“Merlin”.
Nessuna risposta.
“Merlin? Ti prenderai una polmonite. Sei fradicio”.
“Posso asciugarmi, lo sai”.
“Sì, ma non lo hai fatto. Sei sfinito. Dai, vieni qui. Lascia che ti aiuti”,
fece il Re, inginocchiandosi per avvolgerlo in una coperta. Gentilmente, con un lembo, gli tamponò i capelli gocciolanti.
Merlin aprì finalmente gli occhi, che ancora sfavillavano d’ oro e li puntò dritti in quelli, bellissimi e preoccupati, di Arthur.
“Come sapevi che ero qui?”
“Lei”.
Certo, che domande. La magia.
sottolineò seccamente.“Non voglio rientrare”,
“E non ho intenzione di raccontarti o di scusarmi…”
“Va bene”.
Il mago sgranò gli occhi.
“Aspetta. Che?”
“Ho detto che va bene. Niente domande, restiamo qui”.
“Se mi asciugo, posso abbracciarti?”,
chiese.
“Avanti”,
gli fece cenno il Sovrano.
“Prometti”.
“Cosa?”
“Che lei non ci dividerà. Se mi dici di partire, lo farò. Conosco i miei doveri. Ma, per favore dimmi solo che potrò tornare a Camelot, che non è una separazione definitiva, perché mi ucciderebbe”,
sussurrò.
“Ricordavo che tu fossi immortale, Emrys”,
cercò di sdrammatizzare il Re.
“Ci sono così tanti modi di morire, Arthur”,
disse, amaramente.
sospirò Arthur.“È colpa mia”,
“Sono un disastro con le parole, non riesco a convincerti che niente ci separerà, Merlin”,
concluse con dolcezza, stringendolo.
Merlin scosse il capo.
“Non sei tu che devi dispiacerti. Avrei dovuto aiutarti con l’incontro di oggi, e guarda: ho solo peggiorato la situazione con Gwen, oltre che a torturare la natura con la mia rabbia”.
“Non pensarci ora”.
Alzò il viso per incontrare lo sguardo di Arthur:
“Sì, invece. Sono io quello più potente, più pericoloso, e devo riuscire a controllarmi. È che...”,
deglutì,
“… Mi sembra sempre ci sia qualcosa che mi porterà a perderti”,
terminò in un soffio di fiato.
Il Re portò una mano sulla guancia del mago:
“Non mi perderai, e io non perderò te”.
Merlin chiuse gli occhi, abbandonandosi per un attimo al tepore del tocco di Arthur. Era così bello che gli accarezzasse il viso, così teneramente.
Forse il tempo avrebbe guarito le sue ferite e placato il suo bisogno.
O forse avrebbe sempre sofferto, perché sapeva che mai la sua anima né la sua magia avrebbero smesso di reclamare il possesso sul Re.
mormorò, tranquillo.“Sono pronto a rientrare”,
“Restiamo ancora. Ti va?”,
chiese Arthur in un sussurro, restìo a rompere la bolla di perfezione che si era creata tra loro.
assentì, inalando il suo profumo mescolato a quello della notte ormai sopraggiunta.“Come desiderate, mio Signore”,