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Autore: Duevite    13/03/2023    0 recensioni
Siamo nel Settembre 2022 quando un ragazzo si trasferisce a Salem con la sua famiglia.
In questo paese si trova un famoso giardino chiamato "Il giardino delle querce" visitabile dagli abitanti del quartiere tramite delle chiavi speciali.
In questo giardino incontrerà una persona speciale, la quale gli farà vivere il periodo più bello della sua vita, ma anche il peggiore.
Questa avventura lo porterà a scrivere la sua storia dopo numerosi anni dal suo incontro, da solo, con solo i suoi ricordi e 30 lettere.
(Se aveste voglia di lasciare una recensione, ne sarei molto grat*)
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Da quel primo incontro io ed Heaven iniziammo a stringere una forte amicizia, ogni pomeriggio dopo la scuola ci incontravamo sempre nel giardino delle querce, sempre davanti la nostra solita quercia e passavamo lì la maggior parte delle nostre ore.
Ormai avevamo preso una confidenza tale da riuscire addirittura a sederci in terra, io portavo sempre un telo per evitare di bagnarci a causa dell’umidità che si creava in quello strano ecosistema a parte.
Pranzavamo tutti i giorni insieme a scuola, con forte invidia dei miei amici Richard e Lewis, inoltre ogni martedì e giovedì andavo a cena a casa sua con suo padre, erano gli unici giorni in cui riusciva a tornare presto a casa.
Presto arrivò il sabato mattina.
Mi ero ripromesso di dormire fino a tardi, ma alle 8 di mattina sentii qualcuno nel mio letto.
Spalancai subito gli occhi pensando che fosse quel colosso di mio fratello che voleva qualcosa e invece mi ritrovai gli occhi sorridenti di Heaven che mi fissavano.
Ringraziai il cielo che la sera prima per qualche motivo a me sconosciuto decisi di riordinare camera mia.
“Heav, che cosa ci fai qui?” Dissi io tirandomi su per potermi mettere a sedere cercando di aggiustarmi un po’ i capelli.
Lei rise togliendomi la mano dai capelli pensando che fosse abbastanza inutile quel mio tentativo.
“Dobbiamo assolutamente andare al giardino, insieme, devo farti vedere una cosa importantissima!” Disse lei con quella voce dolce e gentile.
Mi tolse le coperte di dosso velocemente e mi prese la mano per trascinarmi fuori dal letto.
In quel momento il mio cervello impazzì.
Mi venne voglia di tirarla a me nel letto e di dirle di rimanere lì tutta la mattina.
Avrei voluto stringerla e baciarla, sentire il profumo dei suoi capelli e guardarla negli occhi per tutto il giorno.
Invece mi feci trascinare fuori dalla stanza.
Mi portò giù e lì vidi mia mamma intenta a versarmi del caffè nella tazza e del tè nella tazza di Heaven.
“Nessuno è mai riuscito a buttarti giù dal letto come questa ragazza! Quasi quasi ti faccio venire tutte le mattine!” Esclamò mia madre per mettermi ulteriormente in imbarazzo, come se il mio pigiama con gli orsetti non facesse già abbastanza la sua figura.
“Signora Thompson mi creda, sarebbe molto più faticoso per me che per lui” Disse la mia musa.
Entrambe scoppiarono a ridere di me e io le guardai come se fosse lo spettacolo più bello della mia vita.
Presi il mio caffè senza dire una parola e mi diressi verso il frigo per poter capire cosa mangiare.
“Se vuoi ci sono delle briosce, Ad” disse mia madre.
Mi voltai e ne afferrai una al volo.
“Dieci minuti e sono da te” dissi ad Heaven dando un morso alla briosce e bevendo un sorso di caffè.
Anche in quel momento avrei voluto darle un bacio.
Mi piaceva averla in casa mia, che parlava con mia madre come se fossero delle grandi amiche, mentre mi guardava fare colazione.
Avrei tanto voluto dormire con lei, fare l’amore con lei, dedicarle un libro.
Stavo decisamente perdendo il cervello.
Mi preparai velocemente e mi diressi nuovamente in cucina dove trovai le due a chiacchierare sogghignando come se nulla fosse.
Posai la tazza vuota sul bancone e presi la mano di Heaven.
“Andiamo Heav?” lei balzò giù dallo sgabello e si avvicinò a mia madre.
“Arrivederci signora Thompson, è stato un piacere.” Disse dandole un bacio su ogni guancia.
Mia madre ricambiò molto felice e ci salutò dalla porta mentre noi iniziammo a camminare verso il giardino.
Io avevo sotto un braccio il solito telo, mentre sotto l’altro avevo le mani di Heaven che si tenevano a me.
Quella mattina aveva i capelli sciolti i quali rilasciavano un bellissimo profumo di cocco e vaniglia.
Ero molto più alto di lei e quindi potevo benissimo sentire quel profumo sotto il mio naso.
Raggiungemmo in poco tempo il giardino e lei aprì subito il cancellino, mi fece entrare e lo richiuse alle mie spalle.
Era impressionante come non riuscissi a toglierle gli occhi di dosso.
Potevo rimanere lì fermo a fissarla per giornate intere, non sarebbe mai stato abbastanza per me.
Ci avviamo verso la quercia, mentre lei continuava a parlarmi dell’ultimo libro che aveva letto in biblioteca.
Era l’unica ragazza sulla faccia della terra che ancora andava in biblioteca e che addirittura riusciva a leggere libri interi in quel posto.
Mi faceva ribollire il sangue nelle vene quando mi raccontava queste cose.
Avrei voluto spingerla contro una di quelle querce secolari e strapparle i vestiti di dosso in quel momento.
Mentre continuava a parlare decisi che glielo avrei detto.
