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Autore: susiguci    16/03/2023    3 recensioni
Dal Capitolo I
[... Merlin era in ritardo per l'inizio delle lezioni e, come sempre, correva per i corridoi, cercando di arrivare in aula più presto possibile.
Merlin non vide il ragazzo che allungò un piede al suo passaggio e si ritrovò a terra, battendo forte la bocca e il mento. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e Merlin si girò a guardare il ragazzo con tanto d'occhi!
'Chi è questo grandissimo figlio di puttana?' si chiese.
"Oh, Dio! Scusami!" disse il ragazzo, tendendogli una mano per farlo alzare.
"E perché dovrei? So che l'hai fatto apposta!"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Ok. Volevo farlo! Solo … non a te! Ho sbagliato persona!"...]
[..."Abbiamo cominciato con il piede sbagliato…" disse il ragazzo dispiaciuto.
"Già … con il tuo, per l'esattezza"...]
Capitolo I revisionato
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo VII



Forgiveness Is love
















 

Aveva dormito un sonno senza sogni. Grazie al Tavor. Ma adesso sentiva che la rabbia e l'angoscia della sera prima stavano cominciando a riemergere. Non con la stessa intensità, per fortuna. Aver dormito profondamente gli era servito.

Avrebbe voluto prendere un'altra pillola, ma voleva essere lucido all'università. Sapeva di dover usare il farmaco nei casi di effettiva necessità. E non voleva rischiare la dipendenza.

 

Doveva tenere la mente occupata. Si concentrò su quello che doveva fare e cioè lo zaino: libri, camice da laboratorio, occhialoni da laboratorio, cellulare (carico ma ancora spento), laptop, acqua, panini, soldi, chiavi.

Saltò la colazione e uscì di casa. Sua madre era già uscita da un bel pezzo.

Rimase di sasso, vedendo l'auto di Percival parcheggiata di fronte a casa sua. Pensò a un modo per evitarlo, ma la curiosità ebbe la meglio. Quando guardò all'interno lo vide. Era sdraiato sul sedile ribaltato che dormiva, con addosso ancora gli abiti della sera prima, tutti spiegazzati.

Per un attimo quel ragazzo gli fece tenerezza. Poi pensò che il suo ragazzo doveva sentirsi proprio in colpa, se aveva passato lì la notte. E se invece fosse rimasto alla festa fino a poco prima fregandosene di lui? Chissà cosa poteva aver combinato. Non lo credeva del tutto, ma anche il solo pensarlo gli fece sentire un nodo alla gola, che gli impediva di respirare bene e s'incamminò diritto fino alla fermata dell'autobus. 'Buona notte, Percy!'

 

Pochi minuti dopo, la macchina di Percival, passò davanti alla sua fermata e si fermò. Come aveva fatto il ragazzo a sapere che Merlin era lì, senza averlo visto uscire di casa? Percival ricordava a memoria tutti gli orari dei suoi autobus, perché se un giorno riusciva a liberarsi andava a prenderlo con la sua auto.

 

Il finestrino si abbassò e un Percival assonnato e spettinato lo guardò serio. "Merlin, sali! Ti accompagno in macchina!"

"No, ti ringrazio. L'autobus sta per arrivare."

"Sali, per favore! … Non vorrai che venga a prenderti…"

E nel dirlo, aprì la portiera dalla parte di Merlin e scese dall'auto restando in piedi dall'altra parte della macchina, guardandolo con aria di sfida. Il che non era da Percival …

C'erano una vecchietta e un ragazzino che stavano aspettando l'autobus vicino a Merlin e osservavano perplessi la scena. Tra l'altro li conosceva pure di vista. Prendevano lo stesso autobus tutte le mattine.

 

"E va bene!" disse Merlin entrando in auto sbattendo la portiera.

"Mi vuoi spiegare perché sei così incazzato, Merlin? Non dovrei esserlo io molto più di te?" disse il ragazzone, partendo con una sgommata volontaria.

