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Autore: Kagome    12/04/2023    2 recensioni
Quando il potere di un'Akuma dà allucinazioni a Marinette, le sue parole aprono più di un ginepraio. E di uno soprattutto, Marinette non avrebbe mai voluto che Adrien venisse a conoscenza...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Chat Blanc, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda Parte

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Quando Ladybug si sedette accanto a Chat Noir al loro solito posto di fronte alla Torre Eiffel, la Dame de Fer splendeva alta e fiera nell’oscurità della notte, l’esatto contrario di come Ladybug stessa si sentiva. Aveva trascorso molto tempo nella sua stanza prima di trasformarsi, facendo mente locale con Tikki, cercando di dare un senso a ciò che era accaduto quella mattina e di trovare il coraggio di trasformarsi e di raggiungere Chat Noir-Adrien!-per la pattuglia. Alla fine, però, era riuscita a pronunciare le parole e si era precipitata fuori dalla sua stanza verso il Trocadéro. Dopo tutto, Adrien sapeva dove abitava. Non avrebbe potuto più sfuggirgli.

Passarono un po’ di tempo ad ammirare la torre che brillava contro il cielo nuvoloso, la luna che sbucava dalle nuvole e sorrideva beffarda dall’alto. Poi, Ladybug fece un grande respiro e la sua espressione cambiò in determinazione. Allungò la mano verso il suo yoyo e lo aprì per estrarne una rosa rossa. Strinse la bocca e si morse il labbro inferiore prima di guardare il ragazzo accanto a lei e infilargli il fiore sotto il naso. Il modo in cui lui sbatté le palpebre e spostò lo sguardo lentamente dalla rosa al viso di lei mostrava tutta la sua sorpresa.

«Cosa...» cominciò a dire, ma lei non glielo permise.

«Sono stata così stupida» disse lei, interrompendolo.

«Non sei stupida, LB; perché dici così?» Prese la rosa dalla mano di lei e la fissò, incerto sul da farsi. La annusò; poi si girò a guardarla.

Lei annaspò, il viso le perse colore mentre la sua voce tremante pronunciava le parole che più temeva di dire: «Mi sono innamorata due volte dello stesso ragazzo». Gli lanciò un’occhiata e poi si rannicchiò su se stessa come se cercasse di proteggersi da eventuali colpi, abbracciandosi le braccia e strofinandole nervosamente.

Continuò: «Ero così decisa a non volermi innamorare di Chat Noir dopo aver visto il futuro con Chat Blanc. Ma poi Félix mi ha ingannata così bene che ho iniziato a mettere in discussione i sentimenti che pensavo di provare per Adrien, pensando che mi distraessero dall’essere Ladybug e che offuscassero il mio giudizio, costringendomi a commettere errori. Quando Félix è riuscito a ingannarmi, mi sono resa conto che non conoscevo Adrien...» Si fermò per un attimo, con lo sguardo che passava dal viso di lui alla rosa che gli aveva dato in mano. «—te...» Un’altra pausa. «Non ti conoscevo affatto. E poi hai iniziato a cercare di avvicinarti a Marinette-me, e sono andata nel panico perché non volevo commettere altri errori e magari perdere il mio Miraculous perché mi ero distratta».

Chat Noir iniziò a far rotolare il fiore tra le dita, passandolo da una mano all’altra. «Quindi non c’è speranza per noi due? Non c’è possibilità che tu ci dia una chance?» La guardò accigliato e sospirò. «Io... non stavo scherzando l’altro giorno quando ti ho detto che penso molto a te». Le sue labbra si distesero in un timido sorriso mentre ridacchiava. «Plagg dice che sono disgustoso. La verità è che non riesco a pensare ad altro. Non so quando mi sono innamorato di te, Marinette, ma è successo. Il solo pensiero di perderti mi spezza il cuore».

La sua voce si incrinò mentre lo diceva e quando Ladybug lo guardò, poté vedere le lacrime che brillavano sotto la luce della luna lungo le sue guance. «Io amo davvero Ladybug» continuò mentre la sua voce si incrinava ancora di più e il suo respiro si faceva affannoso, «e amo davvero anche Marinette. Il mio cuore è così pieno di sentimenti per te che temo quasi che possa scoppiare». Ridacchiò. «Anch’io mi sono innamorato due volte della stessa ragazza. Siamo entrambi degli enormi idioti».

Ladybug sbuffò. «Tikki e Plagg devono essere stufi di tutti i nostri melodrammi. Sapevano le nostre identità fin dalla prima volta che abbiamo affrontato Dark Owl!»

Chat Noir ridacchiò sommessamente. «Ne so qualcosa... Plagg ha passato il pomeriggio a farmi la predica su quanto fossi idiota. E mi ha incolpato della sua mancanza di sonno. Ho dovuto ordinargli una partita di Camembert molto ben stagionato per fargli ’perdonare’ la mia stupidità. Parole sue».

