Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Roxie90    06/04/2023    0 recensioni
Luna una ragazza che vive a New York decide di fare una vacanza spontanea in Italia dove ha vissuto in passato. Ma non si mai potuta immaginare cosa o chi avrebbe trovato. E la fine ha sconvolto la sua vita ancora di più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

        L’aereo è arrivato 16 minuti prima, avevo quel senso di soddisfazione. 16 minuti in più per prendere la valigia, passare tutti i controlli, prendere il taxi o il Uber se riesco. Ed arrivare 16 minuti prima all'hotel “9Hotel Cesari” . Chissà perché questa fissa con il tempo, perché deve essere tutto così preciso, perché mi da fastidio quando la gente arriva in ritardo? Mi irrita anche quando io non sono puntuale, cosa avrò con il tempo? Va bene ecco finalmente usciamo sono soddisfatta che non sto in fondo ed esco prima. Chissà cosa penserà la gente che mi vede 10L business class?Ma guarda questa, comoda, ha dormito bene, ha bevuto, ha mangiato il salmone e io il pollo? Cosa penserei io? Che lavoro fà, come è vestita, dove va, torna a casa o in vacanza, o forse per il lavoro? Cosa avranno nella testa tutte queste persone? Dove vanno? Sono felici? Ok, basta pensare, inizia la mia vacanza. Adesso passo i controlli, prendo la valigia e vado. Ho fame però non voglio mangiare qui, voglio andare all'hotel, mi faccio una bella doccia ed esco verso penso le 6 di pomeriggio, mi faccio un giro e scelgo un ristorante piccolo, carino, ma devo vedere su Google come si mangia. Non devo aver paura, tante persone viaggiano da soli, ce la posso fare anche io. 10 anni fa non sarei uscita da casa da solo e adesso eccomi a Roma 7mila chilometri da casa. Che pazzia che ho fatto, una decisione così spontanea, ma come ho fatto?. Calmati, ormai sei qui, non ti conosce nessuno puoi fare come vuoi. Mi serve un bicchiere di vino per rilassarmi. No, non posso dopo se mi ubriaco da sola qui? Ma se mi segue qualcuno vedendomi sola? Come mi proteggo? A questo non ci ho pensato. Basta, cammina e non pensare troppo. Sono qui per godermi questa vacanza. Meno male non c’è tanta fila ai controlli. Sono passata e non ho neanche guardato che tempo era fuori, spero che non piove, non può e non è così che mi sono immaginata le vacanze Romane, non ci ho pensato alla possibilità di pioggia o freddo. Basta mi fa male la testa, perché non c’è un bottone per spegnere questi pensieri, sono come le onde caotiche che sbattono contro le rocce. Vabbè ecco, la valigia deve essere sulla striscia 3. Uno, due, eccola la tre New York-Rome. Non ci posso credere che vivo a New York, quando ero piccola vedevo sui film e mi chiedevo se mai avrei la possibilità di visitarla. E guardami adesso vivo al 23 piano con la vista sul Parco Centrale. Ma dov’è questa valigia perdo il tempo non sarà ultima spero? Eccola lì verde oliva, nessun altro ha la valigia in quel colore, tutti neri, blu, qualche rossa, anche gialla ma verde nessuno. Possibile che tra le 328 persone a bordo con almeno 1 o 2 valigie a testa in questo colore c’è solo la mia? Basta, Luna con queste domande, dov’è l’uscita? Ecco Expedia la prenotazione 9Hotel Cesari Via Di Pietra 89a. Spero che sarà un bel hotel nel centro potrò camminare ovunque. Che bel tempo, così caldo ma caldo giusto piacevole, il vento accarezza leggermente le mie spalle come se forse piume. Che aria, spero che sarà così per tutta la settimana. Ma cosa farò qui 6 giorni, si può visitare tutto in 2? Vedremo, dai adesso devo trovare il taxi, chissà quanto costerà? Non male 46 euro, ma sono in vacanza, carte di credito ce li ho, posso andare anche matta. Cos'è questo profumo assomiglia a qualcosa che conoscevo, un fiore, mi ricorda qualcosa famigliare, ancora quando vivevo qui, odore di casa. Casa che non ci tornerò mai più. Dopa quella litigata con i miei perché a 18 anni ho deciso di partire per America. Non ci ho mai parlato, non ho mai chiesto scusa, dopo 10 anni non ho ancora imparato a mettere il mio orgoglio da parte e chiedere scusa per prima, tutta assomiglio a madre.

Spero di non morire per strada, questo tassista guida da matto, ma dove corre? Mi guardo e vedo che tutti hanno un pò di fretta, è caotico,  ma dove andranno, a casa, al lavoro, a fare la spesa, a prendere un aereo? Sono le tre di pomeriggio dove andranno? Mancano pochi minuti sono emozionata, chissà su quale piano starò se avrò una terrazzetta, ho prenotato con però non sono sicura. Taxista gira su una via così stretta ed è affollata. Ma si può girare qui tra tutte queste persone? Forse saprà se si può o no. Eccolo hotel, è al centro proprio, fontana di Trevi 4 minuti, Pantheon 6 minuti, che bello. Ci sono due persone di fronte a me alla reception, ecco che ho perso quei 16 minuti. Ma perché vanno così piano? A New York tutti corrono fanno tutto di fretta e qui niente come le tartarughe. La vita la’ è molto diversa, non c'è, mai tempo per nulla, le persone camminano sempre in fretta come se ci fossero 16 ore nella giornata e non 24. Dai calmati, sei quasi arrivata. 108 il mio numero secondo piano. Apro la porta, la finestra è chiusa, le tende pure, freddo, condizionatore acceso. La camera non è male un pò buia. Il letto a sinistra in mezzo, di fronte la finestra, a destra c’è una poltrona, un divano, un piccolo tavolino e la tv a 32 pollici sul muro. Poi subito a destra dall’entrata il bagno. Abbastanza spazioso a sinistra c’è una bella doccia e di fronte un lavandino doppio con un bello specchio. Dove’è il telecomando per spegnere il condizionatore? Ho le mani e i piedi sempre freddi 365 giorni all’anno e una volta ogni 4 anni un giorno in più. Apro la finestra, che bello, quante persone, qualcuno è appena arrivato ancora con le valigie, qualcuno già rilassato si vede che sta qui già da un paio di giorni, qualcuno è triste forse la vacanza già finita, qualcuno è arrabbiato, felice, spensierato, eccitato, innamorato. E sono rimasta un attimo su quella ultima. Non ricordo più la sensazione come è. Vabbè quella è un’altra storia.

Ok, mi serve la doccia, cosa mi metto oggi? La valigia è piena di vestitini. Mi tolgo tutto nel bagno che liberazione, sembra che ho mantello pesante che mi copre. Mi guardo un attimo su quello specchio gigante. Non è piaciuta molto la riflessione, ha i segni dell’eta’, dello stress, cicatrici, stanchezza. Finalmente accendo l’acqua. Che bella è tiepida però non fredda, sento quel peso scivolare giù sul mio corpo, mi sento più leggera, quasi da sollevarmi da terra. Il sapone non bi basta però, forse dopo quando esco compro qualcosa. Non mi voglio muovere, il rumore dell’acqua mi rilassa, quando sbatte sulla pelle è come un leggero massaggio. Ora di uscire. Prima mi asciugo i capelli, poi mi trucco e dopo decido come mi vesto, tacchi o no? Forse no, non so come e’ la strada per camminare, non mi voglio rompere il collo nel primo giorno di vacanza.

