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Autore: Nina Ninetta    21/01/2023    2 recensioni
Questa storia partecipa alla "To Be Writing Challenge 2023" indetta da Bellaluna sul forum "Ferisce la Penna"
Raccolta di storie dedicate al mondo di Tekken e ispirate a tematiche ben precise e diverse ogni mese, scelte dai partecipanti della challenge.
1. Տai chi sei? [Gennaio - Sisterhood - Nina&Anna]
2. La mamma è sempre la mamma [Febbraio - Motherhood - Steve&Nina]
3. Ⱥngel&Ðevil [Marzo - GrumpyXSunshine - Jun&Kazuya]
4. Come un abbraccio [Aprile - Domestic Fluff - Jin&Jun]
5. Coinquiline Diverse [Maggio - Roommate! AU - Xiaoyu, Asuka, Lili, Jin, Hwoarang]
6. Un Amore di Macchina [Giugno - ForbiddenLove - Lars&Alisa]
7. La Tomba dei Ricordi [Luglio - Childhood Friends - Heihachi&Kazumi]
8. Տole o Ҏianeta? [Settembre - Unrequited Love - Anna/Nina&Lee Chaolan]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Lars Alexandersson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Anche quest’anno partecipo alla To be Writing Challenge indetta da Bellaluna sul forum di Ferisce la Penna.
A differenza della scorsa edizione, però, le tematiche vincitrici sono state votate da noi partecipanti e potremmo sceglierne una per ogni mese dell’anno.
Come l’anno passato, cerco sempre di dedicare questi racconti a fandom di cui di solito non scrivo ma che adoro.
Nella precedente edizione mi sono dedicata ai capitoli di Final Fantasy, questa volta mi concentrerò su Tekken!
Per il mese di gennaio ho scelto il tema SISTERHOOD e chi meglio delle sorelle Williams può incarnare codesto spirito ;)
Buona lettura,
Nina^^

 


  
Alla fine del 3° torneo (Tekken 3) Nina ha perso la memoria, poiché Ogre – Dio della lotta – l’ha risvegliata dopo 19 anni dal sonno criogenico a cui era stata sottoposta (non per propria volontà), prendendo il controllo della sua mente. Anna Williams, sua sorella minore con la quale ha sempre condiviso un rapporto conflittuale, l’accompagna alla tomba del loro padre con l’intento di aiutarla a recuperare i ricordi.
 

Տai chi Տei?
 
 
Era il 23 gennaio e il cielo plumbeo prometteva neve e gelo. Le strade di Dublino erano state ripulite durante la notte dagli spazzaneve, ma le auto erano comunque poche e i pedoni ancor meno.
Il taxi che le stava accompagnando al camposanto procedeva lentamente, il conducente del veicolo si era rivolto alle due ragazze guardandole dallo specchietto retrovisore e dicendo che con le vie ghiacciate era meglio non superare i 30 Km/h. Frasi fatte, retoriche, tanto per dire qualcosa. Le classiche frasi che Nina detestava, ritenendole inutili; al contrario di sua sorella minore Anna che invece nelle parole futili ci sguazzava. La sentì infatti protendersi in avanti, verso l’uomo, e dirgli di non preoccuparsi: i morti non sarebbero andati da nessuna parte.
Che simpatica!
Già, i morti.
Anna le aveva proposto di far visita alla tomba del loro defunto padre con la speranza che i ricordi riaffiorassero alla sua mente. Nina non sapeva neanche se poteva fidarsi di lei, se fosse davvero chi diceva di essere, ossia sua sorella più piccola. Durante il 3° torneo di arti marziali, quando le si era presentata avevano cominciato a combattere e Nina aveva sentito che era la cosa giusta da fare, di sicuro con quella donna aveva qualcosa da condividere, eppure non riusciva a ricordare cosa…
Qualche giorno dopo, Anna aveva bussato alla sua porta, sostenendo di volerla aiutare, non poteva vederla ridotta così, rivoleva indietro la sua sorellona contro cui lottare. La vita era noiosa senza i loro litigi, ma non voleva raccontarle nulla, si sarebbe dovuta sforza di ricordare, perciò aveva pensato che cominciare dalla tomba dell’uomo che probabilmente aveva amato di più nella vita – loro padre Richard – sarebbe stato un ottimo punto di partenza.
Nina non aveva detto una sola parola per tutto il tragitto, su quello non era cambiata affatto: taciturna e imbronciata come lo era sempre stata. Teneva i suoi occhi chiarissimi puntati oltre il finestrino, sembrava interessata alla strada, ma Anna dubitava che si limitasse solo ad osservare la città, perciò le chiese a cosa stesse pensando:
«A nulla» rispose atona la sorella maggiore, senza distogliere lo sguardo dai negozi della capitale irlandese.
Anna sospirò, sentendo un forte vuoto dentro: era come avere al fianco uno sconosciuto di cui conosceva solo la parte esteriore. Per il resto ricordava un barattolo di marmellata svuotato.
Il rapporto che le aveva unite non poteva definirsi propriamente idilliaco, ciò nonostante si erano volute bene a modo loro, da rivali è vero, ma si cercavano e punzecchiavano in continuazione. A dirla tutta, era Anna ad avere sempre cercato la sorella più grande per metterle il bastone fra le ruote, divertendosi a mandare all’aria i suoi piani.
Come quella volta che Nina era stata ingaggiata da Heihachi Mishima per uccidere suo figlio Kazuya e Anna si era offerta di diventare la guardia del corpo di quest’ultimo. Quando Nina se l’era trovata di fronte aveva urlato di frustrazione e le due avevano cominciato a combattere e Kazuya era riuscito a fuggire. Sebbene Nina l’avesse battuta – come spesso accadeva – vederla andare su tutte le furie per aver fallito la missione non aveva avuto prezzo.
Adesso, invece, sembrava che nulla potesse smuoverla, perciò confidava nel fatto che la lapide di Richard compiesse il miracolo.
 
