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Autore: Shily    13/04/2023    0 recensioni
| JILY AU |
È il 1978, la guerra infuria e mentre i Mangiamorte sono ormai inarrestabili nella loro sete di sangue e magia, James Potter e Sirius Black camminano inaspettatamente per le strade dell'Inghilterra Babbana.
Sono a Spinner's End quando bussano alle porte dell'abitazione degli Evans e una strega gli apre la porta: é Petunia Evans, ex Corvonero e poco più grande di loro.
Quello che però James non si aspetta é che Petunia abbia una sorella, che abbia la sua età, che sia la semplicemente la ragazza più bella che abbia mai giro in diciott'anni di età.
E che, soprattutto, Lily Evans sia Babbana.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hannah Abbott, I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Petunia Dursley | Coppie: James/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Malandrini/I guerra magica
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PROLOGO

(27 Settembre 1978)

James aprì gli occhi con un sussulto mentre un rivolo di sudore gli scendeva lungo il collo fino a infilarsi sotto il bordo della maglietta. Con il fiato ancora corto allungò una mano verso il comodino e, alla cieca, cominciò a cercare gli occhiali da vista e la bacchetta.

"Lumos" gracchiò con la voce ancora impastata dal sonno proprio mentre un colpo alla porta attirava la sua attenzione.

"Jim, sono io! Va tutto bene?"

"S...sì, tutto okay. Solo un incubo." Cercò di suonare convincente, mettendosi a sedere scomposto al centro del letto e ascoltando i passo del suo migliore amico Sirius che si allontanavano nel corridoio.

"Vado a fare un po' di cioccolata calda" lo sentì annunciare con voce ovattata a causa della distanza.

James si prese qualche minuto per riprendersi e calmare il battito del cuore, che correva ora più accelerato che mai contro la propria gabbia toracica. Fu solo dopo dieci minuti, una sciacquata di viso e il tentativo di apparire rilassato che entrò nella cucina illuminata solo dalla fioca luce di una bacchetta.

"Mi dispiace se ti ho svegliato" mormorò in imbarazzo, alla disperata ricerca di un po' di virile pudore.

Sirius, con lo sguardo perso fuori dalla finestra, si strinse nelle spalle. "Non dormivo granché" ammise. "Continuavo a ripensarci."

James annuì, silenzioso. I ricordi di quel pomeriggio erano perfettamente vividi nella sua memoria: così chiari da poterli rivivere e descrivere alla perfezione nonostante le ore di sonno e la pozione preparata da Emmeline Vance.

Loro quattro - lui e i suoi amici di sempre, i Malandrini - in giro per le vie di Diagon Alley, la voglia di divertirsi spensierati e l'eccitazione di chi per la prima volta non è più uno studente ma un mago libero di gironzolare per le strade a qualsiasi ora del giorno.

Poi, all'improvviso e senza che nessuno di loro avesse avuto il tempo di reagire o comprendere, c'era stato semplicemente il caos: maghi e streghe che urlavano correndo da tutte le parti, figure incappucciate apparse dai nulla e da ogni dove, incantesimi che volevano da tutte le parti.

E loro, quattro diciottenni ancora troppo inesperti e ancora cullati dalle convinzioni più infantili, al centro di quella guerra: impreparati, inadatto e disorientati.

"Ci ho pensato." James si appoggiò contro il tavolo, salendoci distrattamente sopra. "Vogliono unirmi a quella cosa, com'è che ha detto Silente?"

"L'ordine della fenice" rispose Sirius in automatico.

"Voglio farlo. Devo. Non voglio più sentirmi come oggi." Si passò una mano tra i capelli.

"Potremmo rimanerne fuori." Il ragazzo più alto strofinò la punta del piede sul pavimento. "Prendere e partire. Nessuno verrebbe a cercarci, siamo Purosangue."

"Potremmo" convenne James e incurvò le labbra per la prima volta verso l'alto, in un sorriso storto. "Ma non lo faremo. La vita da vagabondi non fa per noi, quella da eroi invece..."

"Credo di aver visto uno dei miei parenti oggi" ammise Sirius, dopo alcuni attimi di silenzio. "Loro hanno fatto la loro scelta... e anche io. Non voglio vivere in un mondo dove sono loro a vincere."

James tirò un sospiro di sollievo. "Sei con me?"

Sirius annuì e si voltò verso di lui. "Dove vai tu, vado io."
 

