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Autore: Nao Yoshikawa    26/03/2023    1 recensioni
Sequel di "Everybody wants love".
Sono passati tre anni, i bambini sono cresciuti e gli adulti sono maturati (più o meno). Nuove sfide attendono i personaggi e questa volta sarà tutto più difficile. Dopotutto si sa, la preadolescenza/adolescenza non è un periodo semplice. E non sono facili nemmeno i vecchi ritorni.
Ciò che è passato deve rimanere nel passato.
Non pensarci.
Non pensarci e andrà tutto bene.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio, Renji Abarai, Urahara Kisuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Anche se passavano i mesi, una cosa rimaneva sempre uguale: Shinji faticava a carburare la mattina. Forse stava iniziando ad invecchiare, ma ogni volta ricacciava il pensiero. Alcune cose però erano cambiate eccome e lo intuì soprattutto quando arrivò in cucina. Hayato se ne stava seduto al tavolo, imbronciato ma con un’espressione severa. Miyo invece si era svegliata presto e aveva preparato la colazione per tutti.
«Finalmente, pa’! Fatichi sempre a svegliarti la mattina.»
Lui arrossì, strofinandosi un occhio.
«Non è colpa mia, il mio è un lavoro che mi fa stare sveglio la notte. Voi piuttosto, perché siete già svegli?»
Hayato fece spallucce.
«Lei voleva preparare la colazione, io ho aiutato.»
«Sì, aiutato come? Hai solo mangiucchiato un po’!» protestò Miyo, puntandogli contro un mestolo. Miyo e Hayato avevano oramai quattordici anni. Lui era alto per la sua età, somigliava sempre di più a Sosuke. Ma stava imparando ad avere il sorriso dolce di sua madre. Miyo era rimasta sì minuta e bassa, ma era sbocciata, anche s lentamente. Portava i capelli un po’ più corti e il suo sorriso risultava attraente. Shinji quasi si sentiva un vecchio stupido malinconico a guardarli: era inevitabile che crescessero. Sosuke entrò in cucina, già ben vestito e pettinato come al solito.
«Ma che buon profumo e che ottimo risveglio» disse andando subito a posare un bacio sulla testa di Shinji. Quest’ultimo fece una smorfia rassegnata.
«I nostri figli crescono.»
Hayato alzò gli occhi al cielo.
«Ti prego, non ricominciare. E poi io sono sempre lo stesso, al massimo è Miyo ad essere cambiata. A scuola ha una fila di corteggiatori.»
Hayato sapeva che dirlo avrebbe mandato in crisi Shinji e questo era uno spettacolo che lo divertiva abbastanza. Miyo arrossì e drizzò le spalle. Vero, molti ragazzi le si erano dichiarati e ciò le aveva fatto immenso piacere. Ma almeno al momento non aveva ancora trovato la sua persona giusta. E le andava bene così, aveva i suoi amati libri e i suoi amici.
«Oh, Hayato. Dovevi proprio dirlo?»
Shinji si guardò attorno e poi sorrise nervoso.
«Corteggiatori? E chi sono? Quanti anni hanno? E tu… c’è qualcuno che ti piace?»
Miyo arrossì.
«Non c’è nessuno! E poi, calma. Sono una persona giudiziosa, non vado mica con il primo che mi capita. Ho degli standard… piuttosto alti» disse facendo inconsapevolmente uno di quei sorrisi attraenti che tanto conquistavano. Beh, era normale che Miyo piacesse, pensò Shinji con un certo orgoglio. Però si sentiva sempre più vecchio.
Hayato scosse la testa.
«Allora, vogliamo mangiare?»
La famiglia si sedette a tavola, ma mentre mangiavano Hayato sentì il suo telefono squillare. Subito era saltato su per prenderlo e rispondere. Era stato in allerta in quei giorni perché il suo fratellino sarebbe dovuto nascere in quei giorni. E quando Toshiro gli disse che il momento era arrivato, Hayato quasi cadde dalla sedia.
«Sta nascendo! Dobbiamo andare in ospedale.»
«Siii! Questo sì che è eccitante» disse Miyo. Shinji guardò Sosuke.
«Aspetta, anche noi?»
«Di certo non possono andarci da soli, caro il mio Shinji» rispose suo marito.
 