La risatina di Ladybug si trasformò in una vera e propria risata. «Non hai davvero...»

«L’ho fatto invece. Mi sono sentito così in colpa per il povero Dio millenario che ha dovuto ascoltare per mesi che mi struggevo per Ladybug e che dicevo che Marinette era solo un’amica. Che, tra l’altro, era solo una bugia per me stesso. E poi, di recente, mi struggivo per Marinette circa 50 volte al giorno e ho scartato Ladybug, dicendo che è una ragazza eccezionale ma solo una compagna. Sono così imbarazzato!»

«TU sei imbarazzato!» sbottò Ladybug. «Che devo dire io? Davo il bacio della buonanotte alle tue foto ogni sera, ho imparato a memoria i tuoi orari per i prossimi tre anni, ho fatto piani con le mie amiche per rapirti per confessarti i miei sentimenti e disegnato tabelle con piani dettagliati su come fare tutto questo in 50 semplici passi. Ho rivisto la pubblicità del tuo profumo più di 400 volte». Fece una pausa e rabbrividì. «Ok, facciamo mille». Arrossì. «E il messaggio che ci hai mandato il giorno in cui tuo cugino ha cancellato il video che ti avevamo inviato, in cui ci dicevi che ci amavi? L’ho ascoltato ancora più volte. Ero ossessionata da te e, come ho detto l’altra sera, mi faceva agire nei modi peggiori». Fece una pausa perché la voce le si era incrinata e il labbro inferiore le tremava, rendendole difficile continuare a parlare. «Quando abbiamo affrontato Miracle Queen, mi sono ingelosita del fatto che tu e Katami vi steste baciando sulla riva...»

«Non ci stavamo baciando!» sbottò Chat Noir, aumentando l’imbarazzo di Ladybug.

«Ancora peggio. Ho pensato che lo steste facendo, e questo ha offuscato il mio giudizio a tal punto che ho dimenticato di detrasformarmi prima di raggiungere il Maestro Fu e Papillon ha scoperto il suo nascondiglio. Ho anche scelto il Drago senza un motivo razionale: volevo solo portarti via Katami». Si accasciò e abbracciò le braccia, strofinandosi il braccio destro con la mano sinistra. «Forse se avessi pensato più lucidamente e avessi scelto invece l’Ape, Chloé non avrebbe...»

Chat Noir le mise una mano sulla spalla, facendola tacere. «Non biasimarti per questo. Il cuore di Chloé non era al posto giusto; ora lo posso vedere. Se le avessi dato l’Ape, forse non ci avrebbe tradito in quel momento, ma prima o poi l’avrebbe fatto. Lo faceva solo per ottenere l’approvazione degli altri, non perché volesse cambiare». Abbassò lo sguardo. «Non cambierà mai perché… dentro di sé non lo vuole davvero».

Ladybug rimase in silenzio per un po’, allungando la mano per afferrare quella di lui sulla sua spalla e accarezzarla dolcemente. «Forse hai ragione» sussurrò alla fine. «Ma questo non cambia il fatto che la mia gelosia abbia offuscato il mio giudizio e che per questo motivo abbiamo perso Master Fu».

Entrambi si guardarono e fecero il broncio, incapaci di esprimere a parole la valanga di emozioni che stavano provando in quel momento.

«Che cosa ci rimane, allora?» Chat Noir chiese dopo una lunga pausa. «Hai commesso un errore e posso capire che questo ti abbia turbata. Anche a me ha scosso perdere Master Fu, e non lo conoscevo bene come te». Sospirò. «Ma sei un essere umano, Insettina. Tutti commettiamo qualche errore...»

«Io sono Ladybug! Non posso commettere errori! Non mi è permesso!» gli gridò lei in risposta. «Se faccio errori, i Miracolous vengono persi, il desiderio viene espresso, il mondo viene riscritto». Si mise i pugni ai lati della testa e il suo corpo cominciò a dondolare avanti e indietro, con le lacrime che le luccicavano negli occhi. «O cataclismato, che è pure peggio". La voce le si incrinò prima di non poterne più; si portò le mani sul viso, iniziando a singhiozzare.

Lui le afferrò le spalle, costringendola a girarsi per guardarlo. «Sì, tu sei Ladybug. La più grande supereroina di sempre».

«Haha», lo interruppe lei, con una risata priva di umorismo. «La più grande supereroina dei miei stivali. Sono solo una ragazza come tutte le altre, che non riesce nemmeno a dire al ragazzo che le piace che lo ama. Sono un disastro ambulante! Come puoi dire che sono grande?»

