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Autore: Tubo Belmont    11/02/2023    8 recensioni
[Genshin Impact]
[Kimetsu no Yaiba AU]
Il Ragazzino ha qualcosa da dimostrare.
Questa notte di Luna Piena, certamente, è destinata a colorarsi di un intenso rosso scarlatto.
Genere: Azione, Generale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaedehara Kazuha, Sara Kujou
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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C’è una grande disinformazione riguardo ai giganteschi casolari abbandonati. In molti, ritengono che siano piuttosto tetre, con la loro sinistra aura di decadenza e le loro assi di legno scricchiolanti.
Si sbagliano tutti.
I giganteschi casolari abbandonati sono fuottutamente terrificanti.
Non può certo fare a meno di pensarlo, Kaedehara Kazuha, che adesso ha gli occhi di rubino rivolti al maestoso e angosciante spettacolo innanzi a lui: almeno un centinaio di scalini di pietra, incastrati dentro all’oscuro promontorio, sotto ad alti torii decadenti e dalla vernice rossa ormai scrostata e macchiata di nero, conducevano verso l’immensa costruzione di legno rettangolare, che si estendeva verso destra e sinistra come il castello di un antico Daimyo.
Il tetto spiovente, da cui mancava qualche tegola, presentava esattamente al centro una strana struttura in legno ad arco rovesciato, simile ad una falce di luna, il cui colore doveva essere aureo, un tempo decisamente troppo lontano. Le finestre di shoji, chiuse e rovinate, erano ricoperte da amuleti di carta bianca che recitavano – inutili – formule magiche per tenere lontano il male, ed erano ‘abbellite’ agli angoli con spesse ragnatele candide che riflettevano la luce quasi azzurrina della luna.
Ogni singola cosa di quell’edificio faceva pensare al giovane spadaccino che, davanti a lui, si trovasse l’autentica fortezza di un signore dei Demoni.
Ed aveva ragione.
In fin dei conti, era proprio questo il motivo per cui si trovava in quella foresta abbandonata ed evitata come un tumore maligno, nell’esatto centro dell’Isola Nipponica: era il momento di crescere.
Di andare a caccia di mostri.
 
[https://www.youtube.com/watch?v=-MeHaP7pTtg]
 
“Io ti scongiuro, mia signora.”
Kazuha si era presentato, quasi all’improvviso, al palazzo centrale del Corpo Speciale dello Sterminio dei Demoni. Aveva chiuso gli occhi, si era inginocchiato a terra ed aveva appoggiato le mani al suolo, per poi piegare il proprio corpo in avanti cercando di trasudare tutto il rispetto che poteva dimostrare.
Kokomi Sangonomoya, seduta su di un gradino più alto rispetto al pavimento, non aveva battuto ciglio, nemmeno quando il suo vice Gorou aveva redarguito piuttosto concitatamente il ragazzo, dicendogli che lo scavalcare i ranghi in modo così poco educato solo per poter ricevere udienza non avrebbe giovato proprio per niente alla sua reputazione. Si limitò a guardare, senza dire una parola, quello che era a sua volta un interlocutore piuttosto silenzioso, con la luce delle fiamme dei due bracieri ai propri lati che crepitava anche nel centro delle pupille d’ametista.
Fu dopo la sua richiesta, tuttavia, che l’inespressività s’incrinò lievemente e che le dita esili si strinsero attorno al kimono azzurro. Persino il suo loquace compagno ammutolì, poco prima che potesse invitare il ragazzo albino a tornare ai propri alloggi.
“Le chiedo di mandarmi in missione. Sono pronto… sono pronto, per diventare il prossimo Hashira della Tempesta.”Kazuha aveva sollevato lo sguardo. In fondo alle iridi sanguigne ribolliva una determinazione che, a quella particolare età, non aveva visto nemmeno nei Cacciatori di Demoni più promettenti.
La donna chiuse gli occhi ed emise un sospiro, poiché, in fin dei conti, si sarebbe dovuta aspettare una richiesta simile dal giovane spadaccino.
Colui che era stato forse uno dei più potenti e spaventosi guerrieri che le loro forze potessero offrire, il fu Hashira della Tempesta, aveva accolto sotto la propria ala quell’orfano in tenerissima età quando non era che poco più di un bambino, dopo averlo trovato in balia di un gruppo di Demoni famelici alla quale i genitori lo avevano offerto come tributo per avere risparmiata la vita. Una volta sterminati i mostri e una volta raccolto tra le braccia, impaurito e spaventato, lo aveva addestrato e iniziato alla via della spada.
E lo aveva reso un degno successore.
Kokomi si chiedeva se avesse previsto già così in anticipo che, ad una quindicina d’anni dall’entrata di Kazuha nei loro ranghi, sarebbe caduto in battaglia per mano di un nemico troppo potente.
Senza nemmeno lasciare un corpo su cui piangere.
I corvi avevano annunciato l’accaduto, ed un devastato Kazuha aveva gridato disperato sotto al cielo plumbeo tutta la disperazione per la morte di quello che per lui era stato un fratello maggiore, un migliore amico e una figura paterna.
E poi era svanito, nel nulla, per un mese, senza che nemmeno i compagni della Branca della Tempesta, affidata temporaneamente all’Hashira delle Spire Beidou, sapessero dove si trovasse.
Poi era tornato, dopo un mese intero senza che nessuno potesse localizzarlo, con le occhiaie di chi non ha dormito per un periodo di tempo decisamente troppo lungo.
Ma con lo sguardo che non era più quello di un ragazzino.
Ricevuta la carrellata di insulti e di rimproveri da parte dei propri compagni e della sua leader surrogata, Kazuha si era scusato, un po’ imbarazzato, ma aveva subito accantonato il disagio tornando serissimo liquidando ogni discorso con un semplice ‘era necessario’.
E adesso Kokomi era certa che, dopo quell’ultima richiesta, il ragazzo avesse semplicemente trovato un luogo appartato e segreto dove poter affinare la spada al massimo delle proprie capacità. Per poi tornare da lei a fare una di quelle richieste che, prima o poi, tutti gli aspiranti Cacciatori di Demoni arrivano a fare. “K-Kazu… non dirai sul serio, vero?” Gorou si era avvicinato, allungando le braccia e con un sorrisetto preoccupato sulle labbra “T-ti rendi conto di cosa significa, ciò che hai appena chiesto?”
Poteva percepire la preoccupazione del compagno. E come biasimarlo?
Era risaputo quanto avessero legato, quei due, da quando l’albino era entrato a far parte del Corpo Speciale. A tradirlo sicuramente era anche stato l’aver letteralmente placcato un Kazuha decisamente non pronto per le accoglienze troppo calorose, dopo la sua scomparsa.
Poteva immaginare quanto fosse ‘felice’ del sentire il proprio amico annunciare la volontà di diventare il prossimo Hashira.
“Ti chiedo scusa” lo spadaccino, ancora inginocchiato a terra, si era voltato verso di lui con un lieve sorrisetto “ma… non sono venuto qui per scherzare, questa sera.”
“ALLORA SEI SEMPLICEMENTE IMPAZZITO!” esclamò l’altro, digrignando i denti ed indurendo l’espressione “Non puoi sparire per un mese, tornare indietro e decidere di andare al macello!” gli fu davanti e gli mise le mani sulle spalle “Che diavolo hai visto, per tutto questo tempo che eri via, per poi tornare qua e sparare cazzate simili?”
Kazuha s’incupì, per poi appoggiare le proprie mani su quelle dell’amico e scostargliele con una lieve irruenza “Mi parli come se non ti fidassi di ciò di cui sono capace.”
“Io ti PARLO come uno che non vuole sentire il nome del proprio migliore amico annunciato dai corvi!”
Kazuha si alzò da terra, con calma. Ma lo fronteggiò con lo stesso sguardo serio di prima, che stavolta pareva quasi tradire anche un certo fastidio “Gorou, onestamente, credo tu stia dubitando troppo di me. Questo è ciò che quell’uomo vorrebbe! La sua ultima volontà, è che io possa guidare i miei compagni al suo posto!”
“Ciò che ‘quell’uomo’ vorrebbe” finalmente Kokomi si decise a parlare. La voce vellutata non nascondeva una certa durezza “è il vederti sano e salvo. Non ti ha salvato dalle grinfie dei Demoni solo perché tu potessi ributtartici dentro una volta morto. Non metterti su di un piedistallo senza nemmeno conoscere le volontà di chi è stato il tuo mentore!”
Quelle parole sembrarono fare breccia nel cuore dello spadaccino, che abbassò lo sguardo e si morse il labbro, stringendo i pugni lungo i fianchi. Gorou, che si era voltato a guardare la sua leader, tornò a guardare l’amico con un’espressione più afflitta.
“Kahedara Kazuha” continuò la Leader del Corpo Speciale, ex Hashira delle Meduse “ciò che mi chiedi e di affidarti una missione di Rango Superiore. Mi chiedi di permetterti di affrontare un Demone abbastanza pericoloso da poter annientare un intero villaggio in una sola notte.” Sbatté le palpebre “capisci in che posizione mi stai mettendo? Verrei meno alla promessa che ho fatto a-” la voce le si incrinò appena, ma riacquistò subito la compostezza senza che – forse – nessuno se ne rendesse conto “Sei una promessa per questo Corpo Speciale, Kazuha! Gli ho dato la mia parola che ti avrei protetto. Non posso permetterti di buttare al vento tutto il tuo potenziale solo per un capriccio!”
“HO FATTO UNA PROMESSA!”
Il silenzio tornò a gravare all’interno di quella stanza, rotto solo dal debole crepitare delle fiamme.
“M-mi dispiace, non era mia intenzione alzare la voce in questo modo…” Kazuha si asciugò una lacrima ribelle, cercando di non dare troppo nell’occhio “Io lo sapevo. L’ho sempre saputo. Il lavoro che facciamo qui non è un semplice lavoro di sterminio. Siamo soldati, e siamo in guerra con i Demoni. Lui sapeva… sapeva che un giorno il suo nome sarebbe stato detto dai corvi. E’ stato lui stesso a confidarmi che, nonostante tutto, aveva ancora paura di morire… ma era certo che sarebbe morto con il sorriso, se avesse saputo di lasciarsi alle spalle un degno successore” lo spadaccino digrignò i denti, con altre due rivoletti di lacrime che scendevano sulle guance “ho promesso che sarei stato io, quel successore. E quando è morto… dopo che la disperazione e le lacrime sono tutte finite, ho deciso che avrei mantenuto quella promessa” si asciugò le ultime lacrime, poi puntò i propri occhi su quelli della donna.
Quel maledettissimo sguardo che poteva perforare persino l’acciaio la fece vacillare.
La somiglianza tra quel ragazzino e l’ex Hashira della tempesta era sempre più evidente.
“Non posso rimanere… al sicuro solo perché ho più potenziale degli altri! Coloro che prima di me hanno voluto sostenere questa prova e hanno fallito, avevano tutti lo stesso diritto che ho io di combattere contro l’Esercito demoniaco dell’Imperatrice Immortale!” si batté una mano sul petto “ho deciso di dare la mia vita alla spada e a questa battaglia… proprio perché è così facendo che quell’uomo mi ha salvato! Voglio diventare come lui, e salvare tanti altri ‘Kahedara Kazuha’ con tutta la vita davanti. E non ho intenzione di tornare indietro su quest’affermazione!”
Gorou guardò Kokomi che, con un’espressione corrucciata, era rivolta verso il pavimento.
Il silenziò tornò su ogni cosa.
Poi, la donna sospirò.
Un lieve sorriso affiorò sulle sue labbra “Quanto… sarebbe inutile, impedirti di prendere parte allo Sterminio?”
L’altro ragazzo ghignò sornione, affilando lo sguardo “Abbastanza da farti sentire una stupida…” sbatté le palpebre e scosse la testa con vigore “C-con tutto il dovuto rispetto, ovviamente!”
“Kazuha, ti prego, non peggiorare la tua situazione…” Gorou si passò una mano sul viso.
Kokomi chiuse gli occhi, parendo ponderare un attimo la questione.
“Essia.” Guardò in avanti “sarai mandato in missione.”
Lo spadaccino parve raggiante.
“M-ma, Kokomi…” l’altro ragazzo la guardò con un’espressione preoccupata.
“Per quanto mi rincresca ammetterlo, questo moccioso ha ragione” chiuse gli occhi “forse ho sbagliato io ad intendere effettivamente ciò che quell’idiota che si è fatto ammazzare voleva dirmi: Kazuha è come una meravigliosa katana. È sicuramente piacevole da tenere sopra ad una mensola, ad ammirarla, ma sarebbe uno spreco non testare la sua letalità in battaglia.”
Gorou sospirò, passandosi una mano dietro la nuca “D-direi che non abbia più alcun senso, tentare di dissuadere nessuno dei due.”
Per tutta risposta, invece, Kazuha tornò ad inginocchiarsi a terra. Lo fece con una tale irruenza, che quasi picchiò la fronte sul pavimento di legno “T-ti ringrazio, mia signora! Non la deluderò! Le porterò indietro la testa del Demone più forte che-”
“Non così in fretta, spadaccino psicopatico” disse la donna, alzando una mano “devo forse ricordarti che mi hai mancato di rispetto dal primo secondo in cui sei entrato in questa stanza?”
“… Ops …”
“Ho intenzione di mandarti in missione” lo fulminò con lo sguardo “ma non ho intenzione di farti diventare un Hashira così facilmente, ragazzino. Dovrai sudartela questa scalata, dopo come mi hai parlato questa sera.”
“E’ davvero spaventosa, quando si arrabbia…” mormorò Kazuha, rendendosi pian piano conto di tutto ciò che era successo prima e di come si era rivolto fino ad ora a quella che era a tutti gli effetti… beh, il suo Generale.
“E non l’hai mai vista quando mi dimentico di-”
“GOROU.”
“Chiedo venia!” il colpevole alzò le braccia, sorridendo con nervosismo.
Kokomi sospirò esasperata, per poi rivolgere uno sguardo tagliente al diretto interessato “Ti manderò in missione sotto la supervisione di un Hashira che possa dirmi quanto tu effettivamente sia migliorato.”
“B-Beidou?” domandò timidamente il ragazzo, massaggiandosi dietro la nuca.
“Non credo proprio” scosse la testa “quella donna ha una cattiva influenza su di te… me ne rendo conto soprattutto dal modo in cui mi hai parlato oggi. Ci penserò bene a mente lucida, ora sparisci dalla mia vista prima che decida di ricordarti PERCHE’ mi trovo dove sono ora.”
Nonostante l’ultima terribile minaccia, il ragazzo sorrise e s’inchinò appena.
Quando fece per voltarsi ed uscire, tuttavia, una mano si strinse sulla sua spalla.
“Vedi di fare attenzione là fuori” disse Gorou, serissimo “se finisce che muori, vengo nell’Oltretomba a prenderti a calci nel culo personalmente.”
Kazuha ghignò sornione e voltò appena lo sguardo affilato verso di lui “Non ho mai avuto intenzione di morire fin dall’inizio.”
 