Qualche minuto dopo, il taxi si fermò all’ingresso del cimitero. Nina aprì la portiera e scese dall’auto, alzando gli occhi sui cancelli scuri di ferro battuto che sembravano sfiorare il cielo grigio. Una folata di vento gelido le scosse i capelli biondi e i lembi del cappotto scuro, eppure lei non se ne preoccupò. Anna l’affiancò dopo aver pagato la corsa e rabbrividì.
«Oggi fa particolarmente freddo» disse, stringendosi nel proprio caban bordeaux.
«Allora muoviamoci» fu la risposta perentoria di Nina.
Non solo pareva non avere più emozioni, ma sembrava non provare alcuna sensazione in generale.
Insieme percorsero il sentiero cementato e lastricato di lapidi da entrambi i lati. Anna leggendo man mano i nomi dei defunti che vi erano riportati in grassetto, Nina tenendo lo sguardo alto e fisso davanti a sé, imperterrita.
«Eccolo qui!» Esclamò la minore delle due, fermandosi davanti a una tomba comune, come ce ne erano a decine lì intorno.
Nina abbassò gli occhi e lesse: “Richard Williams, padre e marito esemplare” intanto che Anna si chinava per adagiare un mazzo di gigli bianchi sul freddo marmo, poi si rialzò.
«Erano i fiori preferiti di papà» bisbigliò.
 
All’improvviso una fitta penetrò nella testa di Nina, fu come se le avessero conficcato una lama rovente nelle tempie. Barcollò all’indietro tenendosi il capo con entrambe le mani, sostenuta dalla sorella che le chiedeva cosa le prendesse, se stesse bene.
Un’accozzaglia di immagini si sovrapposero nella sua mente, alcune erano sbiadite, appena accennate, altre invece più nitide e chiare.
Rivide lei e Anna da bambine mentre addobbavano un abete alto due metri e un uomo – Richard – diceva loro di non litigare. Subito dopo, quella stessa persona si chinava a lasciarle un bacio sulla fronte, augurandole la buona notte prima di sussurrarle all’orecchio che lei era la sua preferita.
Nella scena successiva lo scenario cambiava completamente: si ritrovava immersa nella neve, un aereo era precipitato alle sue spalle; suo padre le urlava di passargli il fucile sulla sinistra, mentre alcuni uomini imbracciavano kalashnikov e pistole ed erano pronti a sparagli. La piccola Nina piangeva disperata, Anna – anche lei solo bambina – la fissava con gli occhi sbarrati e terrorizzati. A metà strada tra le due giaceva l’AK -101 che Richard reclamava con tanto vigore, un attimo prima che lo uccidessero.
La situazione mutò ancora, questa volta erano tornare adulte e si incontravano per puro caso davanti alla tomba del padre, proprio dove erano adesso. Litigavano, incolpandosi a vicenda per la dipartita del genitore.
 
«Nina! Nina!»
La voce di Anna irruppe nella sua mente e nei ricordi, squarciandoli, confondendoli, mischiando presente e passato. Nina riaprì di colpo gli occhi color ghiaccio, non ricordava ancora tutto, ma qualcosa era riaffiorato dai meandri della memoria. Di sicuro l’odio per Anna.
Sollevò un braccio e la schiaffeggiò in pieno volto, facendola capitolare sulla lapide e sui gigli che schiacciò involontariamente nella caduta, rovinandoli. Dall’alto Nina le puntò un indice contro:
«È colpa tua se papà è morto! Non cercarmi più!»
Detto ciò si allontanò a grandi falcate, lasciando Anna da sola. Quest’ultima si rimise in piedi, cercando di sistemare come meglio poteva i fiori sulla tomba e sorridendo mentre lo faceva.
«Beh, è comunque un inizio, no?!» Puntò gli occhi verdi sulla foto che ritraeva Richard e il sorriso si addolcì. «E pensare che oggi è anche il suo compleanno. Te lo ricordi, papà?».


 

fine
 
  
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