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Autore: AndyWin24    12/03/2023    5 recensioni
Una mattina Merlino trova per puro caso un vecchio libro di fiabe e, incuriosito, si mette a sfogliarlo. Così facendo, però, scatena involontariamente un potente sortilegio che colpisce Camelot e i suoi abitanti, trasformandoli nei personaggi delle storie narrate. Scoprirà ben presto che per far tornare tutto com’era prima esiste solo un modo: dare ad ognuno di loro il proprio lieto fine.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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… Merlineve e la strega cattiva
 
   “Guardate che orecchie strane che ha!”
   “Ma secondo voi respira?”
   “Per me è morto!”
   “Basta! Lasciatelo stare tranquillo!”
   Merlino riprese improvvisamente i sensi nell’udire alcune voci intente a discutere. Prima di spalancare gli occhi, però, si rese conto che si trovava sdraiato a terra, così iniziò a sgranchirsi le gambe.
   “Ehi! Sembra che si sia svegliato!”
   Quando aprì lentamente le palpebre, ebbe bisogno di qualche attimo per mettere a fuoco ciò che lo circondava. Ma pian piano riuscì a distinguere dei volti che lo osservavano con curiosità.
   “Come ti senti?” chiese uno di loro.
   “B-bene… credo.” rispose, un po’ stordito. Non era la prima volta che Grimm lo spediva da una storia all’altra, ma sembrava che in quel caso il “viaggio” lo avesse provato maggiormente.
   “Bevi un po’ d’acqua.” gli disse un altro mentre gli porgeva una borraccia. Il mago accettò con un “grazie” appena mormorato, accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse assetato.
   “Ah!” esclamò soddisfatto, dopo aver mandato giù diversi sorsi.
   A quel punto, si guardò meglio intorno. Riuniti quasi in cerchio a pochi passi da lui vi erano ben sette nani, ognuno con una diversa espressione, ma con la medesima curiosità in viso. Tra di loro, riconobbe anche una vecchia conoscenza.
   “Fai piano e rimani sdraiato quanto vuoi, se ne hai bisogno.” gli raccomandò il nano che aveva di fronte. Era Grettino, il custode del ponte che Merlino aveva incontrato durante la missione di Artù alla ricerca del “Tridente Dorato”, diversi anni prima.
   “Grazie, ma mi sento meglio.” ribatté il mago, alzandosi a fatica.
   “Mi fa piacere. Io, comunque, sono Grettino, mentre loro sono i miei compagni.” si presentò il nano, indicando anche i suoi amici.
   “Piacere di conoscervi. Il mio nome è Merlino.” replicò il ragazzo, massaggiandosi le tempie “Se non vi dispiace, mi potreste dire cos’è successo?”
   “Non lo sappiamo.” spiegò in fretta uno dei nani alla sua destra “Ti abbiamo trovato mezzo morto mentre tornavamo a casa dalla giornata di lavoro. Crediamo che tu sia inciampato.”
   Merlino annuì, guardandosi attorno nel tentativo di capire in che fiaba fosse finito. Ciò che vide, però, gli fece mancare il respiro. All’orizzonte, non si riusciva a scorgere nient’altro che desolazione, con molte zone paludose che spiccavano tra i pochi arbusti secchi rimasti a contornare quell’orrore di visione. La morte in quelle terre era palpabile anche solo respirando l’odore stagnante e fastidioso che c’era nell’aria.
   “Dove ci troviamo?” chiese, rivolgendosi, senza pensare, all’unico dei presenti che aveva già incontrato in passato.
   “A Camelot.” gli rispose Grettino.
   “A Camelot?!” gridò Merlino, sussultando dallo stupore.
   Il nano annuì tristemente.
   “Sì.”
   “Non è possibile. Camelot è un regno fiorente e maestoso, non una terra decadente come questa!”
   “Mi dispiace, ma la Camelot che descrivi non esiste più da ormai molto tempo. Devi arrivare da molto lontano per non esserne a conoscenza.”
   Merlino stentava a credere a quello che aveva appena ascoltato. Anche se quella non era la realtà da cui proveniva, non riusciva ugualmente a capacitarsi di una scoperta così terrificante. “Calmati, è solo una fiaba” si ripeté in testa. Chissà quale, però!
   “Ma cos’è accaduto di talmente terribile da far ridurre Camelot a… questo?” chiese, indicando tutto intorno.
   “Devi sapere che tempo fa la malvagia strega Morgana lanciò una potente maledizione sul regno, trasformando le sue floride e vigorose terre nel degrado che ci troviamo ad osservare ora. A nulla è servito lo sforzo degli abitanti di risanare questo luogo, prima che si arrendessero e che lo abbandonassero al suo triste destino.”
   “Aspetta un momento.” lo interruppe Merlino, cercando di venire a capo della faccenda “È Morgana la responsabile di tutto?!”
   “Proprio così! Fu lei a maledire Camelot dopo essere stata più e più volte sconfitta dal re e dai suoi cavalieri. La sua fu una vendetta per non essere riuscita a prendere ciò che tanto bramava: un posto sul trono.”
   “D’accordo, ma ci dovrà pur essere un modo per annullare la maledizione che ha scagliato!”
   Grettino scosse il capo.
   “In realtà, non so cosa risponderti. Sì, esiste un modo per far tornare Camelot al suo antico splendore, ma è… arduo credere che qualcuno possa riuscire nell’impresa.”
   “Non importa. Cosa si deve fare?” chiese Merlino sbrigativo.
   “Bisogna recuperare il “fiore di Biancaneve”.”
   “Per risolvere il problema occorre trovare un solo fiore?” domandò ancora il mago con scetticismo.
   “Sì, ma non uno qualsiasi. Il fiore di Biancaneve ha dei poteri magici curativi incredibilmente portentosi, maggiori di qualsiasi altra cosa possa esistere nel mondo intero. Si dice che i suoi petali possano rendere fertili anche le terre più aride e che possano essere la cura per qualsiasi male.”
   “Va bene, allora. E dove si può trovare questo fiore di Biancaneve?”
   Grettino indicò in avanti, verso l’orizzonte.
   “Al centro di queste terre, da qualche parte, vi è una torre, nota come “la Torre Oscura”. Essa è la dimora della strega cattiva che ha lanciato la maledizione. Secondo delle voci, è difesa dai mostri più pericolosi e abbietti che la natura possa concepire e si dice che sia completamente celata agli occhi degli uomini. È lì, tuttavia, che la strega conserva l’ultimo esemplare di fiore di Biancaneve. Se qualcuno riuscisse a prenderlo, solo in quel caso potrebbe sperare di spezzare il sortilegio.”
   Merlino sbuffò vistosamente. In sostanza, per salvare Camelot, o almeno la Camelot di quella storia, doveva “solo” attraversare dei luoghi aridi e perigliosi e sconfiggere una strega malvagia, che altri non era che Morgana.
   “E che ci vuole? Un lavoretto facile, facile!” pensò sarcastico. Anche se in effetti Grimm lo aveva avvisato che sarebbe stata la sfida “più difficile che avesse mai affrontato”. Perché quella era la sua storia. Il lieto fine che doveva trovare era il suo.
   “Eh!”
   Quel pensiero lo fece sorridere, ma, tutto sommato, doveva aspettarselo. Per lui Camelot non era soltanto un regno qualsiasi. Era la sua casa e quella dei suoi amici. Quindi, ripensandoci, era normale che fosse anche “il suo lieto fine”.
   In ogni caso, in quella fiaba era lui il “protagonista”. Era lui che doveva decidere cosa fare. Perciò, si fece forza ed iniziò ad incamminarsi verso la sua nuova meta.
   “Aspetta! Che fai?” chiese un nano.
   “Vado a sconfiggere la strega.” rispose Merlino con convinzione “Grazie a tutti voi per avermi aiutato.”
   “Solo un istante.” intervenne Grettino, avvicinandosi a lui e porgendogli lo zaino che aveva in spalla “Tieni, all’interno ci sono delle provviste e qualche risorsa in caso di necessità. Potrebbero tornarti utili.”
   Merlino accettò l’inaspettato regalo con un sorriso.
   “Grazie.”
   “No, grazie a te. E buona fortuna.”
   A quel punto, il mago si avviò verso la sua strada, scomparendo ben presto dalla vista dei nani.
   “Morirà di sicuro.” disse uno dei sette, scuotendo la testa, mentre un altro, invece, chiuse gli occhi, spremendosi le meningi.
   “Dunque… Se ho capito bene, quel ragazzo si chiama Merlino… e sta andando alla ricerca del fiore di Biancaneve…” “Merlino… Biancaneve… noi sette nani… la strega… No, è troppo lungo. Ma, aspettate un momento! Ci sono!” esclamò, sussultando entusiasta “Potremmo chiamare quest’avventura che sta per intraprendere “Merlineve e i sette nani” oppure, meglio ancora, “Merlineve e la strega cattiva”! Che ve ne pare?”
   Un compagno alla sua destra gli mollò uno scappellotto in testa, infuriato.
   “Idiota!” tuonò brontolando “Non dire stupidaggini! Guarda che questa è una cosa seria e pericolosa! Quel tipo molto probabilmente ci rimarrà secco!”
   “Non ne sarei così sicuro.” commentò Grettino pensieroso.
   “Ah, davvero? Sta per affrontare la perfida strega che ci ha condannati tutti a questa desolazione e tu credi che abbia una benché minima speranza?”
   “Sì, è esattamente quello che penso.”
   “Bene, allora, dato che sei l’unico abbastanza dotto da capire la questione, illuminaci! Perché dovrebbe avere anche una sola possibilità di farcela?”
   “Non so dirlo con certezza, ma ho visto nei suoi occhi qualcosa di speciale. Qualcosa che forse riuscirà a salvarci tutti.”
 
