Se ti stai chiedendo perché stai leggendo il capitolo 6 invece del 25 è perché ho inavvertitamente cancellato la storia e la sto ripostando. Se vuoi saperne di più vai a leggere la intro al capitolo 1
L’Isola
dei Dannati
A.o.T. Mission Impossible
6
Mr. & Mrs.
Smith!
Levi era appena rientrato con Erwin dall’incontro con Zeke al Pub.
Gli accordi erano che entro qualche giorno si sarebbe fatto sentire e li
avrebbe accompagnati a Marley.
Dopo aver strisciato la chiave della sua camera nella feritoia era entrato.
Si era subito fermato sulla soglia ad osservare Hanji che indossava i suoi
boxer.
Era mollemente adagiata su letto, appoggiata alla testiera di giunco, con un
cuscino sotto la testa. Ci sarebbe aspettati da lei una posa scomposta, ma
Hanji non era così. Era una donna molto aggraziata, molto di più di certe
fatalone tutte tette e culo, tipo quella tizia del pub.
Dovette ammettere che quelle mutande le stavano pure meglio che a lui. Stava
leggendo. Ancora quel libro su Fibonacci, una vera fissazione pensò.
Era così assorta, che neanche si era accorta che fosse entrato.
Aveva in capelli sciolti e sopra i boxer portava una canottierina fine. La
trovò incredibilmente sexy. Adorava la naturalezza con cui si appropriava delle
sue mutande e le rendeva un abbigliamento quasi erotico, ma senza neanche
pensarci, o rendersene conto. Era quello che più gli piaceva di lei: la sua
spontaneità, quel suo essere femminile e sensuale, senza sbatterlo in faccia.
Hanji in quei termini si svelava solo nella loro intimità, e solo a chi aveva
l’intelligenza di andare oltre il suo modo di apparire. Non che si vestisse in
un certo modo perché aborrisse le gonne, o gli abiti. Semplicemente era pratica
e per il lavoro che facevano, la praticità era tutto.
«Allora il prossimo Natale ti regalerò una fornitura completa di boxer» esordì
per palesarle la sua presenza. Era così presa dalla lettura che non si era
neppure resa conto che fosse presente nella loro camera.
Già… la loro camera.
Erano gli unici due che erano stati messi in camera insieme, a parte Armin e
Connie.
«Come è andato l’incontro al pub?» gli chiese lei poggiando il libro sul
comodino, per poi aggiungere «Guarda che io adoro i tuoi di boxer, però se me
li compri, perdo il gusto di fregarteli».
«Il contatto non mi piace per niente» le rispose severo.
«Perché» gli chiese curiosa.
«Ha la faccia a culo! E mente male».
«Ma smettila e sii serio!» ridacchiò Hanji.
«Sono serissimo, ad ogni modo tra qualche giorno ci accompagnerà dove dovrebbe
essere l’uomo di Erwin. Se tenta di fare il furbo ci penserà la mia pistola, o
meglio ancora il mio coltello, a levargli quel sorrisino da ebete che si
ritrova».
Poi le spiegò a sommi capi di cosa avessero parlato durante quel breve
incontro. Lei non si sorprese più di tanto, immaginava che qualche rogna, prima
o poi sarebbe saltata fuori. Certo questa ricognizione a Marley non si
profilava come una passeggiata, ma sapeva che Erwin non era uno sprovveduto.
Decise però di non replicare, né approfondire, quando Levi era in quel mood era
meglio lasciarlo sfogare. Era consapevole che non fosse uno stupido e che
sicuramente i suoi dubbi avevano un qualche fondamento, ma a volte con le
antipatie a pelle esagerava. Era comunque chiaro che qualcosa dovesse aver
notato per parlare così, era un acuto osservatore, anche se a volte era troppo
prevenuto nei suoi giudizi. Stava sempre troppo in guardia, sebbene per il loro
mestiere non era certo un difetto.
«Comunque a parte questo, ti sei resa conto che lui sa, vero?» le disse
interrompendo il corso dei suoi pensieri.
