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Autore: Feathers    05/04/2023    2 recensioni
Passeggiando nel bosco accanto al paesino di Viedlenhid, alla ricerca delle memorie che la sua mente ha deciso di nasconderle, la nobile Chrissy Cunningham si imbatte in Eddie Munson, un giovane dalla personalità frizzante che le farà conoscere un mondo di cui lei ignorava l'esistenza. Un mondo fatto di magia e di musica, di libertà e di meraviglie, ma anche della sofferenza di chi è costretto a nascondersi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Chrissy Cunningham, Eddie Munson
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Eddie aprì la porticina della stalla di Ozzy, e lo accarezzò. "Buongiorno, bello." Annusò l'aria e fece una smorfia. "Bleah. Puzzi un po', eh. Adesso ti diamo una bella ripulita."
Il cavallo emise un nitrito basso, in segno di saluto.
"Dammi solo qualche minuto." Il giovane si sedette su una seggiola malridotta accanto alla stalla, e alzò le maniche della camicia fino ai gomiti. Slacciò gli stivali per riallacciarli meglio. "Jeff. Passami il secchio con l'acqua, per favore. Quello... grigio."
"Arrivo." Il suo amico prese il secchio con un grugnito di fatica, e lo trasportò accanto a lui. "Questo pomeriggio ci sei per le prove?"
Eddie smise di trafficare coi lunghi lacci per un momento, chiedendosi a quali prove stesse alludendo. Poi, gli venne in mente che il giorno della festa di paese si stava avvicinando e avrebbe dovuto suonare con la banda. "Ah. Né oggi né giovedì. Alle sedici devo andare a fare lezione di piano. Ci sarò domani, però."
"Ah! Byers ha spostato il giorno?"
"No no, non è Will. È nuova."
"Oh, fantastico, amico. Chi è?"
"Probabilmente non mi crederesti."
"Tu spara."
Eddie rivolse lo sguardo verso di lui, e inspirò. Passò a riallacciare l'altra scarpa. "...è la figlia dei Cunningham."
Jeff spalancò la bocca. "...cosa?! Fatti pagare il doppio, eh!" disse in un soffio, ma poi si ammutolì. "Oh, ma piantala di prendermi per il culo! Chi è davvero?!" esclamò.
"Ti dico che è lei. Christine Cunningham. Bionda, occhi chiari. Alta più o meno così..." Si alzò in piedi e fece un gesto dimostrativo con la mano. Si mise a cercare un rastrello.
Jeff assunse un'espressione meravigliata. "Merda! Ma... perché hanno cercato te? Insomma, gente del genere può permettersi insegnanti più pregiati rispetto a noi poveracci!"
Eddie scosse il capo. "Che ne so io? Credo che la ragazza volesse solo ringraziarmi per averla aiutata. Si era persa nel bosco, e io l'ho riaccompagnata a casa. Ha voluto ringraziarmi offrendomi un lavoro. Tutto qui."
Il suo amico rimase in silenzio a osservarlo mentre puliva la stalla. Poi sollevò le sopracciglia, e sghignazzò. "Seh. Certo. Ringraziarti."
"Che vorresti dire?" Eddie spostò la testa e sorrise in direzione del cavallo. Ozzy lo stava infastidendo annusandogli i capelli.
"Beh, che sono dell'idea che la ragazzetta si è invaghita di te."
Eddie scoppiò in una risata fragorosa e lasciò cadere il rastrello. "...ma non dire stronzate! È una nobile. Sarà già promessa a qualche damerino da quando aveva dodici anni, minimo."
"E secondo te gliene importa, sul serio...? So che la cosa desta scarso interesse in te - tanto a stento te ne avvedi - ma le ragazze ti trovano affascinante nel tuo stile da corvo depresso e nei tuoi modi di fare."
Edward sollevò un dito verso di lui. "Da corvo depresso. Questo sì che è un complimento coi fiocchi. Grazie, Jeff." Si legò i capelli in una coda, e tolse il rastrello da terra. "Ozzy, da oggi io sono il corvo depresso, intesi?"