Sotto quella quercia, avrei deciso che le avrei detto che ero innamorato perso di lei.
Una volta arrivati stesi il solito telo nel solito punto.
“Heav, io devo dirti una cosa” dissi senza nemmeno mettermi a sedere.
Lei non si girò nemmeno, si avvicinò alla quercia e si abbassò in un punto in cui la terra era più rialzata.
“Heav?” continuai io.
Lei prese qualcosa e si voltò verso di me sorridendo.
“Guarda Ad…”
Si avvicinò a me con una scatola.
Non sembrava troppo rovinata, al contrario sembrava che qualcuno l’avesse messa lì da poco.
Me la porse e si mise a sedere sul telo, io la imitai e mi misi a sedere mettendo la scatola tra di noi.
“Su, aprila” mi incitò facendo anche un gesto con la mano.
Io mi feci coraggio e la aprii.
Dentro c’erano una trentina di lettere e quattro foto.
Le foto ritraevano un ragazzo alto con i capelli ricci leggermente lunghi e una ragazza con i capelli scuri.
In due foto si baciavano e in altre due erano di spalle.
Non c’erano date, non c’era scritto nulla.
Heaven sfogliò velocemente le lettere, iniziò a leggerne una ad alta voce.
“Oggi siamo andati al giardino delle querce molto tardi, mi hai chiesto di baciarti al chiaro di stella.
Io ho aspettato quel momento come se fosse il mio ultimo respiro.
Quando ho finalmente toccato le tue labbra mi sono sentito vivo.
Sentire il calore del tuo respiro unirsi con il mio, le tue mani tra i miei capelli, il mio corpo attaccarsi al tuo.
Mi sono sentito come se finalmente i pezzi del mio puzzle fossero al loro posto.
Mi hai fatto sentire un bambino e un uomo allo stesso momento.
Il colore della tua pelle mi ha fatto ricordare il motivo per cui l’uomo può impazzire.”
Si fermò e io mi resi conto solo in quel momento che stavo trattenendo il respiro.
Mi resi conto improvvisamente che le stavo fissando le labbra.
Precisamente aveva una lentiggine sul labbro superiore.
Quella minuscola lentiggine mi faceva perdere il controllo.
La guardai negli occhi e lì vidi di nuovo quella splendida luce che brillava.
Sembrava che i suoi occhi parlassero, che mi dicessero di fare qualcosa, e il vecchio Adam, quello prima di aver passato quello che aveva passato l’avrebbe fatto.
Ma ora non avevo il coraggio.
Rimasi fermo, impietrito a fissarla.
Andò avanti e lesse altre lettere.
“Non capisci Adam? Questo era l’albero di qualcuno! Qualcuno veniva qui come facciamo noi adesso. Chi sono questi due ragazzi? E per quale motivo c’è questa scatola? Dove sono?”
Io non stavo capendo nulla in quel momento.
Non capivo perché pensava che dietro quella scatola dovesse per forza esserci un qualcosa di misterioso, io pensai solo che stessimo invadendo la privacy di due ragazzi normali.
“Questa mattina sono venuta prestissimo al giardino, ho notato immediatamente quella cunetta, non c’era ieri sera. Questa scatola è stata messa qui da poco. Guarda le foto dei ragazzi sono vestiti come noi.”
“Heav, saranno due ragazzini che hanno voluto ricordare la loro relazione così non vedo quale sia il problema e nemmeno cosa ci sia di così strano.”
“Perché venire qui? Io non ho mai visto ragazzi in questo quartiere, solo tu. Questo quartiere è vissuto solo da vecchi. Noi siamo gli unici. E ti ricordo che per entrare qui è necessaria una chiave che abbiamo solo noi.”
“Ma non il sabato e la domenica!” esclamai io cercando di farla ragionare.
“Heav andiamo, non c’è nulla di strano in questa scatola.”
“Io me la porto a casa”
In quel momento mi resi conto che avrei dovuto assecondarla, per poterle stare ancora più vicino.
Prendemmo la scatola e andammo a casa sua, suo padre il fine settimana dormiva fuori e quindi saremmo stati soli.
Entrammo in casa e sentii subito un forte profumo di biscotti appena sfornati.
Salimmo in camera sua e ci mettemmo sul suo letto, lei prese il portatile e iniziò a fare mille ricerche di strane scatole trovate sotto le querce.
O di qualche storia particolare di quel giardino magico.
Non trovò nulla e subito mi disse che era molto delusa.
“Ti va di rimanere qui stanotte?”
Mi chiese quando ci rendemmo conto che era passata un’intera giornata e noi non avevamo concluso nulla.
In quel momento mi ripresi dal coma del momento.
Mi ricordai per quale motivo fossi lì e subito dissi di sì.
Chiamai mia mamma e le dissi che avrei dormito da Heaven e stranamente la prese molto bene.
In quel momento la mia felicità era alle stelle.
Decisi che avrei cucinato io qualcosa per lei, preparai un po’ di pasta al sugo senza sbilanciarmi troppo, e poi mangiammo i biscotti che aveva fatto lei la mattina davanti al camino acceso mentre lei continuò fino a tardi a cercare informazioni sulla misteriosa scatola.
Improvvisamente appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
“Sono molto stanca, Ad” aveva la voce più dolce che avessi mai sentito.
Mi feci in avanti per farla stendere su di me, lei lo fece con tutta la naturalezza che potesse esserci in un momento del genere.
Iniziai ad accarezzarle i capelli, mentre lei mi prese l’altra mano e la avvicinò al suo viso, dopo pochi minuti si addormentò con il volto sereno e rilassato.
L’avrei baciata anche in quel momento, ma mi limitai a guardarla incantato e a sentire il suo bellissimo profumo inebriarmi la mente.
   
 
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