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Autore: Humano    02/03/2023    1 recensioni
Sakura ritorna dopo quattro anni a Konoha, un anno dopo Naruto e Sasuke. Ritornando, trascinerà gli aspetti di una vita solitaria, in una quotidianità che non le apparteneva da tempo, persa ormai, nel rancore di eventi passati:
-Si sentiva persa ogni qual volta il cielo si oscurava, ricordandole piccoli frammenti di vita che aveva dimenticato, immaginandoli della stessa sostanza del sakè. Agenti inebrianti che offuscavano la mente, annebbiando quegli impulsi rancorosi fatti di rabbia che le avevano infettato i pensieri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team 7 | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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(Aggiorno con questo piccolo avviso, i capitoli sono spesso oggetto di revisioni che mi permettono di correggere errori grammaticali o di battitura. Nel caso trovaste elementi del genere all'interno dei testi, mi dispiace e sicuramente provvederò con correzioni periodiche. Vi ringrazio e vi auguro una buona lettura.)  


 
FIGURAZIONE









-Diamo il benvenuto all’Hokage-sama.
 
Gli insegnanti avevano accolto Kakashi in cortile, mentre un sostanzioso numero di giovani studenti lo salutava in coro. Distanti erano le figure mature di vecchi allievi, che aspettavano la fine di quel discorso di augurio che da lì a poco sarebbe iniziato.  Arrivata in anticipo era rimasta sopra la tettoia di un edificio, senza guardare, aspettava che il suo nome venisse nominato da Kakashi per apparigli accanto e presentarsi. Pensò che la mattinata di ieri, l’aveva passata a contare il numero di infiltrazioni della casa e solo a tardo pomeriggio riuscì a farne un resoconto completo delle condizioni edili della struttura.
 
-Troppe cose da sistemare -rimurginò spostando una ciocca chiara dal viso.
 
La cosa che le pareva dar più fastidio, era non sapere da dove iniziare, quale sarebbe stato il giusto ordine che doveva seguire per riparare correttamente le lacune della casa. Era un circolo vizioso dove alla mancanza di un elemento (nuove tubature, un sistema elettrico funzionante, il sistema di riscaldamento ecc.) conseguiva la mancanza di un altro. Una mancanza di funzionalità che non ne permetteva la vivibilità, elemento che escludeva la possibilità di un mobilio (frigorifero, lavatrice, armadio ecc.).
Nel tardo pomeriggio del giorno prima, aveva comprato dei cambi e aveva utilizzato i servizi pubblici, ben accorta a non avvicinarsi troppo al centro del villaggio, allontanandosi dal punto di maggiore confluenza dei cittadini, diminuendo le possibilità di incontri scomodi.
 
-Hokage-sama- una voce interruppe le logistiche.
 
 Affacciandosi, vide la minuta sagoma della bambina farsi coraggio, mentre alzava la piccola mano, interrompendo goffamente il discorso di Kakashi, abbigliato formalmente da capo villaggio.
 
-è vero che lei è stato maestro del grande Naruto Uzumaki? – chiese timida.
 
L’inaugurazione prevedeva la sola presenza delle classi più giovani, una conseguenza delle ristrutturazioni mirate, svolte solo nel lato occupato dalle fasce di grado più basse. Era stato accordato di sospendere le lezioni nella sede principale, occupandone una provvisoria presso le sue vicinanze. Quel giorno solo gli studenti che non avevano ancora conseguito il diploma genin erano presenti, in un confronto motivazionale con l’hokage.
Lo vide sorridere, quella domanda fece anticipare le tempistiche di Kakashi, che richiamò le figure lontane dei vecchi allievi, facendole avvicinare verso i bambini, causandone così l’euforia.
Soffocò quell’istinto primitivo di preservazione che le suggeriva di andarsene, convincendosi che se ne fosse andata davvero, avrebbe solo procrastinato qualcosa di inevitabile, necessario se doveva rimanere a Konoha. Un limbo decisionale che prendeva sempre più consistenza con l’avvicinarsi delle sagome, sempre più vicine. Sakura ormai persa nella sua stessa confusione, era ritornata in uno stato di incoscienza mentale, spegnendosi non prima di porsi punti ben precisi da rispettare: comparire e andarsene quando sarebbe finita l’inaugurazione.
 
Shikamaru si avvicinò al sesto Hokage, riuscito a staccarsi dalla morsa di quella piccola folla di bambini che aveva circondato Naruto e Sasuke. Soddisfatto guardava con sadismo la goffaggine dei due, mentre provavano ad approcciarsi con quei bambini dominati dall’eccitazione, entusiasti di vedere i due grandi ninja della foglia. Dopo qualche minuto di piccole libertà, gli insegnanti fecero risedere i bambini, permettendo ai due ragazzi di raggiungere Kakashi.
 
Erano grandi, più alti, i lineamenti erano maturati e l’eco delle loro voci profonde ne rivendicavano la mascolinità. Negli anni che Sakura aveva trascorso, l’immagine dei suoi compagni era rimasta immutabile, ancorata all’ultima volta che li aveva visti. Quattro anni che aveva passato a ricordarli come dei perenni diciassettenni, un vuoto temporale che l’aveva convinta di ritrovarli simili a quell’immagine che si era portata con sé.
Ora, impreparata, fissava in mente nuove sembianze, abbozzandole imprecisa, catturando con lo sguardo i loro cambiamenti. Un taglio insolitamente corto portava Naruto, al contrario di Sasuke, più lungo, tanto da rischiare di ricadergli su l’occhio sinistro.
Kakashi diede spazio alle domande dei bambini, approfittando di guardarsi intorno per cercare la sagoma di Sakura.  Riuscì a vederla di sfuggita, poggiata in attesa sull’alto edificio, e senza soffermarsi troppo, riprese il dialogo.
 