Il cavallo soffiò.
"L'importante è che tu non sia un gufo." Jeff gli tolse il rastrello di mano. "Faccio io. Hai pulito tutto tu per tre giorni di fila. E scherzi a parte, Eddie... sarebbe un enorme colpo di fortuna se tu riuscissi a sistemarti con lei. Hai la vaga idea di cosa significherebbe?!"
Eddie roteò gli occhi al cielo. "Non accadrà. Sai che non bazzico da quella parte, io."
"Lo so bene, ma mica devi per forza rimanerle fedele! Le basi, mio caro. La fedeltà non c'è quasi in nessun matrimonio. I soldi in matrimoni come questi ci sono di sicuro, invece."
"Ma poverina..."
"Sei tu quello «poverino», non lei." ironizzò l'altro ragazzo, e si appoggiò alla parete. "I ricchi ci vessano e se ne approfittano di noi da sempre. Approfittane tu di loro, per una santa volta. Se a me avessero fatto quello che hanno fatto a te cercherei solo vendette cruente, altro che matrimoni."
L'altro sospirò. "Non deve pagare una giovane innocente per le porcherie che mi ha fatto un bastardo." borbottò, e si sedette di nuovo. Fissò la pelle ustionata del braccio, e lo ricoprì di nuovo, fino al polso, quasi con rabbia.
Jeff diede una pacca affettuosa sulla spalla dell'amico. Si mise a pulire la stalla, e per diversi minuti calò un silenzio disturbato solamente dai versi rilassanti dei cavalli e dalle risate dei bambini che giocavano a rincorrersi nella campagna, fuori.
"So che sei fin troppo buono. Ma se seguissi il mio consiglio, non saresti mai più un miserabile, potresti avere trecento strumenti musicali. Non dovresti vivere nascosto, finalmente, perché saresti al sicuro, saresti... protetto. Riuscissi un giorno a smuoverli io, gli ormoni di una sciocca ragazzetta piena di soldi, mi ci butterei a capofitto."
Eddie lo guardò con aria da presa in giro. "Non si è invaghita di me. Per piacere. All'inizio era anche spaventata."
"All'inizio, appunto. Pensaci bene, avrebbe potuto ricompensarti con due quattrini e uscirsene, e invece ha fatto in modo di avere una buona scusa per vederti regolarmente. Scaltra."
Edward corrugò la fronte, sovrappensiero, e gli tornò in mente il momento in cui Christine gli aveva subito detto di volere lezioni da lui, senza nemmeno chiedergli che strumenti suonasse. Sbuffò. "Ma no, dai."
"Come vuoi Ed. Ma se cambi idea, io ti consiglierei di fare amicizia con lei, e poi conquistarla, piano piano." aggiunse Jeff. "Le donne sono creature che amano la lentezza, la gradualità. Te lo dico visto che non hai molta esperienza in materia."
Eddie afferrò un'abbondante manciata di fieno e glielo lanciò addosso.
L'amico rispose allo scherzo con il doppio del fieno e sghignazzò. "Beh, io devo tornare al mulino. Mi raccomando più tardi, con la bambolina..." Fece un gesto volgare, prima di uscire dalla stalla.
Edward lo salutò con il dito medio. Tornò da Ozzy. "Dicevo... puzzi. Anzi, puzziamo entrambi. Do una lavata a te, e poi mi faccio un bagno io, hm?"

---

"Dannazione. Come faccio a essere perennemente in ritardo?!" borbottò Eddie, e quasi inciampò sui suoi stessi piedi mentre tentava di marciare più in fretta che potesse. Quando avvistò l'enorme magione bianca, tirò un sospiro di sollievo. "Almeno mi ricordavo dove fosse." Si avvicinò, e venne accolto da due guardie che aprirono il cancello.
