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Autore: stefy_81    12/04/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Per il terzo giorno consecutivo la stessa visione si insinuò tra i sogni di Murtagh: si trovava all’interno di una stanza e ad un tratto una figura dai lineamenti celati sotti un cappuccio gli fa cenno di avvicinarsi. La figura non emette alcun suono, ma Murtagh sa che deve guardare nello specchio d’acqua che gli sta mostrando. Un’immagine si forma lentamente sulla superficie del liquido. È quella del palazzo di Abàlon. Improvvisamente, senza rendersene conto, Murtagh viene catapultato all’interno della visione. Si ritrova a percorrere delle stanze come un automa, quando la sua attenzione viene attirata da una figura. È di spalle, ma sente che è stranamente familiare. Murtagh la segue e, quando la figura finalmente si gira, si rende conto che si tratta di Eragon. È quasi irriconoscibile con la barba e i capelli lunghi e sembra parlare con una persona che però non riesce a riconoscere. Murtagh cerca di chiamarlo, di attirare la sua attenzione, ma Il fratello non si accorge della sua presenza. Ha il viso teso e un’espressione tormentata. Lentamente l’immagine sbiadisce e Murtagh si rende conto di essere tornato nella stanza. La figura, allora, avanza verso di lui e gli dice che Eragon ha bisogno di lui e che se vuole aiutarlo devono incontrarsi al porto di Gratignàc. Gli dice che anche Arya ha ricevuto lo stesso sogno. La figura non si aspetta una risposta ma inizia semplicemente a mostrare a una serie di immagini che gli indicano il percorso per raggiungerla. Solo allora il sogno termina e Murtagh si sveglia.

***

Era passata una settimana da quando Jill aveva consegnato la lista redatta con i nomi dei governatori richiamati da Isobel. La regina aveva dovuto semplicemente fare appello al precedente patto di alleanza, mentre il re e il consiglio stavano ancora valutando un modo per far pendere verso di loro uno sparuto numero di indecisi. A far aderire ancora molti regni alla causa Isobel c’era la minaccia reale delle sue nuove armi da fuoco. La regina si era molto impegnata perché arrivasse chiaro il messaggio che, a un mancato appoggio, quelle armi sarebbero state usate sulla popolazione inerme.

Pochi tra loro erano riusciti a mantenersi neutrali e di questi solo due avevano acconsentito ad ascoltare le loro ragioni. Frederick Kallen del regno di Nihel e Paul Von Mack dei territori di Geliko. I due giovani uomini avevano molto in comune. Oltre ad essere entrambi molto giovani e di nobili origini, avevano idee liberali e programmi molto simili che prevedevano il ritorno al commercio con gli Elfi. Non condividevano l’odio di Isobel nei confronti di un intero popolo e l’influenza della sua magia era troppo debole oltre i confini di Zàkhara per influenzare le loro menti.   

- Le risposte dei governatori di Geliko e di Nihel sono arrivate in questi giorni e ci lasciano sperare in un margine di trattativa – annunciò con voce piena di speranza di un giovane del consiglio. 

- Questo significa che si spettano che rispondiamo in maniera concreta e con delle prove a sostegno della nostra lotta – aggiunse il re con meno entusiasmo nell’apprendere anche lui la notizia. Al sui fianco intervenne un’elfa dai lunghi capelli bianchi che con autorità prese la parola. Era tra i membri più anziani e con l’appoggio  molto spesso del re formava il fronte più conservatore del consiglio.

- La regina si muoverà presto per circuirli e attirarli tra le sue spire velenose. Mette in atto sempre la stessa tattica. Inizia con un invito a palazzo attritandoli con speranze di accordi commerciali vantaggiosi per il loro regno, per poi influenzali con la magia e indurli ad acconsentire a tutte le sue richieste. – disse con voce carica di rammarico.

- Isobel fa sempre in modo da fargli credere che tutte le loro decisioni vengono prese in autonomia e non si rendono conto di essere delle marionette nelle sue mani – concluse.

- Per questo motivo è necessario agire il prima possibile. Il consiglio pensa che la presenza di Murtagh e di Reafly possa essere decisiva a sostenere la nostra causa – continuò l’elfo che aveva parlato prima.

- Cavalieri Murtagh e Reafly, siete disposti a compiere questo viaggio per noi? – chiese il re rivolgendosi direttamente ai due cavalieri. Murtagh sapeva che la domanda del re era solo una semplice formalità Era evidente a tutti l’importanza di conquistare la fiducia di quei due uomini, entrambi non avrebbero potuto rifiutarsi se non con delle conseguenze sull’esito delle trattative.

Questa è un’altra intromissione del consiglio alla nostra libertà. Commentò aspro Castigo. 

Libertà o no siamo coinvolti in questa guerra amico mio e con noi anche Reafly e Gleadr. Quello che il re non sa è che noi stavamo cercando una occasione simile per poter lasciare Antàra. Castigo sbuffò di rimando e si ritirò in un angolo della sua coscienza. Il grande drago cremisi non era mai piaciuto agire di nascosto ma in quel caso non c’era stato altro modo. Lo sapevano sia Murtagh che Castigo. Il cavaliere alzò lo sguardo sui presenti che lo stavano guardando, quindi, schiarendosi la voce prese parola.