*

CAPITOLO 1

(20 Novembre 1978)

Era un giovedì sera tranquillo a Sheperd's Bush, in cui gli unici rumori erano costituiti dalle voci che provenivano dalle case che abitavano la via.

Nulla, nell'eco lontano delle chiacchiere e nel buio della notte, avrebbe potuto far immaginare che proprio in una di quelle case si stesse svolgendo un incontro tra un eccentrico gruppo di uomini e donne: maghi e streghe, tra i più potenti e coraggiosi della loro generazione, riuniti in gran segreto per salvare le sorti del Mondo.

Ma la strada era silenziosa, e nulla in quella tranquilla serata di Novembre avrebbe mai fatto pensare a qualcosa di insolito o anche solo preoccupante. Nulla, per lo meno, fino a quando un rumore improvviso non interruppe il silenzio a tratti spaventoso di quella sera.

Un crack al quale seguì l'apparizione improvvisa di due giovani ragazzi. Un evento, questo, senz'altro straordinario e inspiegabile per la mente umana di un Babbano. Una vera fortuna dunque che la strada, quella sera, fosse deserta.

"Sono stato più veloce io" esclamò con fierezza uno dei due giovani maghi appena apparsi, con un sorriso trionfante in volto.

Aveva folti capelli neri che gli ricadevano ordinati ed eleganti sulle spalle e gambe snelle e lunghe. Ma ciò che realmente colpiva del suo aspetto erano gli occhi: di un grigio così scuro da sembrare nero, ma sempre accesi da una scintilla di eccitazione.

"Solo perché hai imbrogliato, coglione. Sei partito prima di me" rispose l'altro, con una leggere spinta all'amico. "Avevano detto al tre. Sei proprio un Serpeverde."

Era un po' più basso del primo e, a primo impatto, sicuramente meno appariscente e carismatico:,con i capelli tutti ritti in testa, disordinati e implacabili, e gli occhiali perennemente storti che coprivano il viso. Aveva però, nell'atteggiamento e nella sicurezza che irradiava in ogni momento, come un'energia che lo metteva sempre e inevitabilmente al centro dell'attenzione.

"Non dire sciocchezze, Prongs, non ho bisogno di queste cose per vincere. Sono un vincente nato, io!"

L'altro scosse la testa divertito e rise: "Sei proprio un cazzone."

Con un ultimo cenno d'intesa i due ragazzi si guardano intorno, guardinghi, e con la bacchetta alla mano cominciarono ad avvicinarsi a una delle abitazioni che occupavano la strada.

"Proprio non capisco perché dobbiamo sempre vederci in questo posto sperduto e dimenticato da Merlino." Il più alto sbuffò con espressione contrariata. "Ogni volta in questa maledetta strada Babbana isolata, e poi per andare a bere qualcosa ci mettiamo delle ore."

"Sei un mago, Sir, può spostarti quanto e quando vuoi" gli fece notare l'amico, perplesso. Indicò una delle case e si strinse nelle spalle. "Andiamo, penso sia questa: le confondo ogni volta, tutte uguali queste case Babbane."

Con un veloce e muto movimento di bacchetta, la porta davanti a loro si aprí, dando loro la vista di una scala ripida e lunga, alla fine della quale trovarono la figura di un uomo in attesa. Alla sua vista, entrambi i ragazzi sbuffarono.

"Cazzo. Tutti ma non lui."

"Era ora che ci degnaste della vostra presenza. Aspettiamo solo voi, se non vi è di disturbo!" fu lo scorbutico benvenuto dell'uomo. "Muovetevi, e non fatemi pentire di essere stato favorevole alla vostra ammissione nell'Ordine."

"Il suo occhio mi fissa" sussurrò uno dei due ragazzi.

"Quale dei due?"

"Quell'occhio." Entrambi rabbrividirono.

"Black!" tuonò l'uomo davanti a loro, senza voltarsi per guardarli. Con lui non ce n'era mai davvero bisogno. "Smettila di parlare con Potter, avete tempo per fare gli innamorati."

Sirius, a quelle parole, fece per risponde piccato, ma la gomitata di James fu più veloce e gli arrivò dritta nelle costole.

"Sta zitto! Non fare il coglione" gli sussurrò l'amico prima di avanzare il passo ed entrare nella stanza alla fine delle scale. Mise su il suo miglior sorriso, che spesso lo aveva salvato da innumerevoli punizioni ai tempi della scuola, e si spazzolò i capelli con le dita. "Buonasera a tutti, scusate per il ritardo. Abbiamo avuto... un imprevisto."

