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Autore: CervodiFuoco    14/02/2023    1 recensioni
[Willow]
[Willow]La storia racconta del ritorno a Tir Asleen dei membri della compagnia di avventurieri protagonisti della prima stagione della serie TV "Willow". La regina Sorsha decide di indire una settimana di festeggiamenti con giochi, musica e cibarie, i cui protagonisti saranno proprio quelli della serie stessa. Esploro sia il lato spassoso dell'avvenimento, sia quello psicologico che per ogni personaggio può significare il "tornare a casa" dopo l'avventura vissuta, il tutto ricreando la stessa atmosfera leggera, ironica ma avventurosa della serie, con la speranza di divertire ma anche trasmettere qualcosa di speciale. Buona lettura!
Genere: Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8. Ritorno di fiamma

 

La Corsa coi Sacchi aveva reso tutti estremamente esausti, Willow compreso. Il piazzamento delle trappole lo aveva impegnato fin dal primo mattino, senza contare il resto dei preparativi assieme a Sorsha e i suoi consiglieri.

Quella sera, al consono e ricco banchetto che si teneva nell’arena, partecipò di nuovo moltissima gente: il cibo era gratis, fornito dalle cucine del castello (e da un altro gran mucchio di cuochi e massaie offertesi a Tir Asleen per l’evento), il vino scorreva a fiumi e la musica suonava a volontà fino a tardi.

Kit sedeva al tavolo della corte, stravaccata e mezza distesa con i piedi sulla panca. Teneva una mano sulla fronte e gli occhi chiusi: aveva l’aria di qualcuno che ha saltato dentro un sacco per troppo tempo, è caduto nel fango, ha bisticciato, ha perso la competizione e poi si è buscato un brutto mal di testa.

Al tavolo non sedeva nessuno; gli altri erano andati tutti a ballare. Ad eccezione di…

«Ehi, principessa» brontolò Boorman.

«Mhn.» Kit staccò la mano dalla fronte e ruotò la testa, ma non aprì gli occhi. Boorman stava di fronte a lei sull’altro lato del tavolo, intento a mangiare. Ancora.

«Non hai una bella cera. Non hai nemmeno mangiato. Che ti prende?»

«Si che ho mangiato...» ribatté Kit, stanca. «E’ solo che non ho fame. Voglio solo andarmene a dormire.»

La fugace perplessità di Boorman lo portò a tardarsi sul viso pallido di Kit giusto un istante. Poi tornò a divorare a mani nude il suo pollo arrosto.

Poco distante, su un ampio palco di legno che veniva montato velocemente e facilmente la sera dopo i giochi, si ballava. Elora, Graydon, Airk e Jade erano là in mezzo. A fianco del palco un buon numero di musici intratteneva strimpellando arpe, liuti, violini, campanelli, fisarmoniche, tamburi e tamburelli. Al momento il ritmo era sostenuto e allegro.

Nonostante le gambe dolessero quasi a ognuno di loro, i ragazzi si erano dati alle danze senza pensarci troppo su. Dopo un momento iniziale in cui avevano ballato assieme, Airk si era allontanato, attratto da chissà quale fanciulla; Graydon allora aveva ben compensato la sua assenza e magnetizzato la vacua attenzione di Elora, proponendole un ballo in coppia. Jade aveva dovuto accontentarsi di ballare con sconosciuti o alcuni bambini che le gironzolavano attorno, divertendosi forse molto più degli altri.

 

 

«Hem-hem» si schiarì la voce Airk, alle spalle di una saltellante Elora. Lei si voltò e vide il principe guardarla dritto negli occhi: l’aura da cagnolino bastonato era fiutabile anche a chilometri di distanza. Graydon, al fianco della ragazza, smise di ballare.

«Elora… posso… posso parlarti?»

Disorientata, Elora gli rispose un po’ in ritardo. «Si. Va bene.» E aggiunse rivolgendosi a Graydon: «Torno subito.»

Si allontanarono insieme lasciando la pista da ballo.

Graydon, a cui sembravano stati appesi due enormi macigni a entrambe le spalle, cercò una via di fuga dall’intreccio di corpi che si divertiva attorno a lui. Ma una mano sul braccio lo arrestò. Jade.

«Volevo fare una pausa, sono un po’ stanco» commentò lui, sforzandosi (malissimo) di sorridere.