- Ho promesso che avrei fatto tutto quello che era in mio potere per aiutarvi nella lotta contro Isobel. Io e Reafly faremo questo viaggio. Ma vi chiedo di non mandarci soli. – Murtagh si girò allora verso Arya, anche lei chiamata a partecipare a quella riunione insieme a Jill ed Aglaia.

- chiede a voi la possibilità di lasciare partire anche Arya Dröttningu – un brusio di voci si alzò tra gli astanti. Arya, che si aspettava una reazione di questo genere, alzò una mano per chiedere silenzio. Murtagh la vide ergersi in piedi tra gli astanti con la sua postura altera, le spalle dritte e la testa alta e fiera. Il ventre aveva iniziato da poco ad arrotondarsi ed era appena visibile da sotto la tunica di lino finemente ricamato che l’elfa indossava sopra a dei pantaloni e un paio di stivaletti leggeri. Non aveva mai considerato belli i suoi lineamenti spigolosi ma, nel guardarla adesso, Murtagh non poté fare a meno di notare quanto la maternità ne avesse addolcito i tratti: i suoi lunghi capelli corvini le ricadevano morbidi sulle spalle e il suo viso esprimeva dolcezza e un senso di pace e di serenità. Solo i suoi occhi tradivano una certa inquietudine nel rivolgersi verso di lui. Anche Murtagh condivideva con lei quello stesso sentimento.

Nei due giorni precedenti Murtagh e Arya avevano più volte divinato sia Eragon che Saphira, ma, mentre l’immagine del fratello era sempre un riflesso sbiadito simile in tutto a quella della loro visione, l’immagine di Saphira era sempre avvolta da una nebbiolina indistinta. Accanto a lei compariva sempre e solo Par. C’era una sola spiegazione plausibile a quello che avevano visto e l’urgenza di partire era diventata oramai un’esigenza.   

– Vi prego di rispettare il silenzio. Lasciate che anche Arya svit-kona parli – intervenne il re Arold calmando gli animi. Ringraziandolo con un cenno del capo Arya iniziò a parlare.

- So che la mia presenza è importante per l’addestramento dei maghi e so che avete rischiato tutto per tenermi al sicuro il primo giorno che io e i miei compagni approdammo sulle coste di Zàkhara – proseguì esaltando così il loro valore - ma so anche che Aglaia e Jill sono addestrate altrettanto bene nella magia e nel combattimento e che saranno delle eccellenti insegnanti mentre io e Murtagh staremo via.

Sono grata della vostra protezione e so che fuori da Antàra non avrò la stessa sicurezza che ho ora qui, con voi, ma sono anche consapevole di essere in gradi di difendermi. Anche nelle mie attuali condizioni sono più forte di un qualsiasi altro soldato. Inoltre, come già sapete, ho ricoperto il ruolo di ambasciatrice sotto il regno di mia madre, la mia presenza all’incontro con i governatori non potrà che giovare al sostegno della nostra causa – Arya si fermò guardare Arold perché sapeva che spettava a lui l’ultima decisione al riguardo. In più occasioni il re aveva dimostrato di avere un’alta considerazione di ciò che Arya e Murtagh gli proponevano ed anche questa volta il sovrano degli elfi si trovò a soppesare con attenzione le loro parole.

Sapeva che ad Arold dispiaceva allontanarsi da entrambi, glielo aveva confessato lo stesso re solo qualche giorno fa, ma fortunatamente, prima di ogni cosa al mondo, aveva a cuore la sua gente ed Arya aveva avanzato delle argomentazioni che non potevano lasciarlo indifferente.

– Alla luce dei fatti non vedo alcun motivo per cui Arya svit-kona non debba partire con i due Cavalieri. Se nessuno avanza delle obiezioni valide a riguardo dichiaro la decisione presa. - 

Nessun si fece avanti anche se Murtagh e Arya, nel sondare rapidamente le loro menti, poterono sentire chiaramente il disappunto di alcuni dei membri. Da tempo era iniziato a serpeggiare un generale malcontento riguardo all’influenza che i due stranieri esercitavano sul loro re. Anche Arold era a conoscenza i queste voci ma non se ne preoccupava, certo che le decisioni prese fino a quel momento fossero le migliori per il suo popolo.  

**

La partenza venne organizzata per la mattina seguente. Di fronte a una delegazione del consiglio Arold consegnò nelle mani di Murtagh e Reafly i rotoli che doveva essere dati nelle mani dei principi di Geliko e Nihel.
- Questi documenti contengono informazioni di vitale importanza – li informò il re
con un’espressione grave sul volto.

- Saranno tenuti con estrema cura - gli rispose Murtagh scambiando con il ragazzo uno sguardo di intesa.
Sia lui che Gleadr erano in trepida attesa per la partenza. Murtagh poté sentire chiaramente l’eccitazione dei due compagni per la missione che gli era stata appena affidata.

Il cucciolo d’uomo è entusiasta. Commentò con voce sostenuta il drago cremisi.

Non lo biasimo, si tratta del suo primo vero incarico come cavaliere. Finì di dire il ragazzo sorridendo.