***
 
   Congedatosi dai sette nani, Merlino vagò per oltre un giorno in quelle terre spoglie e semideserte. Inizialmente il cammino fu scomodo e faticoso, a causa delle condizioni pessime in cui versava il terreno, ma allo stesso tempo si rivelò relativamente tranquillo e privo di pericoli. Guardando intorno a sé, si rendeva sempre più conto di quanto Camelot fosse finita in rovina. In molte ore di cammino non aveva incontrato nessun viandante. Lui, che aveva vissuto per tanti anni in quel regno, a stento riconosceva i luoghi che stava attraversando.
   Pensando a questo mentre proseguiva, si ritrovò di fronte ad un primo, non indifferente ostacolo da attraversare: un lungo “fiume” di fango che bloccava il passaggio.
   “Stángeat!” recitò Merlino, facendo apparire dal nulla un ponte di pietra che collegò le due sponde l’una all’altra.
   Con un sorriso di soddisfazione, il mago si apprestò ad oltrepassarlo, ma si fermò di colpo a metà strada.
   “Arrrrrgghh!”
   Un verso spaventoso lo immobilizzò sul posto. Dalla superficie del fiume emerse una creatura dall’aspetto inquietante. Nonostante avesse quattro zampe, se così si potevano chiamare, riusciva a stare eretto anche su due. Voltandosi verso Merlino, spalancò la sua enorme bocca e mostrò i suoi denti aguzzi e affilati come lame.
   “Oh, no!” esclamò non appena vide che gli andava incontro “Shieldan!” pronunciò un attimo prima che la creatura lo colpisse in pieno. L’onda d’urto che si generò tra l’impatto dello scudo magico di Merlino e l’attacco del mostro fece sbalzare indietro quest’ultimo di diversi metri, facendolo affondare di nuovo nel fiume fangoso. Il mago, a quel punto, ne approfittò per tirare un momento il fiato. La creatura con cui si era appena scontrato non era nuova alla sua vista. Era l’Afanc e l’ultima volta che ne aveva incontrato un esemplare era stato molti anni prima, quando Nimueh aveva avvelenato le acque del pozzo di Camelot, facendo perire un gran numero di abitanti.
   Mentre l’Afanc riemergeva furente dalla superficie, Merlino cercò di guadagnare tempo, scagliandogli contro un altro incantesimo.
   “Ahweorf eorogesceafte!” recitò, facendolo volare ancora più lontano.
   “Avanti, Merlino! Concentrati!” pensò, cercando di ricordare la conversazione avuta con Gaius su come sconfiggere la creatura.
 
   “L’Afanc è una creatura fatta di terra e acqua, due dei quattro elementi base.”
   “Gli altri due elementi?”
   “Forse lo distruggeranno.” “Ti serve il fuoco. L’aria e il fuoco.”
 
   Merlino caricò le energie per il prossimo assalto, facendo un lungo respiro.
   “Forbærnan thōthor!” disse, creando tra le mani una grande sfera di fuoco.
   “Lyfte ic the in balwen ac forhienan se wideor!” pronunciò infine, generando una forte corrente di vento che spedì la palla infuocata verso il nemico. All’impatto con esso si originò una potente esplosione che distrusse l’essere di fango e fece quasi cadere Merlino all’indietro. Quando la situazione tornò normale, però, il mago tirò un sospiro di sollievo. Per sua fortuna si era ricordato giusto in tempo il modo per eliminarlo.
   Così, con un po’ più di tranquillità, decise di avviarsi verso l’altra sponda. Ma, come fece un passo in avanti, scivolò nel pantano che aveva imbrattato completamente il ponte e cadde direttamente dentro al fiume.
   “Pýcee bulentse!
   Con la sua magia evocò un rampicante che riuscì ad afferrarlo un secondo prima che sparisse sotto la superficie fangosa.
   “Drah flet!
   Il rampicante lo condusse a riva, trascinandolo per un braccio. Una volta lì, si stese supino sul terreno, respirando a pieni polmoni.
   “Per… un pelo!”
 
