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Autore: musa07    13/03/2023    1 recensioni
[SakuAtsu]
Ovvero: di due momenti in cui l'uno consola l'altro e di uno in cui festeggiano insieme.
STORIA GIA' COMPLETA
"Come si fa a gestire una delusione? Una sconfitta?
Perché potranno anche dirti che sei uno degli alzatori migliori, se non il migliore, sulla piazza ma la verità in quel momento è che hai perso. Hai fallito. Certo, uno competitivo come te domani sarà già proiettato alla prossima sfida, ma ora brucia, fa male.
Cos'ha detto poco fa quel vostro supporter sugli spalti? Che una bella partita va sempre e comunque applaudita e apprezzata.
Ahhh, c#zzate! Cosa te ne fai di saper di aver giocato bene se dovete tornar a casa?
E come dimenticare poi che aveva appena fatto LA figura di m£rda colossale davanti al suo ragazzo?[...]"
Partecipa alla challenge #springbingo indetta dal gruppo FB italiano "Non solo Sherlock"
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: “In questo rettangolo è racchiusa la mia vita” di Elena A.

            "Il coach ha qualche rotella fuori posto, te lo dico io!" "Tu dici?" "Certo, sennò non mi spiego il perché ci fa fare il triplo del lavoro!" di Artemis Karpusi Vargas 

 

 

 

Parte seconda

 

Kiyoomi se lo ritrovò fuori dalla porta del suo appartamento di Tokyo. Seduto per terra sul ballatoio, ad attenderlo. E anche da un bel po' di tempo.

- Miya…? – attonito – Che… che cosa ci fai qui? –

E Atsumu balzò in piedi.

Non c’era il suo solito sorrisetto storto sul viso o il suo solito scodinzolare felice nel vederlo.

Più che altro, Atsumu non si sarebbe dovuto trovare lì.

 

- Omi non puoi credere che perché siamo al telefono e quindi non viso a viso, io non mi accorga che c’è qualcosa che non va. –

E Kiyoomi sbatté un paio di volte gli occhi, interdetto. Veramente il suo ragazzo si era macinato tutte quelle ore di treno perché aveva percepito che c’era qualcosa che non andava?

Emise un piccolo sospiro.

- Dai, entriamo. – mormorò, con tono addolcito, vedendo come Atsumu stesse tremando dal freddo che si era beccato stando fuori ad aspettarlo chissà per quanto.

 

- Ne avremmo potuto parlare tranquillamente questa sera quando ci saremmo videochiamati. – gli disse, senza nessun tono di accusa, dopo che Atsumu si era scaldato un po' dopo aver indossato gli abiti caldi che Kiyoomi gli aveva prestato e dopo avergli porto la tazza di the fumante che l’alzatore accolse tra le mani ancora gelide con un piccolo sospiro di gratitudine.

- No Omi, non sarebbe cambiato niente. Perché avresti negato, come sempre, che ci fosse qualcosa che non andava bene. Sei peggio delle donne alcune volte! – borbottò, mentre beveva il primo sorso e si sentì rinfrancato dal calore ora anche internamente.

Kiyoomi emise una piccola risatina gutturale a quell’ultima frase, mentre prendeva posto a sua volta in divano, stringendo la tazza tra le mani.

- Forse perché è vero che non c’è nulla che non vada. – gli fece notare, passandogli una mano tra i capelli, a fargli una piccola carezza.

Ma l’occhiataccia eloquente che gli lanciò Atsumu gli fece chiaramente capire che non credeva minimamente a quell’ipotesi.

Kiyoomi sospirò, sconfitto, lasciandosi fare ora lui una carezza tra i ricci da parte dell’altro.

 

- Forse perché è qualcosa di così irrilevante che non ti volevo far preoccupare per nulla. E parlartene quando ci saremmo visti. –

- Omi! – quasi balzò dal divano l’altro – Per me qualsiasi cosa che ti riguarda è importante. – replicò con enfasi, posando la tazza sul tavolino a fianco.

 

Era questa una cosa di Atsumu che aveva sempre colpito molto Kiyoomi, fin da quando si erano conosciuti anni prima.