«Va bene. Vengo con te» disse Jade, che forse sin da principio non aveva voluto proporgli di ballare assieme ma solo di parlare. In fila indiana si aprirono un varco e anche loro abbandonarono il palco. Là in fondo Kit era perfettamente visibile, con le gambe distese e gli stivali poggiati sulla panca. Però guardava da quella parte; doveva aver notato Jade, perché sollevò di poco il capo e fece un breve cenno di saluto. Lei fece altrettanto, per poi indicare Graydon. Kit annuì e tornò meditabonda.

«Allora...» esordì Jade, mentre si sedevano su un muretto perimetrale, proprio ai piedi degli spalti, lontano dalla ressa che mangiava, chiacchierava e danzava. «… ho saputo che hai rivisto tuo padre.»

Un sospirone da parte di Graydon. «Si. Diciamo che non è esattamente entusiasta di me.»

«Voleva che… cos’è che voleva? Che tu uccidessi Airk? O Boorman? Non ricordo con esattezza.» Quella di Jade suonò molto più come una battuta di quanto in realtà fosse.

«Lascia perdere.» Graydon si passò una mano nei capelli, poi buttò di peso la fronte sul palmo, aggiustato il gomito su un ginocchio.

Jade lo esaminò con calma. «Tornerai a casa, dopo la festa, suppongo.»

«Si.»

«Sarà strano non averti più intorno… ti manca casa tua?»

Durante il viaggio di ritorno, gli avventurieri avevano avuto modo di discutere di molti argomenti, ma era tutto diverso adesso che si trovavano al sicuro, protetti: potevano parlare con spirito più leggero di qualsiasi cosa.

«Ma certo» rispose Graydon. «Anche se non sarà mai come prima. Sto iniziando ad affezionarmi a Tir Asleen. Ma… sono il principe là. Ovviamente devo fare ritorno.»

Jade annuì e si strinse le mani intrecciate sulle gambe. Non aveva ancora capito bene quale fosse la situazione familiare di lui adesso che non si doveva più sposare con Kit e aveva tradito i segreti propositi del re del suo regno, suo padre. Ovviamente il matrimonio organizzato fra la principessa di Tir Asleen e Graydon era stato annullato la sera stessa del loro arrivo, non appena entrambi avevano spiegato quasi con noncuranza le proprie posizioni a Sorsha.

Jade preferì cambiare discorso, tornando al vero motivo per cui aveva deciso di smettere di ballare e stare in compagnia di Graydon. «Come va con Elora?»

Lui staccò la testa dalla mano e tornò eretto. «Non lo so. Cosa intendi dire?»

«Beh… ieri sera, nel bosco… è stato chiaro un po’ a tutti, insomma.»

«Oh.» Forse Graydon unì i puntini solo in quel momento. «Giusto.» Si schiarì la voce. «E’ combattuta, in realtà. Dice che Airk non gli interessa più, ma...»

«Io credo abbiano solo bisogno di parlarsi e dirsi le cose come stanno» ribadì Jade, ferma ma gentile. «Sono due bambinoni.»

Graydon si voltò a guardarla quasi con allarme.

«Voglio dire… fanno fatica a esternare i propri sentimenti e a chiarirsi, adesso che… sono diversi» aggiunse con attenzione Jade. «Ma dev’essere così per ognuno di noi, dopo tutto.»

«Si. Penso sia così.» Lui annuì e tornò a cercare distrattamente Elora nei dintorni. Non si vedeva. Chissà dove si era cacciata seguendo Airk.

«Grazie, Jade.»

«Di cosa?»

Graydon cercò lo sguardo di lei. «Sei una buona amica. Lo apprezzo molto. Kit è molto fortunata.»

Jade ricambiò con un caloroso sorriso.

«A proposito… dov’è?»

«Laggiù» indicò la rossa, allungando un dito in direzione della tavolata reale. Kit era ancora immobile al suo posto, spiaggiata e derelitta. Boorman seduto accanto aveva smesso di mangiare, sonnacchioso e pensieroso.

«Dai, vieni. Andiamo a parlarle. Non sembra stare bene» propose Graydon.

Si alzarono e avviarono dalla principessa. Raggiungendola, però, notarono subito che Boorman non stava sonnecchiando né pensando, bensì leggendo qualcosa su un foglio stropicciato steso sul tavolo. Nel pugno stretto di una mano teneva un piccolo sasso. Quando li notò, il ladro fu come colto da un raptus e appallottolò fulmineo il messaggio, ad occhi sgranati.