***
 
   Dopo essersi tolto di dosso quanto più fango possibile utilizzando la magia, Merlino camminò per diverse ore lungo un altro sentiero. Quando iniziò a calare la notte, decise di trovare riparo sotto un albero rinsecchito e con la poca legna che era riuscito a recuperare provò anche ad accendere un fuoco.
   “Bael onbryne!
   Una fiammella spuntò dal nulla sui bastoncini ammucchiati, diradandosi fino a creare un discreto falò. Era conscio che non ci sarebbe mai riuscito senza utilizzare i suoi poteri, considerando che la legna usata era lievemente umida a causa dell’ambiente paludoso.
   “Anf!” sospirò, amareggiato.
   Si trovava di nuovo in una brutta situazione. La storia in cui era finito sembrava davvero difficile e pericolosa. Se lo spirito del libro diceva il vero, sarebbe stata anche l’ultima. Non che fosse l’unica cosa che importava. Infatti, non riusciva ancora a smettere di pensare a ciò che aveva visto sul suo braccio. Il simbolo che Grimm aveva impresso sulla pelle poteva significare solo una cosa: tutto ciò che gli stava accadendo era colpa sua. O quantomeno, lo era in parte. La vera natura di quell’essere verde ed il suo reale scopo erano molto più complessi di quello che si dava a vedere. Ciononostante, solo portando il lieto fine a quella fiaba e a se stesso poteva sperare di arrivare alla resa dei conti con lui. Quindi, doveva concentrarsi innanzitutto su questo. Il resto sarebbe venuto da sé. O almeno, così sperava. Con quei pensieri ed una coperta trovata nello zaino, Merlino si lasciò andare ad un inevitabile quanto inquieto sonno ristoratore.
 
***
 
   L’indomani si risvegliò di soprassalto, udendo delle urla in lontananza.
   “Ahhhhh!”
   Con un balzo repentino, si mise in piedi in ascolto.
   “Aaaaahhhh!”
   Un secondo grido si levò nell’aria. Stavolta, il mago riuscì a capire da che parte provenisse, così gli andò incontro. Correndo tra un albero e l’altro, dopo un po’ s’imbatté in una scena piuttosto allarmante: un bambino disteso a terra e tremante giaceva di fronte ad un lupo dall’aria famelica. Dalla sua posizione non poteva distinguere l’età del fanciullo impaurito, ma ipotizzò che sotto quel mantello da viaggio rosso dovesse trovarsi qualcuno di molto giovane.
   “Va’ via!” urlò al lupo, cercando di attirare la sua attenzione. Quest’ultimo gli ringhiò contro, come a volerlo spaventare, ma senza aver alcuna intenzione di cambiare bersaglio, continuando imperterrito a fissare il bambino. Il mago ci pensò su un attimo, poi decise che per salvarlo non poteva far altro che usare i suoi poteri.
   “Astrice!” recitò, lanciando una sfera di luce contro l’animale. Questo, mancato di poco, si allarmò dell’improvviso pericolo e scappò via, sparendo tra gli alberi secchi.
   “Come stai?” chiese Merlino, avvicinandosi al bambino.
   “Bene.” ribatté questo, voltandosi e guardandolo in faccia “Grazie di avermi salvato, Emrys.
   Merlino sussultò per la sorpresa. Il fanciullo che aveva davanti era Mordred. Non il cavaliere al servizio di Artù, bensì il giovane ragazzino che aveva incontrato anni prima, quando era perseguitato da Uther. Come allora, sembrava che preferisse esprimersi più con il pensiero che con la voce.
   “Vieni con me.” gli intimò telepaticamente, senza muovere le labbra, alzandosi ed avviandosi lungo un sentiero. Quando si accorse che Merlino non lo stava seguendo, si fermò e si voltò di nuovo verso di lui.
   “Avanti, Emrys! È importante. Seguimi. Non ti accadrà niente di male.
   Il mago alzò un sopracciglio, dubitando di quelle parole. Però, alla fine acconsentì. Seguendo i suoi passi, camminò fino a fermarsi davanti ad una piccola casa nei meandri della foresta, sempre più decadente e desolante. Anche se si stupì nel vedere un’abitazione da quelle parti, si era già preparato ad andare incontro a qualche stranezza, quindi scrollò le spalle ed entrò su invito del bambino.
   “Cosa può succederti di male, Merlino, nel seguire chi è destinato ad uccidere Artù in una casa in mezzo al nulla?!” si chiese ironicamente tra sé e sé. Poi, superò la soglia.
   Guardandola dall’interno, la casa non faceva alcuna paura ed anzi appariva piuttosto semplice e comune.
   “La nonna vuole parlarti.” disse tramite il pensiero Morderd, correndo subito dopo in un angolo a giocare con delle statuine di legno.
   Merlino si guardò intorno fino a soffermarsi su una sedia a dondolo vicino alla finestra alla sua sinistra. Lì, di spalle, sedeva un’anziana donna, con lo sguardo fisso verso un punto fuori dall’abitazione.
   “Avvicinati.” disse lei d’un tratto, rivolta probabilmente a Merlino. Lui, anche se titubante, si mosse lentamente nella sua direzione. Tuttavia, quando le fu di fronte impallidì. La vecchia signora che aveva davanti non era altri che Morgana, con l’aspetto invecchiato simile a quando, poco tempo prima, si era presentata ad Artù sotto le mentite spoglie di Hilda, l’anziana serva della principessa Mithian.
   “Perché mi guardi così?” chiese l’anziana donna con perplessità.
   “Perché so chi sei… Morgana.” rispose Merlino con voce dura.
   Lei sorrise di gusto.
   “Bene. Allora, non tiriamola per le lunghe.” disse, continuando a dondolare tranquillamente “A questo punto, ti starai chiedendo perché ho inscenato questa farsa per attirarti fin qui, non è vero… Emrys?”
   Il mago sussultò. In quella fiaba Morgana sapeva la verità. Era a conoscenza del fatto che lui ed Emrys erano la stessa persona. Non se lo aspettava proprio, ma, in fin dei conti, non cambiava poi molto. La sua missione restava sempre la stessa.
   “Sì, la domanda mi ha sfiorato il pensiero, ma in realtà non me ne importa un bel niente. Consegnami quello che voglio e per me possiamo finirla anche adesso. Dammi il fiore di Biancaneve, cosicché possa porre fine alla tua maledizione.”
   Morgana, di colpo, scoppiò a ridere.
   “E credi che io te lo dia così, senza niente in cambio.”
   “Perché?” chiese Merlino d’un tratto stupito “Cosa vuoi?”
   “Voglio sentirmi di nuovo viva. Voglio che qualcuno mi dimostri finalmente di essere alla mia altezza. Voglio uno scontro degno di essere ricordato. Credi di poter assecondare la mia richiesta?”
   Merlino annuì.
   “Sono pronto a combattere, se è questo che vuoi. Anche adesso, in questo preciso istante.”
   “Mi dispiace deluderti, ma dovrai aspettare.” ribatté Morgana “Quella che vedi non è la vera me, ma una mera illusione. Io ti attendo nella mia dimora, la Torre Oscura. Se riuscirai a raggiungermi, in cima ad essa, daremo vita alla più leggendaria e sanguinosa battaglia a cui il mondo abbia mai assistito. Tuttavia…”
   La strega s’interruppe, alzandosi dalla sedia.
   “… per far sì che questo accada, dovrai prima trovare la giusta via.”
   Merlino la fissò incredulo. Sembrava che Morgana fosse divertita da quella situazione, quasi estasiata. Quell’affermazione, però, lo fece riflettere. In effetti, anche i sette nani gli avevano detto che la torre era invisibile a chiunque e lui non sapeva che strada dover prendere per arrivarci.
   “E come posso fare a trovarla?”
   Morgana si avvicinò al tavolo ed afferrò da una cesta una mela rossa e succosa.
   “Mangia questa. Essa ti indicherà la strada.”
   Merlino scosse la testa categorico. Non avrebbe mai mangiato del cibo offerto dal nemico.
   “No. Non vedo come una mela possa indicarmi la via da percorrere.”
   “È incantata.” spiegò la strega “Chiunque la mangi, sarà in grado di vedere la Torre Oscura, così da poterla raggiungere e sfidare la potente sacerdotessa che lo attende sulla sua cima.”
   Merlino si fermò a pensare. Per come si erano messi i fatti, era costretto a fare una scelta: fidarsi della parola di Morgana oppure continuare il cammino così come lo aveva iniziato. In generale, sarebbe stato più propenso per la seconda opzione; tuttavia, la situazione in cui si trovava non era delle più rosee. Se avesse rifiutato, non avrebbe saputo proprio da che parte andare. Vagare in quelle terre desolate non era affatto facile, con pericoli dietro ogni angolo. Inoltre, come se non bastasse, in quel momento si ricordò che nella fretta di salvare Mordred dal lupo, aveva lasciato lo zaino con le provviste nell’accampamento improvvisato. Dato il paesaggio così devastato, le aree sembravano tutte uguali. Probabilmente, non sarebbe riuscito neanche a ritrovare la via per recuperarlo.
   “Che idiota!” pensò per un attimo. Ma ormai era tardi per colpevolizzarsi. Era invece tempo di accettare l’inevitabile. Così, con buona forza di volontà, prese la mela dalle mani della strega e diede un bel morso.
   “Bene.” disse Morgana con un sorriso malizioso “Ora, non resta che attendere il tuo arrivo. A presto, Emrys.”
   In quell’istante, la vecchia strega scomparve in una folata di vento, lasciando Merlino impietrito sul posto. Dopo un momento di riflessione, uscì dalla casa. A quel punto, la sua vista fu attratta da qualcosa di visibile all’orizzonte: una torre enorme e dai colori tetri e tenebrosi.
   “La Torre Oscura.” mormorò sovrappensiero.
   Nonostante la grande lontananza, la cima spiccava nel cielo come una freccia nera incastonata nell’immenso manto celeste. Così, con passo deciso, si avviò verso di essa.
 
