–
Mi sembra di vedere un pollo. Stramazzato a terra. No, no, aspetta.
– Tobio
girò di centottanta gradi la tazzina, fissandola
intensamente. – Forse è un
corvo che vola. Secondo te, che vuol dire? –
Kei
prese la tazzina con le foglie di tè, ci guardò
dentro per qualche istante e
poi la posò sul piattino.
–
Secondo me vuol dire che sei un idiota. –
bisbigliò con un ghigno.
Se
uno sguardo avesse potuto uccidere, Kei sarebbe morto
all’istante. A salvarlo
da una fattura Orcovolante fu l’insegnante che
dichiarò la lezione finita.
Tobio,
borbottando improperi a fior di labbra, si alzò, raccolse i
suoi libri e se ne
andò, sotto lo sguardo sornione di Kei. Questi scese la
scala a pioli* in coda
agli altri studenti con ancora un sorriso soddisfatto stampato in
faccia, quando
la visione di Tetsurou nel corridoio fece mancare al cuore un battito e
al
piede l’ultimo gradino, risultando in un atterraggio goffo.
Imprecando
mentalmente, gli si fece incontro.
–
Tsukki! – lo salutò radiosamente
l’altro. Kei notò sulla faccia di Tetsurou un
incipit di occhiaie e capelli più arruffati del solito e si
domandò se l’aria
leggermente sfatta fosse il risultato di una delle balordaggini
notturne dei
Grifondoro o l’intensificarsi dello studio in vista dei
M.A.G.O..
–
Che vuoi? – chiese scorbutico, pentendosi istantaneamente del
suo tono immotivatamente
scontroso. Dopo l’incontro nella Sala dei Trofei, Kei aveva
speso ogni fibra
del suo essere per evitare Tetsurou, ritrovandosi una volta costretto a
rifugiarsi nel bagno delle ragazze del secondo piano pur di non
scontrarvisi
nel corridoio. Era ancora irritato dalla sua stessa reazione
spropositata alla
conversazione che avevano avuto riguardo ai luoghi che Tetsurou usava
per “fare
colpo”. Da una parte, si era risentito del fatto che Tetsurou
avesse scelto un
posto a sua detta “tetro” per il loro incontro, e
dall’altra si era infuriato
con sé stesso per essersi illuso di avere una chance con
lui. Non poteva
credere di aver ceduto così stupidamente alle insinuazioni
di Kenma e aver
tentato una parziale apertura verso Tetsurou, dopo tutti gli anni
passati a fortificare
con fatica la sua chiusura totale, strato di mattoni dopo
l’altro. Inoltre, nel
calderone di emozioni che lo tormentava, capeggiava la vergogna di aver
reagito
in maniera così stizzita di fronte all’evidente
eterosessualità di Tetsurou,
scappando come un cane rabbioso nella torre Ovest. E a coronare questi
sentimenti
negativi, c’era l’amara consapevolezza
dell’ingiusto trattamento che stava
riservando a Tetsurou per aver spazzato i castelli in aria che si era
costruito
da sé.
Fu
quindi sollevato dalla risata di Tetsurou di fronte alla sua
scontrosità.
–
È proprio vero che non ti si può parlare di
mattina. – commentò l’altro,
sorridendo sornione.
Kei
si sistemò gli occhiali sul naso, cercando di nascondere la
vergogna. Si irrigidì
quando Tetsurou gli passò il braccio intorno al collo,
conducendolo giù per le
scale a passo veloce.
–
Allora, a quando queste lezioncine di volo? –
Kei
lo guardò stralunato, mentre con la coda
dell’occhio a malapena si accorgeva
delle persone che gli passavano a fianco.
Tetsurou
liberò il braccio, allargando il sorriso. – Non ti
ricordi? Se tu avessi
trasfigurato una coppa senza l’ombra di piume, avrei
accettato delle lezioni di
volo da te. –
Kei
dovette allargare il passo per stargli dietro.
–
Domenica giocherete la prossima partita, vero? –
proseguì Tetsurou, facendo da
spartiacque nel corridoio gremito di studenti. – Dunque,
prima di domenica non
sarà possibile. Facciamo la settimana prossima,
mercoledì alle sei. Ho
controllato, il campo è libero. –
Kei
annuì soltanto, affrettandosi per non rischiare di perdere
il filo del discorso
fra il chiacchiericcio assordante.
Quando
Tetsurou si fermò di colpo, Kei gli finì quasi
addosso. Non si era reso conto
di essere arrivato di fronte all’aula di Incantesimi dove
avrebbe avuto la
lezione successiva.