«Dici?» gli chiese per niente preoccupata.
«Secondo te questa manfrina ad oltranza di Mr. e Mrs. Smith è
pura casualità? Il frutto innocente di uno sbaglio? No. Te lo dico io: lui sa».
«Immaginerà che ce la intendiamo» buttò lì la donna.
«Ci potrebbe costare il posto».
Hanji lo fissò seria: «In realtà non è proibito, ma solo mal visto e
francamente non me ne importa una cippa!» le scappò detto,
più sincera di quanto avrebbe voluto essere.
Lui nel frattempo si era spogliato ed era rimasto in mutande.
«Ti sembrerà una follia» cominciò a dirle «ma se la per caso CIA mi buttasse
fuori, non ne farei un dramma. Potrei sempre tornare al Mossad» commentò
pensoso. Ultimamente le loro missioni erano state davvero toste e tutti e due
ne portavano ancora il peso sulle spalle.
«A volte mi piacerebbe che mollassimo tutto. Che ce ne andassimo solo io e te
da qualche parte, lontano, e ci godessimo la vita come due persone normali,
liberi da questa follia» sospirò Hanji.
«Sì, io e te in una baita in montagna. Tu cucineresti per me, e io andrei a
spaccare la legna, fanculo Zoe! Resisteremmo al massino un mese toh!» bofonchiò
divertito.
Il fatto di condividere la camera con lei lo metteva di buon umore.
Hanji si sistemò gli occhiali sul naso «Hai ragione, ho detto una cazzata»
ammise. «Ma se davvero lui sa, potrebbe usare questo contro di noi. Potrebbe…»
aggiunse.
«Per quanto stronzo possa essere Erwin non lo farebbe mai Hanji!».
«Ma potrebbe farlo se gli convenisse».
«Allora ci parlerò e metterò le cose in chiaro».
«Sì, ma non sbottonarti troppo, magari non sa proprio tutto» e lo guardò con
aria tra il divertito e il colpevole.
«Non mi ci far ripensare» disse Levi poggiandosi una mano su gli occhi nel
maldestro tentativo di nasconderle sguardo.
«Guarda che la colpa è tua!» lo canzonò Hanji.
«Non sono io che sono voluto andare a vedere Il Cirque du Soleil a Las Vegas,
appena di rientro da quella missione. Semmai avrei preferito l’incontro di
pugilato Canelo Alvarez vs Dimitry Bivol».
«Ma ero ubriaca fradicia, mi avresti anche potuta portare alla sagra
dei marshmallow che sarebbe stato lo stesso» controbatté fintamente
piccata.
Il fattaccio accadde quella volta che erano di ritorno da una missione che li
aveva coinvolti in un modo molto duro. Avevano dovuto condurre un
interrogatorio. Un interrogatorio che non era stato ufficialmente
autorizzato. Era una cosa che l’agenzia doveva far finta di non sapere.
L’ordine, però, era farlo parlare ad ogni costo e con ogni mezzo.
Benché fossero preparati e addestrati, non era stato facile picchiarlo a
sangue, strappargli le unghie e torturarlo. C’erano voluti un paio di giorni
per farlo cantare ed era stata un’esperienza davvero dura. Hanji soprattutto ne
era uscita con le ossa rotte. La cosa che l’aveva sconvolta era che non aveva
provato niente. Aveva fatto il suo lavoro con una sconvolgente meticolosità. Si
era come scissa da se stessa. Non pensava che avrebbe potuto diventare così
efferata. Questa cosa, a mente fredda, l’aveva davvero devastata. Levi aveva
condiviso la sua pena, ma aveva reagito in modo diverso. Avendo avuto una
giovinezza molto turbolenta, era più avvezzo di lei ad un certo tipo di
violenza. Nonostante questo non era un uomo sadico, né uno che faceva il suo
lavoro con compiacimento. Torturare quel prigioniero non era stata una
passeggiata neppure per lui. Andava fatto e lui aveva portato a termine la
missione, ma lei era provata e Levi detestava vedere Hanji star male, così una
volta congedati, prima di rientrare a casa, le aveva proposto di fermarsi da
qualche parte. Lei aveva espressamente chiesto di andare a Las Vegas a far
baldoria.