I capelli sono diversi qui, più volume chissà’ se è acqua? Il trucco mi è venuto così facile non mi viene la’, cosa sarà, acqua or perché semplicemente mi sento dentro meglio e si riflette di fuori? Bello, sono contenta come mi è venuto. Adesso cosa metto? Ho voglia di bianco. Trovo questo vestito con la schiena tutta scoperta. Forse è troppo scoperto? No non è attillato, sotto a fino ginocchia a ruota, sopra sulla schiena c’è qualche filo, però mi piacciono la mia schiena e la pancia, sono le parti del mio corpo che mi piacciono. Se attiro troppa attenzione, forse un maglietta sopra? Sì dai lo prendo. È 17:35, c’è ancora il sole.

Uscire adesso o aspettare? Non lo so, ho paura da sola. Non sono piccola, ho 30 anni, basta paure. Sono una donna, mamma mia che parola grossa ero una bimba appena ieri e adesso una donna. Dove era quel periodo in mezzo, cosa ho fatto nei miei 20? Ho lavorato, sempre lavorato per costruire una carriera. Era quello che volevo. Ma era quello che volevo? Forse anche questo è tutto un altro capitolo. Ok, calmati puoi farlo, non tremare. Cosa è che non va’? Esco fuori e la gente mi guarda. Perché mi guardano? Si chiedono perché sono da sola, da dove vengo, se mi vado a incontrare con qualcuno? Smetti non ci pensare, non ti conosce nessuno. Ho pensato alle foto, non ci sarà nessuno a farmi delle foto almeno per ricordo. Tutti selfie, allora? Vede tutti queste persone a mangiare e mi fa venir fame, ma sono tutti in gruppi nessuno è da solo. Qui è carino però no non posso dire che sono da sola e che cavolo. La locanda del Tempio non sembra che ci siano tante persone, non è ora di cena appena le 18:00. Ok, posso farcela è la terza volta che passo qui penseranno che sono matta. Vado…. Vedi nessuno ti ha dato un cazzotto, guarda che bel tavolino di fuori. Non sapevo cosa volevo da mangiare, ero troppo agitata come sempre, le mani sudate e come il ghiaccio. Il pesce, sempre il pesce, ecco di cosa ho voglia. Forse la pasta allo scoglio? E sì, con vestito bianco ci va proprio. Gnocchi, troppo pesanti. Pesce sulla grigia? E sì, con un bicchiere di Chardonnay. 

Il cameriere viene verso di me, sorride. Sorrido anche io, ma noto una espressione interrogativa. Cosa pensa vedendomi da sola, sembra che vuole chiedere se aspetto qualcuno però esita. È brutto dire che sono da sola. Ma sapevo che sarebbe stato così, ho preso la decisione da sola, non ho detto a nessuno di questo viaggio. Il pesce era buono, però un pó salato. Ho mangiato in fretta neanche mi sono accorta, avevo troppa fame. Adesso cosa faccio? Mi dovevo godere questo, invece ho inghiottito. Non vedo nessuno da solo, tutti in coppia o gruppi. Le persone non viaggiano da soli, solo io? Sono rimasti altri 5 minuti, ho pagato e mi sono alzata. Ho controllato se il vestito era pulito. Ogni tanto guardavo il telefono però non mi cercava nessuno, né al lavoro, né gli amici. 

Faccio un giretto, ma non fino a tardi per paura. Ma perché tutti guardano voglio essere invisibile. Da addolescente pur di non passare sulla via centrale dove tutti guardavano e commentavano, passavo sulla via sopra per non farmi vedere. La cosa che mi piace di New York nessuno ti guarda, potrei andare anche nuda con capelli rossi sangue e nessuna mi avrebbe guardata.

La serata è stupenda comunque, passo vicino a Trevi e prende il mio respiro. Vorrei più di cose così nella vita, cose ed emozioni che mi tolgono il respiro. Aria è un po' umida che sfiora la pelle, ho la pelle d’oca, forse fa freddo, forse è per la bellezza davanti a me. Già 2 ore sto girando mi fanno male i piedi. Domani andrò a visitare San Pietro. 

Torno all'hotel, i miei poveri piedi, ho sonno. Mi lavo il viso dal trucco e metto le creme. La finestra è aperta, sento le persone parlare, ridere, camminare, sento il motorino, squilla il telefono, risata, un urlo, musica. Mi viene quasi voglia di uscire e mischiarmi tra quella gente, ma mi manca il coraggio. Non mi voglio vestire, forse dormo cosí, no, devo sempre avere qualcosa anche una maglietta. Vedo una veste da notte a bretelle nera con pizzo sulla schiena e davanti, ma non oggi, volevo qualcosa di più coperto. Trovo una maglietta a maniche corte bianca lunga. Ma non mi vede nessuno che cammino così? Spero di no, non ci ho pensato. Apro la coperta, il letto è freddo, mi accuccio, ma non mi aiuta, avrei voluto avere qualcuno li’ accanto. Qualcuno a cui posso abbracciare e mettere i miei piedi ghiacciati sotto le sue gambe. Come al solito prima di addormentarmi mi piace immaginare uno scenario ovviamente romantico. Nelle mie storie ci sono sempre 2 persone in un mondo piccolo creato solo per loro, dove tutto succede come in un film. A volte posso guardare lo stesso film di seguito parecchie volte. La gente non capisce perché. Non lo guardo perché non me lo ricordo o voglio saperlo a memoria. Lo guardo per come mi fa sentire. É come i quadri che non capisci, sono così senza senso, stupidi, lineari o semplici macchie di colore che pensi lo puoi fare pure tu. É per come ti fanno sentire, che emozioni ti fanno sprigionare. Con la musica è uguale , stessa canzone un milione di volte. Mi fa volare, ballare, mi piace muoversi sul ritmo, mi piace sentire il ritmo non solo con le orecchie ma con tutto il corpo. Per me è come fare l’amore, mi muovo ad unisono, vado lenta e poi più veloce, su e giù, la musica entra dentro e esce fuori con un movimento di danza. Non tutti mi capiscono e io non voglio perdere il mio tempo a cercare di spiegarmi. Ero così stanca, non ricordo come mi sono addormentata, non ho messo la sveglia. 

Mi sveglio di botto, un rumore pazzesco del vetro che si rompe, un attimo non capisco dove sono, una camera da letto che non è mia, dopo ho capito dov’ero, non ho chiuso la finestra perché mi piaceva a vedere il vento che muoveva le tende e leggermente mi accarezzava le gambe. Erano le 5 del mattino raccoglievano il vetro, mi è sembrato peggio di qualsiasi sveglia.Oggi devo chiudere la finestra. 

Chissà se sara’ aperto il bar per prendere un cappuccino o forse anche tre cappuccini per quanto sono piccoli? Pendo un paio di pantaloncini, lascio la maglietta bianca in cui ho dormito. Ero così comoda non mi sono messa il reggiseno. Il Gran Caffe’ era aperto, sono entrata un attimo il barista mi ha guardato il petto. Ho realizzato che per la brezza mattutina qualcosa spuntava più del solito. Le guance sono diventate rosse e ho incrociato le braccia per coprirmi un po'. Il primo sorso ha iniziato la giornata. Mi ha rilassata e quasi volevo fare un giro. Ma mi ricordò la figura di prima poi d i denti sporchi non mi sono lavata, il caffè sempre viene prima appena apro gli occhi. Mi sono fermata un secondo, esitavo dove andare. 