–
Devo scappare, domenica verrò a vedervi giocare! –
Detto
questo, Tetsurou gli scoccò un ultimo sorriso, si
voltò e partì di gran
carriera verso il piano inferiore, lasciando Kei frastornato a capire
cosa
fosse appena accaduto.
Tuttavia,
non riuscì a darsi una spiegazione convincente e i seguenti
due giorni
passarono in un caos generale a cui faticosamente riuscì a
mettere le briglie.
In un tormento interiore crescente, sbottava più facilmente
con gli altri e
sbagliava gli incantesimi durante le lezioni che a malapena seguiva. Il
sabato
fu una tortura passata come sulle spine, fra il letto, la Sala Comune e
la Sala
Grande, dove evitava il più possibile le conversazioni,
scegliendo
accuratamente il proprio posto a fianco di persone silenziose, come il
capitano
Kita o Kenma. Fortunatamente, Tadashi non cercò di
approcciarlo, probabilmente
teso per la partita del giorno seguente.
La
nebbia che aveva nella mente si dipanò soltanto il giorno
seguente, quando si
ritrovò stretto in un abbraccio circolare con i suoi
compagni di squadra,
vestito in blu e bronzo. Una sensazione calda si diffuse nel petto
quando
incontrò il sorriso determinato degli altri Corvonero, e i
muscoli si tesero
nell’insolita urgenza di scendere in campo.
–
Il piano è chiaro a tutti? – chiese pacatamente
Kita, facendo passare lo
sguardo da un volto all’altro. – Bene, allora
andiamo! –
Detto
questo, uscirono allo scoperto sotto lo scrosciante applauso delle
tifoserie
blu e bronzo. Mentre sfilava a mascella serrata dietro ad Aran e
prendeva il
volo per posizionarsi di fronte ai cerchi, tutto in lui urlava:
“Guardami!”. Fu
solo quando gli inconfondibili “Hey! Hey! Hey!”
esplosero nell’aria insieme ad
urla impazzite sugli spalti nero e gialli che la tensione si
chetò per dare
spazio ad una concentrazione assoluta. La presenza ingombrante di
Koutaro,
sorridente e ammiccante in mezzo al campo, lo faceva tremare e gli
inumidiva le
mani. Strinse forte il manico della scopa e cominciò a
studiare la formazione
avversaria. Di fianco a Koutaro, Tadashi, nominato Cacciatore del
Tassorosso a
settembre, sembrava che stesse per vomitare il pranzo. Poco
più indietro, Asahi,
terzo Cacciatore, così comicamente grosso sulla sua scopa,
riceveva pacche incoraggianti
da Morisuke e Noya, i due Battitori. Vicino agli anelli avversari, Kei
riusciva
a malapena a distinguere Koushi e la novellina Cercatrice, Yachi.
Il
fischio d’inizio giunse come d’improvviso e le
palle furono in campo. Kei incontrò
brevemente lo sguardo di Kenma, prima che questi prendesse quota,
scambiandosi
un breve cenno: era iniziata.
La
Pluffa fu subito in possesso di Koutaro.
Kei
non ebbe tempo di spaventarsi della sua espressione esaltata, come di
una belva
che ha localizzato la sua preda, che subito se lo ritrovò in
area di tiro. Ma
ecco all’improvviso che un Bolide, tatticamente direzionato
da Kita, sfiorò la
spalla di Koutaro nel momento stesso in cui la Pluffa stava per
lasciare la sua
mano: fu sufficiente per smorzare l’attacco. Kei si
lanciò verso l’anello di
sinistra, tendendosi con tutto il suo corpo ed il suo spirito,
riuscendo a
bloccare la Pluffa con l’avambraccio, facendola rimbalzare e
poi precipitare.
Con un tuffo, Akane si fiondò a recuperarla, seguita senza
successo da Asahi.
Mentre la Pluffa passava da Aran a Kiyoko verso i cerchi avversari, Kei
prese
un profondo respiro per calmarsi: seppure il colpo di Koutaro si fosse
fiaccato
grazie all’interferenza del Bolide, era riuscito a malapena a
pararlo.
Tuttavia,
il piano del capitano Kita si stava già mettendo in moto ed
il compito di Kei
era di parare i primi tre tiri di Koutaro. Secondo le stime di Keiji e
Kita, il
suo morale ne avrebbe risentito così tanto da lasciare loro
almeno una decina
di minuti di calma, evitando quindi di subire continuamente il suo
attacco. Per
questo motivo, il capitano Kita avrebbe supportato Kei
dall’alto,
reindirizzando i Bolidi specificamente verso Koutaro in una vera e
propria
missione di disturbo. Keiji, invece, aveva come target i Battitori
avversari
che, seppur minuti, avevano una velocità e una precisione
pericolose e che,
insieme a Koutaro, costituivano la minaccia principale. Akane era stata
incaricata di recuperare velocemente la Pluffa quando le ricezioni di
Kei si
facevano sporche e di passarla subito ad Aran o Kiyoko, le due punte di
lancia
della formazione. Infine, le loro chance di vittoria stavano nelle mani
di
Kenma, che avrebbe dovuto afferrare il boccino velocemente, prima che
il morale
di Koutaro si riprendesse. Una corsa contro il tempo; per quanto
fragile,
questo era l’unico piano con cui avrebbero potuto sconfiggere
la potenza d’attacco
dei Tassorosso.