***
 
   “Accidenti!” inveì Merlino, calciando via un ramo che l’aveva fatto quasi inciampare. Poi, afferrò di fretta la borraccia che aveva legato al fianco e la portò alla bocca, sorseggiando con avidità finché non ne rimase più neanche una goccia.
   “Fantastico!” esclamò contrariato. Quella era l’unica scorta che aveva con sé e adesso era anche finita. Erano ore che stava camminando e la Torre Oscura non sembrava essersi avvicinata di neanche un passo. Continuando in quel modo avrebbe impiegato giorni per arrivare. Lo scoraggiamento stava per prendere il sopravvento, quando d’un tratto sentì una voce familiare.
   “Convocami.”
   Merlino trasalì e si guardò intorno. Tuttavia, non c’era nessun altro a parte lui e qualche pianta rinsecchita.
   “Convocami, giovane mago.”
   “Kilgharrah?”
   “Chiamami, cosicché possa aiutarti.”
   “Come vuoi.”
   Merlino stava ancora annuendo, quando iniziò a concentrare le sue energie.
   “O drakon, e male so ftengometta tesd'hup'anankes!
   Pochi attimi più tardi, un grande punto scuro si fece strada nel cielo, volando ad un’incredibile velocità verso di lui. Il grande drago colmò in fretta la distanza che li separava ed atterrò con maestosità giusto al suo fianco.
   “Kilgharrah, perché hai voluto che ti chiamassi?” chiese Merlino, stupito.
   “Perché avevi bisogno di me, giovane mago.” rispose con semplicità il drago “La strada da intraprendere è ancora molto lunga e pericolosa e devi risparmiare le forze se hai intenzione di combattere contro la strega. Questo potrebbe essere l’unico modo per spezzare il sortilegio lanciato dallo spirito del libro.”
   “Aspetta! Hai detto “lo spirito del libro”? Quindi, non hai perso la memoria come tutti gli altri?”
   “No, rimembro ancora ogni cosa. Nonostante l’incantesimo sia molto potente, devi sapere che la magia dei draghi è di gran lunga superiore. Tuttavia, devo riconoscere che anch’io non sono in grado di… agire autonomamente.”
   “Che intendi dire?” domandò Merlino, aggrottando le sopracciglia.
   “Quello che sto cercando di dirti è che riesco a ricordare ogni cosa, ma non ho la piena facoltà di fare ciò che voglio. Il sortilegio, per quanto non mi abbia plagiato, ha avuto degli effetti anche su di me: mi ha negato il libero arbitrio.”
   “Ma mi hai contattato, no? Quindi, riesci a sfuggire al suo influsso.”
   “Sì, ma solo in parte. Adesso, però, suggerisco di non perdere altro tempo con le spiegazioni e di metterci in cammino.” ribatté Kilgharrah, abbassandosi col corpo per farlo salire sul dorso “Devi raggiungere la Torre Oscura ad ogni costo, altrimenti tra non molto tutto potrebbe essere perduto.”
   Merlino annuì serio e salì con cautela in groppa al drago.
   “Hai ragione. Andiamo.”
   Il drago spiegò di colpo le grandi ali e le sbatté forte per prendere il volo. Pian piano si innalzò in cielo, poi prese velocità. E, mentre il vento soffiava selvaggiamente sul viso di Merlino, scompigliandogli i capelli, il tempo scorreva inesorabile. Ben presto i minuti divennero ore. Ore in cui poté rendersi conto appieno di cosa lo avrebbe atteso più in avanti, osservando con stupore la terra sotto di lui. Molte creature che in passato aveva già affrontato, come la “Bestia Errante” o la “Lamia”, si trovavano vigili ad aspettarlo.
   “Mi hai risparmiato un bel po’ di grattacapi.” commentò con sgomento.
   “Mi fa piacere, giovane mago.” disse Kilgharrah, iniziando inspiegabilmente a planare verso il basso “Dopotutto, era questa la mia intenzione.”
   Il drago continuò a scendere a poco a poco finché non toccò terra.
   “Perché ci siamo fermati?” chiese Merlino, guardando il tratto di strada che dovevano ancora percorrere. La distanza era ormai minima, ma a piedi avrebbe impiegato almeno un’altra ora.
   “Mi dispiace, ma non mi è concesso andare oltre.” spiegò Kilgharrah con difficoltà “Sembra che più ci avviciniamo a destinazione più i miei poteri e la mia volontà vacillino. Se vado avanti, potrei non ricordare perché sono qui o chi sia tu davvero. A quel punto, diventerei una minaccia invece che un valido aiuto.”
   Merlino sbuffò sconsolato, ma scese ugualmente dal dorso del grande drago.
   “Non importa. Hai già fatto abbastanza.”
   “Molto bene.” disse ancora Kilgharrah, prima di mettersi in posizione per riprendere il volo “Prima di andare, devo chiederti nuovamente di fare attenzione. Non conosco il volere di questo spirito, ma sento che possiede una magia molto potente, anche se al contempo sconosciuta. Se non riuscirai a fermarlo, Camelot così come Artù potrebbero perdersi per sempre in questo antico sortilegio. Adesso come in passato, le loro sorti sono nelle tue mani.”
   “Va bene.” ribatté Merlino mentre il drago iniziava a sbattere le ali “E grazie, Kilgharrah. Senza di te non ce l’avrei mai fatta ad arrivare fin qui sano e salvo.”
   “Sii prudente, giovane mago, e buona fortuna per quello che ti attende.”
   Con quelle parole, il grande drago sparì in lontananza nel cielo mentre Merlino, determinato, si rimise di nuovo in marcia verso la torre.
 