"Se ancora non l'hai capito, vuol dire che non mi conosci per niente …"

"Ti ho cercato dappertutto ieri sera. Sono andato da Arthur, da Morgana, da tutti quelli che avevi salutato per chiedere se ti avevano visto. Ero preoccupato. Dio! Ero terrorizzato! Ho anche pensato che quel tipo che ti aveva drogato quella volta fosse lì e ti avesse portato via ... di nuovo! E non hai letto né tanto meno risposto ai messaggi che ti abbiamo inviato!"

"Non li ho ancora letti, infatti."

"Hai rifiutato la mia chiamata! Anche Morgana e Arthur non hanno fatto altro che cercarti. Hanno guardato anche ai piani superiori della casa. Posso dire che hai rovinato la festa ad Arthur!"

"Arthur si era già divertito fin troppo. Non preoccuparti per lui. Probabilmente era tutta scena per farsi notare ancora di più! Come se non si facesse notare già abbastanza! E comunque non volevo spaventarti. L'unica cosa che volevo era andare via di là! Al resto non ho pensato!"

 

"Se me l'avessi detto, ti avrei portato via subito!"

"Mi dispiaceva… Sembrava ti stessi divertendo…"

Percival non colse il sarcasmo di quella frase e si fece pensieroso prima di dire: "Arthur a un certo punto mi ha detto una cosa. Ma non credo sia vera. Insomma … non sarà stato mica per quello stupido spogliarello, voglio sperare!?"

"Stupido spogliarello per stupidi gay bavosi…!"

"Ti ha infastidito davvero così tanto? Non ne avevo idea... Certo neanch'io me l'aspettavo. Sembrava una festa di un certo livello. Ma poi c'è stato questo calo di stile, che credo abbia infastidito altre persone, non solo te! Però io cosa c'entro, scusa? Ti è seccato il fatto che non mi sia accorto del tuo disagio? Non sapevo nemmeno dov'eri in quel momento…"

‘Risposta sbagliata, Perc!’ pensò Merlin guardando fuori dal finestrino senza aver intenzione di rispondere a quello che considerava uno sproloquio.

"Parlami, una buona volta" gridò Percival esasperato. Era la prima volta che Merlin lo vedeva in quello stato. E la cosa non gli dispiaceva.

Merlin parlò per ferire, visto quanto lui si era sentito ferito.

"Sicuramente tu non facevi parte delle persone infastidite! E si vede che in quel momento non sapevi dove fossi, semplicemente perché non te ne fregava un cazzo, di me!"

 

Percival si irrigidì. Quando Merlin tirava fuori le parolacce, significava che era fuori di sé. 

E infatti alzò il tono della voce, continuando:

"Perché l'ultima persona a cui pensavi ero io… altrimenti ti saresti accorto che ero proprio sotto il tuo naso, nauseato dall'espressione beota che avevi in faccia!"

"Non è vero!"

"So quel che ho visto. E anche se ti perdonassi, non potrò mai scordare quella faccia!"

"Mi vorresti lasciare per questo? Dici sul serio?"

Percival non si capacitava e provò a chiedere: "Ma …  se anche fosse stato come dici tu, sarebbe così imperdonabile? Se tu fossi stato al mio posto e io al tuo, probabilmente avrei storto la bocca per la seccatura, ma poi mi sarei probabilmente fatto una risata insieme a te e non ci avrei pensato più."

"E avresti fatto malissimo! Se io guardassi un uomo,  chiunque egli fosse, con l'espressione che avevi tu in quel momento, faresti meglio a lasciarmi, perché l'eccitazione e il desiderio che vedresti nei miei occhi, dovrebbero farti capire il mio tradimento!"

"Ma quale tradimento, Merlin! Sei esagerato."

"Sto parlando di tradimento mentale che per me è quasi come quello fisico! Anzi, per certi versi è più subdolo e più grave"

"Per la cronaca, non ero eccitato, né avevo alcun desiderio di portarmi a casa uno di quelli. E se avevo quell'espressione che tu dici, forse si trattava solo della mia faccia da imbecille di sempre!"