 
Era una delle cose più belle che avesse mai visto. Toshiro stringeva tra le braccia suo figlio, un neonato di tre chili che dormiva tra le sue braccia. Ed era assolutamente perfetto. Momo era stata straordinaria e aveva messo al mondo un bambino sano e  forte a cui era stato dato il nome di Kaito. Mi piace come suona accanto ad Hayato, aveva detto Momo, e Toshiro si era ritrovato d’accordo. Fu quindi con grande orgoglio che presentò il bambino al fratello.
«Hayato, ti presento Kaito» gli disse, non riuscendo a nascondere l’emozione. Il ragazzo era rimasto stupito di fronte quel neonato che aveva temuto e in parte anche detestato, all’inizio. Doveva ammettere che era la cosa più carina che avesse mai visto, senza nemmeno un capello in testa e quelle mani paffute. Ed era suo fratello.
«È carinissimo» disse Miyo stringendo il braccio di Hayato. «Non è vero?»
Hayato guardò a lungo il suo fratellino. E non si sentì affatto geloso o messo da parte. Anzi, si sentì intenerito. Lui!
«Sì, è molto carino. Mia madre come sta?»
«Sta bene, è stata molto brava. Se vuoi puoi tenerlo in braccio.»
Miyo andò fuori di testa all’idea di vedere Hayato con un neonato in braccio e lo stesso ragazzo non si oppose, anche se era in imbarazzo. Kaito era morbido e fragile, e lui impacciato. Ma nel momento in cui lo tenne in braccio capì che avrebbe voluto esserci per lui.
«Sono davvero fiero di lui» disse Sosuke a Shinji. I due guardavano la scena un po’ in disparte, giusto per lasciare ad Hayato un po’ d’intimità.
«Anche io» ammise Shinji. «Non mi ha sempre reso le cose facili. Ma l’ho amato fin da subito. Anche perché è tuo figlio, quindi in automatico è anche mio.»
Sosuke sorrise.
«Vedo che sei diventato più saggio e tenero.»
«Pff. Io sono sempre stato saggio. E tenero. Un pochino.  Ecco perché sono il padre preferito di Hayato. Me l’ha detto lui.»
Non gliel’aveva propriamente detto, ma Shinji aveva ben ragione di pensare una cosa del genere visto che Hayato oramai lo stimava e apprezzava totalmente. Sosuke si mise a ridere.
«Non posso dargli torto, sei anche il mio preferito»
Circondò le sue spalle con un braccio e si avvicinò per baciarlo. Ma vennero ben presto travolti da quell’uragano che era Rangiku.
«Permesso, permesso! Fatemi passare! Aaaah! Il bambino, com’è carino! Oh, Toshiro, non posso credere che tu abbia fatto un figlio. Sei cresciuto!»
«EH?!» esclamò lui, arrossendo. «Guarda che sono cresciuto da un pezzo, io.»
«Ti prego di scusarla» disse Gin. «È la più euforica di tutti per questa nascita.»
Da dietro di lui sbucò Rin. Hayato arrossì quando la vide, perché più il tempo passava e più Rin diventava bella. Anche lei era sbocciata come un fiore e si era lasciata alle spalle i suoi disturbi alimentari. Anche se spesso temeva ancora di ricadere in quel baratro fatto di incertezza e senso di nausea. Però andava avanti, scoprendo ogni giorno qualcosa per cui essere felice.
«Ciao, Hayato. Sei adorabile con un bambino in braccio.»
Hayato arrossì. Adorabile non era proprio il termine che avrebbe usato per riferirsi a sé stesso, ma se era Rin a dirlo, allora andava bene.
«G-Grazie.»
Rangiku tirò fuori la sua macchina fotografica.
«Vi prego, possiamo fare una foto?»
«Che? Ti sei portata dietro quell’affare di proposito?» chiese Toshiro sorpreso.
«Ovviamente, scusa!»
«Mamma, sssh» sussurrò Rin. «Così ti sentono tutti.»
Shinji si schiarì la voce.
«Beh, allora noi ci spostiamo.»
«Non ci pensare neanche! Dopotutto la nostra è una famiglia allargata. E noi saremo parenti probabilmente visto che un giorno mia figlia sposerà il tuo.»
Un tempo l’idea l’avrebbe preoccupata. Ma ora che Rin e Hayato si piacevano davvero, poteva permettersi di sognare. Aizen sospirò.
«Beh, se proprio dobbiamo.»
Hayato si ritrovò, suo malgrado, stretto tra Rin e Miyo, mentre stringeva tra le braccia goffamente Kaito. Avrebbe voluto dire al suo fratellino: questa è la nostra famiglia. Un po’ atipica e incasinata, ma a me piace. Piacerà anche a te.
Ma era come se il nuovo arrivato lo avesse già capito.
 