E allora perché diavolo adesso si sentiva in quel modo? Gli occhi erano fissi sul casolare ed i piedi erano piantati a terra, pesanti come se fossero bloccati nel cemento. Il suo maestro non aveva fatto che istruirlo, per tutta la sua vita ma… questa era la prima volta che si trovava sul campo, a sterminare il suo primo Demone.
Nessuno si sarebbe fermato, se l’avesse visto in difficoltà.
Non sarebbe stato colpito con fendenti non letali.
Se avesse perso lo scontro, sarebbe morto e basta.
Ho forse sopravvalutato la mia volontà?
Chiuse gli occhi, strinse i pugni e cominciò a prendere dei leggeri respiri, ripensando a tutto ciò che il mentore aveva fatto. A tutto ciò che anche coloro venuti prima di lui, probabilmente, avevano passato. Avere paura di morire non era un crimine, lo era impedire che questa paura bloccasse la tua volontà.
Era stato proprio l’Hashira della Tempesta a confessargli quanto, ogni volta che veniva mandato in missione, fosse terrorizzato dall’idea della morte.
Ma nemmeno quando, alla fine, non era più tornato indietro, l’aveva visto vacillare.
Sempre pronto ad affrontare le fauci e gli artigli della notte con un sorriso spavaldo stampato in faccia.
Doveva, quantomeno, riuscire ad imitare un quarto di quella grandezza.
Aprì gli occhi, tornando a guardare l’edificio abbandonato.
I piedi infinitamente più leggeri.
Mosse un paio di passi.
Si voltò di scatto, piegando le gambe e liberando la propria katana dal fodero color acquamarina, stringendo l’elsa bianca fino a farsi sbiancare le nocche. La lama rifletté la luce lunare e lo sguardo dello spadaccino si puntò verso il buio della foresta che circondava il promontorio, alle sue spalle.
“Uhm… alla fine te ne sei reso conto” mormorò una voce femminile dalle tenebre. Poi, una mano interamente avvolta da un sottile velluto violaceo, s’appoggiò sulla corteccia di uno di quegli alberi morti “dunque era questo che intendeva Kokomi riguardo alla tua percezione. Anche se è da quando sei entrato nella foresta che ti tengo d’occhio e non te ne sei mai reso conto.”
L’intrusa uscì del tutto dal suo nascondiglio, rivelandosi una donna piuttosto alta, dai capelli scuri, tendenti al viola, sistemati in un lungo caschetto che le arrivava alla fine del collo e dagli occhi dorati come due monete. Il bel viso non tradiva alcuna particolare emozione. Al fianco dell’hakama nero come la notte, terminante con dei pantaloni rossi, riposava l’elsa nera di una lunga katana, la cui lama riposava dentro ad un fodero rosso come il sangue.
Kazuha non abbassò la propria arma.
Ecco a chi era stato affidato da Kokomi: Kujou Sara.
Uno dei più recenti Ammazza Demoni nominato Hashira dei Corvi.
Anche se, più che in quel modo, in mezzo ai compagni di battaglia era conosciuta con un altro appellativo: La Traditrice.
Perché quella persona non era un essere umano e, fino a non moltissimi anni fa, combatteva tra le schiere di quegli esseri che aveva giurato di sterminare dal primo all’ultimo. Cosa ci facesse un Demone in tutto e per tutto tra le schiere di coloro che li combattono era un mistero. Per non parlare del fatto che, a quanto pare, il suo cognome sia lo stesso di uno dei più grandi e potenti Clan Demoniaci della storia, a stretto contatto con l’Imperatrice Immortale. Tra i suoi compagni e alcuni altri Hashira pare girasse la voce che non fosse sempre stata una Demone, ma che sia stata trasformata e costretta combattere al loro fianco per non morire. A quanto pare, era stato proprio l’Hashira delle Spire a sconfiggerla in battaglia e, dopo aver notato le grandi potenzialità, a proporle di entrare a far parte del Corpo Speciale.
E non era stato difficile per lei scalare i ranghi e diventare una delle punte di diamante della compagnia, imparando addirittura da zero una Tecnica per annientare i propri simili. Si era indubbiamente rivelata una benedizione sotto diversi punti di vista: avere un Demone che odia gli altri Demoni tra le proprie schiere, in grado di conoscere i punti deboli più fini del nemico e dove colpirlo per fargli davvero male.
Kazuha provava un certo rispetto, nei suoi confronti, benché si trattasse di uno di quei mostri.
Eppure, tuttavia…
“Ah… quindi è così che la Leader ha deciso di punirmi?” sbuffò, deluso, rilassandosi e ritirando la spada “Tanto valeva farmi accompagnare da un manichino.”
“… non è molto carino da parte tua, lo sai vero?” Sara aveva assunto un sorrisetto ed aveva chiuso gli occhi, mettendo tuttavia in bella mostra una vena pulsante sulla fronte.
Kazuha ammirava quella ragazza, davvero.
Ma era difficile averci a che fare.
Non sapeva se fosse l’Educazione Demoniaca oppure se la Kujou girasse con un manico di scopa infilato dove sapeva lui dalla nascita, ma quella persona era l’immagine fatta e finita della freddezza. L’Antartide poteva risultare più ospitale e di compagnia rispetto a quella lì.
Inutile dirlo, aveva avuto ben poche interazioni con lei, e tutte si erano risolte con lui che cercava di attaccare bottone – fallendo. Fallendo miseramente su tutti i fronti – o con stupidi ed inutili battibecchi di cui nessuno aveva memoria che, alle volte, finivano con le mani sulle else delle katane.
Forse Kokomi aveva ragione: Beidou aveva una vera pessima influenza su di lui.
Ed era un vero peccato.
Non l’influenza, il fatto che Sara fosse così difficile da approcciare.
 