Murtagh aspettò che Arya salisse sul dorso di Castigo prima di infilare un piede sull’asola della staffa e issarsi anche lui sul posto di fronte all’elfa. Per l’occasione Murtagh aveva conosciuto Gregor. La sua conceria aveva preparato una sella appositamente per Castigo in modo da poter ospitare due persone e l’elfo aveva voluto sottolineare il fatto che era stata eseguita con il metodo insegnatogli da Eragon mesi prima, Murtagh ne riconobbe subito la fattura. Castigo aveva sbuffato un po’ mentre gliela sistemava ma il giovane non aveva detto nulla a riguardo. Sapeva che il nervosismo del compagno era dovuto alla presenza di Arya, ma il suo orgoglio gli impediva ancora di ammetterlo. Nonostante le innumerevoli dimostrazioni di fiducia, anche lui ogni tanto faceva fatica a vedersi al fianco di coloro che un tempo l’antica lingua li aveva vincolati a combattere. Ed anche se lo avevano fatto sotto la costrizione di un giuramento, Murtagh ricordava ancora la sofferenza che aveva provato  sotto la schiavitù del tiranno. Così preferì non sfrugugliare troppo il compagno e aspettare che fosse lui stesso a voler aprire l’argomento.

Dandogli una pacca leggera sulle squame più morbide e tenere del collo il cavaliere guardò uno ad uno i presenti che li stavano osservando dal basso, fino a quando il suo sguardo si posò su Jill. Nel preciso momento in cui gli occhi della ragazza incrociarono i suoi lei gli sorrise e Murtagh cercò di imprimere quell’immagine nella sua mente più forte che poté.

Solo la sera prima lui le aveva confessato i suoi timori riguardo al fratello e ai sogni che aveva ricevuto, lei lo aveva ascoltato e senza giudicare lo aveva abbracciato forte, quindi tenendolo stretto a sé lo cullò dolcemente fino a quando non si era addormentato fra le sue braccia.

Anche se a malincuore la ragazza aveva acconsentito a rimanere indietro per permettere a lui e ad Arya di indagare con liberà su quello che poteva essere accaduto al fratello. Murtagh l’amava profondamente anche per questo e già sentiva la sua mancanza.  

Pronto tigre? Gli chiese Castigo interrompendo così il flusso dei suoi pensieri.

Pronto amico mio. Fu il suo commento laconico prima che il compagno di cuore e di mente si librasse in aria ricalcando la stessa rotta che mesi dietro avevano percorso Saphira e Eragon in compagnia di Par.

**

A centinaia di miglia di distanza da dove erano decollati e a molti piedi di altitudine dal livello del mare, Murtagh chiuse gli occhi mentre sentiva il vento che gli passava tra i riccioli scuri, scompigliandoglieli. Quando li riaprì senti Castigo eseguire una leggera virata verso nord-ovest. Dietro di lui Gleadr lo seguiva passo per passo.

Ci siamo amico mio. Sentì il drago che lo richiamava. Murtagh allora espanse la sua mente fino a compenetrare quella di Castigo e la sua vista iniziò a vedere ciò che lui vedeva. Le loro menti erano fuse insieme adesso. Era ben chiaro ad entrambi Il tragitto prestabilito dai consiglieri e dal re. Si sarebbero fermati prima a Geliko e poi a Nihel.

I due regni erano le terre più a Ovest oltre i confini di Zàkhara e avevano previsto di impiegare non più di quattro giorni di volo.

Prima, però, avrebbero fatto una breve sosta.

Vedi quelle costruzioni in lontananza, lungo la costa? Chiese Castigo che aguzzò la sua vista per mostrare al suo cavaliere quello che vedeva.  

Sì le vedo. Deve essere il porto di Gratignàc. Castigo dobbiamo fermarci senza avvicinarsi troppo o rischiamo di essere visti.

Lo so. Quella radura farà al caso nostro. Rispose prontamente il drago.

Ne sei sicuro? gli chiese Murtagh. Con il tempo aveva imparato a riconoscere i venti, e sapeva quando erano da considerarsi favorevoli e quando pericolosi. La particolare brezza che batteva su quelle coste veniva dal mare e non era tra quelle che i draghi avrebbero considerato amica.

Più che certo, il posto ideale per dare un’ultima lezione a Gleadr su come affrontare i venti.

Murtagh sbatté le palpebre un paio di volte per aggiustare nuovamente la vista che iniziava a tornare normale. Nuovamente cosciente del mondo intorno a lui fece appena in tempo ad avvertire Arya di reggersi a lui quando il drago cremisi eseguì un’abile manovra sfruttando alcune corrente e atterrò in una radura ricoperta da un tappeto di piante arbustive.

In quel punto il vento era particolarmente forte. Più intenso di quelli che solitamente battevano sulle coste di Antàra.

Dal dorso del giovane drago Reafly notò che Gleadr non si era scomposto per l’improvviso cambio di rotta, ma seguì semplicemente il padre.

Che cosa stiamo facendo Gleadr?! cercò di raggiungerlo mentalmente Reafly, ma Gleadr interruppe bruscamente la conversazione Non ora Reafly! Reggiti forte, invece. gli rispose con un piccolo ruggito prima di chiudergli la mente. Le ali del giovane drago si erano gonfiando in maniera incontrollata, iniziando a sballottarlo di qua e di là come se fosse una marionetta. Dal suo dorso Reafly intravide la sottile membrana di pelle delle sue ali tendersi e diventare traslucida attraverso i raggi del sole ma il ragazzo era troppo impegnato a seguire il consiglio del suo drago per rendersi davvero conto di quello che stava accadendo.