***
 
   “Ci siamo!”
   Finalmente era arrivato. Allungando lo sguardo, vide davanti a lui estendersi nell’area un’imponente muraglia difensiva che, a sua volta, contornava tutto il perimetro di una gigantesca roccaforte posta al centro. Con trepidazione osservò attentamente tutta la zona circostante finché non avvistò poco lontano un piccolo valico, aperto mediante una grata quasi completamente alzata. Così, fece per raggiungerla, quando un rumore acuto riecheggiò nell’aria.
   “Ahhh!” esclamò, tappandosi le orecchie per il fastidio.
   D’improvviso, proprio da oltre le mura, una grossa lucertola spiccò il volo e gli si fiondò addosso. Riuscì appena in tempo a schivarla, gettandosi di lato. Di seguito, però, anche altre creature simili iniziarono a volare verso di lui con fare bellicoso.
   “Ci mancavano solo le viverne!” pensò tra sé.
   Una di esse, quella che aveva evitato giusto un attimo prima, caricò senza perdere tempo un’altra offensiva.
   “Nun de ge dei s'eikein kai emois epe'essin hepesthai!” pronunciò Merlino velocemente.
   A quel punto, sia la viverna che aveva davanti che le altre intorno abbassarono la testa e si allontanarono. Stava per tirare un sospiro di sollievo quando comparì, sempre dal cielo, un’ulteriore minaccia. Stavolta la creatura era bianca e molto più grande di quelle appena andate via.
   “Aithusa.”
   Il drago, avvicinandosi, emise un potente getto di fuoco.
   “Shieldan!” recitò Merlino, creando una barriera magica che bloccò le fiamme.
   Aithusa, però, sembrava non darsi per vinta, così si preparò per attaccare ancora, quando il mago che aveva di fronte fece brillare gli occhi.
   “Dragorn. Non didlkai. Kari miss, epsipass imalla krat. Katostar abore ceriss. Katicur. Me ta sentende divoless. Kar… krisass!
   Il drago bianco si fermò di colpo e lo fissò intensamente. Subito dopo, proprio come le viverne, prese il volo, sparendo all’orizzonte. L’abilità di “Signore dei draghi” che Merlino aveva ereditato da suo padre Balinor si era resa di nuovo indispensabile. L’ordine impartito nell’antica lingua dei draghi aveva avuto il suo effetto, salvandolo da una situazione quanto mai difficoltosa.
   “Che fatica!” esclamò, asciugandosi la fronte, conscio di aver appena scampato un altro grande pericolo. Poi, scosse il capo come per schiarirsi la mente e si avviò oltre le mura. Tuttavia, sembrava che gli ostacoli da superare non fossero finiti lì. Ad attenderlo, infatti, trovò qualcuno: sette uomini con delle vistose armature assieme ad una donna dall’aspetto inequivocabilmente familiare.
   “Ti stavamo aspettando.” disse Morgause con voce inespressiva, facendo al contempo un gesto secco con la mano ai suoi accoliti “Avanti, miei cavalieri! Attaccatelo!”
   Merlino sbatté le braccia contro il corpo, sospirando dalla stanchezza. Da quando era finito in quella fiaba non c’era verso che riuscisse a rifiatare anche solo un attimo!
   “Intende lig!
   Delle fiamme spuntarono dai palmi del mago ed attaccarono i sette cavalieri di Medhir. Purtroppo per lui, senza successo.
   “Astrice!” recitò ancora, colpendoli con un violento raggio di luce. Uno dei sette avversari, tuttavia, deviò l’attacco con la spada senza alcuno sforzo. Morgause sorrise soddisfatta.
   “La tua magia è inutile contro di loro! Arrenditi e riconosci la sconfitta!”
   Merlino in tutta risposta iniziò a correre nella direzione opposta a quella della strega. Una forza immateriale però lo scaraventò all’indietro, facendolo cadere a terra. Prima di riuscire a rialzarsi, fu circondato dai cavalieri. Uno di questi gli puntò l’arma alla gola, ma lui fece immediatamente brillare gli occhi.
   “Ecg aetstande!
   La spada s’immobilizzò, così il ragazzo si scansò di lato e la calciò via. Un altro cavaliere, però, lo afferrò per la camicia e lo sollevò in aria con una sola mano. Poi, lo portò dinnanzi alla sua padrona mentre questi si dimenava senza sosta.
   “Non puoi vincere.” disse Morgause, avvicinandosi con il viso “La tua magia non può niente contro chi è già morto.”
   Proprio in quel momento al giovane uscì una risata ironica dalla bocca.
   “Forse contro di loro no…” disse voltandosi alla sua destra “Oferswinge!
   La spada rimasta a terra dopo lo scontro con uno dei cavalieri prese il volo e si conficcò nell’addome della strega, che cadde lentamente al suolo rantolando. I suoi occhi erano ancora spalancati dallo stupore di quel repentino quanto efficace attacco quando emise il suo ultimo respiro. Di seguito anche i sette cavalieri di Medhir crollarono inermi sul terreno. L’incantesimo che li teneva in piedi era vincolato alla magia di Morgause. Senza di lei, non erano altro che semplici marionette. Fortunatamente, Merlino era riuscito ad elaborare quel piano ancor prima di iniziare la battaglia.