-”Luna…”

Mi e’ sembrato di sentire il mio nome, però non mi sono girata. 

-”Lunaaaa…”

Mi giro e mi trovo davanti a lui. Ero rimasta astornita. Non ho fatto a tempo a dire niente come mi ha abbracciata. Mi sentivo così nuda, con i denti sporchi, non mi vergognavo così da tanto. Sorridevo ma poi mi ricordavo i denti e cercavo di stare seria. 

Non l’ho visto da circa 10 anni, no lo ho neanche salutato quando sono partita. Chissà se gli dava fastidio, se si è mai chiesto dove ero sparita? Chissà cosa pensava adesso? Mi sono venuti subito in mente quando venivo al negozio e mi sorrideva sempre, non solo a me a tutti e pensavo come esistono le persone cosi’ sempre felici? Il mio di umore cambiava costantemente , ridevo, piangevo, ero arrabbiata, ero triste, felice e tutto poteva esser in un solo giorno. Se stavo male andavo da lui e il suo sorriso mi tirava su’. Quanto tempo è passato, non è un ragazzino è un uomo. Ha un po’ i capelli grigi, e ho realizzato cos’è il tempo veramente. Mi piacevano i suoi capelli come era vestito. Certo non poteva pensare lo stesso di me.

-”Come stai? Che fai qui?” - Finalmente sono riuscita a dire qualcosa, morivo di vergogna per come ero uscita. Non avrei voluto che lui mi vedessi così, dopo tutto questo tempo,avrei voluto essere impeccabile, ben vestita, con i capelli a posto. Invece tutto come sempre , insicura. Non riesco mai a guardare le persone negli occhi a lungo, guardo intorno, abbasso lo sguardo, a volte mi iniziano a tremare le labbra. 

Mi ha detto che si era incontrava con degli amici per il fine settimana e che andava oggi a casa. Abbiamo parlato ancora per un paio di minuti. Peccato avrei voluto passare qualche ora insieme per parlare. Mi ha abbracciata di nuovo e l’unica cosa che pensavo che ho i denti sporchi. Mi ha detto che gli ha fatto piacere vedermi e che dopo mi scriveva per chiedermi qualcosa. È andato via, aveva qualcosa da fare. Mi ha detto che spera di rivedermi prima di 10 anni. Un’attimo è sparito dietro l’angolo, ho deciso di tornare in camera, non volevo neanche più il cappuccino. Ma dove mi scriveva, non mi ricordo neanche se lo ho tra gli amici. 

Prima cosa ho pulito i denti e poi ho deciso di fare la doccia, pensavo ancora all’incontro ed ero curiosa se lavora ancora li’, se ha famiglia, se è cambiato qualcosa. Esco dalla doccia, guardo il telefono però non c'è nessun messaggio. Appena lo appoggio mi arriva una notifica. Era Elias, e il messaggio diceva così: “Ehi cmq mi ha fatto piacere rivederti, sei bella come sempre. Scusa che sono scappato così di fretta dovevo fare una cosa. Non ti ho chiesto neanche con chi sei arrivata, per quanto tempo starai, se vieni giu’. Allora che mi dici? Com’è la vita americana?”

Gli ho risposto che ho fatto questa pazzia e sono venuta da sola, abbiamo parlato un po’, dopo è sparito non ho sentito più nulla. Mi sono preparata, oggi ero in giallo, un vestito solare, mi faceva pensare a lui che era sempre come il sole. Ho visitato tutto quello che avevo in mente e oggi non mi vergognavo piu’ che ero da sola. Ho fatto pranzo sul primo ristorante che ho visto e sono entrata senza esitare. Guardavo il telefono più del solito, forse volevo che mi scrivesse ancora. Ed ecco un messaggio alle 15:37 mi agitò un pochino: 

-“Mai sai stavo pensando a quel fatto che sei venuta da sola, una piccola pazzia come dici tu. E ho pensato di fare una pure io. Cosa ne pensi se rimango oggi qui e andiamo a cena insieme così mi racconti un po’ di questa tua vita americana?” 

Ero contenta, per diversi motivi, non sarei stata sola, avrei speso un po’ di tempo con un vecchio amico e qualcos'altro che non sapevo ancora o sapevo ma non volevo ammettere. Mi ha chiesto in che hotel stavo così poteva prenotare li’ un numero o almeno li' vicino. Mi ha detto che ci vediamo sotto alle 20:00. Ho risposto va bene. Sono andata a prendere una schiuma da bagno che quella dell'hotel avevo finito e non mi piaceva tanto. Ero agitata come sempre, mi agito troppo per qualsiasi cosa. Sono andata in camera mi sono fatta la doccia, ho lavato i capelli di nuovo anche se li avevo gia’ lavati ieri, però ho sudato oggi e non potevo non fare. Mi sbrigavo un po’ non volevo essere in ritardo anche se avevo ancora abbastanza tempo. Ho asciugato i capelli, mi sono truccata.

Sembra che tutto è venuto bene, però ho deciso di fare i capelli un po’ mossi. 19:30 sono pronta poi viene il dilemma più grande cosa mettere? Avrei voluto quel vestito di ieri mi sta bene però era già sporco. Non lo so, ho provato, uno, l’altro e nulla mi stava bene, mi iniziò ad arrabbiare. Poi ho visto questo vestito lavanda così chiaro, con la schiena scoperta, sotto a gonna, senza reggiseno che di fronte in mezzo è pure scoperto. Mi sono guardata mi stava bene, però cosa penserà di me? Forse è troppo scoperto, forse penserà che vorrò provocarlo? Ma è luglio, caldo, è un vestito come tanti. Ci ho pensato per qualche minuto e ho deciso che vado in quello, forse lo volevo stuzzicare un po’, però se è sposato o ha la ragazza? Ma questi pensieri perché? Mi è venuto un sorriso, era quasi come in quei racconti che immaginavo... 

19:55 vado o non vado non voglio aspettarlo, meglio che lui aspetta. Però non mi piace essere in ritardo, vabbè’ vado piano. Tremo, è freddo, non ho spento il condizionatore, ho le mani gelate. Adesso esco lui mi saluta, sente le mie mani ghiacciate e penserà se avevo freddo mi potevo coprire di più. Forse non mi tocca le mani, li nascondo. Mi inizio ad agitare, calmati, tutto bene. Il profumo, ho dimenticato il profumo Tom Ford Solei Neige, ritorno. 

L’ascensore si apre, giro a destra verso l’uscita e lo vedo di fuori la porta di vetro si apre, un sorriso a 32 denti mi accoglie. Era vestito tanto bene con un pantalone beige e una camicia bianca senza colletto in lino. Aveva le mani in tasca, appena mi ha visto e venuto verso di me con le braccia aperte mi ha abbracciata sollevandomi da terra. 

Non mi aspettavo però era una bella sensazione. Non era un abbraccio da sconosciuti, era un abbraccio che portava anni di conoscenza. Era forte, bello, mi sono rilassata un po’. Mi ha chiesto dove andiamo stasera, cosa volevo mangiare ma non avevo fame e non mi importava. Poi fa:

- “va bene dai andiamo su un ristorante qui vicino che mi hanno detto si mangia bene”. 

Abbiamo camminato piano, mi faceva un sacco di domande, rispondevo però non riuscivo a fare neanche una domanda a lui perché rispondevo solo alle sue.