A Merlin scappò una breve risata. Percival se la stava cavando piuttosto bene. Per tranquillizzarsi Merlin sentiva il bisogno di sviscerare ogni particolare sperando che l'altro fosse in grado di trovare una spiegazione logica e di convincerlo.

Appena pensato questo, Percival fece un altro errore grossolano "Quindi, cosa avrei dovuto fare per non farti star male? Avrei dovuto coprirmi gli occhi con il braccio?"

"Sarebbe stato sufficiente che tu distogliessi lo sguardo per poi accompagnarmi fuori" disse Merlin con tono calmo e dolce, così stridente in lui che Percival avrebbe urlato di frustrazione.

"Avresti potuto dirmi che eri così … geloso. Io non l'avevo mai capito"

"Perché non me ne hai mai dato motivo prima di ieri sera! Perché pensi che non volessi venire alla dannata festa? Ma tu, no: hai insistito fino allo sfinimento."

"Non guarderò mai più un uomo nudo in vita mia! Contento?"

No, non era affatto contento, adesso.

"Tu non hai capito, Percival! Tu puoi guardare chi vuoi, quando vuoi. Ma…  non quando ci sono io! Se per te sono cose così normali e giuste, a me sta bene, ma fai in modo che io non lo sappia …"

"Ma la fiducia allora dov'è finita?"

"Di quella non preoccuparti. Sarò io a decidere se vale o meno la pena di fidarmi di te"

"Mi stai dicendo che sarei libero di tradirti basta che tu non ne venissi a conoscenza. Sono discorsi che non hanno senso… "

"No, non ho affatto detto questo. Se tu ti senti onesto nel fare certe cose che io mal sopporterei, puoi farle, ma fa che non ti veda. Nient'altro!" Erano arrivati all'università, avevano cercato un parcheggio e erano rimasti in macchina per continuare a parlare.

"Parli così perché sei ancora arrabbiato!" disse Percival.

"Può darsi! E già che ci siamo, ti dirò altre cose che non mi vanno di te… Hai mai preso l'iniziativa di darmi un bacio per primo? Hai mai preso l'iniziativa di fare l'amore, anche una volta sola?"

"Ho mai rifiutato le tue avances? Nemmeno una volta, Merlin" rispose Percival sulla difensiva.

"Potrei dire ieri stesso, in realtà, ma quello non è un problema… Non credi che anche a me piacerebbe sentirmi desiderato ed essere sedotto da te, una volta ogni tanto? Stiamo insieme da parecchio, ormai. Non puoi di nuovo addurre come scusa la tua timidezza, non quando sei solo con me, almeno."

 

"Invece è così! A parte che stiamo insieme da tre mesi, che non è poi così tanto, davvero avevi pensato che una volta che ci fossimo messi insieme, io come per magia, sarei cambiato?"

"Non ho mai preteso che tu cambiassi. Ma credevo che con il tempo, saresti stato più a tuo agio con me. Mi sarebbe piaciuto che tu ti fossi sentito libero di essere te stesso"

"Io sono me stesso! Sono così. I miei complessi e le mie insicurezze non se ne sono andati. La mia forse è una malattia o forse no, ma ormai è una caratteristica della mia personalità. E non credo di poter cambiare"

"La tua è un'abitudine e mi dispiace dirlo ma è un'abitudine insana. Per te. Perché ti precludi amicizie, occasioni, e farai fatica a farti valere sul lavoro e nella vita, se continuerai così. Non vorresti sforzarti un po', magari per me?"

"Pensi che io non mi sforzi? Lo faccio, Merlin. Lo faccio ventiquattr'ore su ventiquattro. Per me è una lotta immane, continua. E mi fa male vedere che non te ne accorgi nemmeno tu. Quando ho pensato che solo tu fossi riuscito a scalfire la mia corazza e che finalmente qualcuno nell'universo a parte i miei genitori, sarebbe riuscito a capirmi, forse mi sbagliavo."

