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Autore: susiguci    10/04/2023    2 recensioni
Dal Capitolo I
[... Merlin era in ritardo per l'inizio delle lezioni e, come sempre, correva per i corridoi, cercando di arrivare in aula più presto possibile.
Merlin non vide il ragazzo che allungò un piede al suo passaggio e si ritrovò a terra, battendo forte la bocca e il mento. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e Merlin si girò a guardare il ragazzo con tanto d'occhi!
'Chi è questo grandissimo figlio di puttana?' si chiese.
"Oh, Dio! Scusami!" disse il ragazzo, tendendogli una mano per farlo alzare.
"E perché dovrei? So che l'hai fatto apposta!"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Ok. Volevo farlo! Solo … non a te! Ho sbagliato persona!"...]
[..."Abbiamo cominciato con il piede sbagliato…" disse il ragazzo dispiaciuto.
"Già … con il tuo, per l'esattezza"...]
Capitolo I revisionato
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo XI

What can I do for you?








 







 

"Merlin"

"Mamma!"

Hunith si piegò sul figlio dandogli un bacio sulla fronte e una carezza sul viso. Non poteva abbracciarlo: temeva di fargli male.

"Mamma che ore sono?"

"Le quattro del mattino della festa di Ognissanti… Santo cielo, Merlin …" 

"Sto bene…"

Il ragazzo era sdraiato su un letto di ospedale. Aveva una flebo attaccata al braccio e un nasetto nelle narici per l'ossigeno. Aveva una grossa fasciatura su un lato della testa e altre più piccole sparse sulle braccia. 

"Non così bene. Ho parlato con l'analista e mi ha fatto vedere il tuo referto. Hai tre coste rotte, la milza aperta in più punti, lividi, escoriazioni e una commozione cerebrale di entità medio-lieve. Si può sapere cosa ti è successo?"

"C'era un uomo…  lui mi ha picchiato! Uno grosso!"

"Sì, lo so. Me l'hanno detto! Ma perché nessuno ti ha dato una mano?" disse furiosa la madre.

"Perché ero isolato. Ero in giardino da solo, un giardino molto grande"

"Perché ti ha picchiato?"

"Era ubriaco, mamma! Era convinto che gli avessi fatto uno sgarbo!"

"E perché nessuno si è disturbato a chiamare la polizia?" 

 

Hunith era così arrabbiata con tutti… vedere il figlio arrivare in barella in quelle condizioni era stata la cosa peggiore che le fosse mai capitata.

 

"Non ne ho idea, mamma"

"La prima cosa che farò quando uscirai di qui sarà accompagnarti alla polizia. Oppure potrei chiamare degli agenti qui in ospedale…"

Merlin si sentì perduto e spiazzato. Non poteva lasciare che sua madre scoprisse tutto quello.

"No, ci andrò, mamma. Ti giuro che ci andrò, però da solo…"

"Va bene. Ma sono preoccupata per te … Lo so che c'è qualcosa che non va, da tanto tempo ormai. Tu non vuoi farmi soffrire, ma io vorrei aiutarti e farti capire che tu puoi dirmi tutto quello che vuoi e ti vorró bene sempre e comunque"

"Ma io lo so, mamma"

"No, tu vuoi proteggermi. Ma sono una donna adulta e me la so cavare." Sua madre non riusciva più a fare finta di niente e cominciò a piangere. Il ragazzo sentì il suo cuore farsi grosso per il dolore.

Non le avrebbe detto tutto. Non poteva. Era spaventato anche lui. Se Oswald si fosse rifatto vivo? La sola idea lo mandava in sconforto. Ma almeno poteva farle capire che si fidava di lei…

"Mamma, è tanto che voglio dirti una cosa. Perdonami ma non è facile per me. Ho paura di deluderti, mentre io vorrei che tu fossi fiera di me. Hai solo me…"

"Io sono fiera di te e questo non cambierà mai!"

"Sono gay" disse a bassa voce.

"Tutto qui?"

"Come tutto qui?"

