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Autore: musa07    12/03/2023    1 recensioni
[SakuAtsu]
Ovvero: di due momenti in cui l'uno consola l'altro e di uno in cui festeggiano insieme.
STORIA GIA' COMPLETA
"Come si fa a gestire una delusione? Una sconfitta?
Perché potranno anche dirti che sei uno degli alzatori migliori, se non il migliore, sulla piazza ma la verità in quel momento è che hai perso. Hai fallito. Certo, uno competitivo come te domani sarà già proiettato alla prossima sfida, ma ora brucia, fa male.
Cos'ha detto poco fa quel vostro supporter sugli spalti? Che una bella partita va sempre e comunque applaudita e apprezzata.
Ahhh, c#zzate! Cosa te ne fai di saper di aver giocato bene se dovete tornar a casa?
E come dimenticare poi che aveva appena fatto LA figura di m£rda colossale davanti al suo ragazzo?[...]"
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Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la prima di tre storie SakuAtsu che narreranno di tre diversi momenti cronologici.
Questa è ambientata alla fine della partita Karasuno Vs Inarizaki

 

Ovvero: di due momenti in cui l'uno consola l'altro e di uno in cui festeggiano insieme.

 

Prompt: “Imparare a gestire la sconfitta” di Jeremy Marsh
“Fallire” di Elena A.
“Sconfitta” di Darlene Stilinski
“Ho imparato a perdere” di Marta B.



 

Parte prima

 

Come si fa a gestireuna delusione? Una sconfitta?

Perché potranno anche dirti che sei uno degli alzatori migliori, se non il migliore, sulla piazza ma la verità in quel momento è che hai perso. Hai fallito. Certo, uno competitivo come te domani sarà già proiettato alla prossima sfida, ma ora brucia, fa male.
Cos'ha detto poco fa quel vostro supporter sugli spalti? Che una bella partita va sempre e comunque applaudita e apprezzata.
Ahhh, cazzate! Cosa te ne fai di saper di aver giocato bene se dovete tornar a casa?

E come dimenticare poi che aveva appena fatto LA figura di merda colossale davanti al suo ragazzo?
Al solo pensare che non si sarebbero scontrati come avversari gli ribolliva il sangue. Era qualcosa che aspetta (aspettavano) da quando si erano messi ufficialmente insieme tre mesi prima.

Ed eccolo là, il suo ragazzo.

 

Kiyoomi lo attendeva a bordo campo, un po' prima del corridoio che conduceva agli spogliatoi.
- Va da lui. - gli sussurrò Motoya, dandogli una piccola spinta di incoraggiamento sulla base della schiena a palmo aperto.

Non che Kiyoomi non volesse andare ma primo, temeva che ad Atsumu potesse in qualche modo dar fastidio, magari vedere la sua presenza in quel momento come qualcosa di inopportuno.

Secondo, lui non era per niente bravo in quel genere di cose. A consolare le persone (a proposito: non si stava forse arrogando il diritto di pensare che Atsumu volesse essere consolato? E da lui oltretutto), quello bravo in quel genere di cose era Motoya. Eccolo là, infatti – lo vide Kiyoomi – come accolse i suoi due ragazzi a braccia aperte (letteralmente).

Oltretutto doveva ricordarsi che non è che schernendolo o punzecchiandolo – come facevano di solito - l’avrebbe tirato su di morale.

Proposito, questo, che gli fu difficile mantenere quando Atsumu si portò davanti a lui e, appoggiata una mano sul fianco, inclinò di poco la testa di lato e si produsse nel suo solito ghignetto strafottente.

- Omi sei qui per riscuotere il bacio del tuo principe scintillante? Spezzeremo il cuore all’intero il palazzetto ma se ne dovranno fare una ragione. – se ne uscì, parlando in modo esageratamente melodrammatico e portandosi entrambe le mani sul cuore, come strette in una preghiera sospirante.