“Caro il mio Kazuha…” il maestro aveva bevuto un goccio di sakè, appoggiato con la schiena sulla corteccia di un albero, per poi sorridere smagliante mostrando i canini pronunciati “ti sei preso una mega sbandata per la bella Demone, non è vero?”
“N-non ho idea di cosa stiate parlando…” si era affrettato a rispondere il ragazzo, appoggiato dall’altra parte dell’albero intento a scribacchiare qualche verso su di un foglio di carta. La penna per poco non gli cadde dalla mano e sperò con tutto se stesso di non essere arrossito come sentiva.
“E dove sarebbe il problema?” aveva domandato l’interlocutore “Non mi dirai che il fatto che sia una di quelli è un malus, vero?”
“E cose me ne frega se è un Demone” si diede dell’idiota, non appena l’Hashira della Tempesta scoppiò in una risata fragorosa.
“Oh mamma, Kazu… sei peggio di un libro aperto: sei un libro senza copertina, per la miseria” l’uomo si asciugò una lacrima “onestamente, hai puntato proprio su una delle persone più gelide e seriose che io abbia mai visto.” Voltò appena la testa all’indietro, benché non potesse vederlo “visto che ti piacciono così tanto le ragazze più mature, perché non Beidou? Non sei anche in più confidenza con lei?”
Kazuha sbuffò “Beidou non credo nemmeno mi consideri un ragazzo. Mi vede più che altro come un fratellino minore, o qualcosa del genere. Inoltre, viste tutte le volte in cui scompaiono durante il giorno, credo stia già combinando qualcosa con l’Hashira degli Abissi.”
“Uhm. Non posso certo dire che quella donna abbia cattivo gusto” altro sorso “detto questo, allora se vuoi ascoltare un mio consiglio, non smettere di darle fastidio.”
“Non capisco.”
L’Hashira alzò il dito, sogghignando “C’è un’antica legge non scritta che parla del come ‘per un introverso, un estroverso è la più disgustosa ma efficace cura che possa esistere’. Le persone come Sara sembrano solo odiare stare in compagnia, quando in realtà è l’esatto opposto.”
“Nah, credo che lei abbia frainteso, maestro…” Kazuha sospirò sconsolato, raccogliendo la penna e tornando a scrivere “Le volte che provo a parlarle, fa finta che io non ci sia. Quando risponde, finiamo per litigare. Non credo mi guardi in modo diverso con cui si guarda una pulce fastidiosa.”
“Ah, Kazu caro… sei un ottimo spadaccino, ma per capire le donne ne devi fare ancora di strada” alzò lo sguardo verso il cielo “quella Sara è entrata a far parte del Corpo Speciale come Demone. E’ stata introdotta in mezzo a coloro che dovrebbero essere i suoi nemici giurati. E tu, dopo solo due giorni, hai deciso di andarci a parlare assieme. E lo hai continuato a fare, nonostante tutte le volte che ti ha ignorato ed i litigi. Davvero credi che questo non sia significato nulla per lei, che ha sempre pensato che quelli come noi non potessero mai darle fiducia?”
Kazuha non rispose.
“Inoltre…” sorseggiò “non ti sei mai reso conto di come ti guarda, a volte.”
La testa dell’albino scattò verso l’alto “C-cosa?”
“Io non ti ho detto nulla!” la testa del maestro spuntò dall’altra parte dell’albero, con un’espressione sorridente ed un occhiolino “ma sii certo di un fatto: come dicono gli inglesi, ‘she’s a keeper’. Non fartela sfuggire, una così non la trovi da nessuna parte. Soprattutto se è un Demone!” rise di gusto “inoltre, non mi dispiacerebbe morire sapendo che il mio adorato allievo è riuscito ad accasarsi…”
 