Percival aveva il viso viola e alcune parti del suo viso cambiavano repentinamente colore, dal rosa al rosso al viola. Aveva gli occhi lucidi.

Quel rossore così mutevole era un'altra causa del suo malessere. Se ne vergognava: tutti capivano il suo grosso disagio, cosa che amplificava il problema ancor di più. Merlin aveva pensato si trattasse di un problema di circolazione sanguigna. Forse erano tutte e due le cose insieme…*

"Scusa ma … i tuoi genitori tra di loro e con te, fanno così tanta fatica?"

Percival aveva lo sguardo ormai perso. "No. Noi tre insieme ci troviamo quasi sempre a nostro agio."

"Mi fa piacere, Percival, sul serio. Ma da un lato mi fa capire che forse non sono la persona giusta per te, se con me non riesci a rilassarti."

 

Percival cercò di spiegarsi. "È che … vedo il tuo sforzo, oltre al mio. Ho visto la fatica che hai fatto per conquistarmi… "

"É vero ma non mi pesava poi tanto… l'ho fatto perché lo volevo, perché mi piacevi, così tanto che poi mi sono innamorato" disse Merlin commosso.

"Lo so. Ed è stato uno dei motivi che per cui anch'io mi sono innamorato di te. Però vedo che continui a fare fatica con me, ogni  giorno e non vorrei fosse così. Non credi che anch'io vorrei essere come tu mi vuoi?"

Percival chinò il capo per non mostrare a Merlin le lacrime silenziose fuoriuscite dagli occhi.

Ma Merlin se ne accorse provando un moto improvviso di tenerezza e lo abbracciò forte.

Non avevano risolto il loro problema, ma potevano lasciarlo in sospeso per il momento.

 

Merlin lo guardò da sotto in su. "Io non voglio perderti Percival, io ti amo!"

"Ti amo anch'o…"

Si baciarono con dolcezza.

"Ti prego, Percival! Dimmi che non insisterai mai più in quel modo" 

"D'accordo Merlin! …Vorrei poter dire che la tua gelosia mi lusinga, ma temo che per te sia un problema piuttosto serio"

"Considerala in questo modo. Tu hai un problema con la tua timidezza. Io ho un problema con la mia gelosia. E proprio come te, sono sempre stato così! Mi dispiace…"


 
§§§

Una volta finite le lezioni all'università Merlin aveva preso l'autobus per tornare a casa. E accese il cellulare.


Messaggio ricevuto da: Percy. Ore 11.35 pm

 

"Merlin, dove sei? È mezz'ora che ti cerco! Non riesco a trovarti!"

 

Messaggio ricevuto da: Percy. Ore 11.52 pm

 

"Rispondi per favore"

 

Messaggio ricevuto da: Percy. Ore 00.07 am

 

"Si può sapere dove cazzo sei?"

 

Messaggio ricevuto da: Percy. Ore 00.08 am

 

"Sei arrabbiato con me?"

 

Messaggio ricevuto da: Sefa Ore 00.15 am

 

"Merlin hai bisogno? Vuoi parlare con me? Ti prego chiamami!"

 

Messaggio ricevuto da: King Arthur. Ore 00.23 am

 

"Non fare l'idiota e fatti sentire!"

 

Merlin sorrise. Che modi principeschi quell' Arthur.

 

Messaggio ricevuto da: Miss P. Ore 00.24 am

 

"Siamo davvero preoccupati, Merlin. Facci solo sapere che stai bene!"

 

Chiamata persa da: Percy Ore 00.26 am

 

Chiamata persa da Percy 00.28 am

 

Chiamata persa da: King Arthur. Ore 00.31 am

 

Chiamata persa da: Gwen Ore 00.35 am

 

Cavoli, qualcuno aveva allertato Gwen, a quell'ora. Forse una delle ragazze. Sefa, probabilmente.

 

Messaggio ricevuto da:  Gwen. Ore 00.37 am

 

"Merlin, si può sapere che ti succede? Uno dei tuoi attacchi? Sappi che romperò i coglioni a tutta Abbey Wood finché non ti avrò trovato."