Sorridevo, mi sembrava che mi facessero male le guance e le rughe sembravano diventare più profonde. Camminavo rilassata, sicura di me stessa, sorridente, con la testa alta anche se evitavo di guardarlo più di tanto. Quello era cosa vedeva Elias, invece dentro guardavo il marciapiede per paura di cascarmi, cercavo di fare dei respiri profondi per smettere di tremare, pensavo a lungo prima di parlare. Insomma solita Luna. Siamo arrivati al Don Pasquale sembrava un po’ fency. Forse pensava che vengo da New York ed era un posto che avrei preferito, che era più adatto ad una Newyorchese. Mi sarei accontentata di qualsiasi trattoria per strada basta che si mangiava bene. Non sempre un bel arredamento del locale corrisponde alla qualità del cibo. Era carino, c’era un posto fuori, mi piaceva più fuori. Ci siamo messi a sedere, ci hanno portato i menù. Non riuscivamo ad ordinare perché parlavamo un po’ di tutto e di niente. Dopo 20 minuti finalmente abbiamo ordinato e avevo già’ un po’ di fame. Ho preso il pesce ovviamente e lui carne, una bottiglia di pinot grigio, con la camicia bianca non voleva rischiare col vino rosso. Mentre mangiavamo ho realizzato che quando mangio non ho una bella espressione e mi vergognavo un po’. Il vino mi ha rilassato, però avevo paura di non bere troppo, chissà come mi sarei comportata. Dopo il secondo bicchiere era determinata a fare le domande questa volta. Mi ha chiesto se avevo una famiglia, fidanzato o marito. E mi sono passati in mente tutte quelle relazioni con un brutto fine. Poi ho chiesto a lui e mi ha detto che era complicato però non avevo capito se era sposato o fidanzato e non volevo chiedere troppo. Mi guardava in un certo modo che vorrei tanto sapere cosa pensava, era strano vedere di fronte a me un uomo, piu’ maturo in come si comportava, parlava, gesticolava. Mi guardava e i miei occhi giravano intorno, non riuscivo a concentrarmi su di lui, mi intimidiva. Mi è venuto in mente quando avevo 14-15 anni e avevo una cotta su di lui, aveva i capelli così dritti, mi ricordava un riccio. Mi continuava a guardava con quei occhi grandi color miele e sempre con un sorriso. Adesso è ancora più bello. Chissa’ se gli ero mai piaciuta forse sì, cosa pensava quando venivo da lui? Cosa pensa adesso? Mi sono agitata di nuovo, ho guardato alle sue labbra spero che non si è accorto. Che figuraccia. Sento le mie guance si arrossiscono. Chissà come sarebbe baciarlo, ma perché ci penso, non devo, smetti. Ha visto che un attimo mi agitò e ha chiesto se era tutto bene. Ho risposto che il vino mi ha dato un po' sulla testa. Abbiamo finito cena e anche il vino. Non mi ha fatto pagare, ci siamo alzati e abbiamo deciso di fare un giro, era Domenica pieno di gente, a volte non sentivo che diceva e siamo andati per le vie più tranquille. Aveva le maniche della camicia piegate su, mentre camminavamo le sue braccia sfioravano i miei, i suoi cappelli sulle braccia mi facevano quasi solletico. Mi veniva pelle d’oca, e sentivo qualcosa nello stomaco… si è ancora accorto che avevo qualcosa, mi ha chiesto se avevo freddo, ho detto di no. Mi ha abbracciata e mi ha chiesto se era sicura e se aveva un giubbotto mi avrebbero dato. Non faceva freddo…Sentivo il suo calore, il suo profumo, volevo quasi annusare il suo collo ma mi sono fermata. L’abbraccio è durato poco, penso che non era sicuro della mia reazione. 

Abbiamo camminato e camminato ad un certo punto non sapevo dov’ero e quanto lontano stavamo dall'hotel. Erano quasi le 11:30. Mi ha chiesto se ero stanca, lo ero però gli ho detto di no. Mi sono ricordata che nel nostro hotel c’e’ un bar sulla terrazza, siamo andati verso hotel. Siamo arrivati all’ascensore, 5 piano ma era gia’ chiuso.

-”Pensavo che qui era come a New York, aperto 24 ore”.-ho detto sorridendo.

-”Invece vedi, nessuno ha voglia di lavorare”- disse lui spingendo il bottone dell'ascensore per andare giù.

“ Allora, ora di andare a dormire?” - ho detto farlo sembrare quasi come una domanda. Avrei camminato con lui fino alla mattina. Ci si parla così bene, facile, sa ascoltare. Mi ha detto che mi accompagnava alla mia camera, ha chiesto dove stavo, ho detto 108 e si è messo a ridere dicendo che la sua è 107. Siamo arrivati alla porta e lui parla per primo: 

“Mi ha fatto veramente tanto piacere a rivederti, non sei cambiata per niente forse piu’ matura. Spero che ci vieni a trovare un po' più spesso.” 

Ha detto così, ma sapeva già la risposta che non ci sarei tornata mai più. Non sapevo che dire, ho detto le stesse cose. Poi mi ha detto :

”Vieni qui che ti abbraccio”. 

Era forte come prima, mi ha sollevata e mi ha girata, mi ha stretto forte, per qualche secondo stavamo così, sentivo il suo cuore battere forte, però penso il mi batteva ancora di più. Mi ha detto “buonanotte”, ho aperto la camera, ho risposto “buonanotte” e ho chiuso la porta. Mi sono appoggiata sulla porta il cuore mi batteva ancora forte, e poi di nuovo qualcosa sullo stomaco. Non mi muovevo, avevo bisogno di quel attimo a stare lì senza far niente. Forse aspettavo che bussasse alla porta…

Sono andata in bagno e ho acceso la doccia, ancora qualche minuto di fronte allo specchio. Avevo le guance rosse, tremavo. Mi sono tolta il vestito che con una mano a tirare un laccio è cascato per terra. Mi sono legata i capelli e sono andata nella doccia, questa volta mi serbava che sbatteva di più e mi dava quasi fastidio.

Non riuscivo a calmarmi, mi veniva in mente il momento del suo braccio che sfiora il mio, poi quell’abbraccio. Mi sembrava un film e il proseguimento deve ancora venire. 

Esco non trovo asciugamano era sotto il lavandino, l’ho preso, mi asciugo, ho la pelle secca, metto un po 'di crema. I capelli ancora legati, vado alla valigia e vedo quella veste da notte nera che ieri non volevo indossare. Sono ancora agitata, guardo il telefono, non c’è nulla, vado su Instagram guardo ma in realtà ho la mente da un’altra parte. Ho acceso la tv mi dava fastidio, ho spento. Ho aperto la finestra un’ onda di calore è entrata dentro. Non riuscivo a dormire, il letto ancora non si era riscaldato.

Inizio a pensare, che sto su una città grande in vacanza e una persona che conosco sta dall’altra parte della parete. Cosa farà dormirà? Non gli ho neanche chiesto se mi viene a salutare domani prima di partire.

Arriva un messaggio, non mi ero neanche accorta che avevo sul silenzioso. 12:05 :” Ehi….”, 12:12 “Dormi?”