Che diavolo.
Perché proprio in quel momento doveva tornargli in mente l’ultimo discorso che aveva fatto con il maestro? E perché le guance pizzicavano così tanto?
“Umph” la voce di Sara lo riportò alla realtà, mentre quella incrociava le braccia sotto al seno e si avvicinava “se avessi saputo che questa sarebbe stata l’accoglienza, non mi sarei mai offerta volontaria per accompagnarti.”
“Tzé.” Kazuha le voltò le spalle, per poi portarsi le mani dietro la nuca e stiracchiarsi ben bene “non ti ho certo chiesto di farmi da balia, demonietta. So badare benissimo a me stesso.”
“Uhm, certo.” Sara lo affiancò, ad occhi chiusi e senza nemmeno voltarsi verso di lui “Così bene che nemmeno ti sei accorto dei Demoni in agguato dentro alla foresta. Non ci fossi stata io saresti indubbiamente diventato il loro spuntino di mezzanotte.”
“Se non me ne sono accorto, è solo perché tu li hai fatti fuori troppo prima che me accorgessi! Come faccio ad affinare la mia percezione se mi imbocchi ancora in questo modo?”
“Ed io che mi aspettavo una certa gratitudine da parte tua…” la donna sbuffò “che stupida che sono.”
“Ehi.” Kazuha aprì l’occhio destro, scrutando verso di lei “sei tu che hai intavolato il discorso cominciando con il redarguirmi per la mia scarsa attenzione. Vogliamo andare avanti?”
“Forse avrei dovuto veramente lasciarti andare da solo.”
“Meglio solo, che mal accompagnato.”
“Almeno saresti crepato per mano di un Demone.”
“Di un Demone che senza dubbio sarebbe stato più di compagnia rispetto a te.”
“Idiota.”
“Musona.”
E rieccoli lì, a scrutarsi rabbiosamente con ognuno che stringeva l’elsa della propria spada.
Poi però chiusero gli occhi, sbuffarono spazientiti e tornarono a guardare il casolare di legno.
Nemmeno in quel momento così delicato, quei due sarebbero stati in grado di andare d’accordo.
Porca miseria… ma che diavolo aveva in mente la Leader per appioppargli una compagna simile?
Ad un tratto, tuttavia, al giovane venne in mente un particolare che lo fece voltare di scatto verso un’ offesissima Sara, che non osava nemmeno guardarlo “Aspetta… sei stata tu a chiedere di accompagnarmi?”
Quella fuggì ulteriormente lo sguardo “Beh? Scommetto che preferivi ti accompagnasse l’Hashira delle Spire, non è vero? Mi dispiace per te…” verso la fine, pareva quasi aver assunto un tono di voce più deluso.
“M-ma… perché?” lo spadaccino tuttavia era troppo impegnato a sconvolgersi per arrovellarsi anche su quei particolari “Ero convinto… non possiamo nemmeno parlarci assieme senza insultarci! Perché aiutarmi?” 
Sara, in un gesto che Kazuha trovò alquanto inconsueto e piuttosto tenero, si grattuggiò la punta del naso con un dito “Perché sei una testa calda, esattamente come il tuo ex maestro. E sei uno che tende ad emozionarsi troppo facilmente anche per le cose più frivole. Io sono una Demone e posso darti i consigli giusti per evitare di morire ed una mano come si deve, anche per affrontare i nemici più pericolosi.” S’interruppe “inoltre, voglio vedere questa giovane promessa di cui parlano tutti, con i miei stessi occhi e senza filtri.”
… era un lieve rossore sulle guance, quello che vedeva?
Ok, tutto questo è stramaledettamente adorabile.
Una piccola parte sadica che Kazuha nemmeno sapeva di avere in sé – Beidou era decisamente, senza ombra di dubbio, una pessima influenza – gli suggerì di continuare ad istigarla per ricevere altre reazioni simili. Ma non lo fece: probabilmente presto sarebbe crepato per mano di un Demone la cui compagnia, senza dubbio, sarebbe stata stranamente meno piacevole di quella che aveva adesso.
“beh… grazie.” Mormorò invece, sincero e sorridente. Poi si massaggiò dietro la nuca, guardando l’erbaccia che cresceva timidamente dalla terra morta “e… scusami per prima. Sono stato troppo scortese.”
“Non ti ho mai dato un motivo per essere più gentile di quanto tu già sia” Sara si voltò verso di lui “scuse accettate.  Scusami tu, se non riesco mai a rivolgerti la parola senza sembrare perennemente arrabbiata con te”
Wow.
Le volte che sorrideva si contavano sulle dita di una mano.
Ma quando lo faceva… cazzo se era una delle dee più meravigliose che avessero mai calcato quelle terre.
“S-scuse accettate…”
Cercando di nascondere meglio che poteva il proprio rossore, Kazuha tornò a guardare il casolare di legno, imitato dall’improbabile compagna. Nonostante tutto, era contento di non essere solo.
Avere qualcuno al proprio fianco decisamente aiutava a smorzare la terribile tensione che lo attanagliava prima.
“Quindi… quanti sono?” domandò lo spadaccino, assumendo un’espressione più truce.
Sara chiuse gli occhi e, quando li riaprì, il ragazzo sentì un brivido corrergli lungo la schiena: la sclera era diventata nera come la pece e, a parte l’iride che era rimasta gialla come prima, la pupilla era diventata nera e stretta, come quella di un felino. Delle spesse venature avevano cominciato a pulsare attorno alle cavità oculari.
Devo ancora abituarmi a quando lo fa…
Sara sbatté le palpebre, tornando normale “Sette…” voltò lo sguardo verso di lui, seria “uno di loro è piuttosto forte. Dobbiamo stare attenti.”
“Beh, forse mi sbagliavo” Kazuha ghignò, brandendo la spada “forse devo ringraziare l’averti qui al mio fianco.”
Sara non rispose, per poi cominciare ad avanzare a sua volta ed a sguainare la propria spada.
“Stanne certo, Kazuha Kahedara” la katana fu libera dal fodero rosso, mostrando la bellissima lama nera, come l’ossidiana. Letale e splendente, esattamente come la sua proprietaria “finché ci sarò io, non permetterò a nessuno di farti del male.”
 
[https://www.youtube.com/watch?v=7bjxqkOk61w]
 