 

Messaggio ricevuto da: Gwaine. Ore 00.40 am

 

"Sto per raggiungerti a casa tua. Speravo che ormai non ti capitasse più!"

 

Messaggio ricevuto da Gwen. Ore 00.50 am

 

"Ho chiamato tua madre che mi ha rassicurato sul fatto che stai dormendo, lì da lei. Spero che tu abbia delle buone spiegazioni. Ci penso io ad avvisare gli altri. Passerà anche questa, Merlin! Sei un idiota ma ti voglio bene!"

 

Che casino. Anche Gwaine e sua madre erano stati coinvolti.

 

Messaggio Vocale da: Arthur. Ore 1.29 am

 

"Sono contento che tu sia al sicuro. Ho capito perché te ne sei andato. Ma non si fa così lo stesso. Non sai cosa abbiamo passato. Domani cerca di trovare qualche minuto per me perché è necessario che parliamo. Da uno come te mi aspettavo un atteggiamento più maturo. Ma non è per farti la predica che voglio parlarti. Voglio solo capire e vedere con i miei occhi se stai bene. Buonanotte Mister Emrys!"

 

E così aveva scoperto anche il suo cognome. Merlin non era neanche così stupito. 

 

L'ultimo messaggio era un vocale di sua madre di poco prima.

 

"Ciao tesoro. So che stanotte il mio diavoletto ha messo in subbuglio metà Abbey Wood. Voglio solo sapere come stai. Se hai bisogno di me, chiamami. Ti voglio bene."

 

Merlin le aveva risposto immediatamente. Invece non avrebbe risposto ad Arthur. Lui voleva capirlo? Non poteva. Erano lontani mille miglia l'uno dall'altro.



 
§§§


Quella sera


"Ehi, Merlin! Ciao! Carino questo posto! Senti… Mi dispiace tantissimo, ok? Io… non ti avrei mai invitato se avessi saputo che sarebbe andata così. Te lo giuro!"

"Come hai fatto a trovarmi, Arthur?"

"Ho le mie fonti…" e gli fece un piccolo sorriso.

"Io sto lavorando e non posso trattenermi a parlare con gli amici, sempre che ti possa definire così. Devo occuparmi dei miei clienti"

 

Come aveva osato quell'individuo lascivo venire a disturbarlo sul lavoro? Non riusciva neppure a guardarlo dal nervoso che aveva. Gli tremavano le mani dalla rabbia.

 

"Ma io sono un cliente! Servimi!"**

Dal tono della voce capì che l'altro si permetteva anche di prenderlo in giro. Ma si mantenne calmo, almeno esternamente.

"Cosa vuoi bere?"

"Stupiscimi!"

Merlin trafficò qualcosa al di là del bancone mentre Arthur cercava di spiegare ciò che era successo la sera prima. Non aveva mai dimenticato le sue parole dure sui gay promiscui e volgari.

"So che ci sei rimasto male. Per una volta che hai partecipato a una festa … Devi credermi se ti dico che io non ne sapevo niente." 

"In realtà non m' importa più di tanto… è una classica goliardata tipica delle università" mentì Merlin.

"Forse delle matricole, ma non certo del terzo anno avanzato. A Parigi non sarebbe mai successo, nonostante quello che si dice in giro dei francesi. E comunque non ti credo Merlin. Non penso affatto che non t'importi! Sei scappato a metà festa. Percival era … disperato." 

"A me ha detto che eri tu ad esserlo!"

"Certo. Eravamo alla mia festa, a casa mia. Mi sentivo responsabile!"

 

Merlin gli mise davanti un bicchierino con un liquido di color verde smeraldo.

"Prego! Questo lo offre la casa!"

"Grazie! Che cos'è?"

"Una mia creazione. Si chiama Merlin's delight! Andrebbe ingollato tutto in una volta, ma stai attento: è piuttosto forte."

Arthur sorrise e accettò la sfida di Merlin, che per la prima volta alzò gli occhi su di lui.