"In fondo penso di avere sempre avuto questo dubbio, anche se non ne ero sicura al cento per cento"

"Tu lo sapevi?"

"Lo supponevo, sì, ma sono molto contenta che tu abbia deciso di dirmelo."

"E non sei delusa?"

"Certo che lo sono. Non di te, sia chiaro. Si tratta di una cosa egoistica da parte mia, ma mi dispiace molto … di non poter diventare nonna, un giorno! È sempre stato un mio desiderio, da quando sei diventato un così bel ragazzo."

Merlin le sorrise. Sua madre era una donna incredibile. Gli aveva detto una cosa spiacevole con la massima spontaneità.

"Quel ragazzo c'entra con il fatto che tu sia gay?" chiese Hunith.

"Non è un omofobo, mamma, se è quello che intendi. È solo una persona malata. Ma ti prego non parliamo di lui. Lo farò con la polizia."

"D'accordo, ma se non lo farai tu, sappilo, ci andrò io!"

"L'ho capito!" disse Merlin con un sorriso rassegnato.

 

Un piccolo sorriso increspò le labbra della donna.

"Quindi … fammi un po' capire" disse la mamma prendendo un pezzo di ovatta e cospargendolo con un liquido lattiginoso per poi togliergli le macchie di trucco rosso che aveva ancora sul viso.

"Chi tra quei ragazzi è solo tuo amico e chi invece un po' di più?" Ora Hunith sorrideva apertamente mentre faceva attenzione a non toccare le parti ferite del viso del figlio.

"No, mamma! L'hai appena saputo e mi fai già il terzo grado?" brontolò Merlin.

"Certo! Sai da quanto  volevo fartelo!"

"È venuto qualcuno per vedermi?"

"Sì, ma li hanno mandati via perché eri ancora svenuto. Ho parlato con loro. C'era Percival, con la faccia per metà verde e per l'altra metà pallido come un morto."

"Era preoccupato?"

"Moltissimo. Tanto che è rimasto qui a lungo, anche quando sapeva che non ti avrebbe potuto fare visita.

Poco dopo è arrivato il 'trio Lescano.'* Gli ho detto che li avrei chiamati non appena avresti potuto ricevere visite. Infine sono arrivati Joker e una strega. Oggi mi sembrava di essere in un film dell'orrore!" rise Hunith.

"Erano fratello e sorella, ma non ricordo i loro nomi: non li avevo mai visti prima. Purtroppo la ragazza ha avuto un mancamento e …"

"Dio, Morgana …" si agitò Merlin nel letto.

"Niente di serio. Le abbiamo fatto una flebo e gli esami del sangue. L'ho pulita un po' come ho fatto con te. Quella ragazza è vera una bellezza, peccato fosse a pezzi. Quando l'abbiamo dimessa stava già benone. Il fratello, che nell'attesa doveva essere andato in bagno a lavarsi, si è ripresentato struccato e con i capelli umidi e nonostante fosse stravolto era talmente bello!"

Merlin sorrise: "Sì, Arthur … fa il modello!"

"Diceva certe cose che non ho capito. Non doveva essere completamente lucido. Diceva: - Non ho fatto in tempo - Dovevo essere lì - Forse si riferiva a te … E quindi chi è che ti piace? Il rosso o il biondino di cui non avevo mai sentito parlare."

"Ti dirò il minimo indispensabile. Poi, peró, mi farai riposare?"

"Affare fatto. È quello che c'è nella flebo che ti fa venire sonno…"

"Percival è il mio ragazzo. E i weekend in cui manco, sto da lui. Arthur è solo un amico, ed anche lui è gay."

"Per il momento me lo farò bastare" bisbigliò Hunith facendogli l'occhiolino,ì e uscendo dalla stanza del figlio.


Il giorno dopo Merlin sembrava stare ancora peggio ma i parametri ospedalieri del ragazzo risultavano normali per cui gli permisero di ricevere visite. Il primo fu Percival.