Ho risposto: “ Ancora no…" . Una pausa sembrava infinita, non sapevo se scrivere qualcosa o aspettare. Non ho fatto nulla. Ho aspettato. Qualcuno bussa sulla porta, apro, mi vede un attimo si gira e dice :” ma perché Lu…..?” Ho capito che mi ha vista in quella veste nera che lascia poco all'immaginazione. Mi sono nascosta leggermente dietro la porta. Poi continua: “Ma non so se forse il vino che parla però ho ancora voglia di parlare, però se non vuoi basta che mi dici e me ne vado per i cavoli miei, eh…” Non sapevo cosa dire, se gli faccio entrare so già alla fine cosa succede. Se non lo faccio entrare andrò via di testa. Sì, ammetto a rivederlo dopo tutti questi anni, in un'altra città dove nessuno ci conosce, e dopo aver passato una serata piacevole, avevo una voglia irresistibile, incontenibile di lui. Ma cosa mi succede, cosa è il vino, il momento, la situazione. Ho preso la decisione alla quale avevo già la risposta da un po'. Gli ho detto di entrare e mi sono girata per prendere la maglia, quella veste aveva la schiena tutta scoperta. Ho fatto due passi e mi sento da dietro due braccia che mi avvolgono, lui poggiò la sua testa sulla mia schiena dicendo “Luna…”.. Non mi muovevo e neanche lui. Il mio cuore inizia a battere così forte che lo sento nella gola, sento anche il suo cuore. Rimaniamo paralizzati. Ho I brividi su ogni centimetro del mio corpo , il suo abbraccio diventa più leggero, mi giro lentamente, quei due occhi miele mi guardano a 10 cm dai miei. Ci guardiamo, non diciamo nulla, vedo che lui esita, io non non riesco a fare il primo passo. Il cuore va a matto, in quell'istante con la finestra aperta e con tutti quei rumori sento solo il battito dei cuori, i respiri pesanti, la tensione che sale. Appoggia la sua fronte sulla mia e chiude gli occhi. Adesso vibriamo in due, come i vecchi telefoni nokia, chissà perché mi è venuto quel paragone. Volevo ridere, però mi sono trattenuta, non volevo rovinare nulla. Sembravamo dei ragazzini a 13 anni che stanno per ricevere il primo bacio. Lui si avvicina così piano con cautela, forse ha paura dello schiaffo… Il suo labbro superiore sfiora il mio inferiore, tensione sale al massimo, poi un bacio leggero appena sfiorandomi. Si allontana e mi guarda negli occhi. Era come il primo morso di appena fritta ciambella con marmellata di fragole, che quando mordi un pó di marmellata ti scende giu’ sul mento, come il morso di una pesca dolce ben matura. Volevo assolutamente un altro morso. E qui mi lascio andare alle emozioni, mi tuffo nelle sue braccia facendolo quasi cadere, le sue mani sulla mia schiena poi vanno giu’ mi stringe le cosce quasi da farmi male però mi fa andare via di testa. Mi solleva da terra e io lo avvolgo con le mie gambe. Mi sbatte contro la porta d’entrata, ho ancora le mie gambe intorno a lui. Mi sembrava di scoppiare, c’era troppo tensione. L’ho sentivo….. Immaginavo che il suo vulcano sarebbe erotto prima del desiderato , si è accumulata troppo tensione, io ho già avuto la mia ecstasy nell'istante mi ha spinta contro quella porta. Due minuti i suoi pantaloni beige erano bagnati. Penso che si è vergognato un po’ però io già sapevo che sarebbe stato così. Succede, per qualche ragione mi succedeva spesso con i ragazzi. Gli ho offerto un asciugamano pulito e a farsi la doccia. Acconsentito.

Le mie emozione mi facevano andare via di testa. Non sapevo cosa fare, se stare lì, andare sul letto, sedermi sulla poltrona. Sono andata sul letto mi sono messa sdraiata con la pancia in giu’ e guardavo la porta. Ero curiosa di vedere se esce nudo, con asciugamano o forse con i suoi vestiti… L'acqua si è spenta, il mio cuore ha iniziato a battere più forte. 

La porta si apre, lui esce con un asciugamano e rimane lì sulla porta, non dice niente, neanche io ho nulla da dire. Viene verso di me, io rimango pietrificata, non potevo muovermi, la fuori sorridendo sembravo sicura di me stessa, ma dentro tremavo e avevo paura. É venuto dalla parte destra del letto e si è messo a sedere accanto. Non mi sono mossa. Sento le sue dita che mi sfiorano partendo dal collo e scivolano lentamente giu’ sulla spina dorsale. Poi si avvicina e mi bacia la spalla, io giro la testa e mi alzo. Avevo una voglia tremenda di abbracciarlo, e così con le braccia e le gambe l’ho avvolgo al quanto potevo. Bacio dopo bacio, a volte tenero a volte aggressivo. Prende la mia veste e lentamente l’ha trascina su e la rimuove. Un attimo mi vergogno, mi sento vulnerabile, mi stringo a lui per coprirmi. Qualche attimo stiamo così abbracciati. Poi si alza, mi solleva e mi poggia sul letto un po’ piano come se avesse paura a rompermi. Le sue mani stringono la mia vita e scivolano giu’ portandosi via l’ultimo pezzo di stoffa che mi copriva.Mi sento fragile, insicura, esposta, ho i brividi dappertutto, tremo. Si rimuove l’asciugamano e mi copre col suo corpo come una coperta calda, bollente. Era ecstasy, con c’era più tensione, era un ballo ad unisono. Qualche volta lui era protagonista della danza ed a volte io. Avevo quelle che da bambina chiamavo “farfalle nello stomaco”. Era come se fosse tempo si è fermato, non c’era nessun rumore proveniente da fuori, sembrava che non c’era neanche il letto, né gravità. Non sentivo dove finiva il mio corpo e iniziava il suo, era una fusione totale. 

Dopo un po' che non ero in grado di determinare quanto tempo sia passato, ci siamo ritrovati sul fianco rivolti l’una all’altra, tremanti, bagnati, con un respiro da corsa a velocità. Mi sono coperta, dopo tutto questo ancora mi vergognavo, lui si e tirato il lenzuolo su pure. Mi fa:

“Doccia?”

Io:

“Insieme?” 

Lui:

“Volevo dire che io mi vado a fare la doccia, però se vuoi venire…..?” 

Si è alzato ed è andato. Mi sono sentita imbarazzata, e volevo andare dopo di lui. Però qualcosa mi ha spinta quasi sollevandosi dal letto. Forse il fatto che non lo rivedrò più, che forse non avrei avuto un’altra occasione a farmi la doccia insieme a lui. Mi alzo e con cautela vado verso il bagno, apro la porta. Lui non dice nulla, sorride e mi apre la porta della doccia. Mi passa la schiuma da doccia. Mi lavo lentamente mentre lui va più veloce. Si ferma, mi guarda e mi bacia. Era cosi’ naturale come se fosse gia’ millesima volta che facevamo la doccia insieme. Era confortevole e non per nulla imbarazzante. Non è successo nient'altro, siamo usciti e gli ho passato l’asciugamano pulito. Per fortuna ce n'erano parecchi. È rimasto con me per la notte, dopo avermelo chiesto. Eravamo stanchi, la giornata era lunga. Non ci siamo accorti quando ci siamo addormentati. Chissà se russavo, non so se russo o parlo nel sonno. La mattina come sempre mi ha svegliato il rumore delle bottiglie rotte, però non mi dava fastidio, al contrario, ero quasi felice che mi svegliai presto. Così avrei piu’ tempo con lui. Stavo girata con la schiena verso di lui. Mi girò un attimo la testa, lui aveva aperto gli occhi: “Vieni qui. Buongiorno!” 