Se era normale immaginare che Atsumu, in qualità di alzatore, avesse sempre una panoramica completa e chiara non solo della propria squadra ma anche di quella avversaria, difficilmente ci si sarebbe aspettati da uno come lui che avesse una sensibilità tale, una sorta di empatia che gli permettesse di capire l’animo degli altri. Perché a vederlo da fuori, anche in chi magari ci aveva a che fare ogni giorno ma che non era entrato nell’intimità della sua persona, Atsumu appariva solo con alcune prerogative del suo carattere. Tipo la sfacciataggine, la presunzione, la boriosità. Che, certo, erano caratteristiche che gli erano proprie, ma non c’erano solo quelle. Nei confronti delle persone alle quali voleva bene, Atsumu riusciva a percepire ogni minimo cambiamento. Figurarsi nella persona della quale era innamorato e con la quale stava insieme da anni ormai. Perché per Atsumu, Kiyoomi non era di così difficile comprensione, perché aveva tutta quelle serie di comunicazione non verbale non da poco.

 

- Omi ti conosco, non me ne avresti mai parlato proprio per non farmi preoccupare e, come al tuo solito, ti saresti annoverato il cervello ingigantendo sempre di più le tue pippe mentali. Oltretutto senza contare il fatto che non hai qui con te a Tokyo nemmeno Motoya con il quale poterti sfogare. –

E lo schiacciatore emise un altro piccolo sospiro sconfitto.

- Quindi non me ne andrò da qui fino a quando non mi dirai che cosa c’è. – e per enfatizzare ancora di più queste parole, si avvicinò ulteriormente a lui. Attendendo. In silenzio.

Kiyoomi incrociò le mani tra di loro, torturandosi le dita.

- Non so neanche da che parte iniziare. –

- Provaci. Insieme sbroglieremo la matassa in caso. –

 

Ma davvero Kiyoomi non sapeva da che parte iniziare perché aveva un gran casin0 di sensazioni ed emozioni in testa.

- Sai che io quando inizio qualcosa non lo lascio mai a metà e lo porto sempre a termine, no? –

Atsumu annuì con il capo, cercando di capire dove l’altro volesse andare a parare ma aveva ancora troppe poche informazioni in merito.

- Quindi quando ho iniziato a giocare a pallavolo ho avuto chiaro che non avrei smesso fino a quando non avrei raggiunto le vette più alte. –

- Hm-hm… - di nuovo Atsumu annuì, ma ancora molto confuso.

E anche Kiyoomi era confuso, indubbiamente.

- Beh, alla fine ho preso così seriamente questo mio proposito che in quel rettangolo di gioco si è trovata racchiusa tutta la mia vita. –

- Vuoi mollare la pallavolo? – Atsumu sbiancò, perché non vedeva l’ora di poter giocare in squadra con Kiyoomi non appena questi avesse finito l’Università.

- Ma no, no! Cosa vai a pensare? Ma come ti è venuta? – lo rassicurò, prendendogli una mano e sentendo come Atsumu gliela strinse, in segno di incoraggiamento.

- In quel rettangolo di gioco è racchiusa tutta la mia vita ma… - e qui spostò per un attimo lo sguardo di lato.

- Ma…? – lo incoraggiò Atsumu.

- Ma in questo momento è come se, in confronto a voi, io fossi fermo. –

Atsumu cercò di registrare attentamente quelle parole ma davvero faceva fatica a capire quale fosse il tormento del proprio compagno.

- Non capisco Omi. Cioè, voglio dire: stai comunque giocando e sei stato nominato MVP. – Atsumu allargò le braccia.

- Ma del torneo universitario! –

- E quindi? – Atsumu davvero non capiva.

- Voi… Tu, Toya, Wakatoshi-kun state tutti andando avanti con il professionismo. Io è come se fossi partito con il freno a mano. – spiegò alla fine – Non sono al pari vostro. Ho paura di restare indietro, di perdere il cosiddetto treno e… e… -

- Frena. Frena Omi! – lo bloccò Atsumu con tono perentorio, prendendogli il volto con entrambe le mani e obbligandolo a guardarlo – Tu non stai perdendo proprio nessun treno. Hai già un contratto praticamente firmato con i Black Jackals e, scusami amore, ma ci sono io e quindi è la squadra top della V.League. Quindi si tratta ancora di aspettare un paio mesi e poi sarai dei nostri. E non è che in questi tre anni sei stato fermo. –

- Ma è diverso Atsumu! E se non fossi al vostro livello? –

- Omi, mi tocca citarti ora. Ti ascolti quando parli? Sei serio? Tu non dovresti essere al nostro livello? Ma c’è gente in prima divisione che venderebbe l’anima al diavolo per aver anche solo la metà del tuo talento, della sua potenza, delle tue capacità, della tua bravura… e non ti sto dicendo queste cose perché sei la persona della quale sono innamorato e perché penso che è questo quello che ti vuoi sentir dire, ma è perché lo penso veramente. E non solo io. –

- Da quando sei diventato così assennato, Miya? –

- Omi, sto facendo un discorso serio se non te ne fossi accorto, potresti gentilmente evitare di vessarmi per una volta tanto? – ribatté a metà tra il risentito e il divertito. Per quanto stesse male all’idea che Kiyoomi avesse dentro di sé quel tormento, al contempo era bellissimo per lui sapere che per una volta tanto era Kiyoomi quello che aveva bisogno di una spalla. Era Kiyoomi quello che aveva bisogno di conforto e di rassicurazione.