Solo che la cosa era loro leggermente sfuggita di mano…
«Io ero più ubriaco di te, altrimenti col cazzo che mi trascinavi alla cappella
di Elvis perché volevi assistere ad un matrimonio!».
«Dopo tutto quel dolore, volevo vedere una cosa bella!» protestò lei.
«Sì certo, vedere una cosa bella: ma non farla! Cazzo! Un matrimonio a Las
Vegas! Non ci posso ancora credere» disse Levi scuotendo la testa, ma
sotto sotto era divertito. Aveva un mezzo sorrisetto che gli increspava le
labbra.
«Levi lo sai vero che non è valido fuori dallo stato del Nevada e noi abitiamo
a Londra».
Lui la guardò serio «Non mi fa incazzare il fatto che ci siamo sposati, ma che
abbia officiato la cerimonia uno travestito da Grinch(1)» disse fintamente
indignato.
Nulla di tutto ciò era previsto quando erano andati a quella cappella veramente
solo per assistere ad un matrimonio, ma poi la cosa era misteriosamente
sfuggita loro di mano e avevano finito per ritrovarsi a farlo per davvero.
«Ti ricordo, se la mente e l’alcool non mi ingannano, che sei stato tu a
pretendere l’officiante travestito da Grinch!».
Si guardarono un attimo trattenendosi a stento dal ridere.
«Levi non posso credere che l’abbiamo fatto davvero».
«Oh sì, credici e ti sei anche voluta vestire di bianco. Hai scelto l’abito più
tradizionale che offriva il pacchetto all inclusive(2)».
Questa volta fu Hanji a coprirsi il viso con le mani.
«Eri bellissima» le disse lui serio.
«Ma smetti!» protestò lei.
«Lo penso davvero. Senti non mi importa. Io non lo voglio annullare».
«Sul serio?» gli domandò lei aprendo un po’ una mano, sbirciandolo di
sottecchi.
«Perché ti fa così schifo essere mia moglie?» protestò appena indignato.
«No, sciocco! Ti amo lo sai vero?» lei glielo diceva sempre di continuo.
All’inizio per Levi era stato un problema, quelle due parole gli facevano
proprio venire l’orticaria e brontolava sempre qualcosa tra i denti. Ora si era
addolcito e anche abituato. Gli piaceva sentirselo dire. Era una cosa
avvolgente, come un abbraccio.
Hanji era l’unica donna che avesse conosciuto che lo facesse sentire veramente
bene. Con lei era se stesso, ma non solo il se stesso sarcastico e pungente che
aveva sempre la battuta pronta. Con lei si lasciava andare a mostrare anche il
lato più morbido e scherzoso. Era l’unica che lo rilassava, che lo faceva
sentire al sicuro, libero.
«Idem!(3)» le rispose e si buttò sul letto vicino a lei. Allungò il viso e
le catturò le labbra con le proprie, regalandole un bacio tenero.
Ai suoi ti amo, più di idem non
aveva mai risposto. Sebbene l’amasse davvero era pur sempre abbastanza
refrattario a certe cose. Preferiva dimostralo a fatti, più che sperticarsi in
parole sdolcinate e promesse varie.
Hanji gli passò una mano dietro la schiena e gli carezzo i muscoli dorsali, per
poi graffiarlo delicatamente con le unghie, rispondendo a quel bacio con
slancio.
Poi si staccarono bruscamente.
«I patti sono patti. Niente sesso in missione» disse lui serio.
Non erano stati molto insieme gli ultimi mesi. Avevano portato a termine varie
operazioni, ma sempre separati.
Si erano ritrovati da poco, quella famosa notte in cui lui era stato reclutato
proprio per questa missione.