Sirius entrò subito dopo con un sorriso e l'espressione tranquilla, per nulla scalfito dagli innumerevoli paia di occhi puntati tutti su di lui e senza nessuna traccia di divertimento.

Incurante della situazione, piuttosto, alzò una mano in direzione dell'amico Remus Lupin, seduto dall'altra parte della stanza e il cui rimprovero era ben visibile negli occhi. 

James al contrario incassò la testa nelle spalle in imbarazzo e si diresse il più velocemente possibile al fianco dei due amici già seduti.

"Si può sapere dove diavolo eravate?" fu l'accoglienza di Remus, per niente disposto a lasciar perdere.

"Hai sentito" borbottò, aggiustandosi gli occhiali sul naso e approfittandone per non guardarlo in faccia. "Abbiamo avuto un..." sembrò pensarci su, indeciso, "un contrattempo, diciamo così."

"Sai cosa? Siete due idioti, Peter e io non sapevamo più cosa inventare per giustificarvi" continuò Remus, sforzandosi per non alzare la voce. Al suo fianco, Peter annuì grave e con gli occhi spalancati e spaventosamente acquosi.

James abbassò la testa, mortificato. "Avete ragione, scusate."

"Non farla così pesante." Sirius si sedette al fianco dell'amico, stravaccò le gambe e incrociò le braccia dietro la testa. "Dopo andiamo a berci qualcosa e dimentichiamo tutto, fidatevi del saggio Sirius."

I tre ragazzi si voltarono in simultanea verso di lui con espressioni contrastanti (una incerta, l'altra furibonda e l'ultima affascinata) e Remus dovette fare forza su tutto il suo autocontrollo per non continuare la discussione.

Erano degli irresponsabili!

"Signor Lupin, non sia troppo severo con i suoi amici. Sono sicuro che abbiano un'ottima giustificazione per il loro ritardo." Albus Silente, preside di Hogwarts e capo della rivoluzione che era in atto, si alzò in piedi e attirò l'attenzione di tutti loro. James e Sirius, dal fondo della stanza, cominciarono ad annuire con forza e cognizione. "Ma non è questo il momento giusto per parlarne. Ora che anche i signori Potter e Black ci hanno raggiunti, credo sia il momento di iniziare."

Sirius alzò un bicchiere in direzione del mago con un sorriso malandrino in volto. "Non è mai troppo tardi, preside" commentò e Remus sbuffò una risata carica di esasperazione e affetto.

"Sono d'accordo, signor Black" rispose Silente, prima di rivolgersi al resto del gruppo e perdere qualsiasi traccia di ironia. "Oggi, mi duole dirlo, temo che dovrò essere più sbrigativo del solito. Ho delle faccende di cui occuparmi a scuola, e con me e la professoressa McGranitt entrambi qui gli studenti sono scoperti." La professoressa, seduta fedelmente alla destra del preside, annuì con aria grave.

"Silente, perdonami l'interruzione, ma ieri ho visto delle figure per Diagon Alley. "A parlare era stato Edgar Bones, con espressione incerta. "Erano un po'... eccentrici."
"Sinistri" si intromise Benjy Fenwick. "Si guardavano intorno e sembravano aspettare qualcuno. Poco dopo li abbiamo visti imboccare la via per Nocturne Alley."

"Magari ci siamo impressionati, però..."

"Va bene così, Edgar. Vi ringrazio per l'attenzione, può fare la differenza in momenti come questi." Silente alzò una mano per fermare il racconto. "Aumenteremo immediatamente i controlli. Signor Potter, signor Black: ho un compito per voi."

James e Sirius si guardano eccitati e, al suono dei loro nomi, si alzarono con entusiasmo dalla sedia: dritti e in attesa.
Remus sorrise davanti l'entusiasmo degli amici, che da quando ormai erano usciti dalla sicurezza delle mure scolastiche non desideravano altro che entrare in azione. Di fronte a lui, compostamente seduta e ben attenta a non toccare nessuno dei vicini, Dorcas Meadowes alzò gli occhi al cielo con espressione annoiata.

"Siamo pronti, signore" dichiarò Sirius e James annuì di riflesso.

"Ne sono contento, signor Black, perché richiede da parte vostra grande maturità e abilità." Silente si voltò completamente verso di loro, mentre uno strano luccichio gli illuminava gli occhi. "Ho bisogno che andiate a Spinner's End, lì vi abita una famiglia. La figlia è poco più grande di voi ed è una strega, occorre che mettiamo degli incantesimi protettivi sulla loro casa."