   “Speriamo che questi fossero gli ultimi!” pensò mentre si avviava verso l’entrata della torre. I passi iniziavano a diventare sempre più pesanti a causa della stanchezza. Combattere contro tutti gli adepti di Morgana cominciava a farsi sentire, ma non poteva arrendersi proprio ora che la vetta era così vicina. La scalinata a chiocciola che lo avrebbe condotto in cima sembrava interminabile. Inoltre, doveva fare molta attenzione man a mano che proseguiva. I nani lo avevano avvisato sulle minacce che presidiavano l’esterno della torre, ma in realtà il vero pericolo era all’interno. Infatti, l’intera costruzione era a dir poco in rovina, rimanendo in piedi probabilmente solo grazie alla magia. La scalinata stessa che Merlino stava percorrendo poteva quasi definirsi uno scivolo, con solo un gradino su tre realmente integro; le pareti, d’altro canto, era in uno stato anche peggiore, con buchi enormi che affacciavano al di fuori e permettevano di osservare il “panorama” disastroso che si profilava all’orizzonte. Tra la debolezza che sentiva in corpo e le pessime condizioni della torre, Merlino non poté che gioire una volta superato l’ultimo scalino.
   “La tua missione finisce qui.”
   Il mago alzò la testa di scatto e notò un uomo davanti alla porta che dava sulla cima della torre.
   “Agravaine!” esclamò in parte stupito, in parte scocciato da quell’ennesimo contrattempo.
   “Mi dispiace, ma non posso permetterti di andare oltre. Non ho alcuna intenzione di lasciare che Morgana sia infastidita da un insetto insignificante come te.”
   “Ah, no?” chiese Merlino chinato sulle ginocchia, più per riprendere fiato che per altro.
   “No.” rispose Agravaine, sorridendo compiaciuto “La tua sfortuna è che ti trovi di fronte forse all’avversario più difficile ed ostico che ti potesse capi…”
   L’uomo venne sbalzato via dalla magia di Merlino prima ancora di riuscire a terminare la frase. Una volta a terra, rotolò fino a cadere da uno dei grossi fori della torre, precipitando all’ingiù verso il suolo.
   “Non ho tempo da perdere!” commentò il mago mentre si avvicinava alla porta che dava all’esterno. Con un sospiro deciso, la aprì e la oltrepassò. Una lieve brezza di vento gli scompigliò i capelli mentre avanzava e si guardava intorno.
   “Ben arrivato.”
   Morgana, stavolta con le sue reali sembianze, si trovava di spalle ad osservare il paesaggio desolato, dirimpetto al bordo della cima della torre. Merlino le andò incontro.
   “Sono qui proprio come mi hai chiesto. Ora, consegnami il fiore di Biancaneve oppure preparati a sfidarmi.”
   “Non ti sembra un bel panorama?” gli chiese lei di punto in bianco, ignorando le sue parole.
   Merlino osservò per un attimo ciò che aveva attorno, assecondandola, poi scosse la testa.
   “È orrendo.” rispose secco, infastidito da quel tergiversare “Ma non lo sarà ancora per molto. Ho intenzione di farlo tornare come era prima.”
   Morgana scoppiò a ridere.
   “Non mi sorprende che tu non riesca a vedere la sua bellezza. Solo chi aspira alla grandezza può capire come mi sento.”
   “In questo siamo sempre stati diversi, Morgana.”
   “Già.” convenne la strega, voltandosi e fissandolo negli occhi “È tempo di risolvere la questione che abbiamo in sospeso una volta per tutte.”
   Con un gesto della mano, Morgana alzò una nube oscura e la scagliò contro Merlino. Lui la schivò appena in tempo. Poi, si preparò a contrattaccare.
   “Astrice!” urlò, lanciando la sua magia verso la strega. Questa, però, la scansò con un semplice movimento del braccio.
   “Ci vorrà ben altro per impensierirmi!” “Ablinn du; forlæt du nu!
   “Shiel…” iniziò a dire Merlino, prima di essere scaraventato via dall’incantesimo di Morgana. Non sapeva perché, ma i suoi movimenti cominciavano ad essere più lenti. Probabilmente, la fatica accumulata lungo il tragitto per arrivare fin lì lo aveva provato più di quanto volesse ammettere.
   “Non puoi competere con me!”
   “Questo lo vedremo!” esclamò Merlino mentre si rialzava “Forp fleoge!
   Morgana venne sbalzata all’indietro, evitando solo all’ultimo di cadere giù dalla torre grazie ai suoi poteri.
   “Questa me la pagherai, Emrys!” gridò adirata “Acwele drý!
   Merlino tentò nuovamente di proteggersi, ma la sua vista iniziò ad annebbiarsi. Così, venne investito in pieno dal raggio nero sprigionato dalla strega.
   “Ahhhh!” esclamò dolente, mentre tentava invano di rialzarsi. Le forze sembravano mancargli del tutto.
   “Non continuare.” lo avvisò Morgana, avvicinandosi “Non servirà a niente.”
   “Non ci… contare!” ribatté Merlino, quasi completamente esausto.
   Lei scrollò le spalle.
   “Come vuoi. In ogni caso non hai più via di scampo. Il veleno sta già facendo il suo effetto. Tra poco non potrai far altro che arrenderti ad esso.”
   “Quale… veleno?” domandò Merlino stupito.
   Morgana sorrise maliziosamente.
   “Quello della mela che ti ho offerto.” rispose sogghignante “Oltre a mostrarti la strada per la Torre Oscura, conteneva un potente veleno, frutto delle zanne del Fomorroh. Nessuno può sopravvivergli.”
   Merlino si asciugò la fronte sudata, tremando.
   “Non… vincerai…”
   “No, ti sbagli. Io ho già vinto.” lo interruppe lei “Mi dispiace soltanto che non avrò la grande battaglia che speravo. Tuttavia, non potevo rischiare di giocare ad armi pari con te. Dovevo essere certa che non mi avresti intralciata in alcun modo. Ma non temere.”
   Morgana alzò una mano verso di lui.
   “Farò in modo che tu non soffra più del dovuto.” “Acwele drý!
   In quell’istante, ogni senso di Merlino si affievolì e tutto divenne freddo e buio. L’unica cosa che riusciva a sentire era la morte che lo stava avvolgendo…
 