Nel frattempo, a terra, Arya e Murtagh con la testa rivolta verso l’alto seguivano le manovre del giovane drago. Anche Castigo con sguardo vigile osservava il figlio. Di tanto in tato gli impartiva brevi consigli. Tutti e tre videro Gleadr riuscire con uno sforzo immane a chiudere le proprie ali e cambiare posizione. In quella maniera poté sfruttare la forza del vento senza combatterlo.

Quando il giovane drago aprì nuovamente le sue ali queste non si gonfiarono più in maniera scomposta, ma fendettero l’aria aiutandolo a trovare stabilità. La manovra durò ancora altri minuti. Reafly da sopra il suo dorso poté sentire i muscoli del drago sotto di lui che gradualmente si rilassavano. Aveva lo stomaco in subbuglio e un senso di vertigine che gli fece girare la testa È la prima volta che affronto questo genere di vento ammise il giovane drago quando tornò a parlare al cavaliere Tu stai bene?

Credo…credo di sì. Rispose il ragazzo incespicando malfermo una volta toccato a terra. Arya lo raggiunse per sorreggerlo e i sui penetranti occhi verdi lo scrutarono per alcuni istanti – Mi spiace Reafly ma adesso è necessario che tu dorma - aggiunse all’ultimo l’elfa prima di sussurrargli poche parole all’orecchio. Reafly non riuscì nemmeno a replicare, sentì improvvisamente le membra stanche e tutto intorno a lui divenne buio. Reggendolo dalle braccia Arya fece adagiare il ragazzo a terra. Gleadr allungò il suo collo annusandolo preoccupato. Gli occhi gialli brillarono nel guardare l’elfa che gli posizionava delle coperte sotto la testa. Arya prese un profondo respiro sentendo tutta l’apprensione del drago. Allora decise di parlagli con cuore aperto.

Non ho ingannato il tuo cavaliere a cuor leggero Gleadr, ma conosci anche tu il motivo per cui l’ho fatto.

Sì, lo so.  Lo sentì ammettere dai recessi reconditi della sua mente. Era la prima volta che l’elfa parlava alla creatura dorata e la sua giovane voce risuonò come acqua cristallina nella sua coscienza

Se la pista che stiamo seguendo non è un inganno o una trappola Reafley dovrà portare avanti da solo la missione che re Arold gli ha affidato anche senza Murtagh. 

Quanto dovrà rimanere incosciente?

Solo il tempo necessario perché noi ci allontaniamo.

Andate allora, io e Gleadr baderemo a lui. Intervenne Castigo.

In quello stesso momento Arya sentì la mano di Murtagh stringerle una spalla. L’elfa si girò per vedere il suo volto che le sorrideva mesto e le porgeva quella stessa mano per aiutarla ad alzarsi. Accettando l’aiuto che le veniva offerto Arya si alzò in piedi rivolgendo a Reafly un ultimo sguardo prima di seguirlo.  

***

Lasciato Reafly alle cure di Castigo e di Gleadr Murtagh ed Arya impiegarono un paio di ore per raggiungere Gratignàc. Era pomeriggio inoltrato quando entrarono nel centro cittadino ancora brulicante di vita. Si diressero direttamente alla zona del porto ed Arya si sistemò bene su il cappuccio per nascondere le orecchie. Nonostante l’elfa cercasse di dare meno all’occhio Murtagh notò come molti si girassero al suo passaggio. Il suo portamento era naturalmente elegante, il corpo si muoveva leggero e i piedi quasi non toccavano terra mentre era concentrata nel farsi strada tra le persone che erano in giro stanche dopo una giornata di lavoro. D’istinto Murtagh le si accostò. - Cosa succede? – gli chiese lei sorpresa quando sentì la sua mano che le si appoggiava dietro la schiena. Murtagh le sorrise con fare beffardo e a rischio di ricevere un severo rimprovero disse.

– il tuo passaggio sta provocando troppo interesse. So che non ti piacerà sentirlo ma una donna in compagnia di un uomo attira meno sguardi su di sé – Arya avvampò una volta compreso ciò che intendeva dire, ma un breve sguardo intorno a lei le fece notare i molti occhi furtivi. Senza aggiungere altro accettò l’aiuto del cavaliere camminando insieme come una coppia.

Guidati dalle immagini condivise del sogno percorsero ancora una serie di vie affollate prima di arrivare nella zona del porto. Lontano dalla folla poterono tornare a camminare l’uno vicino l’altro, il sentiero era diventato sterrato e a cadenza regolare si aprivano dei bugigattoli che servivano da magazzino alle merci.

I loro ricordi li portarono di fronte a un edificio a un solo piano. Era il posto indicato dal sogno.  

Si guardarono per un attimo negli occhi poi Murtagh fece in passo avanti e diede un colpo deciso alla porta che si aprì senza alcuna difficoltà.

- La porta è stata lasciata aperta – constatò entrando per primo. Un piccolo ambiente faceva da anticamera alla stanza principale, più ampia, fornita di finestre e di una porta che dava l’accesso al retrobottega.