Mette il braccio sotto la mia vita e mi trascina verso di lui, mi stringe forte, sento che qualcuno si è svegliato prima di lui e mi viene una voglia tremenda. Mi iniziò a muovere lentamente, mi bacia il collo, stringe il mio seno con le mani…. Ecstasy….Ero diventata dipendente, non era mai abbastanza, non mi volevo fermare. Pensavo a ieri, tutte queste immagini mi venivano nella mente come diapositive, una dopo l'altra. Era un bel “Buongiorno”….Abbiamo passato ancora una mezz’oretta abbracciati a guardare il soffitto, io non sapevo cosa dire, avevo paura di dire qualcosa di stupido o sbagliato. Ha iniziato lui: “Ma cosa mi stai facendo…?Non ti neanche immagini cosa mi sta succedendo dentro…” 

Ancora silenzio ero bloccata, neanche una parola riusciva ad uscire dalle mie labbra. Gli ho guardato, forse ho detto tutto con lo sguardo. Mi ha abbracciata e ha detto si va a fare la doccia in camera sua e tra una mezza oretta ci vediamo per fare colazione. È uscito….

Ero rimasta lì, ho sentito freddo e mi sono coperta. Non volevo uscire dal letto. All'improvviso mi è venuto sonno però non avevo tempo per dormire.

Sentivo ancora le sue mani su di me, chiudevo gli occhi e lo sentivo tutto, mi ero agitata così tanto che quasi avrei avuto un altro “buongiorno”…. È ora di alzarmi, sono andata in bagno a guardarmi nello specchio, che brutto gli occhi un po' gonfi, i capelli un macello ancora legati. Sono entrata nella doccia, tremavo e ho acceso l’acqua quasi bollente. E stando lì sola, un sacco di domande mi scoppiava nella testa come palloncini d’acqua una dopo l'altra facendo tanta confusione. Se era giusto? Se doveva succedere, cosa sarà dopo, oggi parte o rimane ancora, e se non gli è piaciuto, se è deluso, se pensa male perché non riuscivo a dire nulla? Ancora 5 giorni qui, lui no puo’ rimanere, probabilmente dovrà lavorare. Domande, domande, domande. Non mi sono accorta che stavo lì da più di 20 minuti. Sono uscita, mi sentivo più fresca e sveglia. Ho aperto la porta del bagno per andare in camera. C’era l’odore del sesso così forte, subito centinaia di diapositive scorrono nella mia mente. Apro la finestra, fa caldo oggi. Molto caldo. Cerco di sbrigarmi,  mi trucco un pochino solo gli occhi senza fondotinta. Non ci pensavo a cosa mettermi non voleva fare tardi. C’era un vestito blu che sembrava era giusta per la giornata di oggi. Mancano 5 minuti, mi metto il profumo, prendo la borsa, gli occhiali ed esco di fretta, la chiave quasi ho dimenticato. Ho lasciato tutto così, letto non fatto, suo asciugamano per terra, ci volevo tornare a quell’immagine lì. Stavo sull’ascensore, calmati, sorridi come sempre e parla, parla, non stare zitta come una scema, noi hai 14 anni sei una donna grande ormai. Esco giro a destra, vedo la porta di vetro, ma non vedo lui. Tremo, mi sudano le mani, sono bagnate e congelate. Esco fuori c'è tanta gente, fa caldissimo. Mi giro a destra nulla, mi giro a sinistra, eccoli i miei due occhi miele. Portava una t-shirt blu e pantaloncini jeans bianchi. Abbiamo riso che eravamo tutti e due in blu. Ovviamente abbraccio prima, non mi ha sollevata più. Era leggero, e di nuovo mi è venuto il pensiero che aveva paura di rompermi. Questa volta ho messo le mie paure e ho iniziato prima: “Allora che si fa’ oggi, quando vai a casa?”

Un attimo il sorriso è sparito dal suo viso, io continuavo a sorridere come se non importava più di tanto la risposta ed ero d’accordo con le sue decisioni. 

-“Dovrei andare giu’ oggi…”

-“A che ora?”

-“Ho detto dovrei, non ho detto che vado. O vuoi che vado?”

Sono diventata rossa, volevo abbassare gli occhi, però non potevo, volevo sembrare matura, forse un po' fredda. Continuavo a guardarlo senza muovermi.

-“Se vuol restare resta e vuoi andare vai…”

Ma perche’ ho detto cosi’ adesso penserà’ e mi pento di quello che e’ successo e voglio che se ne va’. Allora ho continuato:

-“ Pero’ tu sai che mi fa piacere sempre la tua compagnia, e certo preferirei che resti, così non dovrò camminare da sola e parlare a me stessa.”

Ha sorriso, poi mi fa:

“ Vabbè dai vedo, se te lo meriti forse rimango.”

Ero in shock, lui gioca la mia partita fredda. E io che dovevo essere fredda, invece ha deciso forse di stuzzicarmi un po’ o forse non gli importava piu’ di tanto.. Ed era un lato di lui che non sapevo che aveva. Era qualcosa di nuovo. E se forse con qualcun altro questo mi avrebbe dato fastidio, con lui mi è piaciuto, perché lo conoscevo da molto.. Quasi l’ho appreso come una sfida, e volevo vincere. Volevo la sua approvazione. Lui ha visto che ci stavo pensando e certamente mi ha detto che scherzava.

Abbiamo fatto la colazione, preso solo il cappuccino non riuscivo a mangiare, non mangio mai quando sono preoccupata, o agitata… Cercavo di sorridere e di comportarmi come sempre, scherzavo, ma la testa mi si riempiva con i flash immagini di ieri. Chissà se ci pensava pure lui? Che opinione ha adesso, è cambiata, mi conosce di più in tutti i senti? Non so, posso solo immaginare, non posso chiedere. 

Abbiamo deciso di visitare il Vaticano e la Cappella Sistina. C’era parecchia gente anche se era lunedì. Era bello vedere tutto, abbiamo girato parecchio, un po' di fila qua e là…. Cercavo di non guardarlo troppo anche se gli occhi non mi davano ascolto.. Ogni volta che il mio sguardo si incontrava col suo era diverso da sempre. Era incuriosita dal fatto che aveva questo sguardo penetrante, indagatore, interrogativo. Forse mi voleva chiedere qualcosa ma esitava. Io invece volevo cercare di imitare quella Luna di sempre, tenere un po' la distanza. Anche se ovviamente dentro era tutto un altro mondo. Era come una bambina che ha ricevuto il regalo desiderato da tanto ma non ci poteva giocare. Volevo coccolarmi, volevo stare sulle sue braccia il più possibile, volevo baciarlo costantemente.

Cappella Sistina era meravigliosa non si potevano fare delle foto per cui cercavo con gli occhi a memorizzare il più possibile, scorrevo con lo sguardo da una parte all’altra e poi giù . Mi faceva male il collo dopo un po’. Mi sono fermata un po' di più sulla creazione di Adamo. Mi stava a sinistra e prese la mia mano. Ero pietrificata ma dentro mi scioglievo come il gelato al sole. Mi sono girata e gli ho sorriso. Volevo baciarlo, e l’ho fatto ma solo nella mia mente. 