Le tenebre avvolgevano l’interno del tempio.
Un’oscurità così fitta e soffocante che pareva quasi avesse una consistenza, una vita propria. L’unica debole luce, che pareva quasi a sua volta impaurita di penetrare dietro quelle mura di legno marcio, era quella lunare, che filtrava come uno spettro dalle finestre di carta. Qualche piccola candela splendeva qua e là sul pavimento polveroso e ricoperto di cocci, sopra ad una bassa montagnetta di candida cera sciolta.
Risate maliziose, accompagnate dall’inquietante strimpellare di uno Shamisen, arrivavano dal fondale del casato: sopra ad un alto piedistallo di legno, coperto da cuscini stracciati e sangue, stava una piccola e disgustosa creatura, il cui corpo ricordava quello di un neonato troppo cresciuto, coperto da uno stracciato hakama giallo e da un perizoma bianco sulle parti intime. La testa, in totale  e brutale contrasto con il resto, era rugosa e tonda, come quella di un anziano, con la fronte talmente corrugata che impediva persino agli occhi di aprirsi. Tre grosse corna nere emergevano dalla nuca, intorno ad essa come una bizzarra corona.
L’essere era intento a strappare, con le fauci affilate che spuntavano nella bocca dalle labbra screpolate, la pelle dal viso di una testa mozzata che teneva con una spessa manina artigliata. Le labbra erano state quasi tutte divorate, rendendo ben visibile il rosso della carne ed i denti sporchi di sangue, e gli occhi vuoti e morti erano rivolti verso l’alto.  
“Non c’è nulla di meglio…” fece l’essere, con una disgustosa voce gorgogliante, mentre si ripuliva i fili di barbetta candida sotto al mento ed i baffetti sopra la bocca “… che gustarsi un buon pasto assieme a delle bellissime ragazze…”
Coricate scompostamente attorno al corpo del Demone, le tre donne in kimono nero abbellito dai ricami di gigli rossi, dai capelli nerissimi e umidi, talmente lunghi da coprire del tutto il loro volto fatta eccezione per le labbra e il naso pallidissimo, risero di gusto, accarezzando il corpo verdognolo e dalla pancia prominente dell’ometto. Una quarta donna, intenta a suonare lo strumento musicava che riempiva l’ambiente di un’aria ancora più tetra, ghignò appena a sua volta.
“Lo devo ammettere…” l’essere strappò un altro pezzo di pelle dalla testa, masticando rumorosamente e sporcandosi il volto rugoso di rosso “… aver chiesto la protezione di un pezzo grosso dell’Armata Demoniaca è stato un vero affare. Mi sento decisamente più tranquillo: che sarà mai pagare qualche tributo in più di sangue a quella damerina, per avere il proprio territorio salvaguardato da quei maledetti Sterminatori?”
Ghignò, mostrando un sorriso sporco di sangue “ dopotutto sono solo un povero anziano… eh già. Il vecchio Konaki non è più in grado di far fuori quei moscerini come una volta, anche se…” lanciò la testa verso l’alto. Dunque, afferrò l’enorme oggetto che si trovava al proprio fianco con una mano, che sembrava una gigantesca e pesante mazza ricoperta di spuntoni completamente scolpita in un materiale sconosciuto, che ricordava sangue solidificato. Menò un fendente ad arco verso l’alto, così veloce che l’occhio umano non sarebbe stato nemmeno in grado di vederlo, e la testa esplose in mille pezzi di ossa, cervella e sangue, imbrattando tutto l’ambiente, tra cui anche le donne col kimono, che risero ancora più forte.
“Aaaah… indubbiamente, so’ ancora come si mena qualche colpo.” Appoggiò l’arma al proprio fianco, con un ghigno disgustoso, mentre le altre creature si avvicinavano di più, premendo i seni sporgenti contro il suo corpicino e leccandolo sulle guance “ma ormai… sono proprio stufo di combattere. Direi che è molto meglio stare qua, in dolce compagnia” avvolse i fianchi delle concubine con le braccine “mh-mh. Non posso chiedere di meglio.”
Sospirò soddisfatto, voltando la testa verso l’alto.
A destra del viso, poco sopra al naso appuntito, si aprì un occhio dalla sclera nera come la pece e dall’iride rossa, che attorniava una pupilla verde e affilata come quella di un rettile “non c’è proprio nulla che potrà mai rovinare questo idillio-”
Un lungo bagliore nero come la pece attraversò le finestre davanti al casolare.
Le shoji esplosero in mille pezzi, verso l’interno, facendo entrare del tutto la luce lunare nell’ambiente oscuro e sporcando ulteriormente il pavimento.
Le donne sussultarono e si voltarono in avanti.
La quarta smise di suonare.
“Aaaaaah…” Konaki sospirò rassegnato, per poi abbassare lo sguardo e puntare il solo occhio in avanti, con un’espressione lievemente infastidita “ecco che finisce la magia…”
“Eccola scoperta” Sara, il volto coperto dalle ombre e con l’unica cosa che si vedeva che erano gli occhi brillanti in mezzo alle tenebre, abbassò la katana nera, sfiorando l’impalcatura davanti all’entrata appena creatasi “la tana dei ratti…
Le quattro donne in kimono sibilarono, mostrando una chiostra di denti aguzzi e canini affilati come quelli di un serpente, tra cui saettò una nera lingua biforcuta. In mezzo ai capelli, brillò la verde iride di un unico occhio dove era incastonata una stretta pupilla nera.
“S-Sara..” Kazuha spuntò appena da dietro la schiena della spadaccina, con un dito alzato timidamente “N-non sarà mica stato il caso di avere un approccio più delicato?”
Quella sbuffò, per poi guardarlo da dietro una spalla “E che volevi fare? Chiedere il permesso?”
“No, ovviamente” rispose l’altro, piccato “però magari potevamo sfruttare di più l’attacco a sorpresa!”
“E sentiamo, genio: da quale punto cieco lo avresti fatto?”
Proprio mentre Kazuha stava per ribattere, il Demone attirò la loro attenzione con un colpo di tosse.
In un attimo si dimenticarono della nuova discussione sul nascere.
Tornarono seri, l’uno di fianco all’altra. Katana nella mano, puntata in avanti.
Konaki sbuffò, chiudendo l’unico occhio aperto.
Poi lo riaprì assieme al secondo che, a differenza del primo, era un pozzo candido immerso in un abisso nero. ghignò, piegandosi appena in avanti e appoggiando il mento contro al pugno sinistro, mentre le concubine lo aggiravano sibilanti e a quattro zampe, come belve feroci “Ma guarda… un piccolo Sterminatore che ancora puzza di latte e… aspetta un momento…” chiuse gli occhi inspirò col naso, per poi ridacchiare e riaprirli “una sporca voltafaccia. Il lezzo del tradimento su di te è terribilmente nauseante, donna.”
Sara, per nulla offesa, assunse un ghigno feroce “detto da un disgustoso parassita come te, è quasi un complimento.”
“Mmmmh… a quanto pare devo fare un reclamo: sembra che nemmeno le Lune Crescenti siano in grado di tenere alla larga voi stupidi rompiscatole dalla mia proprietà…” Konaki sbuffò spazientito, poi alzò la mano in un gesto noncurante “vorrei fermarmi a parlare sul quanto vorrei strapparvi la pelle dal corpo e darvi la morte più dolorosa possibile, e cazzate varie. Ma proprio non ho voglia di perdere altro tempo, perciò…” gli occhi del Demone brillarono di rosso, in mezzo alle tenebre “… vi chiederò umilmente di uscire da casa mia. A modo mio.
Le concubine snudarono le fauci in un basso ringhio gutturale.
“Sara…” Kazuha, che non aveva staccato gli occhi da addosso agli avversari, si rivolse alla compagna “avevi detto che erano sette, o sbaglio?”
“Lo so, lo so!” esclamò quell’altra, concitata, tradendo la tensione “Ma non capisco: non vedo nessun-”
Furono le tenebre a vomitare la risposta a quella domanda: due giganteschi ammassi di muscoli, dalla pelle nera come l’alabastro e con le intimità coperte da rozze e stracciate gonne rosse, emersero come spettri dall’oscurità che si estendeva verso la destra e verso la sinistra dell’edificio, brandendo l’una una gigantesca Tetsubo ricoperta di sangue, l’altra una mannaia seghettata lunga non meno di tre metri. I due giganti sollevarono le armi sopra al soffitto, per poi farle ripiovere verso il basso. Kazuha rimase ad osservare i nuovi mostri appena comparsi, sentendo le proprie gambe tremare.
Nonostante il corpo umano, le teste non lo erano: quello armato di mazza aveva una gigantesca testa da toro, mentre quello con la mannaia una da cavallo. Entrambi, presentavano sul muso una serie di tre enormi occhi rossi, con la sclera iniettata di sangue e cosparsa da venature rossastre.
Come attaccarono, le loro bocche si aprirono innaturalmente, mostrando una membrana trasparente e rossastra ai lati, che si estendeva come un ventaglio carnoso e pulsante, ed una chiostra di denti aguzzi che non potevano appartenere ad un animale erbivoro.
A risvegliarlo dall’assuefazione nel ritrovarsi innanzi ad uno spettacolo tanto terribile, toccò a Sara, che lo superò con uno scatto e si portò davanti ai due mostri giganteschi, sollevando la katana verso l’alto. Le armi delle creature si schiantarono contro di essa, incrociate tra loro, esplodendo una piccola quantità di scintille. Una lieve onda d’urto fece danzare appena gli hakama neri dei due cacciatori di mostri.
 
[https://www.youtube.com/watch?v=I98arN2J2U8]
 
“KAZUHA!” esclamò la ragazza, guardandolo da dietro una spalla “Io penso a questi due. Occupati tu del padrone di casa!”
“D-d’accordo!” riscossosi del tutto, lo spadaccino si piegò in avanti, tendendo la spada fin dietro la schiena.
Quindi scattò in avanti, lasciandosi alle spalle una scia di energia smeraldina. Il gigante con la testa da cavallo emise un nitrito terribile, per poi allontanare dalla spada della donna la propria mannaia e tentare di colpirlo con un fendente orizzontale. Kazuha aspettò l’ultimo momento, per poi eseguire una capovolta in avanti, permettendo all’arma seghettata del nemico di sfiorargli appena una frangetta candida mentre si trovava capovolto a mezz’aria.
Quindi atterrò sul legno, ricominciando a correre verso il nemico.
Quello si limitò ad osservare la scena annoiato, senza muovere un muscolo.
Le quattro concubine, dopo aver emesso un ennesimo sibilo, scattarono verso il giovane. Giovane che sgranò gli occhi e strinse i denti, non appena una di quelle creature allungò il proprio collo come il corpo di una serpe, snudando le fauci per morderlo. Rapido, si portò la katana davanti al volto, bloccando le fauci della creatura. Ma subito, di lato, un’altra di quelle teste tentò di afferrarlo, e dovette cercare di schivare senza abbandonare la presa sul mostro che lo aveva attaccato per primo, con un passetto all’indietro.
Si aggiunsero quindi le atre due teste, denti bene in mostra e l’occhio verde che s’illuminava come un fuoco fatuo in mezzo alle tenebre.
Il ragazzo, spaventato, era conscio che non sarebbe riuscito a schivare o a deviare anche quell’attacco.
Tuttavia, subito dopo, si calmò.
Chiuse gli occhi, inspirando appena.
La condensa si formò ai lati della bocca.
Quando li riaprì, fulminò con uno sguardo che quasi non pareva appartenere ad un essere umano Konaki, il quale finalmente perse il sorriso e assunse uno sguardo più attento.
 
“Respiro della Tempesta: Quinto Kata”
 
Ogni cosa parve rallentare a dismisura: le teste delle Demoni in kimono, la battaglia di Sara alle sue spalle. La stessa condensa che usciva dalla sua bocca.
Tutto si arrestò.
Tranne il leggero e brillante turbine di energia verde che aveva cominciato a girare attorno al corpo dello spadaccino, accompagnato da foglie a stella spettrali comparse dal nulla.
   
“Mulinello Impietoso.”
 