Hunith aveva lasciato in pace la coppia. Aveva visto Percival avvicinarsi al figlio con talmente tanto dolore in volto che quando si abbracciarono, la madre uscì dalla stanza con le lacrime agli occhi. Era contenta che suo figlio avesse un così bravo ragazzo. Percival le era sempre piaciuto. Peccato solamente che fosse così timido. Nessuno di loro, nè Percival, nè il modello le sembravano gay. Evidentemente si era sempre sbagliata sui ragazzi gay. Nemmeno Merlin lo sembrava, a parte quando le rubava i trucchi.

Poi fu la volta di Elyan, Gwen e Gwaine. E Hunith si era unita volentieri a parlare con loro. Li conosceva da sempre e cercò di capire di più. Era stato Percival a trovare Merlin e a portarlo dentro. Poi avevano chiamato l'ambulanza ma nessuno aveva pensato di chiamare la polizia. 

Gwen a quel punto si era portata la mano davanti alla bocca, con fare scandalizzato. Perché nessuno aveva pensato di chiamare la polizia?

 

Il giorno dopo ancora Merlin fu rimandato a casa. Possibile che mandassero a casa la gente, mentre ancora stava male? Sua madre sapeva bene come funzionassero le cose in ospedale. Ci lavorava. E prese due giorni di ferie per accudire il figlio.

Il dolore più forte era quello alle coste, ma sarebbero bastati pochi giorni perché quel dolore passasse. Glielo aveva garantito sua madre. Per la testa ci sarebbe voluto più tempo, ma era un dolore più sopportabile che con i farmaci riusciva a tenere sotto controllo.

 

Due giorni dopo Merlin si  sentì  decisamente meglio e si recò in commissariato, come aveva promesso alla madre.

Gli aprirono due poliziotti alti e robusti. Ed ebbe un flash nella mente! Aveva l'impressione che da un momento all'altro, i due con l'uniforme avrebbero potuto lanciare in aria i loro berretti e che si sarebbero messi a ballare seminudi sulla scrivania. Merlin si mise a ridacchiare da solo.

Peccato che i due avessero due visi assolutamente seri, e un'espressione dura, quasi ostile.

 

Quando uscì, dopo aver risposto a una sfilza di domande che lo aveva fatto sentire come fosse lui il colpevole, Merlin era molto deluso. Non era servito a niente, dire ai due poliziotti che era gay, che Oswald l'aveva drogato e stuprato, che temeva stesse per fare la stessa cosa a una sua amica e che temeva una vendetta da parte dell'uomo nei suoi confronti. L'avevano ribaltato come un calzino. La sua vita privata era stata sviscerata punto per punto. E senza la minima delicatezza.

Non avevano fatto nessun commento sulla sua omosessualità, ma lui sentiva il loro giudizio nelle loro parole e nel tono scelto per parlare con lui. In passato aveva sentito di donne violentate due volte: una dallo stupratore e uno dai modi feroci della polizia. E così si sentiva lui. Possibile che le forze dell'ordine si comportassero come ai tempi della Santa Inquisizione, durante il Medio Evo?

Forse era stato solo poco fortunato. Forse non tutti erano glaciali come quei due poliziotti. O forse da quando Oswald aveva fatto irruzione nella sua vita, questa stava lentamente andando a scatafascio. Alla fine gli dissero che essendo passato più di un anno la denuncia per lo stupro non poteva più essere fatta. Inoltre all'epoca dei fatti Merlin era già maggiorenne e anche questo influì sulle decisioni della polizia. Avevano quindi fatto solamente una denuncia per percosse.

Aveva sbagliato a non denunciare Oswald quando ancora poteva farlo. Ora sapeva che l'uomo avrebbe potuto vendicarsi su di lui. 

 

Tornato a casa ebbe un'ulteriore sorpresa. Che non fece gli particolarmente piacere. Arthur e Morgana si erano presentati a casa sua e non trovandolo avevano chiesto di poterlo aspettare. Quando entrò in casa, si trovò davanti un particolare quadretto familiare. Morgana e Arthur che bevevano tè e mangiavano biscotti, vicino a sua madre che cuciva. Sperò che non fosse venuto fuori il nome di Oswald.

