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Autore: Alexander33    03/04/2023    2 recensioni
Una trappola intessuta dalla regina più spietata che mai, decisa ad usare un’arma insolita per battere il suo acerrimo nemico. L’odio si mescolerà all’amore con la complicità di un personaggio inedito.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Raflesia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Buonasera principessa…» 

La stava aspettando appoggiato al muro vicino all’entrata dell’albergo, con la gamba destra piegata e il piede appoggiato contro muro, fumando una sigaretta.

Il giacchetto di pelle nera era aperto fino allo stomaco, il foulard bianco di seta sfuggiva per un lembo e si muoveva piano all’aria calda della sera.

Alcyone notó che non indossava i soliti pantaloni di pelle, ma un paio di calzoni aderenti in tessuto stile militare, con varie tasche e fibbie. I cinturoni con le armi, onnipresenti.

Alcyone si avvicinó con gli occhi brillanti di gioia e le farfalle nello stomaco: quando c’era di mezzo Harlock erano una costante.


La medesima stanza della volta precedente.

«volevi fare la doccia con me l’ultima volta…» disse Harlock chiudendo la porta.

 

Si sciolse il foulard attorno al collo e aprì il giacchetto di pelle gettandolo sul letto. Alcyone seguiva ogni suo gesto con attenzione, conscia che quella sarebbe stata l’ultima occasione per farlo.

 

«allora? La facciamo questa doccia?» Era rimasto a torso nudo e l’osservava, in attesa.

 

Alcyone inizió a spogliarsi senza aspettare, rivelando biancheria intima raffinata dalle eleganti trasparenze sexy. Dopo pochissimo erano abbracciati sotto il getto d’acqua calda.

Occhi negli occhi, Harlock le spostó le ciocche di capelli che l’acqua le aveva appiccicato su viso, lentamente, quasi accarezzandola, Alcyone si alzó sulle punte dei piedi per baciarlo, come aveva sognato spesso nelle ore precedenti, con le braccia strette attorno al suo collo, cercando di dominare quel fuoco che le ardeva dentro, spingendola a fare cose innominabili e molto poco eleganti, come portare le labbra a baciare la sua virilità.

 

«Cosa vuoi fare con quello sguardo da monella?»

 

Alcyone afferró una morbida spugna, l’inzuppó di sapone e pigramente se la passó sul collo per poi scendere sul seno. Afferró la mano di Harlock per posarla poi sulla spugna

 

«Aiutami a lavarmi… toccami tutta…»

 

Lui la fece girare, l’attiró a se e gettó la spugna a terra. Le afferró i seni, notando nuovamente come si adattassero alle sue mani, riempiendole perfettamente, e li strinse, mentre le mordicchiava piano il collo.

Alcyone rovesció il capo all’indietro, impaziente gli afferró una mano e se la portó tra le cosce.

 

«…sei affamata…» e mentre affondava le dita tra i ricci biondi del pube, Alcyone mormoró ansimando «…tanto…».

 

Era quasi sul punto di cedere al piacere quando Harlock la fece girare bruscamente, portó una gamba di lei al suo fianco e la prese senza troppe cerimonie.

L’irruenza provocó in Alcyone un’eccitazione mai conosciuta prima, si morse il labbro inferiore per non gridare il suo nome e si aggrappó con tutte le sue forze alle spalle di Harlock per sorreggersi, mentre il ritmo si era fatto frenetico.

 

Si ritrovarono a guardarsi negli occhi, ansimanti, mentre le gocce d’acqua scorrevano sui visi ancora provati dalla passione. Alcyone aveva lasciato segni ben visibili sulle spalle di Harlock e mormorò sottovoce

«ti amo…»

 

Lui l’osservó, le due parole pronunciate da Alcyone, appena comprensibili, tra i sospiri e il crepitare dell’acqua.

Allora lei, con un fremito, sempre più consapevole che il tempo a sua disposizione scorreva fin troppo in fretta, nuovamente si avventó sulla sua bocca mentre con le mani, fatte più sicure dopo gli insegnamenti del pirata, percorreva ogni centimetro del suo corpo, cercando d’imprimersi nella memoria quanti più particolari possibili.

 

«sei proprio insaziabile, principessina…»

A queste parole, Alcyone si giró, appoggió le mani alla parete piastrellata, mentre l’acqua calda incessante cadeva scrosciando suoi suoi capelli e la sua schiena, si piegó offrendo i fianchi ad Harlock, premendosi contro il suo inguine, in un invito che non poteva essere frainteso.

Non la fece attendere.

 

Più tardi si lasciarono cadere sul materasso, ancora zuppi d’acqua. Ben presto lenzuola e cuscini recarono impresse le sagome dei loro corpi. Alcyone era piacevolmente esausta e appagata come non lo era stata mai, ma coi piedi ben piantati a terra, consapevole del momento presente. Indubbiamente era stata l’esperienza più piacevole della sua vita fino a quel momento.


