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Autore: Ranko96    25/02/2023    0 recensioni
Bevve ancora. Ancora di più.
Chiuse gli occhi e davanti a sé immaginò il sorriso di sta mattina, le labbra rosse come ciliegie e le guance rosate come fiori di pesco, oggi era riuscito a vivere un po' di più. Succedeva il venerdì, non si sentiva più lui, forse perché illuminato dalla sua luce, forse perché il ricordo di lei ricuciva brandelli della sua anima.
Ma per ogni ricordo felice ce ne era uno pronto a buttarlo giù. Come le sere ad aspettare davanti a quei piatti di zuppa che diventavano sempre più freddi. Poi finalmente aveva smesso di aspettare. Gli sarebbe bastato un solo perché da poter chiedere. La spiegazione dei genitori sul loro abbandono. Perché di punto in bianco non si erano più fatti vivi?
Nemmeno un addio.
Finì la bottiglia.
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Questa storia è ambientata nella Parigi del'800. Adrien è un popolano romantico e dall'animo dannato, ma ha un segreto sulla sua identità.
Marinette è la principessa di Francia, figlia di un re che per proteggerla l'ha tenuta chiusa nel castello, per via della sua tanto decantata bellezza.
Come avranno fatto ad incontrarsi?
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Threesome
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Camminava tra le bancarelle del mercato, si guardava intorno cercando ciò per cui, da un paio di mesi, una volta alla settimana si dirigeva lì.
Si ricordava quando all'inizio ci andava tutte le mattine, poi aveva capito che era lì solo il venerdì e allora si era imposto che avrebbe sempre avuto un appuntamento con il destino, di venerdì mattina.
Folle da parte sua, restare a guardare da lontano, seguirla e sognare di poterle rivolgere la parola. La studiava, aveva capito che preferiva le fragole alle susine, ma ancora di più amava le ciliegie, aveva scoperto che le stoffe di colori troppo scuri non le piacevano, amava i colori della primavera e i merletti, adorava i cappelli e ne aveva sempre uno diverso, purtroppo tutti le coprivano sempre troppo il volto, era golosa di maccarons, prediligeva quelli classici però, non rifiutava mai una carineria o un complimento ma sapeva riceverli, era elegante e raffinata sotto ogni aspetto, si fermava sempre nel banco dei fiori per annusare l'intenso profumo delle rose e poi perdeva molto tempo tra libri nuovi, scommetteva che amava il profumo delle pagine nuove di stampa.
La amava. Ne era certo. Anche se non ci aveva mai parlato, anche se effettivamente non l'aveva nemmeno mai vista bene in viso. Ma che importanza aveva? Lui sapeva di amarla.
Quando la vide tra i fiori colorati sospirò sognante. L'aveva trovata anche quella mattina.
Pensò a quanto fossero fortunati quei tulipani a cui stava prestando la sua attenzione accarezzandone i petali, con quelle dita sottili e dal tocco leggiadro e la pelle candida come la neve.
Dio, era davvero andato fuori di testa per quella donna.
Dal cappello riuscì a scorgere una ciocca nera e sognò di arricciarsela tra le dita in un incontro malizioso di sguardi.
Il suo angelo.
Così la chiamava, dato che, ovviamente, non aveva nemmeno un nome a cui aggrapparsi.
Sognò ad occhi aperti di potersi svegliare tutte le mattine al suo fianco e di vederla addormentata mentre, magari, sognava lui. Sarebbe stata elegante anche nel sonno.
Non avrebbe fatto altro che nobilitare ogni suo comportamento. Stenderle lodi su ogni suo aspetto.
E magari, mentre la fissava dormiente, le avrebbe scritto lettere d'amore, poesie intrinse di emozioni e si sarebbe preso in giro, in qualcuna di queste, perché era uno sciocco follemente innamorato.
Se la immaginava con i primi raggi del sole a bagnarle il viso e le lenzuola bianche che delicate le accarezzavano il ventre, magari lasciato spoglio dopo un'intensa notte.
Sarebbe perfino cambiato per lei, non sarebbe stato il solito scemo, perché lei si meritava il meglio e lui non avrebbe mai avuto ripensamenti e tutte le altre storie che aveva avuto le avrebbe seppellite per nascondergliele, poco importava se le altre donne che aveva fatto sue avrebbero pregato la sua morte.
Voleva sapere a cosa stesse pensando, sempre, in ogni momento, se sorrideva per farsi scudo dal mondo, se quello scudo poi la portasse a rifiutare compagnia.
La prima volta che aveva intravisto quelle labbra dipinte di rosso si era sentito scuotere qualcosa al centro dello stomaco. Scioccamente, da quella volta, in ogni donna che possedeva nelle notti che dedicava ai suoi vizi, aveva cercato quel colore sulla bocca.
Ma quella dama era diversa, nessuna poteva essere paragonata a lei. Da sola valeva cento volte tanto tutte le sue conquiste insieme. E, non per vantarsi, ma non erano poche.
Nel suo mondo di donne dai facili costumi lui cercava lei, che era di un altro livello, di un'altra classe. Avrebbe dovuto pagare in brandelli di anima o in pezzi di cuore per averla?
Pregò, come al solito, di essere guardato da lei, di essere benedetto dal suo sguardo, di riuscire a carpire il loro colore. Sapeva fossero bellissimi, glielo diceva il suo cuore. Ma di quale colore? Azzurri come la volta celeste? Magari per via del regalo che le aveva fatto Dio nel metterla al mondo, magari gli avanzava un pezzo di cielo. Marroni come la terra da cui nascono germogli e fiori e i frutti che nutrono l'umanità? O magari verdi, come le immense vallate della Provenza, come le foglie primaverili che danno ossigeno alla vita.
Quale colore gli avrebbe colorato il cuore?
E lei era ancora lì, nei suoi sogni, bella e addormentata, mentre lui la proteggeva dai mali del mondo, mentre la guardava e si rendeva conto di innamorarsi sempre di più.
Sarebbe impazzito per quella donna, la voleva ad ogni costo e non poteva fare ancora finta di niente. Non sentiva alcun limite a quell'emozione.
Continuò a seguirla, fino al solito banco di libri. Aveva scelto una raccolta di poesie e se la rigirava tra le mani prima di aprirla e darle un'occhiata all'interno.
Quel giorno, aveva deciso di farsi coraggio, di avanzare almeno un passo. Non gli importava se l'amico gli aveva suggerito di starle alla larga, non gli importava se il rango sociale li divideva come un enorme crepaccio, non gli importava rischiare di farsi del male.
Impavido le passò di fianco e, tra la folla, fece finta di scontrarcisi erroneamente, nel farlo le fece scivolare il libro di mano. Si voltò rammaricato.
«Perdonatemi.» disse piegandosi a raccoglierle l'oggetto caduto.
Non si aspettava di ritrovarsi in paradiso solo rialzando lo sguardo.
Il cielo...
Il suo cuore si dipinse di azzurro.