***
 
   Merlino aprì gli occhi di scatto, spostandoli da una parte all’altra. Intorno a lui il paesaggio era completamente bianco, ad eccezione di una flebile nebbia grigiastra che avvolgeva l’intera area. A quel punto, la confusione prese il sopravvento su di lui, finché non riuscì a rimembrare l’ultima cosa che era successa: Morgana che lo colpiva mentre lui giaceva a terra inerme.
   “Ecco! Sono morto!” pensò rassegnato.
   Aveva fallito la sua missione di proteggere Artù e Camelot e non c’era altro che potesse fare per cambiare le cose. Con quella consapevolezza, una grande tristezza lo assalì di colpo. Questo almeno finché non udì una voce. Una voce troppo familiare per non poterla riconoscere.
   “Come al solito, Merlino, ti trovo sdraiato a poltrire.”
   Il mago alzò lo sguardo. Oltre la nebbia iniziò a distinguersi una sagoma. Dopo alcuni istanti, una figura si fece avanti verso di lui.
   “Artù?”
   Di fianco a lui avanzarono anche altre sue vecchie conoscenze, come Gaius, Ginevra, i cavalieri e perfino i suoi genitori. Ben presto, il mago si accorse di essere circondato da ogni uomo e donna che aveva incontrato ed aiutato durante il tempo in cui era stato a Camelot. E non solo da loro, ma anche da altre persone della sua infanzia a Ealdor, come l’amico Will. Infatti, fu proprio lui a parlare per primo.
   “Che ti succede, Merlino?” chiese stupito “Non ti ho mai visto così. Non dirmi che vuoi arrenderti?!”
   “Mi dispiace, Will, ma stavolta ho fallito. So di avervi deluso…”
   “Non è così, figlio mio!” intervenne Balinor “Hai dedicato la tua vita a difendere il prossimo e noi non possiamo che essere fieri di te. A prescindere da come vada questo scontro.”
   “Esatto.” aggiunse Hunith al fianco dell’uomo, con un dolce sorriso “Non potremmo mai provare delusione per te, Merlino. La tua luce ci ha sempre portato gioia ed armonia. Siamo orgogliosi della persona che sei diventato.”
   Merlino annuì con le lacrime agli occhi. Si sentiva ancora male per non essere riuscito a fermare Morgana, ma le parole del suo amico e della sua famiglia gli avevano dato più conforto di quello che si aspettasse.
   “Non scoraggiarti, Merlino. Io so che puoi farcela.”
   Il mago si voltò alla sua sinistra e notò Freya, che gli rivolgeva uno sguardo speranzoso ed un sorriso caldo e sincero, che lui ricambiò. Alla sua destra, intanto, un uomo fece un passo in avanti.
   “Ho piena fiducia in te, Merlino.” asserì Lancillotto con sicurezza “Se c’è qualcuno che può sconfiggere Morgana, quello sei tu.”
   “Già!” convenne Galvano, affiancando l’altro cavaliere “La tua forza di volontà e la tua determinazione non conoscono ostacoli che non possano essere superati. Puoi farcela senza alcun dubbio, amico mio!”
   “Grazie, ragazzi.” disse Merlino ormai commosso da tutte quelle dimostrazioni di affetto “Ma non ne sono così sicuro.”
   “Non dire sciocchezze!” esclamò Gaius convinto “Dopo tutto questo tempo, posso dire di conoscerti molto bene e so che non c’è niente che tu non sia in grado di fare. Ogni giorno noi mettiamo la nostra sorte e quella del regno nelle tue mani e non me ne vengono in mente di migliori a cui affidarsi. Hai sempre difeso con tutto te stesso le nostre vite dall’oscurità che le ha minacciate. Per quel che mi riguarda non potrei essere più orgoglioso di te di come lo sono adesso.”
   “Vi… ringrazio, Gaius. Ma stavolta è diverso. Non credo che potrò farcela da solo…”
   “Infatti non sarai solo!” intervenne Ginevra con risolutezza “Tu ci hai sempre donato il tuo aiuto nei momenti di difficoltà, ma adesso saremo noi a fare lo stesso con te.”
   Merlino ascoltò un po’ spiazzato le parole della sua amica e regina, mentre osservava Artù che gli si avvicinava.
   “Coraggio, alzati, Merlino!” gli disse il re, porgendogli la mano “Sconfiggiamo Morgana, insieme.”
   Il mago lo fissò per un istante negli occhi e vide una determinazione che lo toccò nel profondo dell’animo. Lui aveva ragione. Tutti i suoi amici ce l’avevano. Quello non era il momento di arrendersi. Alzò, quindi, il braccio ed afferrò la sua mano.
   “Insieme.”
 