- Chiunque abiti qui non credo voglia stare via a lungo – gli fece Arya indicando con lo sguardo un alambicco posto sopra una piccola fiamma. Al suo interno un liquido viola borbottava lentamente. Un altro rapido sguardo alla stanza fece a entrambi notare la serie di tavoli disposti lungo le pareti che esponevano contenitori di erbe e sostanze di vario genere. L’odore che sprigionavano era potente.

- Magia, questo non mi sorprende affatto – commentò Murtagh alzando un sopracciglio verso l’elfa. Entrambi vennero richiamati da un rumore esterno che li fece girare entrambi.
 

***

Morgana stava attraversando il porto Gratignàc con passo svelto, dopo essere stata in giro a fare provviste, era impaziente di ritornare al suo alloggio dove aveva ricreato un piccolo angolo della sua casa nella foresta. Da quando aveva lasciato Par e Saphira questo era il primo grande passo in avanti fatto per tenere fede alla promessa fatta alla dragonessa.

Anche se era apparentemente tornata al punto di partenza, Morgana non poteva dire che era stata con le mani in mano. La prima cosa che aveva fatto era stata accertarsi su dove quei mostri, i Ra’zac, come li aveva chiamati Saphira, avevano portato Eragon. Era stato facile per lei, grazie alle sue arti magiche, far riemergere le vecchie tracce del passaggio di quelle creature. Come se fossero state lasciate lì da poche ore, le aveva seguite e, come aveva temuto, l’avevano portata ad Abalon.

Nella capitale Morgana aveva indagato ancora, spingendosi fin dove aveva potuto all’interno della cittadella. Si era subito imbattuta negli alchimisti che proteggevano l’ala del palazzo chiamata dei Misteri. Morgana era ben a conoscenza della loro esistenza. Nel suo passata stava per entrare a farne parte ma i suoi principi e la sua indole libera le aveva fatto rifiutare l’offerta. Ci vollero tutte le sue abilità per eludere la loro sorveglianza, ma Morgana non era una persona facile da sorprendere. Nel corso degli anni passati con i maghi di Galbatorix aveva imparato da loro diversi trucchi per rendersi invisibile e il fatto che nessuno era sulle sue tracce le avevano permesso di avere un notevole vantaggio. Le cose si fecero più difficili quando si imbatté in colei che si faceva chiamare il sicario. La donna, di nome Oliviana, era la stessa che aveva guidato la cattura di Eragon e sapeva manipolare la magia in maniera più intima e profonda del resto degli alchimisti che aveva incontrato fino a quel momento. Non c’era da stupirsi che fosse riuscita a mettere la giovane maga in difficoltà.

La mattina in cui Eragon lasciò l’ala dei Misteri al guinzaglio di Olivina, Morgana ebbe solo il tempo per vederlo uscire dalla sua cella in compagnia della donna. Per la seconda volta in meno di due mesi se lo era visto passare accanto e per la seconda volta non era riuscita a fare o dire nulla per aiutarlo.

Per Morgana non c’era stato alcun dubbio sul fatto che il nuovo maestro d’armi di Rebekha Coleman fosse Eragon. La giovane maga non aveva mai creduto alle coincidenze, ma non poteva più continuare la sua missione da sola. Per liberare il cavaliera di Saphira aveva bisogno dell’aiuto dei suoi amici. La dragonessa le aveva parlato dell’altro cavaliere dei draghi, Murtagh, fratello di Eragon e della sua compagna, Arya.

Con questo scopo era tornata a Gratignàc. Ma al suo arrivo aveva scoperto che la ripresa ufficiale delle ostilità con gli elfi oscuri aveva reso le comunicazioni con il porto di Antàra più difficili. Morgana non aveva tutto quel tempo per attendere la partenza di un carico.

Decise di usare l’antica arte delle premonizioni. Era una pratica antica che affondava le sue radici alle origini della magia stessa; una particolare combinazione di parole e intenzioni che Morgana formulò per creare un messaggio indirizzato a coloro che erano più vicino al cavaliere. Secondo quanto Saphira aveva raccontato su Murtagh ed Arya, entrambi avevano le capacità di cogliere la natura magica del sogno e interpretarlo nella giusta maniera.

Arrivata alla porta del suo alloggio Morgana la trovò accostata, qualcuno era entrato. Con un colpo della mano l’aprì e superò il piccolo ingresso per entrare con cautela all’interno della stanza. Le tende accostate avevano creato una zona di penombra in fondo alla stanza. Morgana sorrise nello scorgervi due figure.

                                   **

Dall’altra parte Murtagh vide entrare una giovane donna dai lunghi capelli castani che le cadevano sulle spalle.
- Tu devi essere Murtagh – parlò la giovane con voce carica di emozione – e tu Arya – aggiunse per poi guardare entrambi con una espressione di divertita curiosità.

Nel lanciare rapidamente un maglio verso la sua mente il cavaliere la protetta da alte barriere, allo stesso tempo, qualcosa gli diceva che non rappresentava un pericolo per loro.

- Tu sai chi siamo ma noi non sappiamo nulla di te – intervenne pronta Arya. L’elfa aveva fatto un passo in avanti ed era entrare nel cono di luce mostrandosi così al loro misterioso ospite. La donna a sua volta avanzò e incrociando le dite in grembo disse solo: - Mi presento: sono Morgana. Sono io che vi ho inviato i sogni –

***

Murtagh lanciò subito uno sguardo interrogativo ad Arya.

