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Autore: Siluan    02/03/2023    3 recensioni
Merlino avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare Artù.
Finale alternativo che si sviluppa da una delle ultime scene dell'ultimo episodio della serie.
"What if" rigorosamente canon (è l'unica fan-fic che sto scrivendo a NON essere una Merthur).
DISCLAIMER: I personaggi della serie televisiva "Merlin", citati in questa storia, non mi appartengono, ma sono di legittima proprietà dei loro ideatori e della della BBC. Essi sono stati da me utilizzati a solo scopo di intrattenimento personale e senza nessuno scopo di lucro.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drago, Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo 10 - Gaius


Camelot non gli era mai sembrata così bella.

Anche da quella distanza poteva scorgere gli abitanti che svolgevano le ultime attività, che riordinavano e si apprestavano a chiudere le botteghe; poteva quasi percepire la loro stanchezza e la loro soddisfazione, mentre il giorno volgeva al termine; le aste delle bandiere in cima alle torri riflettevano i raggi del sole, mandando bagliori che facevano sembrare il castello scintillante, come avvolto di magia.

Merlino emise un profondo sospiro e si voltò a guardare Kilgharrah fermo a pochi passi da lui.

“Quindi, questo è un addio?”

Le parole gli uscirono un po' roche, a causa di un nodo in gola che non voleva saperne di sciogliersi; all'inizio l'aveva attribuito all'aria fredda durante il volo, ma ora comprendeva che era causato dalla forte emozione di doversi separare di nuovo dal grande drago.

Deglutì a vuoto, non riuscendo ad aggiungere altro.

“Chi può dirlo... lo era anche le ultime due volte, eppure eccoci qui!”

Era una sua impressione, o anche dalla voce di Kilgharrah traspariva commozione?

Le parole ancora non arrivavano, quindi Merlino gli si avvicinò ed abbracciò la sua zampa destra, una lacrima traditrice che sfuggiva lungo la guancia.

Il drago gli circondò delicatamente la schiena con l'altra zampa e lo tenne qualche istante in quel bizzarro abbraccio.

“Va' ora,” brontolò infine spostando entrambe le zampe, “è ora che tu prenda il posto che meriti nel mondo”.

Il mago inspirò a fondo, asciugandosi velocemente il viso: “Non so se sono pronto...”

Kilgharrah rise e lo osservò con occhi scintillanti: “Certo che sei pronto, sei nato per questo, giovane mago!”

Scoppiò a ridere anche lui, pur con gli occhi ancora lucidi dall'emozione.

“Grazie.” rispose poi semplicemente. “Di tutto”.

Il drago annuì e gli indicò ancora la cittadella spostando muso.

“Cosa aspetti ancora? Il tuo futuro ti aspetta... hai avuto una seconda possibilità e sono certo che non la sprecherai.”

Sorridendo il giovane raccolse il bastone da terra, si raddrizzò e si volse verso casa.

Non disse addio né arrivederci, non ce n'era bisogno, si erano già detti tutto.

Fatti una decina di passi, avvertì il rumore del drago che si alzava in volo, e lo spostamento d'aria gli scompigliò i capelli, ma lui proseguì senza voltarsi.

* * *

Quando giunse all'ingresso della città bassa si fermò qualche istante a riposare: con la gamba in quelle condizioni ed il bastone ci aveva messo molto più tempo del previsto, ed il dolore sembrava essere aumentato con lo sforzo. Sarebbe stato così per il resto della sua vita? Probabilmente sì, ma rammentò a sé stesso che era il piccolo prezzo pagato per averla avuta di nuovo, una vita.

Mentre recuperava le forze, un'altra inquietudine si fece strada in lui: come avrebbe dovuto comportarsi con le persone? Sapevano cos'era e cosa aveva fatto? Questo il drago, ovviamente, non lo aveva detto. E se lo sapevano, come lo avrebbero accolto? Avrebbero avuto paura di lui? O al contrario, l'avrebbero visto come un eroe? Magari invece Artù aveva mantenuto il segreto, e quindi sarebbe stato tutto normale, come una volta... una parte di lui sperava che fosse così, data la sua indole tranquilla che non gradiva essere al centro dell'attenzione...

Sentendo di aver riposato abbastanza, prese un profondo respiro, raddrizzò le spalle e procedette. Non aveva senso procrastinare oltre.

Avanzò alla massima velocità consentitagli dalla gamba, procedendo con serena determinazione verso la sua meta: casa di Gaius. Durante il volo aveva rimuginato a lungo sulla sua prima destinazione, e benché il desiderio di presentarsi subito al re fosse molto forte, aveva preferito come prima cosa rivedere il suo vecchio mentore, così che potesse aggiornarlo sulla reale situazione della capitale e del regno. Non che non si fidasse delle parole di Kilgharrah e di Fionn, ma gli avevano dato solo informazioni generiche e lui aveva bisogno di ulteriori dettagli e conferme.

Cercò di passare inosservato tra i vicoli, evitando le strade più grandi e popolate. Quando capitava di incrociare qualcuno, per lo più non gli prestavano attenzione, presi com'erano dalle loro attività, ma due o tre volte, ad una seconda occhiata, colse degli sguardi di riconoscimento e di sorpresa.

Ma non di odio o rabbia pensò e questo lo rincuorò un poco.