Avevamo fame e abbiamo camminato verso hotel, era circa una 30 di minuti. Abbiamo parlato un po' di più oggi, del passato, del lavoro, se pensavo mai di tornare, se mi sono mai pentita di essere andata via, dei nostri rapporti. Ho saputo che ha passato due anni in Inghilterra con una ragazza. Non ci voleva parlare più di tanto. Ha girato un po 'il mondo, è stato negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia, in Spagna e altri che non mi ricordo. 

Ci siamo fermati sul primo carino posto che abbiamo visto che avevamo fame. Abbiamo ordinato la birra per alleviare la sete. È andata giù troppo presto, mi ha rilassata un po' più del dovuto. Dopo pranzo abbiamo visitato qualche altra chiesa per strada ed eravamo stanchissimi anche perché non è che abbiamo dormito molto…

Io inizio:

-“Ma allora resti ancora?”

-“ Non si vede?”

-“Io sono qui fino a sabato, aereo parte alle 10 di mattina, per cui verso le 6-7 partirò da qui.”

-“Posso rimanere fino a sabato, sempre se vuoi….”

-“ Sì, lo voglio!”

Ho espresso un leggero sorriso, ma dentro stavo saltando sul letto con musica a tutto volume, e urlavo di gioia. Erano già le 5:30 di pomeriggio, siamo andati nelle nostre camere per farci la doccia dopo questa giornata calda, mi sentivo tutta appiccicosa, non vedevo l’ora di accendere l’acqua. Avevo 2 ore per fare tutto, sembrava abbastanza, entrando in camera ho visto che il letto era fatto, asciugamani erano puliti, come se nulla fosse successo qui in questa stanza. Dopo la doccia e le solite mille domande, ho deciso che deve prendere il massimo, voglio sapere tutto di lui, il più possibile. Anche se ci siamo avvicinati però ho realizzato che non l’ho conosciuto veramente. Era sempre sorridente e amichevole con tutti ma era così dentro? Ha mai avuto delle brutte giornate, momenti difficili, né ha mai parlato con nessuno, ha un miglior amico che si confida? Oppure la gente vede quel sorriso e pensa che lui non ha bisogno di parlare o sfogarsi? Ha mai pianto? Io certo piango per qualsiasi momento, qualche volta solo per profilattica. 

Mi sono preparata, ho fatto gli occhi un po’ più neri, i capelli tirati su. E oggi volevo il nero. Avevo questo vestito nero attillato che copriva le ginocchia, sempre la schiena un po' scoperta. Alle 19:00 ero già pronta, ho guardato il telefono, mi sono dimenticata che ho una vita la’ da qualche parte. Ho messo il telefono giu’. 

Ho creato questo mondo separato, questa piccola bolla dove c’eravamo solo noi e 5 km di raggio intorno. Non volevo creare una connessione al di fuori. Il mondo reale è molto diverso, è quotidiano, monotono, difficile. Come la lezione di matematica per essere bravo devi risolvere il problema, la vita è piena di problemi da risolvere.

Forse era illusorio pensare così, tanto sapevo arrivando all’ultimo giorno sarebbe venuta la domanda “Cosa succede dopo?” Non ci volevo pensare, quello era un problema che non ero pronta a risolvere. 

19:18 qualcuno bussa sulla porta, il battito accelera. Apro, Elias fa:” ma quanto sei belle?” Sorride, mi viene ad abbracciare sempre attento a non rompermi, poi prende il mio viso tra le mani e mi bacia. Il bacio diventa più passionale e ho il dubbio che arriviamo alla cena. Un attimo e il vestito non avevo più addosso. Quella sera infatti non siamo piu’ usciti da quella camera. Abbiamo avuto un aperitivo sulla poltrona, il primo piatto sulla letto, portata principale per terra, un po' al muro e sul letto, il dolce nella doccia, finendo col caffè sul lavandino del bagno. Non penso di aver mangiato mai così tanto ma soprattutto era delizioso. 

Sazi dalla nostra cena ci siamo messi sdraiati sul letto abbracciati a parlare. Questa volta io facevo le domande e lui rispondeva. Ho saputo tante cose che neanche immaginavo. Non sapevo neanche la sua età, dove andava a scuola, la prima ragazza. Ero contenta che mi ha raccontato tutte queste cose. Dopo ore pian piano mi si chiudevano gli occhi. Ci siamo addormentati, non ho sentito la raccolte del vetro delle 5. Apro gli occhi sembra già’ tardi, lui non c’e’, dove sarà andato? Sono le 12:15 di pomeriggio, abbiamo dormito bene o almeno io. Non sapevo ancora dove e quanto tempo fa’ è uscito. Qualcuno sta per aprire pensavo sono venuti a pulire la stanza, era lui con 2 caffè: “Buongiorno principessa!” Principessa, chissà perché ha usato quella parola, perché dormo troppo? Mi è venuto addosso come il vento quando stai alla stazione e la freccia rossa ti passa accanto senza fermarsi. Mi ha stretta forte: “Allora cosa si fa’ oggi?” Non mi importava, mi godevo quelle emozioni così travolgenti. Non mi importava se facevamo dei turisti o passavamo tutto il giorno sul letto. Era il momento perfetto, una catena di emozioni una dopo l’altra. Quattro giorni di seguito abbiamo fatto più o meno le stesse cose, colazione, giretto culturale, un po' di shopping, pranzo, l’amore, cena, anche un po’ di tv. Ho dormito anche in camera sua. Venerdì alle 19:00 ci dovevamo ritrovare sotto per cena. Ho fatto la valigia, ho messo tutto tranne la borsa con le creme che mi servivano ancora domani mattina. Ho messo anche la sveglia e ho preparato i vestiti che mi metto per il viaggio. Fino ad adesso non abbiamo parlato del “dopo”. E gia’ sapevo che stasera sarà in cima alla nostra conversazione. Avevo i capelli sciolti un po' mossi, poco trucco, un vestito di lino bianco semplice che finalmente copriva un po' di più. Avevo portato con me diversi profumi però non volevo cambiare, volevo che mi ricordasse con quel profumo li’ anche se oggi avevo voglia di qualcosa di più dolce come “Lost Cherry”.

Esco, mi sento come il primo giorno, il cuore scalpita. Lo vedo, i jeans chiari  la camicetta gialla pastello quasi bianca. Sorride ma si vede che e’ una maschera, la porto pure io. Eravamo silenziosi più del solito, sorrisi tesi. Io gia’ sapevo cosa sarà dopo, chissa’ se lo sapeva pure lui? Ha prenotato un ristorante “Pierluigi”, era una ventina di minuti di camminata. La serata era calda con ogni tanto un po' di vento fresco ma piacevole.

Abbiamo camminato, per tutta la strada teneva la mia mano, non lasciava mai. Ci giocava, stringeva ogni tanto. Mi ha chiesto se ho fatto la valigia, se ho preso tutto, come vado lì domani. 