- Se sei tu ad averci inviato quei sogni, allora devi conoscere Eragon. E’… - Murtagh esitò un attimo, non era convinto di voler davvero conoscere la verità, ma doveva farlo.

- È lui che ti ha chiesto di contattarci? – chiese infine.

Morgana scosse la testa e sospirò. - Non esattamente. - disse e il cuore di Murtagh si strinse dolorosamente mentre Morgana si continuava – Lasciate che vi spighi. Non ho avuto modo di conoscere Eragon ma le nostre strade si sono incrociate attraverso Saphira – disse accendendo loro la curiosità.

- Ti ascoltiamo – disse Murtagh aggrottando le sopracciglia. 
Morgana annuì quindi iniziò a raccontare loro tutto quello che le era successo da quando aveva incontrato la dragonessa zaffiro. Murtagh e Arya appresero così della cattura di Eragon da parte di Oliviana e di come si fosse separato da Saphira con la certezza di averla persa per sempre. Di come Morgana avesse guarito Saphira dalle ferite mortali inferte dai Ra’zac e della decisione presa con Par di portare a termine il viaggio nelle terre selvagge.

Il racconto proseguì quindi con il viaggio di Morgana alla capitale di Zàkhara per mantenere la promessa fatta a Saphira. Murtagh rimase colpito delle enormi capacità della Morgana. Dietro un’apparente disinvoltura aveva ingannato la maggior parte degli alchimisti.  

- Non sarei arrivata a chiedere il vostro aiuto se non fosse necessario. – ammise mostrando una candida modestia – Tutto lascia pensare che il vostro amico si sia alleato con Isobel. –

- No! – la interruppe Arya con decisione - Conosco Eragon, non si schiererebbe mai dalla parte di quella donna –

- Sono d’accordo. Ci deve essere un’altra spiegazione – la sostenne Murtagh serrando la mascella. Il cavaliere stava cercando di mettere ordine nel tumulto di emozioni che rischiava di travolgerlo, quando sentì la voce di Castigo ruggire nella sua mente Smettila di darti la colpa per quello che è accaduto a tuo fratello. Devi essere lieto che lui e Saphira siano entrambi vivi, invece, e che siamo in grado di aiutarli.

Il rimprovero severo del drago ebbe l’effetto di dissolvere la paura e la rabbia che stava provando e riportare l’attenzione a ciò che stava dicendo Morgana.  

La giovane donna, che stava osservando con attenzione la reazione di entrambi, non si scompose ma prese un respiro più profondo. - Penso anche io la stessa cosa. – ammise - Non sono solita fermarmi alle prime apparenze. Per questo motivo vi ho chiesto di venire qui. Uno di voi deve venire con me ad Abàlon e forse insieme potremo rivelare l’inganno che Isobel ha tessuto intorno ad Eragon – concluse in tono pacato.

Murtagh ed Arya si guardarono negli occhi spiazzati dalla richiesta così diretta della donna. - Chi di noi deve andare? – chiese Arya rompendo quel breve silenzio che si era venuto a creare.

Murtagh non ebbe alcun dubbio a riguardo. Anche se non doveva addossarsi tutte le colpe, come gli aveva ricordato Castigo, non si sarebbe tirato indietro di fronte alle proprie responsabilità. Chiuse gli occhi per chiamare il sui compagno di cuore e di mente. Arya ha già rischiato più del necessario venendo qui. Non posso lasciarle fare anche questo.

Lo so Tigre. Fai quello che devi fare. Murtagh rimase in silenzio per alcuni secondo. Con quelle parole Castigo non solo lo stava lasciando andare, ma accoglieva temporaneamente Arya come sua compagna, o così sarebbe apparsa agli occhi dei due principi a cui si sarebbero presentati. Il volto di Murtagh assunse un’espressione determinata mentre rispondeva.    

- Arya, tutto quello che potevi fare per Eragon lo hai fatto, ora, se davvero vuoi aiutarlo, devi pensare alla vita che porti dentro di te. Lascia che sia io ad andare. – Arya sussultò, Murtagh aveva scelto accuratamente le sue parole, inoltre gli elfi non erano graditi a Zàkhara e se Arya avesse continuato a viaggiare nei territori di Isobel sarebbe stato un enorme faro puntato su di loro. Se volevano avere una possibilità di liberare Eragon dovevano giocare d’astuzia e rimanere invisibili.

Si passò una mano sul ventre con un’espressione improvvisamente molto stanca e abbassò la testa. Quando la rialzò il suo volto tornò ad indossare lo sguardo indecifrabile di sempre.

- D’accordo Murtagh. Proseguirò io il viaggio con Reafly. – disse. Era evidente il suo disappunto nell’essere messa da parte e per un attimo gli occhi scintillarono di orgoglio.

- Castigo è d’accordo? – chiese facendo sfuggire a Murtagh una smorfia divertita. Nonostante non ne avessero mai parlato l’elfa aveva notato qualcosa riguardo al comportamento schivo del suo drago.

– Non lo era al principio, ma è un lucertolone ragionevole che sa quando deve mettere da parte il suo orgoglio per il bene più grande. – Arya annuì con la testa e Murtagh non vide alcuna traccia di sdegno o di biasimo del suo volto ma solo un profondo rispetto.