 
 
Prepararsi per un matrimonio portava sempre ad una confusione. Ma non era Neliel a causarla, lei era già pronta da un pezzo. Piuttosto era suo marito a perder tempo e la presenza di Shirai e Sun Ah rendeva solo tutto più divertente.
«Nnoitra, ascolta il consiglio di tua madre, quella cravatta scura ti sta molto meglio. Non è vero, Shirai?»
«… Per me è uguale, davvero.»
«Oh, ma insomma» borbottò Nnoitra in imbarazzo. «Alla mia età sono capace di vestirmi da solo. E Neliel, non ridere, sento che lo stai facendo!»
In effetti era difficile non ridere, suo marito sembrava un bambinetto adorabile.
«Mi dispiace, ma siete così buffi.»
«Buffi» borbottò Nnoitra sistemandosi il colletto. «Piuttosto, dov’è Naoko? Faremo tardi.»
«Ma Naoko non è in camera sua con Satoshi? Quel ragazzino è un vero tesoro» disse ingenuamente Sun Ah. A Nnoitra per poco non venne un colpo. Quando era arrivato Satoshi? E perché lui e sua figlia erano chiusi da soli in camera?
Neliel sospirò.
«Nnoitra, non cominciare, eh.»
Ma Nnoitra era già partito per la tangente.
Non che Naoko e Satoshi stessero facendo qualcosa di male. Semplicemente lui l’aveva trovata bellissima nel suo abito turchese. Lei allora si era avvicinata a lui per baciarlo. E così il bacio era divenuto profondo e intimo ed era stato inevitabile per loro finire avvinghiati a toccarsi e scoprirsi, cosa che negli ultimi mesi avevano preso spesso a fare. Satoshi stava mettendo da parte la sua timidezza… niente poteva fermarlo. Niente eccetto Nnoitra. Quest’ultimo aprì la porta ed ebbe un vero colpo al cuore quando li vide avvinghiati. Naoko s’indispettì.
«Papà, esci! O quanto meno bussa, un po’ di privacy!»
Satoshi si staccò da Neliel, spaventato dall’espressione di Nnoitra. Sapeva che lui lo teneva d’occhio.
«Non sono stato io!» gli venne da dire in modo istintivo. E si sentì molto stupido, perché ovviamente era stato lui.
Nnoitra si avvicinò a lui.
«Io giuro che ti uccido.»
 