- Miya i tuoi neuroni sono totalmente inutile fuori dal campo. - replicò lo schiacciatore, sollevando gli occhi al cielo per poi ripiantargli nel volto dell’altro, che di fronte a quello sguardo penetrante indietreggiò di un passo.

Perché forse poteva essere vero che Kiyoomi non sapesse quali parole fossero le parole migliori per consolare qualcuno, ma sapeva leggere nell’animo degli altri meglio di chiunque altro.

Sapeva leggere Atsumu perfettamente, dietro ai suoi sorrisetti, dietro alla sua arroganza, dietro alla sua sfacciataggine.

E lui era bravo ad agire.

Per questo lo prese per un polso e lo trascinò in uno degli anfratti più imbucati dei corridoi del palazzetto.

- Non devi fingere con me. – gli sussurrò, mentre con la sua poderosa statura si frapponeva tra Atsumu e il resto del mondo. Lontano dagli occhi di tutti.

- Omi… - sussurrò appena Atsumu, sgranando gli occhi e sentendo qualcosa incrinarsi dentro di lui. Un argine spezzarsi…

Si aggrappò con entrambe le mani alla felpa dell’altro, artigliandovi le dita, posando la fronte sul petto di Kiyoomi, sentendo come quest’ultimo gli posasse una mano sulla schiena. Schiena ormai inevitabilmente scossa dai singhiozzi.

E fu la più dolce delle carezze quella che si sentì posare sulla nuca.

Ringraziò mentalmente Kiyoomi per non cercare di consolarlo con frasi fatte.

- Hai tutte le ragioni per sentirti triste ed arrabbiato. Non ti trattenere. –

E Atsumu non lo fece, sentendo come stesse bagnando la felpa della divisa di Kiyoomi.

- Scusami… -

- Miya, ti stai veramente scusando? – e fu con sollievo che Kiyoomi lo sentì ridacchiare, per poi ritornare serio – Non c’è niente di cui tu di debba scusare.-

- Omi, hai visto quanto sono stato bravo però. -
- Sei stato disgustoso. -
- Non serve farmi tutti questi complimenti. –

E stavolta fu Kiyoomi a ridacchiare, anche se si trovò costretto a trattenere il fiato quando sentì come le dita di Atsumu si fossero sciolte della presa dalla sua felpa, circondandogli ora la schiena con le braccia, appoggiandogli la testa sulla spalla dopo avergli strofinato la punta del naso sull’incavo del collo. Cosa che gli aveva procurato dei brividi che si erano irradiati lungo tutto il corpo.

Non erano tanti i centimetri che li separavano, ma Atsumu adorava sentirsi avvolgere in quel modo. Si sentiva in qualche modo al sicuro. A casa.

- Ho bisogno di te, Omi. – gli sussurrò Atsumu, sentendo come anche le braccia di Kiyoomi lo avessero stretto in un abbraccio.

Kiyoomi aveva i suoi tempi e Atsumu voleva rispettarli e lo aveva sempre fatto in quei tre mesi che stavano insieme.

Era la prima volta in vita sua - tolto suo fratello, ben si intende - nella quale teneva a qualcuno in quel modo, dove l'altro veniva prima di se stesso. Intendiamoci: era un romantico di natura e quando si affezionava a qualcuno diventava un minchi0ne scodinzolante superaffettuoso e coccolone, proprio per questo voleva che Kiyoomi si sentisse a suo agio con lui in qualsiasi cosa.

 

E Kiyoomi aveva imparato che era vero che in un abbraccio vi è racchiusa una magia. È donare all’altro una piccola parte di noi stessi.

- Sono qui… - gli sussurrò di rimando, stringendolo ancora più forte a sé.

Forse Atsumu non aveva ancora imparato a perdere sul campo ma, in quell’abbraccio silenzioso che trasmetteva sentimenti più di mille parole, aveva imparato a perdere se stesso. Per ritrovarsi.

 

Liberato da ogni maschera.

   
 
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