Morgana si alzò per abbracciarlo e Merlin la ricambiò con affetto.

"Perché non li porti sul terrazzino? Si sta così bene, fuori!” suggerì la madre, intuendo che i tre volessero parlare per conto loro.

 

Merlin era a disagio con sua madre. Non aveva mai portato nessuno in casa, nemmeno Percival, che al massimo aveva parlato un paio di volte dalla strada con sua madre alla finestra. I tre … loro non contavano. Sua madre da sempre li aveva sempre trattati come fossero figli suoi. Li sgridava persino, ma ormai non più, e da parecchio tempo.

 

Dopo che si furono sistemati sulle sedie all'aperto, Merlin si sentì improvvisamente molto a disagio anche con loro. Cosa avrebbe dovuto dire? Non credeva che Arthur e Percival si fossero parlati. Percival aveva saltato università e allenamento di basket per stare con lui all’ospedale. E anche Arthur aveva rinunciato a qualcosa per essere lì. Non sapevano chi era stato a picchiarlo. Arthur non sapeva che Oswald era quell'uomo e Morgana non sapeva nulla della sua brutta storia precedente con lui.

 

"Scusatemi, se mi vedete così, un po' … sbalestrato, ma al commissariato mi hanno risucchiato ogni energia!"

"Cosa ti hanno detto?"

"Ho fatto denuncia contro ignoti!" 

Non aveva potuto fare altrimenti poiché dell'uomo non conosceva neppure il cognome. 

"È stato Oswald?" domandò Morgana con gli occhi inondati di lacrime. "È scomparso dal momento in cui ti abbiamo ritrovato svenuto e al cellulare da allora è irreperibile. Cos'è successo?"

Merlin cercò Arthur con lo sguardo, il quale gli fece un piccolo cenno d'incoraggiamento. Possibile che Arthur ci fosse arrivato da solo?

"L'ho conosciuto un anno fa, poco più. Mi ha corteggiato e gli è bastato poco per riuscire a conquistarmi e glielo dissi chiaramente. Solo che lui mise della droga nel mio bicchiere senza che me ne accorgessi e il giorno dopo mi sono svegliato in un letto d'albergo. Stavo molto male. Overdose dissero i medici."

Merlin prese fiato tornando ad Arthur con lo sguardo, accorgendosi che il ragazzo si passava le mani tra i capelli con aria nervosa. Merlin capiva che per Arthur, un conto era avere dei dubbi, un conto era saperlo per certo. Merlin sentì compassione anche per lui. Morgana era immobile tranne per le lacrime che continuavano a fuoriuscire dagli occhi. 



"Dissero anche che mi aveva usato violenza."

"No!" sfuggì alla ragazza.

"Non l'avevo mai più rivisto prima dell'altra sera a casa vostra. Mi dispiace!"

"Ma perché picchiarti?” fece Morgana.

"Era arrabbiato con me, perché con la mia presenza distruggevo la sua storia con te! Aveva dei progetti. Credo volesse derubarti!"

"Lo farò cercare. Lo farò sbattere in galera!" Morgana stringeva i pugni e aveva il viso così addolorato che Merlin si sentì male per lei. "Non si può. Ero già maggiorenne all’epoca ed è passato più di un anno."

"Tu … non lo denunciasti?"

"No. Sentivo che quel che mi aveva fatto era anche mia responsabilità."

"Sai… è tutto vero" si intromise Arthur rivolto a sua sorella, vedendo i due in difficoltà. "Merlin mi ha raccontato questa storia proprio poco prima di Halloween... Morgana dovresti essergli grata. Per merito suo, ti sei tolta di torno un uomo molto pericoloso."

