mi scansai da lui, ancora rossa in viso. La sua vicinanza mi provocava ancora forti vibrazioni, nonostante la situazione.
“Non ho sentito alcun chakra quella sera. Pensavo fossi un civile, non un ninja!”
“Anch’io lo pensavo!” Sospirai. Quanto potevano peggiorare le cose, ancora?
Lui mi guardò. “Almeno puoi dirmi quanti anni hai? Sono già considerato una specie di pervertito per i miei gusti letterari…”
“Calmati, ne ho quasi venti. Come se fosse una tragedia!”
Kakashi nascose il viso tra le mani, prima di prendere posto su una sedia. Sembrava turbato. “Ho così tante domande che vorrei farti, ma onestamente non so da quale iniziare…”
Mi sedetti di fronte a lui. “L’Hokage mi ha proibito di parlare della mia vita, almeno fino a quando non lo riterrà opportuno.” Sbuffai. “Ma dimmi, è sempre stata così prepotente?”
Abbozzò un sorriso, ma sembrò ancora più inquieto di prima. I patti per restare nel Villaggio erano chiari, ma forse un piccolo strappo alla regola non gli avrebbe fatto male. E poi, con la stanza chiusa e silenziata con un jutsu, chi avrebbe potuto scoprirci? “Che ci facevi in quel locale?”
Abbassai lo sguardo. “Ero stanca. Avevo viaggiato per giorni senza fermarmi, ma quando ho visto quel piccolo villaggio non ho resistito. Ho preso una camera in una pensione e dopo aver cenato ho deciso di concedermi del sake. Il resto lo sai benissimo.”
“Stavi scappando?”
“Sì e no.”
“Da cosa? O meglio, da chi?”
Risi. “Abile con il cervello… e con le dita.”
Alzò gli occhi al cielo. “Non può saperlo nessuno. È stata una fortuna che i miei compagni non abbiano fatto caso a te, quella sera.”
Ero confusa. “Sarebbe tanto grave se lo scoprissero? Non sapevamo nulla l’uno dell’altra, e poi siamo entrambi adulti…” mi avvicinai lentamente a lui. “Non ho passato una brutta notte, anzi, tutto il contrario…”
Con un gesto veloce che mi sorprese, raggiunse il muro contro cui mi teneva poco prima. “Non possiamo. Ma non perché io non sia bravo, insomma, mi pare ovvio…”
I miei occhi si fecero furbi. Ero ancora parecchio attratta da lui, quindi decisi di stuzzicarlo. “È colpa mia? Mi sono impegnata poco nel prendermi cura di te?”
Kakashi arrossì. “Sei stata molto premurosa, questo è vero, ma… cosa mi metto a dire… Le relazioni tra sensei e studente sono severamente proibite.” Si fece serio all’improvviso, ma riuscivo a leggere nei suoi occhi un velo di desiderio.
“Ma tu non sei-”
“Lo sono. Verrai affidata a me, Asuma e Kurenai. Gai, quello vestito di verde, è partito all’alba con il suo team.”
Non capivo. “Quindi, cosa dovrei fare?”
“Dovrai alternare. Non so con quale gruppo partirai, ma…” sospirò. “Ascoltami bene. Credo sia meglio per entrambi omettere l’accaduto. Ripeto, le mie scelte riguardo le donne non sono mai state viste di buon occhio…”
Mille domande mi riempirono la mente. Avrei dovuto uscire da Konoha per le varie missioni? La mia identità sarebbe stata svelata all’intero villaggio, o solo tra i ninja, per non destare preoccupazioni? Che tipo di donne era solito frequentare?
No. Non dovevo pensarci. Avevo uno scopo ben preciso e di certo non mi sarei messa a fantasticare sulle sue passate avventure.
No.
“Che genere di donne hai frequentato?”
Dannazione!
Sembrò incerto per un attimo, ma poi alzò le spalle noncurante. “Donne.”
Forse era meglio cambiare discorso. Era evidentemente restio a darmi una risposta. “Quando inizierò con i team?”
“Tra un paio di giorni. Tsunade ti convocherà questa sera per discutere di alcune cose.”
“Ad esempio?”
“Il tuo alloggio.”
“In effetti quello stanzino in disuso era un po’ troppo stretto per essere definito camera.”
“Uno stanzino…?”
Annuii. “Pensavano che la torre, essendo sempre controllata, fosse il posto migliore per tenermi d’occhio. Ma non hanno idea che esco tutte le notti per mangiare del cibo vero. Quella roba iperproteica che mi danno è disgustosa.”
Kakashi si avvicinò a me, allarmato. “Cosa? Tu- Come-” il suo sguardo s’indurì. “E come diamine hai fatto?”
“Scendo le scale ed esco dalla porta principale.”
“E le guardie all’ingresso?”
“Le saluto. Mi è stata insegnata l’educazione, anche se vengo trattata come una criminale.”
“Ma-”
“Ora stai esagerando. Non ho mica ucciso qualcuno! Se la cosa ti fa sentire meglio, ieri sera c’era anche uno dei tuoi amici.”
“Chi?”
“Shiranui-san. È stato molto gentile a riportarmi alla torre, una volta finita la cena.”
Se prima era allarmato, ora Kakashi sembrava davvero sconvolto. “E non ha fatto niente? Conosceva benissimo le istruzioni di Tsunade!” si allontanò di qualche metro, massaggiandosi le tempie. Sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
“Gli ho detto che andavo a mangiare e mi ha seguita. Tutto qui.”
“Avete mangiato insie- aspetta. Perché mi stai dicendo tutto questo? Anch’io dovrei tenerti d’occhio, eppure non ti fai problemi a dirmi che hai infranto le regole.”
Risi. Per quanto intelligente, a volte era davvero stupido. “E che vorresti farmi? Sculacciarmi?”
Arrossì, ricordando quella notte trascorsa insieme. “Ti prego, evita di parlare in questo modo in pubblico. Ora devo andare. Devo strozzare quel donnaiolo.”
“Asp-”
Ma come era arrivato, in un attimo se n’era anche andato. Uscii dalla stanza qualche attimo dopo, ancora pensierosa. Dove avrei dovuto vivere nei prossimi giorni? Dato il modo cauto -per non dire sospetto- in cui venivo trattata, dubitavo mi avrebbero assegnato un appartamento o una stanza di una pensione. La cosa più logica sarebbe stata mandarmi da qualche ninja, così da controllare ogni mia mossa.
Se solo sapessero che il mio obbiettivo in realtà era così banale…
 