«sei venuto a salutarmi, vero?» chiese Alcyone con un filo di voce, mentre cercava di intrecciare le dita con quelle di Harlock.

 

Annuì

«domattina salpiamo. Non posso più rimandare, devo tornare sulla terra. Ho un impegno che non posso e non voglio posticipare…»

 

«una donna?» chiese incuriosita.

 

«sì…»

 

Spalancó la bocca sorpresa. «Ah! E me lo dici così?»

 

«come dovrei dirtelo? Non abbiamo nessun impegno noi due. Sono state due piacevoli occasioni per stare bene, ma finisce qui, lo sai…»

 

«certo che lo so! Cosa ti credi! Peró non è gentile!» incroció le braccia, arrabbiata.

 

«Ecco la mia ragazza…» Harlock aveva tirato fuori una foto dalla tasca della giacca di pelle e la stava porgendo ad Alcyone, che gliela prese di malo modo dalla mano e l’osservó, risentita.

 

«ma questa è un bambina!» esclamò stupita, arricciando il naso.

 

«è la mia figlioccia, non la vedo da troppo tempo.»

 

Giusto! Raflesia le aveva parlato anche della bambina, ma lei se ne era dimenticata: la figlia del suo grande amico, quello morto.

 

“Il mio bambino non lo avrà il tuo amore…” pensó intristita, e quasi le venne da piangere. “Povero piccolo… se riuscirai a nascere non ti aspetta una vita facile.” Semplice risultato di un esperimento, queste parole le riecheggiavano nella testa, pronunciate dalla voce dura di Raflesia.

 

«qualcosa non va?»

 

«no, niente. Pensavo che è fortunata ad avere te.» Impulsivamente senza pensare, aggiunse «un po’ la invidio…»

 

«Hei! Non voglio sentire queste storie: mi sembrava chiaro che qualunque cosa succeda finisca tutto quando ci separeremo. Non farmi menate sentimentali, non servono a nessuno. Piuttosto… quel che hai detto sotto la doccia… era dettato solo dalla passione del momento, vero?»

 

Alcyone ci rimase male e lui se ne accorse. Le prese la mano e la fissó negli occhi

«Se ti puó consolare, è la prima volta che faccio l’amore con una donna appena conosciuta e per la quale non ho sentimenti importanti…»

 

«dovrei sentirmi lusingata?» lo disse poco convinta.

 

«direi proprio di sì!»

 

“Presuntuoso!” Pensó Alcyone, e gli fece una boccaccia dietro le spalle, quando si voltó per riporre la foto.






 

Mi chiamano folle

Perché ho imparato a mangiare la vita

Mi nutro dell’amore che basta a se stesso

Aprendo gli occhi su un’altra dimensione

universo sconosciuto 

Fatto non solo di me

Significato differente

Ci sei tu ora

Per un po’ 

Per gioco





 

Harlock dormiva accanto a lei, che proprio non aveva nessuna voglia di prendere sonno, sommersa da una valanga di pensieri.

 

Quanto ci divide? Le mie menzogne ti hanno scavato un fosso tutt’intorno, un fosso talmente profondo da risultare invalicabile.

Vorrei dirti tutto, confessare le mie miserie, ma ho paura!

Paura della tua ira, perché non capiresti. Come potresti credere che il tuo nemico abbia rivolto contro se stesso l’arma della tua distruzione? Nulla sarà più come prima per me.

Che stupida! Mi ero illusa di poter cancellare tutto, una volta compiuto il mio sporco dovere, ma ora mi rendo conto che è impossibile! Mi sono bastate poche ore in tua compagnia per perdere completamente la testa, per perdermi come non credevo fosse possibile.

Fingo di essere la tua donna, per questi brevi istanti. Fingo tu possa provare per me gli stessi sentimenti che sento per te…

Di Raflesia non m’importa nulla, io vivo solo per far nascere tuo figlio e prendermene cura, il resto non conta più. Mi accorgo che tutto ciò che ha avuto importanza fino a ieri, oggi mi sembra vuoto e inutile: il lusso, un matrimonio regale, gli abiti, le cerimonie danzanti alle corti dei regnanti della galassia… tutto vuoto, sterile, grigio.

 

Raflesia: ora ho capito che mostro si agita dentro di te. Mi ci è voluto conoscere un fuorilegge, un pirata dall’animo nobile per aprirmi gli occhi.

 

Le voci che aveva sentito, archiviandole come pettegolezzi di dissidenti, erano invece realtà, ora lo vedeva chiaramente: Raflesia era posseduta da una qualche entità sanguinaria, forse un demone. Rabbrividì.

   
 
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