In un'altra occasione vide chiaramente un uomo osservarlo e poi indicarlo alla donna accanto a lui. Era il fornaio? Non ne era sicuro da quella distanza, ma accelerò il passo stringendosi nel bavero del mantello e lasciandoseli alle spalle, mentre l'ansia immotivata tornava a torcergli lo stomaco.

Quando giunse alla porta di Gaius tirò un sospiro di sollievo e fece dei respiri profondi, poi bussò ed aprì senza attendere la risposta.

“Gaius?” chiamò esitante.

La scena che si presentò fu una sorta di deja-vu: Gaius in piedi al piano superiore della libreria, che si voltava di scatto, un'espressione di genuina sorpresa sul volto, e nel movimento improvviso perdeva l'equilibrio scivolando giù dal soppalco nell'esatto punto da cui era caduto tanti anni prima (anche perché, notò Merlino con sgomento, non avevano mai riparato quel pezzo di corrimano).

Questa volta il mago non fece neanche finta di spostare un mobile: con un solo sguardo bloccò la caduta del suo mentore a mezz'aria, e poi delicatamente lo fece scendere fino a terra.

“Non serviva precipitarsi a salutarmi!” esclamò con un enorme sorriso, ma il gioco di parole venne ignorato, dato che un secondo dopo Gaius lo stava già circondando in un caldo abbraccio, tra risa e lacrime; Merlino lo ricambiò subito, e la familiare sensazione di tenerezza e “casa” che lo avvolse strappò anche a lui dei singhiozzi commossi. Le fiamme delle candele si alzarono all'improvviso, danzando all'unisono con la gioia palpitante del mago, e lui si affrettò a riprendere il controllo con un tremolante respiro, mentre il medico si staccava da lui e lo guardava con gli occhi lucidi e quel sorriso carico di affetto che elargiva solo alle persone che gli erano davvero care.

“Merlino.” disse semplicemente restando a fissarlo, le mani ancora sulle sue spalle, come per assicurarsi che fosse realmente lì.

Sorridendo il giovane annuì per rassicurarlo.

“Cominciavo a temere che qualcosa fosse andato storto, con la storia del Faro,” sbottò poi l'altro, “e invece, beh... eccoti qui! Vivo e vegeto! Benedetto ragazzo, non sai quanto io sia felice!”

Risero ancora, perché la grande felicità che provavano entrambi aveva bisogno di manifestarsi, e un angolo della mente di Merlino registrò il fatto che Gaius fosse informato del Faro... bene, una cosa in meno che avrebbe dovuto spiegargli.

“Vieni, raccontami tutto. Hai fame?”

“In effetti, sto morendo di fame! Dopotutto non mangio da quattro mesi!” constatò ridendo nel raggiungere il tavolo.

“Ti preparo subito qualcosa!” esclamò Gaius in tono insolitamente allegro, poi notò l'incedere zoppicante dell'altro e si accigliò: “Che ti è successo alla gamba?” chiese subito con fare professionale.

Mentre si occupava della cena, Merlino gli raccontò per sommi capi la spiegazione del drago in merito.

“Beh, considerando che dovresti essere morto, direi che è un prezzo relativamente basso...” commentò il medico in modo pratico, senza distrarsi da ciò che stava mescolando in pentola.

“Infatti, è quello che penso anch'io,” concordò il mago con un sorriso, poi tornò serio e suo malgrado una lieve ansia trasparì dalla sua voce alla frase successiva: “Gaius, c'è una cosa che devo assolutamente sapere... Artù... ha rimosso il bando della magia?”

Il vecchio si voltò mettendogli davanti una ciotola di porridge fumante, e l'enorme sorriso sul suo volto era già di per sé una risposta.

“È una delle prime cose che ha fatto appena tornato” confermò quindi sedendosi accanto a lui e porgendogli un cucchiaio.

Merlino lo afferrò, ma il sollievo provato da quell'ultima conferma lo stava inondando come una dolce doccia di luce e calore, e avvertì di nuovo il pizzicore delle lacrime.

Le fiamme di tutte le candele ripresero ad agitarsi festose, in risposta al suo stato d'animo, e le foglie e i fiori che erano sul tavolo delle pozioni si sollevarono e iniziarono a volteggiare in delicate spirali.

Gaius si guardò attorno esterrefatto, ma prima che potesse dire qualcosa Merlino affondò il cucchiaio nella ciotola portandoselo alla bocca, riprendendo il controllo della sua magia e facendo tornare tutto alla normalità.

“Che cos'è stato?” domandò il medico puntandogli addosso uno sguardo interrogativo, con tanto di sopracciglio alzato.

“Niente.” biascicò lui con la bocca piena e la sua miglior aria innocente, poi per cambiare discorso mugolò di contentezza: “Mmmm, non sapete quanto mi sia mancato, è davvero la cosa più buona del mondo!”

“Oh, ora non esagerare!” rise il vecchio con leggero imbarazzo, agitando una mano, ma lo scopo di Merlino era raggiunto: al posto del cipiglio indagatore c'era ora una tenera espressione di affetto ed orgoglio nei suoi confronti.

Aveva mangiato solo poche cucchiaiate, quando la porta si aprì di colpo, con un tonfo sordo che li fece sobbalzare, ed il re di Camelot entrò nella stanza.

  
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