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

Lo trovai in un angolo di un bar dal forte odore di liquore. Era immerso in una fitta conversazione con una donna, ma non potevo attendere. “Hai idea di cosa poteva succedere?”
Roteò gli occhi. “Amico, stai calmo. Ho un po’ da fare se non te ne sei accorto…”
Allungò lo sguardo sulla straniera prosperosa, ma a me non importava. “Puoi giocare con la tua nuova amichetta più tardi. Hai infranto le regole imposte da-”
“Rilassati! Non ha fatto fuori nessuno!” disse. “E in sua difesa, hai assaggiato quella roba proteica che prepara la Haruno? Fa vomitare!”
Sospirai. Ero molto sorpreso dal mio comportamento. Poco prima avevo ricordato ad Akane di mantenere un profilo basso, eppure adesso il mio istinto era quello di cavare gli occhi a Genma, immaginandolo mentre osservava con troppa insistenza la donna che avevo stretto tra le braccia. “Spera solo che l’Hokage non lo venga a sapere…”
“Le ho già riferito tutto e ha concordato che per quanto la sua pupilla diventerà un medico eccezionale, la cucina non fa per lei.”
Mi stava prendendo in giro? “Non ha fatto nulla?”
“No. Non so per quale motivo ti interessi tanto ma ora, per piacere, lasciami giocare con la mia nuova amichetta.” E detto questo tornò dalla straniera, sfoderando il suo ghigno furbo per fare colpo sulla nuova preda.
Uscii dal locale, ancora pensieroso. Se Tsunade-sama aveva reagito così bene c’era solo una spiegazione: sebbene fosse ancora restia e la facesse sorvegliare tutto il giorno, probabilmente si fidava di lei. O meglio, si fidava abbastanza per permetterle di uscire a mangiare.
Ma chissà se il consiglio l’avrebbe pensata allo stesso modo…
  
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