Un altissimo vortice di quella stessa energia verde partì verso l’alto, nascondendo del tutto il corpo di Kazuha e inglobando in se anche quelli delle quattro creature. Si estese fino a sfondare il soffitto, emettendo un rumore spaventoso.
Poi, arrivò il sangue: Konuki osservò come quella maestosa manifestazione sputava ovunque grumi di sangue denso, come un predatore che si nutre della preda facendone scempio. Poi, finalmente, il sangue smise di essere spruzzato ovunque e il turbine cominciò a placarsi, fino ad abbassarsi di più, per poi svanire. Kazuha riapparve, piegato verso il basso con la katana infilata nel fodero e lo sguardo puntato sul pavimento. Attorno a lui, dove ancora quella luce verde andava a scemare, i quattro corpi delle concubine demoniache stavano in piedi, ritte sulle loro gambe.
Il sangue zampillava dai monconi del collo. Non c’era verso di capire dove fossero finite le loro teste.  
I corpi decapitati crollarono a terra mollemente, per poi cominciare a sgretolarsi come fogli di carta in mezzo al focolaio di un camino, e lo spadaccino alzò lo sguardo, rivolgendosi al Demone più forte, che rilanciò a sua volta un’occhiata terribilmente minacciosa. Poi, però, Konuki ghignò appena, per poi cominciare a ridere e a battere le mani lentamente.
“Ma bene! BENE! Bravo ragazzo, non sei così scarso come temevo… forse è meglio così” il Demone afferrò l’arma al suo fianco “se mi fossi lasciato troppo andare alla boria, avrei rischiato di morire per mano del primo stronzo che passava di qua.”
Un secondo prima, strinse la clava piena di spuntoni.
Mezzo secondo dopo, si trovava sopra allo spadaccino, con l’arma tirata fin dietro la schiena e gli occhi che mandavano bagliori vermigli dal buio.
Kazuha sgranò gli occhi e, rapidissimo, estrasse la spada, parando il potentissimo colpo che per poco non gli fece scricchiolare le ginocchia. Sentì tutto il peso di quell’arma micidiale su di lui, comunque.
“Allora…” il vecchio demone si umettò le labbra con una lingua nera come la pece.
Quindi eseguì una capovolta all’indietro, atterrando sul pavimento di legno.
“… fammi divertire!” scattò verso lo spadaccino, con un fendente orizzontale partito da destra, incontrando nuovamente una strenua ma barcollante resistenza.
 
Sara parò l’ennesimo fendente di mannaia, schivando con un salto verso destra un colpo ascendente di Tetsubo, che s’abbatté al suolo sollevando qualche grumo di polvere ed innalzando le tegole marce come fossero scogli in miniatura.
Atterrò davanti ai nemici, sguardo serissimo, giusto il tempo per vederli alzare la testa verso l’alto ed emettere un feroce stridio, per poi ripartire all’attacco con le armi sollevate dietro la testa.
“Uff…” chiuse gli occhi, la condensa s’immagazzinò ai lati della bocca.
Vediamo come va.
I due Demoni erano sempre più vicini.
Riaprì gli occhi, inarcò il braccio all’indietro, raddrizzando perfettamente la propria spada in orizzontale, puntandola in avanti come una lancia.
 
“Respiro del Corvo: Primo Kata”
 
Qualcosa si alzò in volo, al di fuori del casolare.
Mentre i Demoni bruciavano ulteriormente le distanze, una singola e leggera piuma nera come la pece s’appoggiò sulla punta della spada.
“Karasu.”
 
Il bracciò scattò in avanti in un affondo verso il nulla che non raggiunse i corpi dei nemici.
Ma non servì.
Come le un fiume che sfonda gli argini di una diga, un getto di energia nera come la pece e avvolta da scariche scure partì dalla punta della katana. Perforò i corpi dei due mostri, sparando budella e sangue un po’ ovunque. Nel farlo, quell’energia assunse la forma di uno stormo di corvi spettrali, senza occhi. Le due creature barcollarono all’indietro, ringhiando sommessamente, puntando i musi verso il basso.
Sara sbuffò, abbassando la katana.
Sospirò appena, rassegnata.
“Ancora… non basta…” alzò lo sguardo.
I due Demoni parevano essere rimasti in stallo solo per qualche secondo.
Il buco creatosi sul loro corpo dopo l’ultimo attacco pareva già in procinto di rigenerarsi.
Ed ora, rieccoli già lì, pronti a colpire con tutta la violenza di cui erano capaci.
Affilò lo sguardo “Se non vi taglio quella testa di cazzo non vale, uh?”
Le armi s’abbatterono sulla spadaccina, sollevando un grumo di polvere e assi di legno.
I due mostri, tuttavia, sgranarono gli occhi, non appena la polvere si fu adagiata del tutto al suolo, mostrando il corpo della spadaccina coperto alla loro vista da quattro spesse ali piumate, brillanti come l’ebano.
“Bene…” sotto le ali che spuntavano da dietro la sua schiena, Sara aveva assunto un ghigno estremamente folle, che metteva in bella mostra una dentatura appena più acuminata rispetto a prima “… allora lo faccio alla vecchia maniera.”
Spalancò le ali, spingendo via i due mostri, che barcollarono all’indietro appena.
Quindi le aprì per bene e spiccò il volo, trovandosi a qualcosa come una decina di metri d’altezza, sfiorando con le punte delle ali il soffitto del casato. Fece roteare la katana, per poi infilarla nel fodero.
Quindi tese il braccio verso sinistra, che venne avvolto da una lieve serie di saette sanguigne.
Un bagliore vermiglio balenò infondo alle iridi dorate.
“Arte del Sangue Demoniaco” le scariche elettriche si fecero ben più intense. Quindi, nell’esatto centro della mano sinistra cominciò a gorgogliare un piccolo grumo di sangue ribollente, che prese a cambiare forma sempre di più, formando pian piano quello che appariva come un grosso arco formato da affilatissimi cristalli vermigli e venature pulsanti.
La Demone puntò l’arco verso i mostri, che avevano alzato lo sguardo verso di lei.
Mise due dita dietro al filo fatto di sangue solidificato ed elastico. Tese quanto più poteva, fino a superare il proprio orecchio. Una sfera di energia sfrigolante cominciò a pulsare nell’esatto centro in cui il filo formava l’angolo.
“Dardo del Rapace.”
Come un raggio di energia scarlatta, il proiettile invisibile scagliato dall’arma sanguigna dell’Hashira superò i corpi dei due Demoni, divorando la loro pelle come acido corrosiva dalla spalla sinistra fino al fianco destro.
Dove si schiantò al suolo, sollevò un’altissima colonna di energia rossa e sfrigolante, che sfondò ulteriormente il soffitto dall’interno.
Le creature rimasero immobili, le bocche spalancate in un muto grido e gli occhi fissi verso punti imprecisati, mentre la loro carne bruciava come un tizzone ardente.
Ma la loro sofferenza non durò ancora molto.
Vicino al soffitto, Sara era già sparita.
Per poi riapparire alle spalle dei Demoni, seguita da una scia nerastra di energia nera e piume di corvo, che aveva avvolto i colli delle due creature come un elastico invisibile.
Le gambe piegate in avanti, la schiena a sua volta e la katana nera sguainata, puntata in obliquo verso il soffitto. Un paio di gocce di sangue caddero dalla lama scura.
La testa del cavallo e quella del toro caddero a terra con un tonfo sordo, seguite dai corpi mastodontici e distrutti, sollevando un paio di colonne di polvere ed assi altissime.
“Ok” mentre dietro di lei i mostri si sgretolavano, Sara chiuse gli occhi, si alzò da terra e scrollò la spada verso destra, pulendola del sangue “e un problema è risolto.”
Quindi la rinfoderò, mentre le ali venivano riassorbite dalla schiena, voltando lo sguardo verso dove stava proseguendo lo scontro del compagno.
 