Orihime trovò delizioso il giardino scelto da Byakuya e Renji per il matrimonio. Un posto tranquillo dall’atmosfera quasi bucolica avrebbe osato dire. Dei due sposi nemmeno l’ombra, chissà dove si erano cacciati. Mentre li cercavano, s’imbatterono in Uryu e Tatsuki. Il primo aveva fatto grossi miglioramenti negli ultimi mesi e sembrava molto più tranquillo e in salute. Yoshiko stava in braccio a lui, con addosso un adorabile vestitino rosa.
«Tatsuki, Uryu! Oh, ciao piccola Yoshiko. Dov’è Yuichi?» domandò Orihime.
«Credo sia da qualche parte con Masato. A entrambi piacciono molto i matrimoni.»
«Già, non mi sorprenderebbe se un giorno si sposassero loro. Sarebbe esilarante per noi due» ad aver parlato era stato Ichigo, che gli aveva appena poggiato una mano sulla spalla.
«Averti come consuocero? A questo punto mi chiedo perché no» ammise Uryu. Masato era un bravo ragazzo che di sicuro sarebbe stato un brav’uomo. E anche Yuichi. Gli piaceva pensare che in parte fosse merito anche loro. Yuichi era forte come Tatsuki, ma sensibile come lui. Era l’unione perfetta di loro due. All’allegro gruppo si unirono ben presto anche Nnoitra e Neliel e Grimmjow e Tia. Quest’ultima era incinta e poiché Grimmjow aveva preso molto sul serio il suo volere un figlio, aveva finito per donarle ben tre gemelli. Con gran stupore di Tia, che saputa la notizia gli aveva dato un pugno per poi spupazzarselo.
«Oh, Tia. Sei raggiante» disse Orihime.
«Sono enorme» sospirò lei. «Tre gemelli…tre! Com’è possibile?»
«Non avevi fatto i conti con super Grimmjow» si vantò il so compagno, ricevendo subito dopo un colpo sulla testa. Nnoitra tutto imbronciato guardò Ulquiorra. Neliel gli aveva impedito di uccidere Satoshi e lui non poteva dirsi soddisfatto.
«Ho quasi ucciso tuo figlio. L’ho trovato mentre…. No, non ci voglio pensare.»
«Temo dovrai fartene una ragione. Come sto facendo io. Beh, più o meno» ammise Ulquiorra. Mi chiedo piuttosto dove sia Kiyoko.»
 
Kiyoko si trovava in dolce compagnia di Kaien. In realtà i due, assieme a Masato e Yuichi, si erano allontanati per osservare gli alberi di ciliegio, ma poi avevano finito con il separarsi.
«Tu pensi che un giorno ti sposerai?» domandò Kiyoko guardando verso l’alto.
 «Mah, non lo so. Forse» borbottò Kaien. Guardò Kiyoko e trovò bellissimo il modo in cui la luce illuminava i suoi occhi, rendendoli ancora più verdi. Kiyoko allora lo guardò, rivolgendogli un dolce sorriso.
«Lo sai, Kaien? Fortunata chi ti sposa. Perché tu proteggi sempre le persone che ami. Anche io, per esempio, adesso mi seno protetta.»
Kaien arrossì. Prese la sua mano. E la guardò negli occhi. Per lui, avrebbe anche potuto sposarla subito. Forse era un pensiero sentimentale, ma era vero. Si sentiva innamorato e gli piaceva sentircisi.
«Kiyoko…»
Sentì delle risatine. Immediatamente Kaien saltò su un cespuglio, atterrando sia Masato che Yuichi.
«Cretini! Pensavo stesse facendo le vostre cose sconce da qualche parte.»
«Ahi!» si lamentò il fratello. «Ora non esagerate, non è che stiamo sempre a fare certe cose.»
Yuichi cacciò fuori la testa.
«Non che voi siate tanto meglio, comunque» borbottò. A Kaien venne un leggero tic all’occhio per il nervoso. Come osavano quei due metterlo in imbarazzo?
«Farete bene a correre, vi uccido tutti e due!»
 