"Delizia di Merlin? Sarà buonissimo!"

Merlin gli sorrise dolcemente.

Arthur ingoiò il contenuto del bicchierino tutto d'un fiato.

Subito dopo si portò le mani alla gola e cominciò a tossire convulsamente. Gli occhi gli piangevano e non sentiva più le labbra mentre lo stomaco gli andava a fuoco.

Piegato in due corse verso il bagno, dove si attaccò al rubinetto dell'acqua. 

Merlino sorrise tra sé e sé. 'Ti sta bene, Pendragon!'

 

Dopo alcuni minuti, Arthur uscì dal bagno e gli si mise davanti, sussurrando in modo furioso.

"Sei pazzo, Merlin! Assenzio! Mi hai dato da bere dell'assenzio puro! Volevi ammazzarmi?"

"Il mio amico Gwaine lo beve ogni tanto, ma non fa tante storie, come fai tu. Ho quasi creduto di dover chiamare l'ambulanza!"

"Io stento ancora a crederci!"

"Oh, quanto la fai lunga…  Era diluito per l'85 % di acqua ghiacciata…"

Arthur si riavviò i capelli. Si era davvero spaventato: era un po' stordito ma stava bene e non avvertiva più quel bruciore diffuso.

"Allora, ti dicevo, so perché sei furioso. Non so ancora di chi é stata l'idea, ma ti assicuro che se lo scopro, passerà un brutto quarto d'ora! Mi ero raccomandato con tutti. Avevo detto a tutti quanti che non avrei voluto nessun intrattenimento di quel genere. E l'ho fatto  principalmente perché c'eri tu. Io so quanto possano darti fastidio certe cose"

"Io ti ho visto, Arthur, ti ho visto prendere in braccio e baciare. Tutti ti hanno visto!"

"Allora tutti avranno visto che io non ho fatto niente!"

"Hai ragione. Facevi quasi pena a causa delle tue risate piene di ... sconforto."

Arthur alzò gli occhi al soffitto. "Se tu fossi stato al mio posto, che cosa avresti fatto? Ti saresti messo a insultare tutti o avresti cercato di minimizzare perché tutto passasse più in fretta possibile."

"Non lo so, Arthur. Non mi è mai capitato. Se io chiedo ai miei amici di non fare una cosa, loro non la fanno. Dipende da chi scegli come amici"

"Merlin, sei impossibile! Con Percival sei stato così insopportabile come con me?"

"Molto di più!"

"Poveraccio! Si può sapere che cosa ha fatto?"

"Lui … era lì e … ha visto."

"Solo per quello!... Non lo invidio proprio!"

Merlin gli avrebbe volentieri tirato la bottiglia che aveva in mano. E quasi si spaventò di se stesso. Non voleva fare male ad Arthur. Lui era ... così! E quel lavoro era importante per lui. Non era il momento di esplodere.

"Fai bene a non invidiarlo. So essere pesante. Ma lui è il mio ragazzo. Tu … non sei niente… senza offesa"

 

Arthur accusò il colpo. Si allontanò dal bancone come per andarsene poi però tornò di fronte a lui.

"Se non sono niente allora spiegami perché sei geloso marcio... di me?" Arthur respirava velocemente e aveva i lineamenti del viso contratti.

"Non è come credi, Arthur. Io ho un problema con l'accettazione di alcune cose. Indipendentemente da chi le fa. Percival, tu, i miei amici, mia madre. Tutti quelli che frequento hanno il potere di distruggermi con poco, se vogliono. Per fortuna la maggior parte di loro mi vuole bene ... "

"Che cosa significa? Che io non ti voglio bene?"

"Io so solo che a causa della tua festa io e Percival per la prima volta abbiamo rischiato seriamente di separarci. Ma c'è una cosa che non mi é chiara in tutto questo: il tuo ragazzo non c'è rimasto male?"

"Il mio ragazzo? Ma di cosa stai parlando?" domandò Arthur allibito.

