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Autore: Duevite    11/03/2023    0 recensioni
Siamo nel Settembre 2022 quando un ragazzo si trasferisce a Salem con la sua famiglia.
In questo paese si trova un famoso giardino chiamato "Il giardino delle querce" visitabile dagli abitanti del quartiere tramite delle chiavi speciali.
In questo giardino incontrerà una persona speciale, la quale gli farà vivere il periodo più bello della sua vita, ma anche il peggiore.
Questa avventura lo porterà a scrivere la sua storia dopo numerosi anni dal suo incontro, da solo, con solo i suoi ricordi e 30 lettere.
(Se aveste voglia di lasciare una recensione, ne sarei molto grat*)
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno seguente mi svegliai con una strana energia, mi sentivo riposato e pronto ad affrontare questa nuova avventura.
Mi preparai velocemente e feci colazione, presi i miei libri e lo zaino e volai in macchina di mio padre, il quale mi accompagnò a scuola molto velocemente.
La mattinata passò in maniera del tutto tranquilla, matematica le prime due ore, letteratura le altre due e spagnolo le ultime.
Quando arrivò l’ora di pranzo alcuni ragazzi dei miei corsi mi chiamarono per sedermi con loro.
In quel posto erano tutti diversi rispetto alla Florida, erano tutti simpatici, alla mano e accoglienti.
Mi fecero subito sentire a mio agio senza troppi problemi.
In quel momento mi girai e vidi la ragazza che avevo visto venire dal giardino proprio seduta in uno dei tavoli adiacenti il nostro.
Era di una bellezza maestrale, un po’ come la mia amata quercia.
Aveva i capelli raccolti e alcune ciocche le incorniciavano il viso, era sola ma dannatamente bella.
Scriveva qualcosa nel suo quaderno, lo stesso che avevo visto ieri tra le sue braccia.
Improvvisamente qualcuno mi tirò una pacca sul braccio, era Richard.
“Oh pollo, cosa stai guardando?” esclamò facendomi trasalire.
Mi girai ridendo “ma no nulla, guardavo quante alette di pollo si era strafogato Lewis.”
“Ah ah, simpatico anche lui… Guarda che ci siamo resi conto che fissavi la bella verginella.”
Mi girai subito verso di loro e li guardai un po’ accigliato.
“Cosa vuol dire questa cosa?” chiesi io infastidito.
“Tutta la scuola lo sa, quella ragazza non parla praticamente mai con nessuno. Lo so, è di una bellezza disarmante, ma cavolo non rivolge la parola a nessuno se non a qualche sua amica di infanzia. Sono state loro a dirci che è ancora vergine.” Disse Lewis fissandola a sua volta.
“Beh che c’è di male ad essere ancora vergine? Sempre meglio così che come me che l’ho fatto con una che mi cornificava con il mio migliore amico” dissi io facendo le virgolette con le dita alla parola migliore amico.
“Cavolo, che sfiga.” Disse Richard per confortarmi.
In quel momento la ragazza si alzò e si girò verso di me, mi resi conto che aveva gli occhi più belli che avessi mai visto in tutta la mia vita.
Brillavano come se avesse appena pianto, e allo stesso tempo ti facevano percorrere dei brividi lungo tutta la schiena.
Tutti e tre al nostro tavolo la fissammo come se fosse una Dea andare via lasciando una scia di profumo inebriante.
A vederci da fuori sembravano tre ebeti.
La giornata passò abbastanza bene.
Quando quel pomeriggio rientrai in casa non c’era nessuno, i miei erano a lavoro e mio fratello ovviamente era ad allenarsi così decisi di prendere le chiavi del giardino e tornare ad ammirare la mia quercia.
Quando chiusi il cancello alle mie spalle e mi girai un senso di gioia mi pervase lo stomaco.
Mi sentivo così bene in quel giardino, nemmeno quando mia madre ottenne la promozione che tanto desideravamo provai una gioia simile.