Percorse il sentiero del giardino, lanciando brevi sguardi curiosi qui e là. Raramente aveva visto tanto lusso così da vicino. C'erano roselline bianche e galli alti, alberelli, una piccola fontana con una statua a forma di fata, decorazioni di vetro dalle forme bizzarre, vasi ornamentali, aiuole di minuscoli fiorellini, altre statuette sparse in un ordine impeccabile. Ogni posizione era stata studiata con cura, tanto che l'insieme pareva quasi uno splendido dipinto. Eddie controllò dietro di sé, preoccupato di sporcare quella perfezione con la terra rimasta sotto agli stivali, ma per fortuna non aveva lasciato orme. Tirò giù la giacca nera, in modo che non si notasse la macchia nell'orlo. La porta di casa si aprì, e il giovane si ritrovò davanti una signora bionda e dall'atteggiamento ostile, che lo squadrò dall'alto in basso con aria vagamente disgustata. "Oh... salve? Signor... Munson, giusto? Siete voi l'insegnante di musica?"
"Salve, mia signora, sì. Sono io." Il ragazzo fece un mezzo inchino. "Perdonatemi per il ritardo, ho avuto un contrattempo. Non ricapiterà."
La donna scoccò un sorrisino falso, e si tormentò le mani. "Vi offrirei un tè, ma temo che non ci sia più molto tempo. Christine vi attende da un pezzo."
Eddie annuì e si addentrò in quel maestoso regno bianco che profumava di mughetto e lavanda. Il lampadario pieno di cristalli che pendevano attirò la sua attenzione.
"Seguimi. Seguitemi." si corresse la nobile, con un gesto poco cortese delle dita verso la grande scala.
Edward sfiorò l'elegante ringhiera, e salì dietro di lei. Stava per giungere in cima alle scale, quando vide Christine sbucare da una porta del piano di sopra, e sollevò le sopracciglia. Constatò che stavolta indossava un abitino bianco col corsetto, e un fiocco le fissava i capelli in un grazioso semi raccolto.
La ragazza lo notò, e cambiò del tutto espressione. "Oh... salve, Edward. Eddie. Come state?"
Lui le sorrise, dimenticandosi di inchinarsi. "Salve, a meraviglia. E voi?"
"Benissimo. A-avete... dimenticato il mantello. Cioè, io ho dimenticato di ridarvelo..." farfugliò lei. "Mi dispiace."
Eddie reclinò il capo da un lato. "Oh, non fatevene una colpa. Sapeste quante cose dimentico in giro. Devo ringraziare il cielo che ho la testa attaccata al corpo, altrimenti dimenticherei anche quella."
Chrissy rise, ma smise e si coprì la bocca subito dopo l'occhiataccia di sua madre.
La signora sbuffò. "Mia figlia, la signorina Christine..." disse calcaldo sulla parola «signorina» "...ha insistito tanto per prendere lezioni di musica da voi. Da voi e da nessun altro."
Eddie apparve incredulo e si voltò verso la giovane, la quale distolse lo sguardo e arrossì fino al petto. "Madre! Io... non ho-"
Il ragazzo accorse in suo aiuto, nel tentativo di smorzare il suo imbarazzo. "Beh, devo averle fatto una buona impressione, allora." disse con semplicità alla donna.
"Speriamo sia stata un'impressione giusta." malignò la signora Cunningham.
"Oh, non vi deluderò! Christine... uh... la... signorina Christine riprenderà a suonare in un batter d'occhio, vedrete."
"Sì, già, staremo a vedere."
Chrissy si portò una mano sulla fronte, irritata. "Madre, puoi per cortesia lasciarci da soli? Desidero iniziare."
"Sì, infatti, avete già perso tempo a sufficienza. Torno a leggere il mio libro." La signora Cunningham scese giù per le scale di gran carriera, sollevando appena la lunga gonna.