«Tu sei la più grande. Grande non significa perfetta, Milady. La perfezione non esiste e chi pensa che esista è uno sciocco. Ma ogni volta che cadi, ti risollevi. Ogni volta che non riesci a dire al… ragazzo che ti piace… che lo ami, ci riprovi». Non riuscì a trattenersi, le sue guance presero fuoco e il suo cuore accelerò nel petto. «E a dire il vero… gliel’hai appena detto, e più di una volta». Guardò la rosa che lei gli aveva regalato prima e le guance si scaldarono. «Beh, sempre che quel ragazzo sia ancora Adrien Agreste. O Chat Noir».

Le lanciò un’occhiata divertita e Ladybug lo guardò di rimando, imbarazzata, con le mani a coppa sulla bocca e gli occhi che si allargavano per la consapevolezza improvvisa.

«Accidenti. È vero...»

Chat ridacchiò; la sua spalla colpì il braccio di lei in un gesto scherzoso mentre riponeva la rosa dietro la schiena, dove teneva il suo baton. «Non mi sembra che sia iniziata la fine del mondo. E a te?»

Fece seguire alle sue parole un sorriso sfrontato e vezzoso, con i gomiti appoggiati sulle cosce e la coda che si agitava dietro la schiena, quasi avesse vita propria, finché si spostò dietro di lei per accarezzarle delicatamente il fianco. Lei lo folgorò con lo sguardo e lo spinse via.

«Agh...» ringhiò, facendogli scappare una risata.

«Scusa, non ho resistito!» Rise ancora un po’, lasciandola battergli i pugni sulla spalla come se fosse un tamburo. Ben presto, però, la ragazza smise di farlo e cominciò a ridere anche lei.

«Sei... impossibile!» mormorò tra una risata e l’altra; rise fino a farsi uscire le lacrime.

«Ma tu mi ami» disse lui, con il cuore che gli tamburellava nel petto e un sorriso sfrontato sulle labbra mentre assumeva una posa scherzosa. Quello era il momento della verità: la risposta della ragazza sarebbe stata la conferma che per lui significava tutto.

«Purtroppo sì».

Ladybug si lasciò sfuggire un sospiro, ma quando lo guardò in faccia e vide il sorriso radioso che gli illuminava tutti i lineamenti e gli faceva brillare gli occhi, il suo viso avvampò all’improvviso. Nascose l’imbarazzo afferrandogli il braccio e appoggiando la testa sulla sua spalla, cosa che lui dovette apprezzare, pensò lei, a giudicare dal fatto che inarcò la testa da un lato per spingere la guancia sui suoi capelli. Non si rese nemmeno conto di come, ma un attimo dopo la mano di lui era intrecciata alla sua.

«È un bene, perché anch’io ti amo, Marinette Dupain-Cheng. Più di quanto possano dire le parole» le sussurrò tra i capelli, baciandole dolcemente la fronte. «Mi piaci esattamente come sei».

«È lo stesso anche per me, mon chaton».

Diverse lacrime le offuscarono la vista, facendole danzare davanti la scintillante Dame de Fer; Ladybug sospirò felice e si appoggiò più fermamente alla sua spalla. La coda del ragazzo si era attorcigliata intorno alla sua gamba; gliela accarezzò delicatamente, poi la raccolse con l’altra mano e se la portò alle labbra per baciarla con leggerezza, lanciandogli un’occhiata languida. Ladybug gli fissò le labbra, ma lui sembrò accontentarsi di guardare la Torre Eiffel che brillava nell’oscurità. Solo dopo quella che le sembrò un’eternità, lui girò la testa e la guardò, mostrando con cipiglio tutta la sua confusione alla vista di lei che lo fissava.

«Mi vuoi baciare, stupido di un gatto, o devo iniziare ad essere gelosa di una torre?» Cercò di dirlo in modo sprezzante, ma il luccichio felice dei suoi occhi dovette fargli capire che stava scherzando, perché lui ridacchiò. E poi la guardò. E poi le guardò le labbra.

«Sei pronta?»

Le sorrise, raggiante, quando lei annuì. E quando le loro labbra si incontrarono, tutto il resto scomparve. C’erano solo lui, lei e l’amore che potevano finalmente condividere.

Fine

Nota dell’Autrice

Ciao a tutti!

Spero abbiate passato una buona Pasqua e Pasquetta! Ecco il finale di questa storia, e tra poco invierò il finale dell’altra. Spero vi piacciano!

Ringrazio tanto per i commenti, ai quali risponderò personalmente tra poco <3 Mi avete fatto tornare la voglia di tradurre, quindi posso darvi la bella (o cattiva ^^) notizia che ho già tradotto una nuova storia (che pubblicai a Natale in Inglese su ao3) e la inizierò a pubblicare questo week end! Continuate a seguirmi!

Un bacione e a presto!

   
 
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