"Scusa, Merlin non è che non ti sono grata" disse la ragazza buttando una mano in cerca di quelle di Merlin. "È solo che devo abituarmi all'idea che Oswald non sia l'uomo affascinante e dolce che mi sembrava”

"Fu così anche per me. Per giorni ho continuato a pensare che fosse stato un altro a farmi quelle cose e non lui …"

Morgana si asciugava gli occhi. Era ancora scombussolata ma sembrava essere più sollevata da quello scambio di opinioni. La facevano sentire meno sola. "E come stai fisicamente?" domandò lei.

"A vedermi non si direbbe, ma ho la pelle dura. In pochi giorni sarò come nuovo."

"Cosa posso fare per te?"

"Intanto potresti dirmi il cognome di Oswald, se lo sai!"

"Cardonell. Oswald Cardonell. Ma a questo punto non so più neanche se sia un nome vero o falso…."

"Non importa … la seconda cosa è una seccatura, ma se te la senti, potresti fare anche tu una denuncia presso la polizia. Ma ti avverto, con me, sono stati pessimi."

"Non preoccuparti: andrò là con il mio avvocato."

 

Arthur finalmente sorrise. Era stato serio tutto il tempo. Quello che aveva subito Merlin, poi Morgana, il senso di colpa che provava perché lui non c'era, quando avrebbe dovuto esserci. Sentì di odiare quell'uomo.

 

Merlin si alzò in piedi! "Ehi, Arthur! Li riconosci?"

"No! Non è possibile, Merlin. Come hai fatto?" disse Arthur avvicinandosi a un vaso di tulipani gialli, piuttosto piccoli ma ancora in eccellente stato di conservazione.

"Internet e tanto amore…" rise Merlin.

"Hai sostituito i bulbi! Non vale!" brontolò Arthur scettico.

"Assolutamente no. Con i bulbi nuovi sarebbero tre volte più grandi…"

"È molto difficile mantenerli così a lungo."

Morgana si unì ai ragazzi. "Sono molto belli…"

"Fu un regalo di Arthur prima di partire per la Francia" gongolò di orgoglio Merlin.

Morgana socchiuse gli occhi: "Ah, a proposito. Mi dispiace di averti detto che Arthur preferiva i tulipani rossi. Non era vero! Volevo che lo stupissi. Sai i tulipani rossi sono il simbolo di un grande amore appassionato."

"Beh! In effetti mi ha stupito, quando me li ha regalati di fronte al suo fidanzato!" disse Arthur con una punta di rancore.

"Morgana, vuoi spiegarmi?" disse Merlin pacato.

"D'accordo. Arthur mi ha parlato di te e visto che non l'aveva mai fatto prima per nessun altro ragazzo, ho pensato che sentisse qualcosa di speciale per te. Tutto qui."

Arthur sembrava un po' seccato. "Fatto da colei che non tollera minimamente che gli altri s'impiccino degli affari suoi, mi sembra una grande mancanza di rispetto."

 

"Suvvia, Arthur! Tanto non volevo regalarti degli altri tulipani gialli. Sarebbe stato obsoleto" cercò di minimizzare Merlin.

"Obsoleto sarai tu. Si può sapere chi dice al giorno d'oggi una parola come 'suvvia'?"

"Uh, mi ero dimenticato di quanto ti vada in tilt il cervello, quando mi esprimo con il mio linguaggio colto e forbito" alzò il tono Merlin tra il polemico e il divertito.

Arthur non riuscì a ribattere perché scoppiò a ridere, seguito poi da Merlin. 

"Maschi! Chi li capisce è bravo! Gay o non gay non fa alcuna differenza!" borbottò Morgana, sentendosi tagliata fuori dai loro discorsi.

"Proprio tu parli?" si scaldò Arthur "che in fatto di uomini hai dei gusti terribili…"

Merlin cominciò a ridere ancora più forte, poi abbracciò Morgana, che finse di ritrarsi, indicando Merlin ad Arthur: "Anche lui, però ..." E lasciandosi andare anche lei a una risata sonora.