«Che cos’è?» domandò Graydon, mentre Jade sedeva dietro la testa di Kit e le sussurrava qualcosa.

Boorman tardò a rispondere, con un’aria apparentemente sconvolta. Passò in rassegna i presenti e poi si fermò su Jade, che dovette percepire la sua attenzione perché si girò dalla sua parte. «Vieni con me» disse soltanto. Si alzò e si mise a camminare senza attendere.

Confusa, Jade decise di seguirlo. L’uomo s’infilò in uno dei tanti pertugi che dallo spiazzo dell’arena portavano agli spalti attraverso una stretta e ripida scaletta.

«Che succede, Boorman?» gli chiese, allarmata.

L’altro non rispose. Aveva assunto un atteggiamento molto insolito per il suo temperamento.

«Ehi? Terra chiama Boorman?»

«Adesso lo vedrai» scandì l’altro. Avevano raggiunto gli spalti. Nessuno stava lassù a quell’ora, le fiaccole erano spente e le sedute avvolte nel buio della notte. La musica e le voci festanti facevano da cornice a quell’atmosfera appena più intima e raccolta. Boorman continuava a camminare e Jade alle sue spalle si sporse per cercare d’intuire dove stessero andando o per quale motivo: così facendo, notò una figura ammantata di scuro seduta poco più avanti.

«Ti pare il modo di dichiarare il tuo amore, questo?» esclamò infine Boorman, chiaramente non rivolto a Jade dietro di lei. «Colpendomi con un sasso.»

«Preferivi una freccia?» rispose una voce. La sua voce…

«Scorpia?» disse fremente Jade, occhi negli occhi con sua sorella maggiore.

 

 

 

Dopo essere riuscita a portare in salvo un altissimo numero di prigionieri dalle miniere ove si erano separati, Scorpia aveva fatto ritorno alla sua gente nel bosco. Per poi essere stata irrimediabilmente attratta da Tir Asleen una volta venuta a sapere che la compagnia vi era rientrata.

«Sono appena arrivata» continuò a spiegare Scorpia. Sotto al mantello logoro indossava gli abiti tipici del suo popolo. Non teneva più i capelli stretti nelle treccine della prima volta in cui l’avevano incontrata: adesso li teneva tagliati corti e sciolti. Somigliava di più a Jade così. «Aspettarvi era inutile. Voi come state? Vi trovo bene.»

Jade e Boorman le raccontarono per sommi capi cos’era successo dopo che avevano abbandonato le miniere dei troll. Jade era al settimo cielo: si tratteneva dall’abbracciare Scorpia solo per via di Boorman e perché aleggiava un’atmosfera da mistero segretissimo; Boorman invece faceva il figo, atteggiandosi eccessivamente da eroe che ha salvato il mondo e ora ha la sua bella che le cade ai piedi.

«Perché non vieni a fare due salti giù con noi?» propose lui. «Nessuno ti riconoscerà. Qui nessuno sa chi sei.»

«Neanche se vedono questi?» osservò Scorpia, abbassando il mento a indicare gli indumenti che portava addosso.

«Qui vicino hanno montato una tenda dove ci cambiamo» disse Jade. «Puoi metterti qualcosa di mio, abbiamo più o meno la stessa taglia.»

«Più o meno» commentarono, quasi in coro, Scorpia e Boorman.

 

 

 

Fu una conclusione di serata decisamente inaspettata: Scorpia che ballava in mezzo agli abitanti di Tir Asleen, ora avvinghiata a Boorman con il sottofondo di un lento romanticissimo, ora a braccetto con Jade mentre una canzone allegra invitava tutti a buttarsi nella ressa a fare le trottole.

Alla fine si scoprì che Airk aveva discusso con Elora molto meno di quanto ci si aspettasse: lei era tornata al tavolo della corte poco dopo la dipartita di Jade e Boorman, dicendo che il principe le aveva spiegato quanto fosse difficile ora rapportarsi ed essere gli stessi di prima. Elora fu felice di non doversi dilungare e limitarsi solo ad acconsentire e aggiungere che comunque si sarebbero sempre voluti bene al di là di tutto.

«Credo che stia venendo mal di testa anche a me» mugugnò lei, la testa elegantemente acconciata stretta fra le mani.

«Forse è il caso che andiamo a riposare» disse comprensivo Graydon, con un sorriso da guancia a guancia. «Domani sarà una giornata impegnativa!»

   
 
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