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Autore: Lady_Crow    15/02/2023    1 recensioni
Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Ma di cosa sono fatti i sogni? Cosa significa: “Vissero per sempre felici e contenti”?
 Isabeau e Navarre sono finalmente insieme, ma i loro guai non sono finiti. Marquet, il Capitano della Guardia al servizio del Vescovo, è ormai stato sconfitto; tuttavia, a Roma, suo fratello Leroy preme perché gli vengano assegnati degli uomini, in modo da poter riconquistare Aguillon e vendicarsi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Etienne Navarre, Imperius, Nuovo personaggio, Philippe Gaston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Philippe era pronto; perlomeno tanto quanto poteva sperare di esserlo mai. Stava per rischiare la pelle; soprattutto ultimamente non era certo la prima volta, ma per quanto Navarre l’avesse spinto a correre rischi non aveva mai mancato di proteggerlo all’occorrenza. Qui e adesso il sovrano di Aguillon sarebbe stato completamente impotente qualora qualcuno avesse voluto fargli saltare la testa, letteralmente. No, ben più probabile che a un topo di fogna come lui venisse riservato il cappio! Deglutì rumorosamente: non si stava aiutando, e doveva sbrigarsi a percorrere la distanza fra dove se ne stava impalato e l’entrata dell’improvvisata prigione, altrimenti avrebbe attirato l’attenzione, ed era l’ultima cosa che desiderava.

“Signore, perdonami e aiutami” mormorò fra sé e sé muovendo quel primo fatale passo. Domandava perdono per l’abito monacale che indossava pur essendo ben lungi dall’aver mai preso i voti, ma era certo che Dio fosse ben disposto a comprendere la situazione di assoluta necessità, nonché il suo nobile proposito.

Si sforzò di mantenere regolare il respiro: a breve avrebbe dovuto parlare e a qualunque costo avrebbe dovuto dare l’impressione di essere sicuro di sé. Aveva un piano, c’era la possibilità che riuscisse a farla franca persino portando con sé il fratello malato e ferito, aveva preparato tutto nel minimo dettaglio durante la nottata, con grande dedizione e fatica, e di proposito agiva adesso, appena prima dell’alba e dunque del cambio di guardia, nella speranza che la stanchezza annebbiasse la mente dei soldati che piantonavano la palizzata. Da sotto il cappuccio riuscì di soppiatto a lanciare qualche occhiata senza destar sospetto: era stato abbastanza furbo da rubare degli altri vestiti lasciati fuori da una tenda perché prendessero aria, li aveva appallottolati e infilati sotto il saio, sulla schiena, in modo da dar l’impressione d’esser gobbo; in questo modo probabilmente nessun giovane uomo d’armi avrebbe osato, soprattutto credendolo un monaco, ordinargli di raddrizzarsi per mostrare il volto, e seppur rallentato dall’andamento claudicante che aveva adottato per rendere la farsa più credibile, il fatto di tenere il viso in ombra rappresentava per lui un grande vantaggio, consentendogli di osservare i dintorni senza che gli altri se ne accorgessero. La postura dei soldati che riusciva a vedere parlava chiaro: non erano sull’attenti; uno di loro, di guardia su uno dei lati della prigione, era addirittura quasi accasciato contro la lancia che aveva piantato nel terreno per poterla usare come supporto. Nessuno di loro credeva che qualcuno potesse farsi strada silenziosamente fin lì; sarebbero stati svegli, attenti e probabilmente pronti a dar la vita se avessero udito intorno rumori di battaglia, ma a chi mai sarebbe saltato in mente che il Topo fosse tanto coraggioso da tentare un’impresa come quella in cui s’era lanciato? Ancora una volta: nessuno; e proprio su questo lui avrebbe giocato.

Vedendolo arrivare, uno dei due soldati di guardia alla porta cercò di risultare composto e di darsi una parvenza di dignità. “Chi è là?” domandò con tono palesemente assonnato.

L’altro non proferì parola, ma il suo sguardo corse immediatamente verso Gaston.

“Io” rispose quest’ultimo con voce roca, credibilmente fingendosi vecchio, trascinando e rendendo tremule le vocali “sono stato il confessore di Sua Grazia il Vescovo di Aguillon!” disse simulando alla perfezione un moto di orgoglio, puntando un dito verso l’alto con fare ammonitore, ma essendo abbastanza furbo da far tremare le mani proprio come quelle di un anziano, in modo che nella luce delle torce il dettaglio della sua pelle così giovane non lo tradisse.

Il giovane soldato batté le palpebre: non era stato avvisato di nessuna visita clericale al prigioniero. “Ma io…” provò a protestare; fu però subito interrotto.

“Senti, ragazzo, sono stato convocato dal vostro capitano poiché egli ha udito che il prigioniero ha la febbre alta. Essendo” fece una pausa fingendosi affannato “in questo momento” prese di nuovo fiato “il fautore della volontà divina, colui che vi guida non può rischiare che il prigioniero muoia senza che gli sia stata offerta la possibilità di confessarsi!” scandì quest’ultima parola come fosse stata una sentenza.

Il soldato fece appena in tempo ad aprire la bocca cercando d’inserirsi nella conversazione, ma le intenzioni di Philippe erano decisamente più orientate verso il monologo, dunque incalzò nuovamente.

“Ora” riprese con un goffo gesto della mano “capisci bene che il prigioniero fugge da Aguillon e, a quanto ne sappiamo, faceva parte della guardia di Aguillon sotto il Vescovo, pertanto costui potrebbe essere a conoscenza di qualche di lui segreto. Se così fosse, io sarei la persona più indicata a raccoglierlo, sapendo già ogni cosa della vita di Sua Santità. Al tempo stesso, solo ed esclusivamente davanti al vostro capitano, sarei ben disposto a far valere il buon senso sulle regole assolute, e ad accantonare la discrezione, nel limite del giusto. Il vostro capitano conta” adesso quasi urlava “sui miei servigi. Ordunque, fammi passare, prima che quello, lì dentro, muoia, e i segreti delle difese di Aguillon muoiano con lui!”.

Il ragazzo parve ragionarvi per un attimo: si sentiva incerto ma non voleva rischiare le ire di Leroy qualora il prigioniero avesse davvero tirato le cuoia da un momento all’altro. Con il capitano davvero non c’era da scherzare.

“Sì, certo, perdonate la mia lentezza nel comprendere la vostra sacra missione” disse infine facendosi da parte per lasciarlo passare.

In quell’istante Philippe si sentì talmente incredulo e felice da rischiare quasi di dimenticarsi di rimanere nel personaggio, ma per fortuna tornò insieme un attimo prima di aprir bocca. “Che il signore ti benedica!” disse con la posticcia voce da vecchio mentre entrava zoppicando nella piccola prigione improvvisata.

   
 
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