Konaki sapeva di essere un Demone forte.
Aveva richiesto l’aiuto da parte delle Lune Crescenti semplicemente perché, dopo una vita passata ad eliminare quei bastardi Ammazza Demoni, aveva deciso di ritirarsi e di concludere la sua eternità nella baldoria, assieme a concubine demoniache ed a banchetti di sangue.
Poteva schiacciare chiunque, anche quegli stupidi Hashira, sotto un dito.
Quindi perché diavolo quel moccioso pezzo di merda ci stava mettendo così tanto a morire?
Il ragazzo non solo aveva smesso di vacillare contro tutti i suoi colpi, ma addirittura aveva smesso di stare sulla difensiva ed aveva cominciato a rispondere ai suoi attacchi con fendenti sempre più potenti e furiosi. Alcuni avevano addirittura superato la difesa della sua mazza, ferendolo in più punti del corpo e facendo zampillare sangue ovunque.
Digrignò i denti, guardando l’avversario con rabbia.
Il volto del giovane era una maschera di pura serietà e determinazione.
L’aveva annusata e vista, la paura sul suo volto.
Fin da quando era comparso sulla soglia di quel dannato casolare.
Ma adesso… era svanito. Tutto quanto.
Spalancò gli occhi “MALEDETTO MOCCIOSO!” ruggì, spingendolo lontano “CON CHI CAZZO PENSI DI AVERE A CHE FARE!?”
Il Demone roteò su se stesso, menando un fendente da sinistra  mentre gli spuntoni di sangue si facevano più grandi ed affilati. Kazuha si portò la katana davanti al viso e si abbassò di scatto, evitando di poco l’ultimo attacco. Gli spuntoni sfiorarono la sua schiena, strappando l’hakama e graffiandolo penetrando sotto la pelle.
Il sangue zampillò e il giovane percepì un intenso bruciore.
Konaki mostrò un ghigno disgustoso, quando vide l’avversario stringere i denti per il dolore.
Ghigno che tuttavia durò ben poco, dato che il ragazzo sfruttò quel momento per scattare in avanti e menare un terribile e rapidissimo fendente dal basso verso l’alto. Il Demone schivò appena in tempo per non essere decapitato. Ma non riuscì ad evitare del tutto il colpo, che lacerò la sua carne marcia e verdognola in profondità, creando un lungo e profondo taglio verticale sul suo corpo.
Konaki s’inginocchiò a terra, respirando affannosamente con gli occhi iniettati di sangue.
Alzò lo sguardo in avanti, trovandosi la katana leggermente rivestita di energia verde del nemico a pochi millimetri dal naso.
Kazuha inclinò la testa di lato, poi chiuse gli occhi in un sorriso smagliante “Penso di avere a che fare con un ulteriore gradino verso la grandezza.”
Konaki sgranò gli occhi, che per poco parvero quasi uscire fuori dalle orbite, mentre davanti a lui il giovane spadaccino sollevava la katana verso destra, tracciando la traiettoria verso il suo collo.
Vide quegli occhi rossi brillare, e provò una maledetta paura.
Come osi…” il vecchio Demone sibilò con voce roca, mentre vene pulsanti prendevano a ricoprire il suo corpo, sotto la pelle verde, come migliaia di vermiciattoli “… NON MI LASCERO’ ANNIENTARE DA UNO SCHIFOSO MALEDETTO SCARAFAGGIO!
Un’esplosione di sangue ed energia rossa sbalzò lontano il corpo di Kazuha, che rotolò al suolo un paio di volte, per poi rimettersi in piedi, puntando con un ginocchio piegato la direzione dove il Demone era scomparso. Prima che potesse partire all’attacco, però, il corpo dello Sterminatore venne afferrato da una gigantesca mano verde, che incrinò tutte le sue ossa.
Il giovane venne preso di peso, sollevato da terra e sbattuto contro al pavimento di legno. Per poi essere strisciato contro lo stesso ed essere lanciato in avanti, dove rotolò per qualche metro.
Finita la sua ‘corsa’, un Kazuha barcollante e con il respiro affaticato fece per rialzarsi in piedi. Salvo poi barcollare appena in avanti ed inginocchiarsi nuovamente, usando la propria spada come appiglio per non rovinare al suolo.
La tua arroganza, stupido umano…” lo spadaccino alzò lo sguardo, la fronte madida di sudore e sangue, verso la nebbia rossastra che andava sempre più a scemare, rivelando un essere gigantesco al suo interno “… la spezzerò come un ramoscello.
Konaki riapparve, completamente mutato: fatta eccezione per la testa, ancora quella di prima ma distorta da una smorfia di puro autocompiacimento, il corpicino da neonato deforme era stato sostituito da un corpo colossale e muscoloso, simile a quello dei due demoni con la testa di animale che aveva visto prima. da questo partivano due lunghe e gambe terminanti in piedi massicci dalle lunghe unghie di ossidiana, e quattro lunghe braccia muscolose, dalle mani chiuse a pugno.
Kazuha sputò verso destra un grumo di sangue, affilando lo sguardo verso il nemico e digrignando i denti.
“Molto bene, ragazzino…” con un vocione gutturale, il gigante tese le braccia ai lati del corpo e generò, al centro del palmo di ogni mano, un grosso grumo di sangue ribollente che fluttuava a mezz’aria. In un attimo, ogni singolo grumo cominciò a mutare, diventando una copia perfetta della mazza acuminata con cui combatteva quando era ancora in versione ‘ridotta’ “T’insegnerò come si prepara una passata di Sterminatore di Demoni impertinente.”
Kazuha, dopo aver preso qualche boccata d’aria, si rialzò da terra, senza smettere di respirare affannosamente. Piegato appena col corpo in avanti e con la spada rivolta verso il basso. Il colpo di prima lo aveva debilitato più di quanto si aspettasse. Ma poco importava.
Non sarebbe caduto in battaglia, quella notte.
E vedendo questa presa di posizione, Konaki tornò a digrignare i denti rabbioso “Ancora osi sfidarmi!?”
Partì verso il ragazzo, che si rimetteva in guardia chiudendo l’occhio sinistro.
“IMPARERAI A STARE AL TUO POSTO, NELLA PROSSIMA VIT-”
Un largo raggio di energia vermiglia passò da parte a parte il corpo del gigante.
Un foro dai bordi bruciacchiati di ingenti dimensioni era apparso nel centro esatto del suo corpo. Konaki abbassò lo sguardo, occhi sgranati come la bocca. Appena si accorse della ferita, gridò di dolore e rabbia, mollando la presa sulle proprie armi che caddero a terra, sgretolandosi su loro stesse.
Kazuha sbatté le palpebre, interdetto.
“KAZU DANNAZIONE!” la voce di Sara lo fece voltare di scatto verso di lei, appena in tempo per vederla abbassare l’arco creato dalla sua Arte del Sangue “Sfrutta l’apertura che ti ho dato!”
“Oh merda… HAI RAGIONE!”
Il ragazzo, rinvigorito dall’ultimo aiuto ricevuto, si piegò in avanti verso il nemico, tornando a sorridere con sfrontatezza “ti devo una bevuta, Sara!”
Partì alla volta dell’avversario, muovendosi a zig zag e lasciandosi alle spalle una lieve scia di energia verde. Arrivato a pochissimi centimetri di distanza dal mostro gigante, si fermò e piegò le gambe. Quindi rinfoderò la katana, che prese ad illuminarsi di verde assieme al fodero.
Inspirò e chiuse gli occhi.
 
“Respiro della Tempesta: Primo Kata”
 
Balzò verso l’alto, del gigante vorticando su se stesso, trovandosi esattamente di fronte al collo del gigante, che puntò gli occhi rabbiosi e lacrimanti di rosso verso di lui.
Sotto di se, si era formata una doppia spirale di energia verde e foglie spettrali.
Riaprì gli occhi, estraendo appena la spada dal fodero.
 
“Ruggito.”
 
“DANNATO MOCCIO-”
Un fendente dritto, perfettamente orizzontale, tagliò da parte a parte il collo del Demone, facendo schizzare la testa e il sangue verso l’alto. Alle sue spalle, il muro del casolare esplose verso l’esterno, come fosse stato travolto da un uragano. I cuscini, le candele e le assi di legno volarono ovunque, assieme alla polvere, formando un gigantesco e larghissimo solco che quasi ricordava una bocca irta di denti aguzzi.
Tracciando una scia di sangue scuro, il testone di Konaki roteò verso l’alto, ancora bloccato in un’espressione di puro sconvolgimento, per poi precipitare al suolo sollevando un grumo di polvere e di assi.
 