"Quello che ti ha baciato in bocca, proprio davanti a me e a Percy "

Arthur sospirò. Sentiva di dover essere sincero altrimenti Merlin non gli avrebbe creduto più, anche se si immaginava nuove calamità. "Tempo fa siamo stati insieme. Una volta sola. Ieri credo che si fosse fumato qualcosa. Ma io non ho fatto niente se hai guardato bene."

"Tu non fai mai niente, Arthur. Subisci passivamente qualsiasi tipo di avances da chiunque provenga. Si vede che la tua è proprio sfortuna!"

"Mi perdonerai se fatico a credere nella tua gelosia generalizzata. Quindi tu saresti geloso di Percival, di me, di tua madre, dei tuoi amici e di tutti quelli che conosci?"

"No, solo di quelli che frequento."

"E come mai? Non è una cosa tanto normale!"

"Forse, ma adesso ti prego di andare via. Il pazzo potrebbe avere problemi sul lavoro."

"Se ti aspetto fuori in macchina, così quando finisci ti accompagno a casa?"

"Abito a cento metri da qui. E comunque stasera passa a prendermi Percival!"

Arthur deglutì. Era giusto. Era lui il suo ragazzo. 

 

Non si era mai sentito trattare così male con le parole e l'atteggiamento da nessuno, fatta eccezione per suo padre e per Valiant.

Merlin l'aveva quasi intossicato, gli aveva praticamente dato del maiale, l'aveva accusato di averlo quasi separato dal suo ragazzo. Eppure, non solo non era andato via, ma l'avrebbe aspettato, solo per poter parlare ancora con lui. Dove era finito il famoso orgoglio dei Pendragon?

 

"Dovete ancora fare pace?" chiese Arthur curioso.

"No, ci siamo già chiariti stamattina. Diciamo che l'ho trattato talmente male, che voglio farmi perdonare."

 

"Giusto. Buona serata, Merlin!"

"Ciao Arthur!"

 
§§§

 

Uscì dal bar. Non serviva dire altro. Forse la gelosia generalizzata di Merlin era contagiosa. Aveva detto che non invidiava Percival, ma qualunque cosa avesse dovuto sopportare da Merlin quel giorno, il suo ragazzo poteva ritenersi un uomo fortunato. Perché dopo aver litigato in quel modo con Percival, Merlin avrebbe sfoderato tutta la sua dolcezza e tutta la sua sensualità nel tentativo di rimettere le cose a posto. Ne era certo.

Merlin era in grado di odiare con tutto se stesso ma nello stesso modo amava. Tutta la rabbia che dimostrava poteva essere sostituita da una passione altrettanto tenace. 

Arthur se ne andò via in macchina. Gli bruciava la gola, ma questa volta l'assenzio non c'entrava.



 
§§§



 

Era avvolto dalle braccia di Percival, ormai addormentato. Avevano fatto l'amore. Era stato Percival a prendere l'iniziativa. Anche se l'aveva fatto solo perché lui al mattino gli aveva manifestato quel desiderio. Comunque l'aveva fatto. Ed era stata la volta più bella di tutte. La lite non era stata completamente inutile se era servita a fare la pace così bene. Merlin si sentiva soddisfatto nella mente e nel corpo. 

Sapeva che non sarebbe stato sempre così e che presto la gelosia sarebbe tornata a tormentarlo. Ma non voleva pensarci: i momenti felici duravano sempre così poco. E si lasciò andare completamente al sonno.














 

*Conosco  una persona con questa colorazione mutevole e repentina. Da lui ho preso ispirazione. Gli succede quando deve parlare in pubblico e da vedere è una cosa al limite dell'umano. È una persona timida, ma intelligente e simpatica. È pure bello: ricorda un po' l'attore Tom Hopper, per cui, questa caratteristica l'ho affibbiata al povero Percival.

 

** La battuta è di Spike e viene rivolta a Buffy mentre lei è al lavoro in un fast food ("Buffy l'ammazzavampiri" episodio 12, 6a stagione)










 
   
 
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