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Autore: Sia_    12/02/2023    4 recensioni
È notte fonda e Regulus ha appena svegliato Sirius. Ha fatto scricchiolare i cardini della porta di legno e riempito la stanza del suono del parquet.
Sirius si è messo dritto, ha passato i palmi delle mani sugli occhi – per un secondo ha visto tante stelle luminose – e poi gli ha stretto il polso, aiutandolo a salire sul letto. Si sposta verso sinistra, Regulus sgattaiola sotto le lenzuola. Sorridono.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A notte fonda, guarda come brillano le stelle
 

Siamo i soli svegli in tutto l’universo

 

È notte fonda e Regulus ha appena svegliato Sirius. Ha fatto scricchiolare i cardini della porta di legno e riempito la stanza del suono del parquet.

Sirius si è messo dritto, ha passato i palmi delle mani sugli occhi – per un secondo ha visto tante stelle luminose – e poi gli ha stretto il polso, aiutandolo a salire sul letto. Si sposta verso sinistra, Regulus sgattaiola sotto le lenzuola. Sorridono. 

 

“Non riuscivo a dormire.” 

“Io dormivo benissimo.” 

“Lo so, ma io no.” 

 

Sirius scosta la tenda rossa e lancia lo sguardo fuori dalla finestra. Il buio della notte non gli permette di distinguere niente, né gli alberi, né il lago. Quello che sta cercando disperatamente di cogliere fuori è tutto quello che gli resta dentro. Dietro di lui, nella stanza, James e Remus e Peter dormono ancora – non immaginano che non sia riuscito a prendere sonno tre ore fa. 

 

E non conosco ancora bene il tuo deserto

Forse è in un posto del mio cuore dove il sole è sempre spento

 

Sirus ha appena incrociato Regulus nel corridoio del terzo piano. È la prima volta che ritrova l’azzurro degli occhi di suo fratello: sono meno limpidi, meno luminosi. Si abbinano molto meglio alla divisa da Serpeverde. Inghiotte lo spazio che li separa, sente che lì in mezzo non ci stanno alla perfezione quattro passi. 

 

Regulus cerca di scappare dallo sguardo di Sirius, ma è impossibile ignorare la curiosità di scoprire se sia rimasto esattamente com’era quel pomeriggio prima di andarsene di casa o se ha qualcosa di diverso. Ha i capelli più lunghi. Tutto qui. Due centimetri in più da quando si sono visti. 

 

Sirius e Regulus si incontrano casualmente a Hogwarts: un errore da parte del Serpeverde, che ha cercato in tutti i modi di non far incrociare le loro strade. Mai, mai più. Sirius è avvantaggiato: vede che fa suo fratello su un pezzo di carta, prova a immaginare perché il suo nome sia vicino a quello dei figli di Mangiamorte. 

A separarli sono due centimetri di capelli in più, un velo di pianto a trasformare l’azzurro in grigio, quattro passi precisi. Un deserto e loro all’estremità. 

Non si fermano, nemmeno un cenno col capo a mo’ di saluto. Il secondo accelera, il primo si focalizza sul suono delle scarpe contro le piastrelle del corridoio. Fuori piove. 

 

Siamo fermi in un tempo così

Che solleva le strade

Con il cielo ad un passo da qui

 

Remus stringe la presa intorno al braccio di Sirius. Registra il secondo: c’è polvere ovunque, in un’aria illuminata dalla magia. Quella notte saranno morte almeno cinque persone.

Lo porta via dal campo di battaglia, finiscono in una stanza a caso del Quartiere Generale. C’è polvere sulle guance di Sirius, che ha ancora le dita strette alla bacchetta. C’è polvere sulla giacca a quadri di Remus. 

James fa uno scalino e ne salta due – ha riconosciuto il rumore di qualcuno che arriva – spalanca la porta: ora va tutto bene. Torna il sereno. 

 

Dovrei telefonarti

Dirti le cose che sento

Ma ho finito le scuse

E non ho più difese

 

Regulus non ha polvere, solo pioggia e tempesta. Ironico, che nel deserto di solito non cade quasi mai una goccia. 

A volte scrive su un pezzo di pergamena ‘Caro Sirius’ e poi pensa che tanto non ha un indirizzo. Che potrebbe dirgli? Si stropiccia gli occhi – non ci sono, le stelle –, chiude il cassetto della sua scrivania e fa ricadere il capo all’indietro. 