Christine sospirò, mortificata. "Vi... chiedo scusa da parte sua. È tremenda. Venite qui, v-vi restituisco il mantello." La ragazza rientrò nella propria stanza. Eddie esitò e la seguì. Rimase davanti alla porta aperta, improvvisamente un po' teso. Non aveva idea di come comportarsi in un contesto del genere; frequentava quasi solo gente povera, in luoghi umili. La ragazza prese la stoffa scura, che era stata piegata e poggiata su un divanetto.
Eddie non poté fare a meno di notare che la stanza di Christine era ancora più luminosa rispetto al resto della casa. Un'intera parete di finestre dai vetri di un rosa tenue investiva di luce i mobili chiari e le tende del letto a baldacchino, le quali erano tempestate di fiori di pesco finti che sembravano essere nati lì, in mezzo alla stoffa. "Mi piace la vostra stanza. Vi assomiglia." disse in modo del tutto spontaneo.
Chrissy lo fissò con sorpresa nelle iridi azzurre, e sbatté le ciglia. Eddie si irrigidì, chiedendosi se avesse detto qualcosa nel modo sbagliato, ma poi la vide sorridere.
"Trovate che mi assomigli, sul serio?"
Il ragazzo tornò a respirare, e riprese il mantello. "Beh, sì. È... uh..."
"Rosa?"
"Sì..." Eddie ridacchiò.
"Ozzy sta bene?"
"Certo. Vi porto i suoi più cordiali nitriti. Cioè, saluti."
Chrissy rise ancora. "Ditegli che ricambio. Su, venite con me." Lo condusse fino al salotto, e socchiuse la porta. Al centro della stanza troneggiava un meraviglioso pianoforte che aveva l'aria di essere molto costoso.
Il giovane lo riconobbe quasi immediatamente, ed emise un verso di stupore. "Mio Dio, questo è un Berrycloth. Stupendo." Lo sfiorò, quasi avesse avuto davanti le piume di un angelo.
"Sono felice che vi piaccia." La ragazza si sedette.
Lui prese posto accanto a lei. "D'accordo, iniziamo. Da quanto tempo non suonate?"
"Beh... un paio di annetti...?"
"È un po' di tempo: sarà meglio ricordare le basi. Vi faccio delle domande, per capire da dove ripartire. Allora... che intervallo c'è fra... queste note?" Posò le dita su due tasti.
"Uhm... intervallo di quarta."
"Sì. Perché ci sono quattro note in mezzo, comprese queste. E che note sono, quelle che sto toccando?"
"Re e... sol?" rispose lei, un po' troppo di fretta.
Eddie emise qualche gentile rumorino di disapprovazione. "No... guardate bene."
"Oh... è vero. Do e fa. Che sbadata."
"Niente paura. C'è il trucchetto dei tasti neri. Vedete... i gruppetti di tasti neri si alternano in questo modo. Due, tre, due, tre... e così via." Fece scorrere la mano sulla tastiera. "Il do si trova sempre prima del gruppo di due tasti neri. Qui." Ne suonò uno grave. "Oppure... qui..." Ne suonò un altro più a destra.
Chrissy annuì. "Ah sì sì... me l'avevano insegnato anni fa, ma l'avevo rimosso."
"Hm hm, immaginavo. All'inizio vi verrà da contare le note una per una a partire dal do, e vi sembrerà di essere lenta a trovarle, ma è tutto normale. Vedrete che riprenderete il ritmo."
Chrissy deglutì, e premette il do più acuto. "Da quanto tempo suonate?"
Eddie ripensò alla sua infanzia con aria nostalgica. "In generale da quando avevo cinque anni, circa. Il pianoforte dai sette anni in poi. Mio zio ha degli... strumenti musicali che gli ha lasciato la mia bisnonna. Sono sempre stato innamorato della musica. Da piccolo in realtà suonavo qualunque cosa che trovavo, non solo gli strumenti." Il viso gli si illuminò tutto mentre ne parlava. "Me li fabbricavo da solo, e suonavo. Quindi lo zio ha deciso che era il momento di mostrarmi la sua collezione."
"Oddio, che meraviglia. Che cosa fabbricavate?"