Mi avviai verso la quercia a passo molto svelto, volevo sentire il suo dolce profumo e ammirare a lungo le sue foglie.
Quando arrivai mi bloccai improvvisamente.
La bellissima ragazza del mistero era proprio lì, sempre con il suo quaderno al petto e i capelli raccolti.
In quel momento, l’immagine della quercia svanì e iniziai solo a pensare a quella ragazza.
Era il momento migliore per presentarmi.
Mi avvicinai silenziosamente e mi misi accanto a lei con le mani in tasca.
“Ehi.” Dissi guardando la quercia.
Lei si voltò lentamente e mi guardò, mi fece un leggero sorriso che mi fece sentire al settimo cielo.
“Ehi ciao.” Rispose con la voce più bella che avessi mai sentito in tutta la mia vita.
“Piacere, mi chiamo Adam.” Le porsi la mano destra togliendola dalla tasca dei miei jeans.
Lei mi porse la sua, così dolce, delicata e fredda.
“Io sono Heaven.”
Rimasi sbalordito dalla perfezione di quel nome.
Non avevo mai pensato ad un nome più bello di quello, e quanto le calzava a pennello lo sapevo solo io.
“Ti sei trasferito ieri, vi ho visti con il furgone. Io abito qui da quando sono nata, benvenuto a Salem.”
Il suo modo di parlare mi faceva sentire come se in quel momento fossi nel posto giusto.
“Oh ti ringrazio tanto, io ti ho vista oggi a scuola invece. Se vuoi qualche volta possiamo pranzare insieme.”
“Perché no, mi piacerebbe tanto.” Mi regalò un altro dei suoi splendidi sorrisi e la cosa mi fece sentire davvero a mio agio.
“Allora, qual è il mistero spaventoso che nasconde questo giardino?” chiesi io estremamente curioso di sapere qualcosa sulla mia vecchia amata quercia.
Lei mi guardò senza più sorridere e i suoi occhi si fissarono nei miei.
Non sapevo come mai ma la mia voglia irrefrenabile di baciarla iniziò a prendere il sopravvento, forse avrei dovuto dirle di smetterla di guardarmi con quegli occhi o altrimenti sarebbe finita male.
“Io e mio padre abbiamo sempre creduto solo ad una delle tante storie che girano sul conto di questo giardino, ma lui è molto più bravo di me a raccontarla.”
Rimanemmo lì a parlare per almeno due ore, immobili, in piedi davanti quella maestosa quercia.
Capimmo che dovevamo andare via solo quando il freddo iniziò a penetrare nelle nostre ossa.
Quando uscimmo dal cancello era già calata la sera, iniziammo a camminare lungo la strada principale e continuammo a parlare di tutto ciò che ci accomunava.
“Ehi senti, penso di doverti per forza accompagnare a casa. Non so se il posto sia o meno spaventoso, ma sono un ragazzo e il mio senso di dovere purtroppo è molto forte. Non me la sento a lasciarti andare a casa da sola.”
Le dissi quando arrivammo davanti casa mia, lei sorrise dolcemente e per mia sfortuna mi ritrovai di nuovo i suoi occhi nei miei.
“Sei molto gentile, credo di doverti a mia volta invitare a cena da me. Conosco perfettamente mio padre e te lo chiederà subito quindi se vuoi venire ti conviene chiedere subito ai tuoi genitori.”
Io la fissai e il mio cuore iniziò a battere così forte che pensai l’avesse sentito anche lei.
Senza dire nulla feci un salto dentro il mio cancelletto e salii le scale del portico a due a due.
Dopo quello che penso essere stato mezzo secondo mi precipitai di nuovo fuori e volai fuori dal cancello.
“Eccomi!” esclamai con un leggero affanno.
Lei rise e io mi sciolsi sentendo quella risata incantevole.
Ci incamminammo verso casa sua che era esattamente due vie dopo la mia.
Era identica alla mia casa con la sola differenza che le finestre erano di legno scuro, lei aprì dolcemente il cancellino e mi fece strada verso il portico.