«Vorrei tanto sapere perché siamo dovuti venire qui tutti insieme» sospirò Mayuri.
Non bastava il fatto che lui e Kisuke lavorassero insieme? O il fatto che i loro figli facessero oramai coppia fissa? No, ma certo che no!
«Oh, dai Mayuri. Non fare lo scorbutico, ti ricordo che fra qualche settimana partiremo. Non sei emozionato? Il nostro primo viaggio insieme.»
Il loro progetto sul dipartimento di ricerca e sviluppo si era allargato, coinvolgendo anche altri medici, perfino qualche scienziato. Ecco perché avrebbero partecipato ad un importante convegno. Il fatto che Senjumaru facesse parte di quel progetto non disturbava più tanto Mayuri, anche perché la sua ex aveva del tutto smesso di recargli disturbo. E, anzi, si era dimostrata una grande fonte per loro, a livello lavorativo.
«Non sono emozionato per niente. E staccati dal mio braccio. Nemu, non star lì a guardare, dammi una mano!»
Nemu però non poteva fare a meno di ridere, accanto a Yoruichi e Soi Fon.
«Ma siete così buffi»
«A volte mi sembrano due bambini» Yoruichi alzò gli occhi al cielo.
«A me piacciono. Si vede che si vogliono bene» commentò Soi Fon. Da qualche giorno il suo libro era stato pubblicano ed era ora con grande orgoglio oche la ragazza si definiva “una scrittrice impegnata, con una relazione impegnativa quanto soddisfacente”. In un modo o nell’altro, lei, Kisuke e Yoruichi stavano riuscendo a farla funzionare. Era strano, era come se fossero sempre stati destinati a stare insieme. Avevano solo dovuto fare un giro un po’ più lungo.
«… I nostri genitori alle volte mi mettono in imbarazzo» disse Yami sottovoce. Somigliava sempre più a Yoruichi ed era piuttosto fiero di ciò.
«Un pochino, ma li adoro anche per questo» disse Ai, sottobraccio al suo cavaliere Hikaru, tutto rosso in viso e ringalluzzito. Fu lo stesso ragazzo a fare un cenno con il capo.
«Guardate, c’è Natsumi con Hanataro.»
La ragazza, coloratissima come sempre con i suoi capelli azzurri e il vestito rosa shocking, si trascinò dietro il fidanzato e andò a spupazzarsi quei piccolini, che piccolini oramai non erano più.
«Però ragazze, siete uno schianto. E pure tu, Hikaru. Se avessi la tua età e fossi single ci proverei senza problemi!»
«E-eh?» balbettò Hanataro. «Oh, ma dai…»
Natsumi ad un tratto si guardò intorno.
«Ma piuttosto… che fine hanno fatto i due sposi?»
 
 
Questa era una cosa che si chiedevano un po’ tutti. Beh, quasi. A dire il vero, Yumichika era preso da ben altro. Tutto orgoglioso stava mostrando a Kenpachi a Retsu la foto di un bambino di un anno circa.
«Tra qualche giorno andremo a prenderlo. Si chiama Yuuki. Non è un nome estremamente grazioso? Anche lui è un tesorino adorabile. Non vedo l’ora di averlo con noi. Mi hai sentito, Ikkaku? Vedi di essere un buon esempio per nostro figlio!»
«Io sono un buon esempio» borbottò suo marito. «E sono pure il più simpatico.»
«Vorresti forse dire che sono antipatico? Ma come osi…»
Kenpachi alzò gli occhi al cielo. Lui non voleva nemmeno stare lì a sentirli litigare, ma non aveva scelta. Perché Byakuya e Renji non si sbrigavano? La cerimonia sarebbe iniziata di lì a poco!
Kenpachi trovò la sua salvezza in Rukia Kuchiki. In quanto sorella,era suo compito prendere Byakuya per un orecchio e incoraggiarlo.
«Lasciate fare, ci penso io.»
«Ecco, brava Rukia! Io non ho mai avuto crisi prima del mio matrimonio» mentì spudoratamente Yumichika e d’altronde lo sapevano tutti.
 