La
Pluffa era di nuovo caduta in mano avversaria con un niente di fatto, e
si
stava dirigendo ad una velocità impressionante, stretta fra
le grosse braccia
di Asahi, verso Kei, il quale però non staccava gli occhi da
Koutaro. Il Bolide
questa volta arrivò con anticipo, tagliando la traiettoria
di Koutaro che
dovette virare verso l’alto. Kei si accorse troppo tardi che
la Pluffa era
passata dalle mani di Asahi a quelle di Tadashi, il quale
l’aveva reindirizzata
verso il cerchio di destra. Si lanciò verso di esso e
sebbene fosse riuscito a
sfiorare la Pluffa con la punta delle dita, questo non fu abbastanza
per
fermarla: i primi dieci punti furono assegnati a Tassorosso.
–
Scusa, Tsukki! – gli gridò Tadashi, mentre si
allontanava con un ampio cerchio
dalla zona di tiro.
“Sta’
zitto, Tadashi!” pensò inviperito Kei, facendo
schioccare la lingua in segno di
disappunto.
Il
vantaggio dei Tassorosso non durò a lungo, perché
Akane e Kiyoko, passandosi
velocemente la Pluffa erano arrivate in area di tiro senza nessuna
interferenza
– Kei non avrebbe saputo dire se fosse stato grazie al
supporto di Keiji o
perché Noya e Morisuke non volessero colpire le due ragazze
con dei Bolidi – e
con un preciso lancio, Kiyoko aveva centrato l’anello di
sinistra. Dagli spalti
blu e bronzo si doveva ancora levare un boato di vittoria che la Pluffa
era
tornata già in possesso di Koutaro, il quale si era lanciato
in una carica
solitaria. Kei si lasciò scappare un sorriso: stava cadendo
nella loro
trappola. Aran e Keiji iniziarono a stringere su di Koutaro,
obbligandolo ad un
lancio lungo, intercettato prontamente da Kei. Il capitano dei
Tassorosso si
lasciò sfuggire un’imprecazione a denti stretti,
gettando un’occhiata ferina a
Kei, che non si scompose.
“Ancora
una.” pensò.
Tuttavia,
non riuscì a fermare la carica successiva e quando Koutaro
segnò levando le
mani in aria, a Kei si strinse lo stomaco.
All’improvviso,
l’arbitro fischiò e tutti si guardarono intorno,
stralunati. In alto, vicino ad
una Yachi sull’orlo delle lacrime, Kenma teneva stretto il
Boccino d’oro,
mostrandolo ai compagni.
Fu
la partita più breve della stagione, un totale di sette
minuti e trentanove
secondi, che finì con un venti a centosessanta per i
Corvonero.
Kei
non si rese conto di essere sceso a terra fino a che una pacca sulla
spalla non
lo risvegliò: il capitano Kita gli stava sorridendo con la
sua solita aria
pacata e incoraggiante. Davanti a loro, Akane e Kiyoko si stringevano
in un
abbraccio, l’una in lacrime e l’altra con un
sorriso a trentadue denti, mentre
Aran si complimentava con Kenma. Keiji, invece, in disparte, non aveva
la
faccia di uno che aveva appena vinto e sembrava essere immerso in
pensieri
ingarbugliati. Kei, seguendo il suo sguardo, notò come
stesse fissando
intensamente la schiena di Koutaro, il quale, suo malgrado, stava
cercando di
rasserenare gli altri Tassorosso. All’improvviso, la folla
blu e bronzo irruppe
nel campo per festeggiare la squadra vincente e Kei si
ritrovò assediato da
studenti adoranti del primo e secondo anno; Kenma cercava di svincolare
da un
gruppo insistente del settimo anno e fu salvato da Keiji e Aran che se
lo
caricarono in spalla per mostrarlo alla folla a debita distanza. Mentre
un paio
di studentesse gli si aggrappavano alla divisa esigendo attenzione con
urletti
acuti, Kei si sentì picchiettare ad una spalla. Quando si
voltò, il cuore gli
balzò in petto nel vedere il sorriso sghembo di Tetsurou ed
ebbe l’impulso
impellente di schiantare tutte le ragazzine pur di godere di quel
contatto in
santa pace.