 

Morgana inforcò la borsa, diede un bacio sulla guancia a Merlin e al fratello, che si teneva l'addome dolente dopo quell'attacco di risa esagerate. Forse avevano bisogno di sfogarsi tutti un po', dopo tanta tensione e dolore.

"Devo fare tante cose. Statemi bene ragazzi! Ci sentiamo" disse Morgana che rientrò in casa per salutare Hunith per poi lasciare la casa.

 

Arthur si rimise seduto sulla sedia.

"Siete venuti con due macchine separate?" chiese Merlin.

"Sì."

"Perché non le ho notate fuori dalla casa?"

"Indovina un po'? Le abbiamo parcheggiate in Piazza Martiri!"

"Cosa? E perché così lontano?" domandò Merlin senza capire.

"Perché una volta c'era un ragazzo che scaricavo e caricavo proprio in Piazza Martiri e guarda caso abita qui. Chi immaginava che ci fosse più di un miglio di distanza tra la piazza e qui?"

Merlin era perplesso. "Al tempo non volevo farti girare troppo … chi ti ha detto dove trovarmi?"

"Percival, ma non arrabbiarti con lui. Ci ha detto che non ricevi molte visite a casa. Scusami. Siamo piombati così tra capo e collo, ma Morgana non ce la faceva più. E avrei voluto venire prima a trovarti in ospedale ma dovevo tenerla d'occhio. Era a terra. Non l'avevo mai vista così. Avevo paura che facesse qualcosa di insensato."

"Mi sento in colpa…"

"Scherzi, vero? Se tu non l'avessi scoperto, immaginati in che razza di inferno si sarebbe potuta trovare? E io con lei. Devo ringraziarti, semmai…"

"Come l'hai capito? Che ...Oswald era lui?"

"Ho pensato che l'unica persona che poteva odiarti fino a picchiarti in quel modo, doveva essere lui! Perché da tutti gli altri tu sei amato…"

 

"Mi ha fatto effetto avervi avuto qui, oggi!"

"Tua madre è mitica! È una donna così cordiale e piacevole… ed è una bella donna. Hai preso da lei quei tuoi occhi straordinari, Merlin."

"Questo è meglio che tu non glielo dica. Non vorrei che cominciasse a cantare tutto il giorno. Lei pensa di essere intonata!" 

"Magari sei tu che non sei un grande estimatore musicale…"

"Io? Figurati. Sei tu che ascoltavi certa robaccia in macchina."

Arthur decise di lasciar correre e Merlin sorrise tra sé. "È successa una cosa … forse è vero che non tutti i mali vengono per nuocere…"

Arthur aggrottò le sopracciglia, senza capire.

"Non ti seguo…"

"Quand'ero in ospedale, l'ho detto a mia madre." 

"Gli hai detto di Oswald?" domandò l'altro spalancando gli occhi.

"No! No! Non voglio sappia di Oswald. Le ho detto che sono gay…"

Il viso di Arthur si aprì in un'espressione allegra e sorpresa: "E com'è andata?"

"Molto bene … anche se ora non avrò più scampo. Ha voluto sapere tutto, di Percival, di te e di Morgana."

"E di me cosa gli hai detto? Che sono la tua seconda scelta?" domandò Arthur con una piccola smorfia sulla bocca.

 

Merlin rimase a bocca aperta e non riuscì a ribattere niente. "Tu ... tu …"

"Scusa, Merlin. Scherzavo. Lascia stare. Sono contento che tua madre abbia reagito tanto bene."

 

Merlin non si era ancora ripreso. Non aveva capito perché Arthur gli avesse parlato in quel modo.


"Non ci pensare, Merlin, per favore. Mi è uscita male!" Era raro vedere Arthur così a disagio.

 

"D'accordo... Dove hai messo i miei tulipani?"

"Al sicuro nella serra. La prossima volta te li farò vedere. Tu davvero non sapevi che regalare tulipani rossi nel linguaggio dei fiori equivalga a regalare rose rosse?"

"Sì che lo sapevo! Fu la fiorista a dirmelo."