"Ma nulla di che, una volta mi sono messo a suonare dei sassolini con un legnetto, per esempio. Ora ripassiamo anche toni, semitoni, e alterazioni, altrimenti per come sono fatto io, rischio di raccontarvi tutta la mia vita, e non scherzo."
Chrissy sorrise. In circa un'ora e mezza di lezione, Eddie riuscì a spiegarle moltissimi altri concetti, e rese ogni cosa straordinariamente semplice e immediata, tanto che il tempo perduto a causa del ritardo venne recuperato con facilità. Il tutto sembrò trascorrere in pochi piacevoli minuti, fra una risata e una domanda, fra un breve aneddoto raccontato e una correzione.
Alla fine la ragazza inspirò, come se stesse per raccogliere il coraggio di dire ciò che stava pensando. "Eddie."
Lui puntò gli occhi quasi neri su di lei.
"È... tutto così chiaro con voi. E siete eccellente, e davvero appassionato, si vede da un miglio. Vi prego di non badare a quel che dice mia madre, lei è un po'... cioè, si attacca a delle tali sciocchezze come..." Gesticolò appena.
Lui reclinò la testa da un lato, sereno. "...la classe sociale?"
Chrissy deglutì. "Beh, sì." Fece una pausa. "Non l'ho mai compreso."
"Cosa non avete mai compreso?" Eddie vide qualcosa in lei schiudersi, e gli parve, in quell'esatto istante, di essere riuscito a farla sentire tanto a suo agio da darle la possibilità di aprirsi.
"Il... fatto che... alcune persone vengono trattate con meno rispetto a prescindere, per cose che nemmeno scelgono. Quando ne parlo qui a casa mia, mi ridono in faccia e mi dicono che i libri che leggo mi hanno macchiato il cervello. Ma vi confesso che... io vorrei tanto che tutti venissero trattati allo stesso modo. Può sembrare una cosa sciocca, o troppo irrealistica, e me ne rendo conto. Eppure certe volte mi piacerebbe che le mie parole e il mio giudizio valessero di più, in modo da poter cambiare questa cosa. Ci sono così tanti stupidi pregiudizi, e spesso finiscono per influenzare anche me. Per esempio, io... pensavo che voi foste molto diverso. Intendo... quando vi ho visto da lontano... al laghetto."
Eddie annuì, con un ghigno. "Mi credevate... cattivo e spaventoso?"
Chrissy abbassò il capo. "Una parte di me ci ha creduto, sì. Invece siete così cordiale. E divertente."
"Beh..." Edward girò il busto verso di lei, e giocherellò con uno degli anelli, facendolo girare attorno all'indice. "Devo ammettere che... anche voi siete molto diversa da come pensavo."
"Io...?"
"Hm hm..."
"E come sono?"
"Beh." Eddie si grattò una guancia. Per alcuni istanti si ritrovò a osservare quel viso diafano e incorniciato dai lunghi capelli biondi con molta più attenzione rispetto a qualche giorno prima. "Siete... nobile dentro. E si vede che siete bella dentro... oltre che... che fuori." sussurrò con fare insolitamente timido. Si schiarì la gola, e si chiese per quale dannato motivo si stesse agitando tanto. Cercò di rimediare in fretta. "Cioè, voi siete il tipo di persona che dovrebbe governare, perché vi importa veramente degli altri. E no, non c'è niente di sciocco in quello che avete detto, anzi. Se solo tutti la pensassero così..."
Chrissy lo fissò con le labbra schiuse, con l'aria di chi è poco avvezzo a essere ascoltato con attenzione. Allungò le dita sottili, e le posò sulle sue, delicatamente. "Grazie, davvero."
Edward guardò lo smalto color cipria sulle unghie sulla mano di lei. Attese un attimo, e la strinse appena. "Non... c'è di che." Fece una pausa. "Dovrei andare. S-si è fatto tardi." mormorò.
"Oh, sì, sì, certo. Vi accompagno."
   
 
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