Rimase incantato e, mentre il profumo dolce delle donna gli inebriava i sensi, lui si beava di quella visione divina.
La pelle sembrava seta, le gote leggermente arrossate, le ciocche nere di una capigliatura nascosta erano leggermente mosse dal vento.
Capì che era come l'aveva sempre voluta. Infondo, in qualsiasi modo fosse stata, lui l'avrebbe voluta esattamente com'era.
Si immaginò tra le lenzuola di un letto sfatto a godersi quei colori intensi e quel profumo inebriante.
Che odore avrebbe avuto l'amore con lei? Sicuramente pungente e passionale. Magari di rose.
Era un angelo, ma paradossalmente, nelle sue fantasie più nascoste, lo circondava di passione.
«Non si preoccupi.»
Aveva sorriso. Dolce e delicata.
Lui era sempre più inebetito.
«Vi è caduto questo.» Le porse il libro.
«Oh, la ringrazio.»
Nel prenderglielo di mano fece sfiorare le loro dita e lui venne percosso da un fremito dolce.

Se la immaginò, involontariamente, quella pelle, se la sentì scorrere tra le mani che, impazienti, accarezzavano il corpo.
Tutta Parigi avrebbe parlato di loro, del loro eterno amore.
«Baudelaire, ottima scelta.»  Cercò di attaccare bottone.
«Lo conosce?»
La donna sembrava in imbarazzo, forse per lo sguardo poco cauto del suo interlocutore.
«Trovo sia estremamente geniale nei suoi aforismi.»  Riuscì a tenere il controllo fermo della sua voce.
«Non sono in molti a vederla così.»
«È un'anima tormentata, è normale che venga sottovalutato.» Alzò le spalle e, con una finta sicurezza, iniziò a guardare la bancarella aspettando che fosse lei a continuare il discorso.
«Parla come se conoscesse le anime tormentate.» Anche la mora seguì il suo esempio, ma continuava a guardarlo con la coda dell'occhio.
Quel giovane l'aveva parecchio incuriosita e, per la sua vita monotona e noiosa, si sentiva di star respirando aria fresca.
«Ne so qualcosa.» Sorrise involontariamente.
«E voi? Vi incuriosiscono le anime tormentate?»  Si voltò di nuovo per guardarla.
A quella domanda la giovane alzò il volto e guardò gli occhi del ragazzo. La guardavano come se cercassero un segreto all'interno della sua anima. Si sentì terribilmente nuda, senza la sua solita corazza a proteggerle i sentimenti.
Si voltò velocemente e tornò a coprirsi meglio il volto.
«Ora devo proprio andare. A rivederla.»
Si dileguò in fretta, tanto che il ragazzo non ebbe il tempo per bloccarla o per salutarla.
«Ogni venerdì, milady.»  Sussurrò tra sé e sé.

   
 
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