“OUCH!” esclamò Kazuha, non appena la mano dalle dita tese dell’Hashira s’abbatté contro la sua nuca.
“Un altro scalino verso la grandezza un corno, Kazumbecille!” lo redarguì la donna, guardandolo con severità “se non ci fossi stata io minimo eri annunciato dai corvi pure con un insulto annesso, dannazione…”
“E-ehi! Non sei per niente gentile!” si lamentò il ragazzo, massaggiandosi dietro la nuca con una lacrimuccia adagiata a lato dell’occhio destro.
Sara sbuffò, spazientita, pinzandosi il naso con le dita “sul serio: cosa me lo fa fare di stare appresso ad un pazzo come te? Avessi saputo prima me ne stavo con la mia famiglia. Sono psicopatici pure loro, ma non sono snervanti…”
Kazuha sbuffò, ancora intento a massaggiarsi dietro la nuca “Oh e andiamo… ero deconcentrato solo perché sapevo che mi guardavi le spalle! Questo tizio mica era così forte, era solo fastidioso.”
“Ok che non era per nulla così forte” Sara lo guardò truce, con le braccia incrociate “ma questo NON SIGNIGICA che devi abbassare la guardia. Anche gli avversari più deboli vanno trattati con la giusta attenzione!”
“SONO ANCORA QUI, MALEDETTI BASTARDI!”
I due cacciatori sbatterono le palpebre, per poi voltarsi distrattamente verso il testone parlante di Konaki, incastrato in mezzo alle travi di legno. Il suo corpo, ed anche la sua testa, per qualche strana ragione, ci stavano mettendo un sacco di tempo a sgretolarsi.
“Temo che non serva tenere ancora duro per molto” mormorò Sara, sbuffando spazientita “ormai il tuo collo è stato reciso. A meno che un Demone più potente non ti dia un po’ del suo sangue, sarà difficile per te anche solo muovere un dito.” Sorrise sorniona, inclinando appena la testa di lato e chiudendo gli occhi “ciò detto, ovviamente e sott’inteso che da me non riceverai nemmeno una goccia!”
Il vecchio Demone ringhiò rabbioso “MALEDETTA TRADITRICE! NON OSARE RIVOLGERTI A ME IN QUESTO MODO! Hai idea di chi sono io!? Hai una vaga idea!? Sono stato uno dei più brutali guerrieri dell’Imperatrice. Quelli che come te pensano di-”
La katana nera s’infilzò a pochissimi centimetri dalla testa mozzata, che emise un lamento impaurito.
Ooooh… sembra che tu non voglia attendere in silenzio la fine…” lo sguardo avvolto dalle tenebre dell’Hashira per poco non lo perforò da parte a parte “che ne dici se comincio a tagliuzzarti pezzo dopo pezzo finché non sparisci del tutto, piccolo aborto mancato?”
Kazuha rabbrividì.
Era grato del fatto che, ogni volta che dimenticava che quella donna fosse un Demone, fosse lei stessa a ricordarglielo platealmente.
“I-io me ne stavo placidamente qui, senza fare nulla” mormorò con voce quasi piangente Konaki, digrignando i denti “volevo solo dedicarmi alla pace e alla baldoria della pensione... per quale motivo siede dovuti venire a disturbarmi?”
“Abbiamo un’idea diversa di ‘pensione’, io e te” Kazuha aveva preso parte alla discussione, avvicinandosi appena alla testa del  Demone “l’andare in giro ad ammazzare gente innocente per nutrirti, io non la vedo una ‘pensione’ ma un ‘problema’. Non meriti di fare la vittima.”
“E TUTTA COLPA DI VOI MALEDETTI E INSULSI UMANI!” ruggì il Demone, sempre più rabbioso, mentre le corna cominciavano a sgretolarsi “voi non comprendete… non riuscirete mai a comprendere! L’Imperatrice Immortale è il passo successivo verso l’evoluzione! Verso la nascita di una razza nettamente superiore e migliore! Voi idioti, esattamente come noi, vi nutrite di esseri più deboli… e continuate a farlo, solamente perché questi non sono in grado di prendere in mano una spada per eliminarvi. La vostra ipocrisia sarà ciò che, molto presto, rappresenterà la fine della vostra inutile razza!”
“Il tuo bisogno di nutrirsi non giustifica affatto la tua crudeltà. Inoltre, se trarre nutrimento dagli esseri umani è così necessario, per voi” Kazuha, serio, indicò la Demone al suo fianco “per quale motivo questo ‘Demone’ che non dovrebbe farne a meno di divorare carne umana, non ha causato danni per tutto questo tempo? E non provare a dirmi che non posso sapere se lo fa di nascosto: il lezzo di voi disgustosi cannibali l’ho percepito da metà scalinata.”
Gli occhi policromi del Demone si rivolsero lentamente verso la ragazza.
Un ghigno di scherno balenò sulle sue fauci “Un esperimento fallito… un disgustoso e debole essere come lei, che ha voltato le spalle alla grandezza della sua razza per servire i vermi di terra… questa domanda non merita nemmeno una risposta.”
Sara digrignò i denti, pronta ad afferrare la spada, ma Kazuha la bloccò.
Le ombre avevano avvolto i suoi occhi “Sara, puoi anche curarlo, se vuoi.”
I due Demoni guardarono lo spadaccino con tanto d’occhi.
“C-come scusa?” l’Hashira dei Corvi sbatté le palpebre, interdetta.
“Curalo. Fai in modo che le ferite della sua testa si rimargino del tutto. Ma non curare il resto del suo corpo” voltò lo sguardo distratto verso l’uscita del casolare, massaggiandosi con noncuranza il mento. Un bagliore vermiglio balenò in fondo ai suoi occhi “poi posizioniamo la sua testa in cima al tetto di questo edificio, ed aspettiamo che sopraggiunga il giorno.”
La creatura decapitata non capì, non subito.
Quando però lo fece, cominciò a sudare freddo “C-che intenzioni…”
“Continui a pensare che noi umani, esseri inferiori, non possiamo essere in grado di annientarvi. Molto bene: allora lascerò che sia il Sole a prendersi la tua vita” voltò lo sguardo verso di lui, mentre sulle sue labbra si allargava un terribile sorriso “anche se ho sentito dire che, per voi Demoni, così ‘potenti’ ma che non potete nemmeno camminare alla luce del Sole senza bruciare, una morte del genere è forse la più dolorosa e umiliante che possa esistere…”
“K-Kazuha…” Sara lo guardò, inconsapevole che in quei pochi metri d’altezza di ragazzo fosse racchiusa una tale crudeltà.
Di contro, il vecchio Demone, strinse i denti e cominciò a sudare più copiosamente “N-non faresti mai una cosa del genere!”
Lo spadaccino chiuse gli occhi, inclinò la testa e sorrise, portandosi le mani dietro la schiena “Sottovaluti la crudeltà di un umano, Demone? Pessimo errore…
A quel punto, Konaki esplose del tutto “Maledetto… MALEDETTI! CHE SIA MALEDETTA LA VOSTRA ESISTENZA, IL VOSTRO NOME, TUTTO CIO’ CHE RAPPRESENTATE, DANNATI CACCIATORI!” nell’urlare, sputava sangue e saliva “I-io… io sono in contatto con le Lune Crescenti! Mi hanno promesso la loro protezione! NON VE NE ANDRETE PIU’ DA QUESTA FORESTA, DOPO CIO’ CHE AVETE FATTO OGGI!”
Dopo quella sfuriata, calò il silenzio, rotto solo dal crepitare del corpo del Demone che continuava a sgretolarsi.
“Hai finito, spero” Kazuha sospirò annoiato, per poi voltare lo sguardo verso Sara “A te gli onori di ca-”
Ogni cosa si fermò.
Il respiro stesso e il frusciare degli alberi al lieve vento notturno, parvero bloccarsi a loro volta.
Il silenzio stesso ammutolì.
Kazuha perse tutta la sua spavalderia.
Sara voltò lo sguardo verso il soffitto bucato, gli occhi mutati in quelli da Demone.
Dal canto suo, Konaki prima sbatté le palpebre interdetto.
Poi, lentamente, cominciò a ridere.
Sempre più fragorosamente, sempre più disgustosamente.
Rise mentre vomitava sangue “E’ qui… E QUI!”
“K-Kazuha…” mormorò Sara, stringendo l’elsa della spada “U-un Demone… sta arrivando un nuovo Demone… m-ma, questa volta…”
“Voi stupidi umani… E’ IL MOMENTO DI RICORDARVI CHI SI TROVA IN CIMA ALLA CATENA ALIMENTARE!” il vecchio digrignò la dentatura sporca di sangue “Sta arrivando… una delle Lune Crescenti sta per decretare il suo giudizio!” sgranò gli occhi “NON USCIRETE MAI VIVI DA QUI!”
“KAZU!” l’Hashira si buttò sul corpo del giovane spadaccino, bloccato in mezzo al casolare mentre ogni singolo pelo del suo corpo si rizzava.
Caddero entrambi a terra, mentre il soffitto veniva sfondato del tutto da un ingente peso, sollevando un nuvolone di polvere che ostruì del tutto la loro vista.
Le due paia di occhi dei Cacciatori puntarono verso la sporca foschia.
Dove la mastodontica silhouette di qualcuno aveva fatto la sua comparsa.

Sono quasi certo di sapere che cosa vi state chiedendo: perché questa storia esiste? Onestamente, la vera risposta è 'non lo so', la seconda risposta che è una mezza verità/teoria del complotto, è che volevo scrivere qualcosa da dedicare a Teony che, inconsapevolmente - da parte di entrambi e per motivi che probabilmente si scopriranno quando anche il cento per cento degli oceani saranno esplorati - ha sbloccato totalmente il mio blocco dello scrittore. Doveva essere una oneshot. Poi è diventata due. Poi una delle due è diventata una storia con due capitoli perché NON SONO CAPACE AD ORGANIZZARMi.
Cazzo.
Ma nonostante questo... non posso che essere soddisfatto del mio operato. Ok, dai, diciamo non ancora del tutto... ovviamente il vero combattimento non c'è ancora stato. Questi demonietti della domenica erano solo un antipastino. La portata principale... sarà un pochettino più indigesta.
oooooh, certo che sì.
Chiedo, soprattutto, scusa per aver creato un AU così a caso nel fandom, ma volevo, dovevo e soprattutto POTEVO. 
E quindi eccoci qua: Genshin Demon Slayer (il fatto che Kokomi assomigli così tanto a Kocho Shinobu decisamente non ha influenzato la mia scelta. ovvio che no)
Detto ciò, spero quantomeno di avervi divertito con questo piccolo primo capitolo. La storia finirà il prossimo, ovviamente, anche se, tutta questa succosa lore che ho pianificato per solo due capitoli... fa un pochettino male, lo ammetto.
In conclusione, ringrazio ancora l'Autrice Teony, prima per il blocco, e poi per avermi fatto amare ship di cui nON AVEVO MAI NEMMENO SENTITO PARLARE PRIMA!
Ci si vede alla prossima!

 
   
 
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