– I draghi sono creature straordinarie e non farei nulla per offenderle. Se lo vuole, sarà per me un onore viaggiare con lui - 

***

Quando Morgana e Murtagh lasciarono Arya il sole aveva iniziato a infuocare il cielo tingendolo di tinte rosse, arancioni e gialle.

- Tra non molto la città si svuoterà – commentò Morgana. Ora che erano rimasti soli il cavaliere si chiese quali fossero le motivazioni della donna. Murtagh si strinse ancora di più dentro al suo mantello mentre una leggera brezza gli colpiva il volto. - Qual è la nostra prossima mossa? - chiese ma Morgana sembrò a mala pena ascoltarlo continuando a camminare. La maga si fermò solo un attimo in mezzo alla strada. Si girò prima a destra e poi a sinistra, farfugliando qualcosa riguardo alla sua memoria, poi esclamò – Ah ecco, ora ricordo. Vieni -

Murtagh stette dietro alla giovane donna, poi girarono sulla destra e si trovò di fronte a una porta di legno sormontata da una insegna sbiadita.

- Il puledro impennato… – lesse Murtagh corrugando la fronte - …cosa cerchiamo? –

- Quello che si cerca in ogni locanda, un boccale di birra e del cibo – gli rispose Morgana con un lieve sorriso. All’interno del locale c’era un piacevole tepore e Murtagh si sfilò il mantello continuando a seguirla verso un tavolo che si era appena liberato al lato della sala.

Era evidente l’impazienza del cavaliere, nonostante questo Morgana non era ancora disposta a parlare. Prima dovevano mangiare e bere qualcosa e, alla fine, anche Murtagh dovette ammettere di sentirsi molto meglio con lo stomaco pieno.

- Grazie, Morgana – disse prendendo un lungo sorso di birra. Morgana lo guardò accigliata – Per cosa? – gli chiese lei piluccando in maniera distratta un pezzo di pane dal piatto.

- Per questo – gli rispose indicando con gli occhi il tavolo - ma soprattutto per quello che stai facendo per mio fratello – Morgana allora arrossì appena arricciando il naso in una maniera buffa.

- Vorrei aver potuto fare di più. – gli disse lei seria. - Di una cosa possiamo essere certi, fino a quando Eragon servirà ai suoi scopi Isobel lo terrà stretto a sé – continuò meditabonda. Murtagh si permise di pensare dopo tanto tempo a Isobel, non lo aveva fatto da quando si era unito agli elfi oscuri. Il modo in cui lo aveva fatto sentire impotente e incapace di reagire o resistere durante tutto il periodo in cui era stato al castello bruciava ancora. Ed ora Eragon era nelle sue mani.   

- Dobbiamo preoccuparci quando deciderà che non avrà più bisogno di lui. – aggiunse alla fine in tono cupo.

- Lo porteremo fuori prima che accada – lo rassicurò Morgana. Murtagh la guardò pieno di gratitudine. Aveva rischiato così tanto e meritva la sua fiducia. Concluse.

- Sono già stato ad Abàlon. Il castello è una piccola cittadella fortificata – continuò Murtagh mettendo Morgana al corrente di quello che anche lui conosceva riguardo alla cittadella – quando fuggimmo la prima volta avevamo l’appoggio di Xavier, il capitano delle guardie reali. Ci ha permesso di passare tra le maglie della guardia. Questa volta non possiamo contare su di lui -

- Prima ancora è necessario arrivare ad Eragon. Ora che è il mastro di Rebekha Coleman la sorveglianza intorno a lui sarà ancora più stretta –

Murtagh sospirò. - È quello che più mi spaventa. –

Continuarono a parlare così ancora un po', ognuno riportando le proprie opinioni, poi Morgana si alzò e si allontanò per sistemare qualcosa con il locandiere e Murtagh si trovò ad ascoltare in maniera distratta brandelli di una conversazione tra due avventurieri alla sua destra.

- Si vocifera che ci sia qualcuno in città che pratica quella vera.

- Ho sentito. La regina ha sguinzagliato i soldati per arrestarlo. – Murtagh affino l’udito. L’uomo si era avvicinato ancora di più al suo interlocutore nel continuare a parlare, come a volergli confidare un segreto.   

- Promettono ricompense per chi fornirà anche solo delle informazioni – disse sfregando il pollice e l’indice tra di loro per far intendere la possibilità di una lauta paga. Murtagh era sempre più preoccupato che stessero parlando proprio di Morgana. Ma le sue parure vennero presto allontanate.

- quel ragazzo che sta facendo spettacolo, è alquanto sospetto. Mi domando da dove venga. Non mi piace e inoltre sembra un elfo. –

- Dici lui? – disse l’altro indicando una parte troppo affollata perché Murtagh riuscisse a scorgere di chi stessero parlando. L’altro doveva avergli detto di sì perché il suo interlocutore si mise a ridere

- Quale elfo! Sono saltimbanchi venuti  in città quattro giorni fa. Avranno sicuramente orecchie posticce. li ho visti mentre se le sfilavano, era sicuramente lui o qualcuno altro dei suoi – continuò il secondo. Sentendo che non parlavano di altro Murtagh perse interesse e smise di ascoltare. Lasciò sul tavolo monete sufficienti per pagare il servizio prima di raggiungere Morgana verso l’uscita, fu allora che vide di chi stavano discutevano i due uomini. Alcuni clienti della locanda si erano riunita intorno a un personaggio vestito con colori sgargianti che stava improvvisando un piccolo spettacolo. O così parve a prima vista.
Quando infatti lo sguardo di Murtagh incrociò per un attimo quello dell’attore ci fu un momento di smarrimento da entrambe le parti.