«Vero! Concentrazione innanzi tutto» protestò sommessamente Hanji.
«Riguardo il matrimonio… » cominciò lui guardingo.
«Lo annulleremo appena possibile, tranquillo».
«Fammi finire!» sbottò lui contrariato.
«Non dirmi che invece vuoi renderlo legale in Inghilterra?» lo guardò lei
stupita.
«No» le disse secco «Ma…» aggiunse e continuò a scrutarla, anche lui voleva
capire che cosa ne pensasse. Hanji era una donna molto libera, non era certo
che quello che stava per dirle, le facesse piacere.
«Ma?» gli chiese lei sulle spine.
«Sappi che quando meno te lo aspetterai farò una cosa stucchevole, molto
stupida e assolutamente anacronistica. Una cosa che non è proprio da me, ma che
per qualche motivo idiota voglio fare» concluse molto serio, compito e anche un
pochino sulle spine.
«Cioè?» gli chiese lei lievemente turbata, ma anche eccitata e curiosa.
«Ti farò fare una delle figure di merda più epiche della tua e della mia vita.
Come un perfetto imbecille mi inginocchierò e ti chiederò di sposarmi. E tu mi
risponderai: sì, sennò ti ammazzo. Lo giuro!».
Lei inaspettatamente si commosse.
«Oddio Levi questa è la più bella dichiarazione d’amore che potessi farmi,
visto quanto sei refrattario a certe cose. E io che pensavo che fossi
infastidito per questo matrimonio capitato a caso».
«Perché dovrei? Tu sei l’unica persona che voglio accanto a me, anche quando ci
non voglio nessuno! Con te ho capito che l’amore è impazzire con qualcuno non
per qualcuno, quindi siamo la perfezione. Ora credo che possa bastare. Mi
sembra di aver mangiato un barattolo di miele, cazzo!».
Perché fossero finiti a fare quel genere di discorsi era un mistero.
Non li facevano mai, ma questa faccenda del Mr. e Mrs. Smith li aveva come
sbloccati in certo senso. Forse lo zampino di Erwin era di natura diversa da
quello che credevano loro. Chissà!
«E se la CIA ci caccia fuori, anche io verrò nel Mossad!» dichiarò giuliva
Hanji.
«Saremo alle solite. Magari dovresti farti riprendere dall’ MI6».
Solo che lei sembrava non ascoltarlo più e adesso lo guardava in un certo modo…
«Hanji avevamo detto…»
«Sì, niente sesso in missione, ma le regole sono fatte per essere
infrante. Marito!» e calcò il tono sull’ultima parola.
A lui scappò un altro mezzo sorriso, non c’era niente da fare lei sapeva
proprio come prenderlo.
Le si avvicinò, la prese per la vita e la fece scivolare sul materasso
facendola sdraiare.
«E allora infrangiamole queste cazzo di regole: moglie!»
I boxer di entrambi, seguiti dal resto, svolazzarono per aria,
sparpagliandosi per la stanza.
Si accese e divampò così, un’altra delle loro proverbiali notti molto
movimentate!
I monologhi dell’autrice
Ci
rivediamo questa sera!
PS adoro anche questo di capitolo!
Nota 1) - Sembrerebbe una mia simpatica invenzione e
invece no, proprio nella famosissima cappella di Elvis (a dire il vero ne ho
cercate altre, per essere meno banale, ma pare che l’unica che abbia una certa
rilevanza sia solo questa) si può avere anche l’officiante vestito da Grinch,
quindi secondo voi potevo non mettercelo?😆
2) - Diverse cappelle matrimoniali a Las Vegas offrono davvero dei pacchetti in
cui è possibile scegliere anche un abito da indossare per gli sposi ed
eventuali damigelle e addirittura il mazzo di fiori!
3) - “Ti amo” risposta: “Idem” è chiaramente
una citazione dal film Ghost.
Hanji e Levi sono solo la prima OTP che troverete in questa
fanfinc perché ce ne sono altre che scoprirete leggendo.