- Scusa… scusa… - ridacchiò lo schiacciatore, abbandonando la testa sulla sua spalla, in un gesto che sorprese non poco Atsumu, che iniziò ad accarezzargli gli amati ricci. Attendendo che proseguisse a parlare.

- È che a volte ho paura di restare indietro. Che mi lasciate indietro… Sarà per colpa del fatto che sta per arrivare la primavera e quindi sono più irrequieto e inquieto. -

- È appena inizio Febbraio, Omi… - gli fece notare Atsumu.

- Sai che io mi prendo sempre per tempo. – e Kiyoomi lo sentì ridacchiare mentre le carezze erano ora scese alla nuca.

- Omi, sei stato tu che mi hai insegnato che non esistono treni che passano una sola volta nella vita e che, molto spesso, questi “treni” siamo noi stessi a creare le opportunità per farli passare. – facendo leva con il peso del proprio corpo fece distendere entrambi sul divano, tirandoselo addosso, dove Kiyoomi si raggomitolò sul suo petto, emettendo un piccolo sospiro. Era bello sapere di aver qualcuno che ti ascoltasse e si prendesse cura di te.

- La verità è che mi mancate tutti così tanto. – mormorò – Lo sai che i cambiamenti mi terrorizzano e non avervi fisicamente vicini a me mi destabilizza. –

Era chiaro stesse parlando di lui e di Motoya.

- E per quanto non veda l’ora di raggiungerti nei MSBY e scalpiti per poter giocare ai livelli più alti, l’idea di cambiare abitudini mi crea ansia, lo sai. –

- Lo so. – lo tranquillizzò, posandogli un leggero bacio sul capo – Ma non sarai solo, ci sarò io. –

E qui Kiyoomi emise un piccolo miagolio di apprezzamento.

- Quindi immaginati che gioia per me avere queste due sensazioni dicotomiche dentro di me. – si autocanzonò e ridacchiarono entrambi per poi proseguire a parlare.

- Mi spiace averti fatto preoccupare. E grazie per esser venuto fino a qui. A proposito… - sollevando il volto verso quell’altro.

- Sì? –

- Hai avvisato il coach, vero? –

- Ehm… -

- Miya! – lo rimproverò Kiyoomi.

- Amore non ti preoccupare: Bokkun mi copre fino a domani mattina. –

- Ah beh guarda, sei proprio in una botte di ferro con lui. – replicò sconcertato Kiyoomi.

- Quanto sai essere stronzo, Omi! –

- Non è questione di essere stronzi ma obiettivi. Bokuto non mi sembra il massimo della non sgamabilità. – gli fece osservare giustamente l’ovvio.

- Beh, in effetti… - dovette convenire Atsumu.

- Eh! –

- Vabbè, chisenne voglio dire, mi prenderò parole. – scoppiò a ridere – Tanto non mi possono lasciare fuori dai giochi nelle ultime partite di campionato. –

- Io se fossi nel coach lo farei. –

- Ma tu non conti, Omi, sei di parte. Nel vessarmi. – precisò, con comica serietà che fece ridacchiare Kiyoomi.

- Comunque il coach ha qualche rotella fuori posto, credimi Omi. –

- Tu dici? – chiese perplesso lo schiacciatore e attendendo la “perla di saggezza” da parte di Atsumu.

- Certo, sennò non mi spiego perché ci faccia fare il triplo del lavoro. –

- Forse perché siete a fine campionato? E, in secondo luogo, perché certi elementi di disturbo è bene sfinirli ed educarli. –

- Anche questa tua affermazione è sempre per il discorso di non essere stronzi ma obiettivi? – lo punzecchiò divertito Atsumu.

- Ovviamente! -

E scoppiarono a ridere entrambi, prima di tacciare le loro risate con quel bacio che non si erano ancora scambiati.

   
 
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