Mese: febbraio
Tema: Motherhood
Լa mamma è
sempre la mamma
sempre la mamma
Steve Fox scagliò un altro diretto al sacco da boxe, così forte che dovette fermarlo con entrambe le braccia per evitare che gli finisse in viso. Rimase aggrappato a pungiball diversi minuti, assorto in meditazione.
La palestra era deserta, ovviamente! Era sabato sera, di una tiepida serata primaverile, i suoi compagni saranno stati in qualche locale a divertirsi, bere e mangiare, ma non lui. Steve aveva declinato l’invito, avendo altro per la testa e non riuscendo a liberarsi di quei pensieri.
Il 7° Torneo di Arti Marziali indetto dalla Mishima Zaibatsu si era concluso da poche settimane. Era riuscito nell’intento di incontrare sua madre, come aveva desiderato e programmato, ma erano state davvero quelle le parole che aveva sperato di sentirle pronunciare?
No di certo!
Nessun figlio, a questo mondo, esperimento o non, avrebbe voluto scoprire che la propria mamma non lo riteneva tale.
Lo avevano messo in guardia sul conto di Nina Williams. Paul Phoenix, lo stesso Lei Wulong, lo avevano avvertito che si sarebbe trovato dinnanzi una donna glaciale, incapace di provare sentimenti come l’amore o la compassione. Un’assassina spietata agli ordini di Jin Kazama.
Ed era vero, dannazione!
Quando Steve l’aveva raggiunta nella cattedrale, le parole che aveva usato erano state taglienti come le lame dei coltelli che nascondeva sotto ai vestiti. Gli aveva ordinato di non chiamarla mamma perché non lo considerava figlio suo, raccontandogli di essere stata vittima di esperimenti e lui era nato da uno di questi, nulla più.
Eppure…
Eppure Steve aveva scorto un luccichio nei suoi occhi – maledettamente uguali ai propri, di un azzurro intenso, anche il biondo dei capelli era simile – quando con un sospiro aveva constatato che lui era sopravvissuto ai dolorosi test scientifici al quale era stato chiaramente sottoposto. Lo sguardo di Nina si era spostato sul braccio sinistro del pugile, percorso da una profonda cicatrice: prova tangibile di ciò che aveva subito nei sotterranei della Mishima.
Quello scintillio, quel tono dimesso e sollevato di chi si è tolto un peso dalla coscienza, lo avevano fatto ben sperare che forse c’era ancora una speranza per lui.
Per loro…
Poi erano arrivati i militari della G Corporetion e avevano cominciato a sparare. Allora le aveva detto di andare via, di scappare, ci avrebbe pensato lui a sistemarli. Perché, in fondo, è questo che fa un figlio, no? Protegge sua madre.
Nina era fuggita, senza voltarsi indietro, facendo perdere ogni traccia di sé.
C’era anche un’altra cosa che non riusciva a spiegarsi, sebbene il fatto risalisse a diversi anni prima, più precisamente all’epoca del 4° Torneo. Lo stesso detective Wulong gliene aveva dato conferma: Nina Williams era stata incaricata di ucciderlo. Tuttavia, non lo aveva fatto, si era fermata pur trovandoselo a un tiro di scoppio. E lui, all’ora, non sapeva chi fosse realmente quella donna che gli aveva puntato la pistola contro, per poi abbassarla limitandosi a guardarlo negli occhi. Quando Lei Wulong era apparso dal nulla, intimandole di arrendersi pronto a sparare, Steve d’istinto le si era gettato addosso per difenderla, un attimo prima che il detective cinese aprisse il fuoco. Nina si era subito rimessa in piedi e lo aveva ringraziato – un semplice grazie che adesso gli valeva più di cento parole – abbozzando un tenue sorriso, prima di fuggire nell’ombra.
Era molto brava in questo, doveva dargliene atto.
Steve si riscosse dai ricordi, lasciò andare il sacco e si diresse negli spogliatoi: una doccia veloce e poi avrebbe raggiunto i suoi amici. Era inutile rimuginare sul passato: non si può entrare nel cuore di chi non vuole permettertelo.
Fine