Diverse domande ma non quella che ci interessava a tutti e due. Mi ha chiesto cosa faro’ quando torno, quando tornerò la prossima volta. Avevo un tornado dentro, pensavo a tutto e a niente. Erano come difetti della matrice, la realtà del mondo in cui dovro’ tornare domani mi venica come i flash, la realizzazione del fatto che dovro’ uscire da questa bolla che ho creato. Siamo quasi arrivati ed eravamo già pronti per ordinare soprattutto il vino. Rosso anche se avevamo vestiti chiari oggi non importava Rosso Lacrima di Morro D’Alba. Avevamo bisogno di quel vino subito per alleviare questo sconforto. Non mi ricordo cosa abbiamo mangiato, e se abbiamo mangiato non importava. Ci guardavamo negli occhi per tutta la cena, anche io tenevo lo sguardo fisso su di lui, non sempre però. Non era una conversazione verbale. Era una conversazione di gesti, di vedere e capire lo sguardo, l’emozione. La serata era tesa. Dopo una bottiglia di vino ridevamo di tutto, semplicemente perche’ avevamo voglia di. Abbiamo camminato verso la fontana di Trevi, avevo una piccola macchia di vino sul mio vestito, cercavo di coprire con la mano. Eccola così monumentale come l’emozione che provavo in quei giorni. Ho tirato fuori una monetina, mi sono girata di spalle e ho chiuso gli occhi. Sentivo me mi guardava e non riuscivo a concentrarmi. Cosa desidero, cosa voglio che si avvera’? Ci sono così tante monete, così tanti desideri avverati e non avverati, dimenticati…

Allora ho pensato che al posto del desiderio e dell'ansia di aspettare che si avveri io dico “grazie”. Grazie per questi 6 giorni, grazie per un’emozione che non tutti possono provare neanche nel corso della vita. Grazie per lui, per il suo sorriso, per l’amore che mi ha dato. Sono grata per la vacanza che mi ha dato molto più dell’aspettativa. 

E grazie per questo momento. Ho buttato la moneta e sono venuta verso di lui. Come meglio si poteva concludere questa vacanza che con un bacio così appassionato di fronte alla Fontana Di Trevi. Anche lui mi ha detto grazie per questa mini vacanza come se avesse sentito i miei pensieri. 

Alla fine non abbiamo mai parlato del “dopo”, era chiaro, io ho letto nei suoi occhi e lui sui miei. Erano due mondi diversi, due personalità diverse, due lingue diverse, due orari diversi. Non sarei mai rimasta qui e lui non sarebbe mai andato li’. Se si sta bene in un istante breve come questo non significa che ci si riesce a costruire insieme una vita reale, affrontare i problemi insieme. Forse lui ci vorrebbe provare e vedere se va, con un po 'di sacrifici. Ma non io, ho troppi cervi nella testa. Il mio cubo di Rubik non sarà mai risolto. 

Siamo andati in camera mia, non abbiamo acceso la luce. Se avevo gli occhi lucidi non volevo che vedeva. Stavamo lì in mezzo in piedi, gli ho chiesto di chiudere gli occhi, non ha fatto domande. Mi avvicinò alla sua guancia destra e la bacio appena sfiorandola. Poi mi sposto e faccio lo stesso con la sinistra. Alle labbra non ci voglio ancora arrivare. Il suo cuore accelera e il respiro diventa più pesante. Poi un bacio sul collo da una parte poi dall’altra, poi un po’ più su fino all’orecchio. Poi tiepide bagnate labbra. Non era come le ultime volte, era lento, con movimenti quasi come a rallentatore. Tremavo dentro e fuori. Eravamo come dei ragazzini facendolo per la prima volta, ma con teoria ben studiata. Le lacrime scendevano sulle mie guance ma lui non ci ha fatto caso, li asciugò nel cuscino. 

Siamo rimasti l’uno a fianco all’altra a guardarsi. Ogni tanto mi sfiorava il viso con la sua mano. Così ci addormentammo. 

La sveglia suonò , mi lavo, mi vesto di fretta, si veste anche lui. Volevo fare di fretta, non avevo il desiderio di prolungare quel momento di addio. Volevo ricordare quegli altri giorni. Ho chiamato un taxi. 

-“Ma non vuoi fare colazione, un caffè ?”

-“No, lo prendo nell’aeroporto. Non voglio essere tardi.

Siamo usciti ho fatto il check-out. Era fresco, il taxi non c’era ancora. Avevo la sensazione che rimanesse qualcosa di inconcluso. Ho iniziato:

-“Lo so non abbiamo mai parlato…” - mi ha fermata 

-“Lo so, lo so….”

-“E che….”

-“Lo so. Grazie per tutto. Grazie che mi hai supplicato a restare” - ha riso, ho riso pure io.

Poi lui continua:

-“Sono molto felice che ho avuto questa possibilità di conoscerti, ancora quando eri più giovane ti guardavo e pensavo ‘ma gli piacerà mai un ragazzo come me, ma uscirebbe mai con me?’ Non ho mai avuto il coraggio a chiedertelo.”

-“E sono felice di aver conosciuto un po più di te, forse alla prossima, stesso posto, stessa ora tra qualche anno.” Non gli ho mai detto che avevo una cotta su di lui. Era meglio così. Tutto intorno a noi succede è per una ragione? Forse era proprio questo il momento che dovevamo condividere e punto?” 

Taxi è arrivato, mi ha aiutato a mettere la valigia nel bagagliaio e ha aperto la porta. Eccolo la nota finale, quell’abbraccio dove non sento la terra sotto i piedi, mi ha stretto penso il più forte che poteva, non aveva più questa paura di rompermi. Mi ha fatto quasi male ma non mi ci ho fatto caso, mi baciò. Io sorridente mi metto in macchina. 

-“Arrivederci, principessa!” E chiude la porta. La macchina parte, e tutte quelle emozioni come lava scoppiano, si rovesciano. Sono diventata rossa e ho iniziato a piangere, non non riuscivo a fermarmi, e così fino all’aeroporto. 

Non ricordo come ho dato la valigia, non ricordo i controlli, non ricordo come sono salita sull’aereo. Ero uscita dalla bolla, è ora di tornare con i piedi per terra. Non ricordo molto, c’erano tante persone che passavano e passavano mentre già stavo seduta sull’aereo. Mi hanno ricordato delle pecore da contare prima di addormentarsi e cosi’ per sdrammatizzare ho iniziato a contare. 

Tutto d’un tratto mi sveglia qualcuno, è intendente del volo:

-“Per favore la preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare a Roma”

Un attimo non riuscivo a muovermi, non ho capito che ha detto, lei non se ne va’ e ripete:

-“Per favore, allacci la cintura di sicurezza, stiamo per atterrare in 7 minuti.”

Atterrare? Ma io vado a New York no Roma. Rimango confusa. Ma è lo stesso posto 10L, le stesse persone intorno a me. Ho iniziato a ridere istericamente, la gente si girava e mi guardava, non potevo fermarmi, era un giro di emozioni e non riuscivo a distinguerne neanche una. Ma puo’ essere che mi sono sognata tutto? Così dettagliato e perfetto dall’inizio alla fine? Ho passato 6 giorni bellissimi invece sono stati 6 ore di sonno sull’aereo? Non riuscivo a credere e smettere a ridere. Sono uscita dall’aereo ridendo, ho preso la valigia ridendo. Certo quel hotel è hotel che ho prenotato, quei nomi di ristoranti ho ricercato prima di partire, ho guardato le foto e le recensioni. Mi sono ricordata il film “Inception” con Leonardo Di Caprio. Ho progettato una realtà e l’ho vissuta. Nel taxi non smettevo a sorridere, ma non mi importava del parere degli altri. 

Ho visitato tutti quei posti da sola, ho mangiato in quei ristoranti da sola e ho dormito sul letto pure da sola, ma con un sorriso perché la vacanza piu’ memorabile l'ho gia’ avuta.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Roxie90