Sente rumore dal piano di sotto: chi è arrivato? Chi è morto? Chi? Gli capita di intercettare il suo riflesso allo specchio: si sente vuoto. Walburga lo chiama dal piano di sotto. Sorride. 

Non ha niente da dire a Sirius. Sirius non ha mai avuto niente da dire a lui. 

 

Siamo un libro sul pavimento

In una casa vuota

Che sembra la nostra

 

Il pomeriggio che Sirius scappa da casa, c’è silenzio. Il giorno dopo, c’è silenzio. C’è silenzio per tanto tempo, finché non arriva la guerra. 

Regulus si mangia quei vuoti, finge persino che non esista una camera di fianco alla sua. Finge di non sapere come casca la luce sull’armadio del fratello. È impossibile ignorarla dopo un po’: spinge la porta con un polpastrello e i cardini scricchiolano. Sotto i suoi piedi il parquet urla, nemmeno lui riesce a darsi pace. 

Quanto tempo è passato? L’aria sa di polvere. Le lenzuola sono ancora accartocciate in fondo al letto. Una copia di un libro di scuola è buttata sul pavimento.

 

Sirius arriva a Grimmauld Place e Grimmauld Place è l’ennesima prigione. Una prigione che vale doppio perché non può uscire e perché è Grimmauld Place. C’è una stanza, tra un piano e l’altro, che è più dolorosa delle altre. Le sue iniziali sono impresse sulla porta, socchiusa. 

Sirius ci mette piede dopo tre settimane dal suo arrivo. La trova immersa nel nulla, è solo vuoto e polvere. Nemmeno il fantasma di suo fratello. 

 

Grimmauld Place è una casa che non è casa per nessuno dei due. Regulus perde il significato di quella parola: non riesce più a scovare niente che assomigli alla stretta di Sirius sotto le coperte. Sirius sceglie di dimenticarla. 

 

Se questa è l’ultima

Canzone e poi la luna esploderà

Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai

 

“È un errore.” 

Regulus ride, scuote il capo. “Non accetto giudizi da te.” 

“Lo so.”

 

Walburga lo chiama dal piano di sotto. Regulus sorride al suo riflesso: non ha altro modo che continuare a piantar su una maschera. 

 

E tu non dormi

E dove sarai

Dove vai

Quando la vita poi esagera

Tutte le corse gli schiaffi gli sbagli che fai

Quando qualcosa ti agita

Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai

 

Non ha indirizzi, Regulus. Non ha modo di rintracciarlo e allora le domande le dipinge sulla chiazza di vapore che si imprime sul vetro. Dura esattamente dieci secondi: ogni dieci, Regulus immagina una risposta diversa dalla precedente. 

Sirius sul campo di battaglia lo cerca sempre. Mette a rischio la sua vita trenta secondi ogni volta per accertarsi che non ci siano occhi grigi dall’altra parte. Una volta gli è parso di averlo visto: ha corso per niente, si è sbagliato. 

 

Regulus si rigira tra le coperte, il frastuono degli incantesimi che esplodono lo perseguita la notte. Pensa a Kreacher, pensa a sua madre, pensa al segno che ha sul braccio. Pensa che non si sente più aria in gola: quante responsabilità? Quante bugie? Quante… quante

Non dorme. 

 

Sirius non dorme per dodici anni. Non ha sogni da fare. Si fa due galere, la seconda dura un po’ meno.

 

Che giri fanno due vite

Due vite

 

È notte fonda e Sirius ha appena ritrovato Regulus. Ha fatto scricchiolare i cardini di una porta di legno e riempito una stanza del suono del parquet.

Regulus si è messo dritto, ha passato i palmi delle mani sugli occhi – per un secondo ha visto tante stelle luminose – e poi gli ha stretto l’avambraccio. Sorridono. 

 

“Ti stavo aspettando.” 

“Non ci ho messo così tanto.” 
 



Sirius e Regulus sono tanto: so che Marco ha scritto una canzone su una coppia travolta dalla vita quotidiana. Eppure nelle pieghe di questo testo ho trovato anche tanto di questi due fratelli, due vite che partono insieme e dopo anni si ritrovano. Due vite che si separano, sperimentano, sbagliano, sbagliano. 
Vi ringrazio per aver letto questo sfogo. Un abbraccio,
Sia 

   
 
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