-Nobile Hokage, dov’è il terzo membro del team 7?
 
Sasuke osservò Naruto sorridere rattristato, incapace di intervenire. Shikamaru nella sua calma invece, mise le mani in tasca, dondolandosi mentre attendeva la risposta di Kakashi.
 
-Quasi dimenticavo – disse senza rispondere – oggi ho portato un ospite. - concluse causando non poca confusione.
 
Quando Sakura si accostò a Kakashi applicò su di sé una modalità dissociativa che aveva perfezionato a Kono, utile quando un ninja veniva sottoposto a pesanti interrogatori. Era uno stato mentale indotto che aumentava le capacità fisiche a dispetto di quelle mentali, ottenendo una forte resistenza anche verso reazioni emotive che potessero intaccarne lo stato fisico.
Era un cuscinetto che attutiva i battiti cardiaci, il sudore e mal di testa che avevano iniziato a soffocarla qualche minuto prima che apparisse alla vista di quei bambini.
Naruto era sobbalzato di qualche passo.
 
-Sakura - la voce di Sasuke non le bastò per farla voltare per vederne il volto confuso, concentrata verso i bambini e le loro piccole grida di euforia.
 
Una tensione, sempre più crescente, che venne interrotta da Kakashi -Sono proprio sbadato – disse lui, grattandosi la nuca coperta dal copricapo,  mentre sventolava la mano destra davanti a sé. – Sakura si presenterà e ci parlerà un po’ di lei. – disse, guardandola mentre velava la sua forte disapprovazione. –  dopo un viaggio così lungo avrai molte cose da dirci. – la spronò infine.
 
Sakura abbassò lo sguardo, attendendo qualche secondo prima di rispondere, soffocata dallo sguardo di Naruto e Sasuke che la studiavano in silenzio, mentre Shikamaru meno materiale, ne avrebbe ascoltato con attenzione le parole.
 
-Sono Sakura Haruno…-
 
-l’allieva del quinto Hokage, vero?
 
Vide meglio la sagoma della bambina, piccoli occhi a mandorla, protetti da occhiali rossi di forma ovale. Un piccolo fiocco abbelliva il taglio corto dei capelli castani, dello stesso colore della tunica gialla con ricami floreali bianchi.
 
-si – rispose, osservandone lo sguardo di ammirazione mentre la piccola tornava a sedersi soddisfatta, invogliando l’ascolto e causando allo stesso tempo la catena di domande dei suoi compagni, diventati rappresentanti delle curiosità degli adulti.
 
-Dove sei andata?
 
-In molti luoghi- rispose velocemente.
 
-Erano tutti belli? – domandò un altro.
 
-No
 
-Hai trovato dei banditi? – non riuscì a rispondere che un altro aggiunse -Hai combattuto Sakura-Sama? – Gli insegnanti fecero ordine tra i bambini, assicurandosi che avrebbero rispettato i turni, lei intanto, un po' scoraggiata rifletteva.
 
-Si – ci pensò – Ho combattuto più di una volta.
 
-È stata mai sconfitta? – chiese uno di loro, sorprendendola. Piccole risate di scherno accompagnarono quella domanda, scoraggiandolo. Quasi tutti i bambini davano per scontato la sua vittoria, confermata dalla presenza di lei. Sakura corrucciò la fronte.
 
-Si, molte volte -disse sorprendendoli -Sono state queste a farmi tornare. – concluse, dando dignità a quella curiosità innocente.
 
-Ha qualche cicatrice? Ne possiamo vedere una? - -Naruto e Sasuke-sama ci hanno fatto toccare le loro protesi – aggiunsero
 
Naruto sorrise imbarazzato, scompigliandosi i capelli.
Lei li guardò questa volta, catturata da quella dichiarazione. Quella bozza visiva, antecedente a quella vicinanza, venne sostituita dalle le loro figure vivide, non sarebbe stata più imprecisa perché lo sguardo ne stava tracciando le forme correttamente. Sasuke sentiva la pesantezza dello sguardo di lei, ricambiandolo di intensità, attuandone lo stesso medesimo processo.
Aveva i capelli lunghi, adornati solo dal coprifronte, Il volto conservava vagamente i lineamenti adolescenziali di quattro anni prima, le labbra gli parevano più rosate, mentre gli occhi apparivano più scuri di quelli che rammentava quando l’aveva lasciata al confine del villaggio, promettendole che prima o poi, l’avrebbe portata con sé. Ora più alto, la vedeva più minuta, coperta da un mantello che non osava svelarne le forme, dove solo le punte delle dita affusolate poteva intravedere da un piccolo spacco nel tessuto. Sakura si soffermò poco quando si guardarono, quel che bastava da permetterle di posare lo sguardo sugli arti artificiali dei due ragazzi.
Lei istintivamente, si toccò uno dei due polsi.
 
-Come posso vincere contro la perdita di un braccio? – pensò intenzionalmente a voce alta, causando la risata dei bambini – perderei solo.
 
Kakashi la guardò preoccupato, e prima che lui potesse interrompere il chiacchiericcio dei bambini, Shikamaru li avvisò, controllata l’ora, della fine di quella piccola inaugurazione. I bambini ben disposti per file, ringraziarono come rito l’hokage per poi salutare quei ninja di cui avevano solo sentito parlare nei racconti, raccogliendo l’emozione di averli visti per la prima volta insieme.
   
 
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