***
 
   Merlino si ridestò sulla cima della torre. L’incantesimo di Morgana lo aveva ferito ad un fianco, ma scoprì di avere forze sufficienti per rialzarsi da terra. E così fece.
   “Non vuoi proprio arrenderti, eh?” chiese la strega stupita “Non hai più speranze! Anche se sei vivo, non sarà così ancora per molto. Perché ti ostini ad opporti all’inevitabile?!”
   “Perché ci sono delle persone che devo proteggere!” esclamò Merlino deciso, tenendosi in piedi a fatica “Persone a cui tengo e a cui non permetterò che accada nulla di male!”
   Morgana sorrise amaramente.
   “Sei ridicolo!”
   “Mai quanto te! La tua smania di potere ti ha portato a perdere tutto e a diventare la sovrana di un regno vuoto e desolato. Ma questo sta per cambiare.”
   Merlino si concentrò più che poteva, accumulando le energie sufficienti a lanciare un potente incantesimo. Dato che gli restavano poche forze, doveva chiudere lo scontro con un unico attacco. Morgana, intanto, sembrava aver intuito cosa avesse in mente, perché lo imitò, caricando nelle mani una specie di magia oscura.
   “Eh?!” disse all’improvviso Merlino, sussultando.
   Una piccola sfera di luce gli uscì di colpo dal petto. Sfiorandola, sentì in essa l’amore e la fiducia che i suoi amici provavano per lui. Incredibilmente si rese conto di riuscire anche a distinguere e provare le emozioni ed i sentimenti di ognuno come se fossero i suoi.
   “Grazie…” mormorò piano, rinvigorendosi con nuova vitalità mentre assorbiva con la mano la sfera luccicante “Frēd lufe frēond!
   Poi, spostò in fretta il suo sguardo verso Morgana. Nell’istante in cui lei lanciò la sua magia, Merlino fece altrettanto.
   “Ic her accigie ænne windraes! Færblæd waw! Windræs ungetermed: ge hier! Ic de bebeod mid ealle strangesse daet du geblawest ond syrmest strange! Gespurn peos haegtesse!
   Due potenti fasci di luce, uno bianco e l’altro nero, si scontrarono nel centro della Torre Oscura. Una gigantesca onda d’urto si generò in risposta, distruggendo parte della costruzione stessa.
   “Devo farcela!” gridò Merlino con determinazione, riuscendo a mettere in seria difficoltà la sua avversaria.
   Morgana, dal canto suo, sembrava invece sul punto di soccombere. Tuttavia, non si perse d’animo e scatenò improvvisamente una forza nascosta, richiamando a sé la magia del Fomorroh.
   “Astige du wyrm fah ond gedeowie dæt mod disse deowes. Hine bind ond da heold ond awend hi ealle!
   In quel momento, una specie di serpente oscuro comparve di fianco a lei e venne assorbito dall’incantesimo, che sprigionò un’energia tale da surclassare la magia di Merlino e farlo sbalzare all’indietro. Quando fu sul punto di perdere l’equilibrio, però, due braccia lo strinsero forte in una presa e gli impedirono di cadere. Voltandosi per un attimo, scorse il volto del suo soccorritore.
   “Artù!”
   “Avanti, Merlino, resisti! Manca poco! Un ultimo sforzo!”
   “Mi dispiace, ma il veleno mi sta sopraffacendo. Non riesco quasi più a reggermi sulle gambe.”
   “Non preoccuparti per questo. Ti tengo io.” lo rassicurò il re “Tu però metticela tutta! Dobbiamo vincere ad ogni costo! Per gli abitanti del regno! Per i nostri amici che credono in noi! Per Camelot!”
   “Per Camelot!” ripeté Merlino, annuendo con decisione. Nonostante sentisse le sue energie venire meno, si concentrò ed accumulò la magia necessaria per un altro potente incantesimo.
   “Adilega andsaca!” urlò d’un fiato, rinvigorendo il suo fascio di luce che contrastò con forza quello di Morgana.
   Le due magie si diedero battaglia per un’ultima volta, cercando di prevalere l’una sull’altra, finché il raggio nero della strega non cedette inevitabilmente alla superiorità di quello di Merlino, distruggendosi.
   “Non può essere!!” gridò Morgana, mentre veniva investita dal portentoso incantesimo, sparendo in quel lampo accecante.
   Il duello terminò con la stessa rapidità con cui era iniziato e la quiete scese tutta intorno. Dei piccoli residui di magia rimasero sospesi in aria come lucciole mentre Merlino osservava la scena attonito. Morgana era stata sconfitta. La missione che lo aveva portato fin lì era ormai giunta al termine. Voltandosi indietro, notò che anche Artù era scomparso. Era rimasto completamente solo.
   All’improvviso, però, la sua attenzione venne catturata dalla comparsa di una specie di bagliore accecante nel cielo. La sua scia luminescente iniziò una rapida discesa, fino a fermarsi poco distante dagli occhi di Merlino, che la racchiuse con meraviglia tra le mani.
   “Il fiore di Biancaneve.” mormorò con stupore, osservando uno splendido fiore cristallino coi petali candidi come la neve.
   Ora che la strega cattiva non c’era più, il fiore era finalmente libero dalla sua prigionia. Merlino, a quel punto, non sapendo cos’altro fare, lo portò vicino alle labbra.
   “Camelot ha bisogno del tuo aiuto. Ti prego, guarisci queste terre e riportale al loro passato splendore. Cura i mali causati dalla strega e dona a questo luogo nuova vita.” disse in un sussurro. Poi, soffiò con decisione. Il fiore si divise così in decine di petali che volarono come stelle lontano, verso l’orizzonte. Il loro viaggio attraversò in breve tempo tutto il regno, guarendo e rinvigorendo il terreno ed ogni cosa si trovasse sotto il loro passaggio. Rapidamente la desolazione che adornava Camelot si trasformò in lunghe distese verdeggianti e floreali. Anche il sole sembrò splendere più forte, come esultante per quella nuova vista. Nel frattempo, uno dei tanti petali si andò a poggiare sulla spalla sinistra di Merlino, ridonandogli la vitalità che aveva perso e curandolo dal veleno del Fomorroh.
   Guardandosi intorno, notò con gioia che Camelot era tornata la stessa che lui conosceva e amava. Diverse lacrime scesero dalle sue guance e si andarono ad infrangere sul terreno. Dopo tanto dolore, era contento di poter assaporare finalmente un po’ di serenità.
   “Bravo, Emrys.”
   Merlino si girò di scatto. Grimm era comparso a pochi passi da lui.
   “Grazie.”
   “Hai superato con maestria quest’ultima sfida e sei riuscito a trovare il tuo lieto fine. L’avventura può quindi considerarsi conclusa.”
   Il mago annuì, fissandolo senza dire altro.
   “Cosa c’è?” chiese lo spirito, aggrottando le sopracciglia “Non sei contento di poter finalmente annullare il sortilegio? Credevo fosse questo il tuo obiettivo, o sbaglio?”
   “Sì, ma non è finita qui. Ho ancora un’ultima cosa da fare.”
   “Di cosa stai parlando?” domandò Grimm, stupito.
   “Di te.” rispose Merlino con serietà “È arrivato il momento di parlare chiaro, per una volta.”
   “Non mi sembra di averti mai mentito.”
   “Basta giocare! Stavolta, è tempo che tu mi dica “tutta” la verità.”
   Lo spirito lo guardò con diffidenza. Dopo averci ragionato su per qualche secondo, però, annuì mestamente.
   “Va bene. Facciamo come vuoi. In fondo, credo che tu te lo sia guadagnato.” disse con un sorriso forzato “Quindi si parte! Pronto per un ultimo viaggio?”
   Poi, come suo solito, schioccò le dita.
   Mentre Merlino vide tutto annebbiarsi, pensò che, nel bene o nel male, era giunta l’ora della resa dei conti. Quella storia stava per giungere al suo inesorabile epilogo.
   
 
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