L’attore era Par. L’elfo non si scompose ma continuò con il suo numero

- Ed eccolo qui!  - esclamò facendo riapparire dalla tasca dell’uomo. L'urlo di gioia del bambino si rivelò contagioso e fece scappare un sorriso a tutti.

- Ora devo andare, ma io e la Compagnia di cui faccio parte, L’Orsa, siamo diretti ad Abàlon per la settima di festeggiamenti indetti dalla regina. Chi sta andando è invitati al nostro spettacolo! -
Murtagh scosse la testa incredulo.

– Sembra che abbiamo una conoscenza in comune – gli suggerì sottovoce Morgana. Anche Par li stava guardando adesso. Con un cenno degli occhi facendo lori segno di tacere e seguirlo, poi sgattaiolò verso l’uscita. Morgana e Murtagh non se lo fecero ripetere e lo seguirono all’esterno.

- Per tutti gli dei che cosa ci fate qui voi due insieme?! – esclamò con un sorriso raggiunte una volta trovati all’esterno.

- Par, queste sono le due persone di cui ci hai parlato? – intervenne una ragazza dai capelli corvino raccolti in una lunga treccia.

- Se ricordo bene hai detto che si chiamavano Morgana ed Eragon? – aggiunse una seconda voce alle loro spalle. Morgana e Murtagh si voltarono e si trovarono a faccia a faccia con una ragazza dai fulgidi capelli ricci.

Par era irriconoscibile nelle vesti di saltimbanco. I suoi nuovi compagni di viaggio avevano portato un grande carro dai colori accesi fermandolo di fronte alla locanda.
In quel momento una pallina rossa rotolò da sopra il caro andando a sbattendo contro uno stivale di Murtagh che la raccolse porgendole gentilmente alla ragazza con la treccia.

- Sono amici miei, ma lui non è Eragon. - rispose Par indicando Murtagh.
- Se siete amici di Par, allora siete anche amici nostri. –

La mente di Morgana iniziò a vorticare velocemente. - È vero quello che Par ha detto alla locanda? Che siete diretti ad Abàlon? – chiese.

- Sì. È questa la nostra meta, ma lo scafo della nave su cui viaggiavamo ha subito un danno e siamo stati costretti a fermarci qui – la informò la ragazza dai capelli corvino.

- Anche voi siete diretti alla capitale, spero – era stato Par a parlare. La sua era stata più una constatazione che una domanda ma Murtagh e Morgana annuirono lo stesso guardando entrambi verso Par.

- Se è cosi perché non vi unite a noi? – propose di slancio la ragazza con la treccia.
- Feha non essere invadente. -  parlò ancora una volta l’altra donna.  
- E tu non essere la solita scontrosa Adalia, non ti si addice. In più con loro due raggiungeremmo il numero di sette. Il numero perfetto per chi viaggia. –

- Secondo quale credo? –

- Quello della numerologia Copta. A proposito il mio nome come avrete capito è Feha, e lei è Adalia. – Altri due ragazzi si affacciarono da sopra il carro con facce sorridenti

- E qui abbiamo i due gemelli Roana e Jael. E l’ultimo ad unirsi al gruppo è il vostro amico Par –

- Verrete con noi allora? - chiese Par. L’elfo non poteva sperare un incontro più fortuito di quello. E quando i due amici dissero di sì Feha gli scompigliò i capelli anche lei entusiasta. A quel punto Adalia si mise alla guida del carro e prendendo il comando della situazione si rivolse a tutti i presenti
- Se la fortuna ci assiste a quest’ora il comandante Briana avrà riparato lo scafo. Allora ascolteremo volentieri la vostra storia una volta sistemati in sottocoperta  - disse facendo cenno a tutti di prendere posto all’interno del carro.

Par venne aiutato da Feha a salire sul carro e mantenendo il telo alzato fece cenno di salire anche a Murtagh e Morgana.
Chi sono loro? fece improvvisamente una voce nella mente dell'elfo.
Par si girò di scatto verso il fondo del carro dove Vespriana, ben nascosta aveva fatto capolino con la testolina, in cerca di un poco d'aria.
Sono Morgana, e Murtagh. Morgana ci ha salvati quando Saphira è stata ferita mortalmente dagli agenti della regina. Mentre lui è il fratello di Eragon. Anche lui è un cavaliere dei draghi. Ma non ho idea per quale motivo siano qui, insieme, e perché Castigo il suo drago non sia con loro. Ho paura che possa significare solo guai.

Dobbiamo saperlo al più presto! Non abbiamo molto tempo per trovare Eragon e portarlo a Saphira. Ricordati che più tempo passa, più sarà difficile per loro ritornare uniti!

Hai ragione Vespriana. Cercherò di parlargli stasera

Perché non ora?

Attirerei troppo l'attenzione. Stai giù adesso.

 

  
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