Una volta entrati in casa si sprigionò un calore speciale, un forte odore di pollo e patate e una voce maschile profonda la chiamò.
“Heav, finalmente sei a casa! Pensavo avessi deciso di dormire nel giardino anche oggi!”
Suo padre si palesò dalla cucina e rimase impalato appena ci vide.
“Oh, questo spiega molte cose. Salve, io sono William il padre di Heaven, chiamami pure Will. Tu sei il ragazzo nuovo giusto? Ho conosciuto tuo padre ieri mattina.” Mi disse porgendomi la mano.
Il padre non le somigliava nemmeno nei sogni più nascosti.
Aveva i capelli brizzolati, gli occhi scuri ed era molto alto e possente.
Gli strinsi la mano sorridendo.
“Salve signore, mi chiamo Adam. Si ci siamo trasferiti ieri, sono nella stessa scuola di sua figlia.”
“Ovviamente ceni qui, giusto?” Mi disse facendomi strada verso la sala da pranzo.
“Certo papà, gliel’ho già detto io tranquillo. Se volete scusarmi, vado a posare le mie cose e a mettermi qualcosa di comodo.” Lei mi rivolse ancora quel maledetto sorriso.
Avrei tanto voluto prenderle il volto tra le mani e baciare entrambi i lati della sua bocca quando sorrideva.
Annuii e mi voltai verso il padre, il quale mi fece accomodare in sala pranzo.
Mentre aspettavamo Heaven mi raccontò che aveva sempre vissuto lì ma che lavorava a quaranta minuti di distanza, infatti, purtroppo stava tutto il giorno fuori, ma che Heaven per fortuna non viveva male la cosa.
Improvvisamente Heaven si palesò nella stanza con una felpa rosa cipria e dei pantaloni della tuta grigi che mi lasciavano viaggiare molto con la fantasia.
Si era levata il poco trucco che aveva ed era ancora più bella di prima.
Ci sedemmo tutti a tavola e iniziammo a mangiare.
Mi raccontarono l’infanzia di Heaven abbastanza tranquilla e felice fino a quando la madre non scappò con un altro uomo nel New Jersey quando Heaven aveva appena dieci anni.
Mi ritenni decisamente fortunato ad avere una famiglia abbastanza banale come la mia.
“Signore mi scusi, sua figlia oggi mi ha detto una cosa e credo di doverne approfittare ora che sono qui, qual è la storia di quel magico giardino?”
“Oh caro ragazzo, aspettavo tu me lo chiedessi con gloria!” Esclamò Will.
“Vedi come ben sai Salem è conosciuta come la città delle streghe da sempre.
Si dice che quel giardino sia stato il posto dove le streghe vendessero la loro anima al diavolo in persona per trasformarsi, o dove purtroppo siano state trucidate tante donne innocenti.
Ma io ho sempre creduto che semplicemente quel giardino sia una sorta di commemorale.
Ho sempre creduto che ogni quercia rappresentasse ognuna di loro, e che una volta morte veniva piantato un albero in loro memoria.
Penso sia semplicemente un cimitero diverso da quelli che conosciamo noi.
Tutte le persone che entrano in quel giardino si sentono diverse improvvisamente, più libere, leggere, energiche.
Sprigiona pace e tranquillità.
L’enorme quercia al centro credo che sia la strega madre di tutte loro, che si mostra florida come quando era in vita.
Non credo alla magia, ma credo al destino. Non so se mi puoi capire.”
Lo ascoltai senza rendermi conto di avere un sorriso compiaciuto sul viso.
Passammo la serata a parlare di querce, di Heaven, di scuola purtroppo e di libri.
Ricordo quella serata con enorme gioia.
Andai via pieno di felicità e di voglia di passare del tempo con quella ragazza.
E mi addormentai ancora più energico di quando mi ero svegliato.
Chissà che non fosse anche lei una strega?
   
 
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