Byakuya però non era in crisi. E non era scappato. Aveva avuto solo bisogno di un po’ di tempo da solo con sé stesso per realizzare che sì, si stava davvero risposando. La prima volta una tragedia aveva portato via la sua felicità, ma adesso era fiducioso che le cose erano diverse, perché semplicemente lui era diverso. Questo non voleva dire che non avesse le classiche paure che tutti gli sposi hanno. Rukia lo trovò così, ad osservare il laghetto che si trovava nella tenuta scelta per la cerimonia Sorrise teneramente e si avvicinò a lui.
«Sai? Anche io ero nervosissima il giorno del mio matrimonio.»
«Rukia… lo so, me lo ricordo. Il fatto è che io non ero nervoso la prima volta. Ma adesso sì. Quasi non mi riconosco. Mi sembra ci sia voluta una vita per arrivare a questo punto» ammise Byakuya. Rukia sorrise.
«Lo sai che sono tanto fiera di te? Sei cambiato tanto in questi anni e finalmente hai tutto quello che meriti. Hisana sarebbe molto fiera dell’uomo che sei diventata.»
Byakuya, che non era uno dalla lacrima facile, dovette trattenere le lacrime.
«Mi sembra un po’ troppo tentare di farmi piangere prima che la cerimonia abbia inizio. Ti… ringrazio davvero. Anche io sono fiero di te, per la donna che sei diventata.»
Lui e sua sorella erano uguali. Avevano vissuto un dolore simile e si erano stati accanto nei momenti più bui. Ed ora eccoli lì. In piedi, più forti e più consapevoli. Rukia strinse la sua mano. Cosa sarebbe stato di loro, l’uno senza l’altro?
«Ti ringrazio. Sai, tutti pensano che te la sia data a gambe.»
«Ah, sì? Tieni conto che io non so che fine abbia fatto Renji…»
Ma nemmeno il suo futuro marito era scappato. Tutt’altro, aveva appena raggiunto Byakuya e Rukia tenendo per mano una bambina.
«Scusate! Ditemi che non mi sono perso il mio matrimonio. Ma stavamo giocando e abbiamo perso la cognizione del tempo.»
Byakuya sentì il cuore sciogliersi dinnanzi a Renji e alla loro figlia. La bambina che avevano adottato e che sarebbe stata la damigella al loro matrimonio.
«È stato super super divertente!» esclamò la bimba.  Byakuya sorrise e le accarezzò la testa.
«Ne sono contento, Mirai. Adesso però è davvero meglio andare, stiamo facendo tardi. Siete pronti?»
«Prontissimo, Byakuya.»
Mirai esultò, felice.
 
Rukia andò ben preso a sedersi accanto a Ichigo. Lì vicino, Karin teneva in mano una macchina fotografica, non vedeva l’ora di scattare più foto possibili ai due sposi. Davanti a loro, invece, Kukaku rimproverava il fratello Ganju perché aveva il papillon storto.
«Ehi, va tutto bene? Sei riuscita a trovare tuo fratello?» domandò Ichigo a sua moglie. Rukia era bellissima, più del solito s’intendeva.
«Oh, sì. Abbiamo solo fatto quattro chiacchiere» si sedette. Emozionatissima afferrò la sua mano. Mirai era appena entrata e tutta contenta e allegra stava attraversando la navata. Era una damigella davvero adorabile.
Ed erano tutti lì per festeggiare quel momento importante.
«Capisco. Sai, Rukia? Mi sento fortunato ad averti come moglie. E un po’ li invidio, a Byakuya e Renji. Perché ti risposerei di nuovo.»
Rukia lo guardò con gli occhi spalancati di meraviglia e lucida. Era lei a sentirsi immensamente fortunata, per aver trovato la felicità topo un’immensa sofferenza.
«Allora facciamolo. Rinnoviamo i nostri voti» gli sussurrò. Ma un altro giorno. Quello era il giorno di Byakuya e Renji. E Rukia poté giurare, mentre li guardava in piedi all’altare, di non aver mai visto due sposi così felici. Oltre a lei e a Ichigo, ovviamente.
 
 
Fine
   
 
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