Arthur alzò le sopracciglia: "E me li hai regalati lo stesso?"

"Ormai li avevo comprati."

E si sorrisero a vicenda. "Quindi i tuoi preferiti sono ancora i tulipani gialli?"

"Sempre!"

"Mi dirai mai il loro significato, oltre a quello standard?"

"Se non te l'ho detto per tre anni, non credo che lo farò adesso… " fece Arthur con aria misteriosa. E una punta di divertimento nella voce.

 

Merlin lesse un messaggio sul cellulare: "È Percival. Sta per arrivare. Da quando mia madre sa di noi, non fa che dirmi di invitarlo a casa. Ed esce per lasciarci da soli."

"Tu non sai la fortuna che hai. Pensi che mio padre farebbe lo stesso?"

"Forse per un padre è più difficile…"

"Per il mio sicuramente". 

'Chissà il mio cosa direbbe' pensò Merlin con rabbia. 'Probabilmente niente visto quanto gliene fregava…' 

 

"Una sera voglio organizzare una cena per tua madre. Sperando di conoscere anche i tuoi amici in quell'occasione. L'altra sera non abbiamo certo avuto modo di presentarci. Ho però capito subito chi fosse Gwen: era sdraiata su di te che piangeva come una bambina. Una pena infinita. Gli altri due non li ho distinti tra la gente."

"Gwaine era un lupo e Elyan uno scheletro."

"Non ricordo. Ero sotto choc, Merlin!"

Arthur si alzò dalla sedia.

 

"Mi dispiace. Avrei dovuto scriverti, appena riuscivo." disse Merlin.

"No. Siamo stati tutti travolti dai fatti in questi giorni... Ma tu? Ora che ci penso non sembravi affatto travestito da angelo della morte…" 

Merlin pensò che Arthur avrebbe dovuto mettersi a ridere, ma non rideva affatto.

"Ricordo che eri tutto rosso … e io non sapevo se fosse sangue o il tuo costume… Gwen piangeva e anche Morgana …"

Arthur non lo guardava più. Parlava piano, come se fosse da solo… poi tacque. Merlin si alzò e gli andò vicino, gli mise le mani sulle spalle e Arthur trasalì. Stava piangendo. Merlin si ritrovò a provare una grande tenerezza per l'altro quando capì che Arthur, quella sera, aveva creduto che lui fosse morto.

E istintivamente lo abbracciò con trasporto ma gentilmente avvolgendo la testa di Arthur con le braccia. "Sono qui. Sto bene" mormorò.

Arthur sospirò forte e gli appoggiò le braccia sulla schiena.

Poi Merlin si allontanò. "Grazie Arthur per la tua amicizia! Ora posso proprio considerarti un vero amico."

Arthur si asciugò il viso in fretta, cercando di darsi un tono e parlò.

"Però hai ragione quando dici che non tutti i mali vengono per nuocere. Mio padre ha ripreso Morgana in casa. Non le passerà denaro ma almeno potrà stare lì. Forse teme che Oswald possa rifarsi vivo con lei."

"Hai detto tu a tuo padre quello che è successo."

"Non ce n'é stato bisogno! La mia casa ha telecamere in ogni stanza."

"Anche in giardino?"

"Certo!"

"Quindi potrei dirlo alla polizia?"

"Certamente. Scusa per non averci pensato." 

"Tuo padre non è un mostro, dopotutto."

"Stavolta deve essersi spaventato sul serio."

"È già qualcosa..."

"Dici?"

 

'Oh, sì, Arthur, dico. Tuo padre sarà terribile ma mai quanto il mio…'  pensò Merlin.

 

Arthur portò le mani sulle spalle di Merlin, sballottandolo un po' e lasciandogli una ruvida carezza sul volto "Salutami Percival" e rientrò in casa in cerca di Hunith per ringraziarla e uscire poi dal portone principale.









 







*Gruppo canoro composto da tre sorelle dei Paesi Bassi che cantavano in italiano. Molto famose tra gli anni '30 e '40.

   
 
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