–
Bella partita, anche se corta! – esclamò Tetsurou
al di sopra degli schiamazzi.
– Ci si vede mercoledì. –
Detto
questo, si voltò e si fece strada fra la folla per
raggiungere Koutaro.
Un’ansia inattesa pervase il petto di Kei in una morsa che
gli bloccò
l’espansione dei polmoni, mentre fissava la nuca di Tetsurou
che si allontanava
lentamente, ma inesorabilmente. Lo colpì allora il pensiero
che Tetsurou non
sarebbe stato lì a sorridergli, l’anno seguente, e
una disperata e indefinita
necessità iniziò a divorarlo da dentro. Era una
corsa contro il tempo.
***
Kei,
seduto sul divano fra Kenma e Keiji, osservava allibito Akane che si
scatenava
al ritmo di rock Babbano con Kiyoko. Non riusciva a spiegarsi dove
trovassero
le forze per muoversi. Sebbene la partita fosse durata pochi minuti, la
tensione ed il nervosismo l’avevano drenato di tutte le
forze: sentiva i
tendini doloranti per la contrazione prolungata e la testa gli
ciondolava spesso
verso la spalla di Keiji.
La
squadra di Quidditch era rimasta da sola nella Sala Comune, insieme a
pochi
altri studenti, qualcuno immerso in un libro, altri in baci nascosti
dalle ombre
create dal lampeggiare delle fiamme nel caminetto. Kenma sedeva con le
ginocchia al petto, apparentemente assorto in una nuova impresa con la
sua
Switch; Keiji, invece, si limitava ad incitare Akane e Kiyoko,
divertito; Aran
ed il capitano Kita, accoccolati su due poltrone in disparte,
chiacchieravano
pacatamente, Kei non avrebbe saputo dire di cosa.
Combattuto
se trascinarsi verso il letto senza farsi notare o se addormentarsi
comodamente
sul divano – Keiji avrebbe dovuto trasportarlo in braccio nel
dormitorio con
l’aiuto di qualcun altro –, Kei si
ridestò all’improvviso quando la porta della
Sala Comune si schiuse con un sonoro clock. I
compagni, sull’attenti, si
scambiarono uno sguardo interrogativo quando nessuno entrò.
Con la bacchetta
alla mano, Akane fu la prima ad avvicinarsi all’ingresso,
seguita pochi passi
più indietro da Aran. Spalancò la porta e
saltò nel buio del corridoio,
scomparendo per qualche secondo denso di tensione, per poi ricomparire
con due
bottiglie alla mano ed una faccia interdetta.
–
È Whiskey Incendiario! – esclamò,
alzando le spalle.
Un’improvvisa
intuizione fece scattare le gambe di Kei verso l’uscita buia
dove, dopo aver
borbottato un “Lumos!”, la luce irradiata dalla sua
bacchetta illuminò il
corridoio. Gli sembrò di vedere un paio di mantelli che
scomparivano giù per la
scala, ma quando andò a controllare non trovò
nessuno.
Tornato
in Sala Comune, guardò stralunato il bicchiere pieno di un
liquido color
ambrato che Keiji gli stava porgendo.
–
Kuro e gli altri verrebbero espulsi se li beccassero a contrabbandare
bottiglie
a scuola. – borbottò Kenma fissando il suo calice
con un’espressione
combattuta.
–
Io non ho visto niente. – sorrise il capitano Kita,
avviandosi verso il
dormitorio insieme ad Aran e ad un’imbronciata Akane a cui
era stato vietato categoricamente
di toccare il contenuto delle bottiglie.
Una
volta soli, i restanti membri della squadra di Quidditch unirono i
bicchieri in
un brindisi alla vittoria prima di buttare giù il liquido
rovente. Mentre Kei
stringeva forte gli occhi al sapore pungente, pregò che il
Whiskey Incendiario
gli desse il coraggio di un Grifondoro.
***
* La scala a pioli si riferisce al fatto che l'Aula di Divinazione è una specie di solaio a cui si accede attraverso una botola.
Ciao
a tutti/e,
scusate
il ritardo, ero a gozzovigliare in vacanza! Questo capitolo
è un po’ un filler,
ma non ho saputo resistere alla tentazione di cimentarmi
nell’impresa di descrivere
una scena sportiva. Spero di essere riuscita a rendere la scena (almeno
un pochino!).
Mi ci vorrà del tempo per scrivere il quarto (e ultimo?)
capitolo, ma spero di
aggiornare in un paio di settimane.
A
presto ;>