Sirius si sgonfiò come fosse un palloncino e le labbra virarono subito verso il basso. Non era la missione eccitante che si era immaginato e di cui con James parlavano da settimane.

No, decisamente non lo era: questo era un lavoro da Tassorosso, forse anche da Corvonero... ma da Grifondoro? Nossignore!

"Ma signore... è successo qualcosa in particolare?" chiese James, più veloce a riprendersi dalla delusione e non nascondendo una certa speranza egoista.

"Vedi, signor Potter, non è un caso che io abbia pensato a voi. non me vogliano i signori Minus e Lupin." Remus, sentendo il suo nome, scosse la testa imbarazzato mentre Peter si strinse nelle spalle. "A Spinner's end abita anche un altr mago che temo voi conosciate piuttosto bene."

James e Sirius si strinsero nelle spalle, confusi, e si voltarono verso Remus.

"Ne so quante voi" si scusò l'amico. Non conosceva il mago di cui parlava Silente ed era abbastanza sicuro di poter parlare anche per i suoi amici.

"Sto parlando di Severus Piton" spiegò Silente. "Abita anche lui lì e vorrei che lo teneste sotto controllo. Niente di troppo allarmante, dovrete semplicemente essere attenti a qualsiasi possibile cosa sospetta."

"E' uno scherzo, vero?" sbottò Sirius, non riuscendo a trattenersi. L'unica cosa positiva di non dover andare più a scuola era non vedere Mocciosus, non potevano incastrarlo in quel modo.

"Sirius, smettila!" James gli posò una mano sul ginocchio, cercando di calmarlo. Aveva le labbra strette in una linea sottile e anche lui, all'idea di rivedere Piton, si sarebbe volentieri fatto schiantare. Ma lí, in quella stanza, si giocavano qualcosa di molto più importante di una vecchia rivalità tra stupidi adolescenti.

Nonostante tutto, però, era passato troppo tempo ed erano tante le questioni irrisolte tra di loro: non aveva proprio la minima idea di come si sarebbe potuto svolgere un possibile incontro tra di loro. E non c'era dubbio alcuno che, in una situazione del genere, Remus sarebbe stato molto più capace di loro nel mettere da parte i propri trascorsi e pregiudizi.
"Severus Piton ha attirato la mia attenzione negli ultimi tempi" continuò Silente, per nulla scalfito da quanto accaduto. "Aveva cominciato a impensierirmi già durante il vostro ultimo anno, ma ora temo che i miei dubbi stiano diventando realtà. Ho bisogno che qualcuno lo controlli."

"Signore, io.... Mi scusi, ma perché noi?"

"Vede, signor Potter, voi e il signor Piton vi siete dati guerra molte volte, mi corregga se mi sbaglio." James scosse la testa, consapevole delle parole del Preside. "Credo che, oramai, lo conosciate molto bene e potrete fare questo lavoro molto meglio di noi altri."

Inoltre, aggiunge mentalmente James tra sé e sé, non avrebbe mai sprecato Auror preparati e addestrato da anni per controllare uno stupido Serpeverde immischiato in cose ben più grandi di lui.

Che idiota quel Piton, non aveva mai imparato a tenere quel naso lungo che si ritrovava fuori dagli affari che non lo riguardavano.

"Va bene, professore." James annuì serio, ingoiando il rospo. "Faremo del nostro meglio."

Silente gli indirizzò un cenno d'assenso, per poi rivolgersi al resto dei presenti e continuare a elencare i prossimi compiti e le principali urgenze di cui ci si doveva occupare.

"Fammi un favore." Sirius gli si avvicinò. "Se sono troppo vicino a Mocciosus, schiantami."

James represse un sorriso divertito, intercettando anche quello di Remus. Sirius non sarebbe cambiato mai.

Il resto dell'incontro passò velocemente e il Grifondoro si ritrovò a non prestare molto attenzione a ciò che venne detto da quel momento in poi, troppo immerso nei ricordi che il Preside aveva riportato a galla.

Le corse per i corridoi, gli Schiantesimi sussurrati da un angolo all'altro e le fatture che diventavano di anno in anno sempre più pericolose, più oscure. Quello che era cominciato come uno screzio tra undicenni era inevitabilmente cresciuto negli anni, trovando dimora nelle fessure più profonde e scavata dei loro cuori: e ben presto gli scherzi erano diventati una vera e propria guerra.

A volta, in sporadici momenti di lucidità oltre che fugace maturità, James non poteva fare a meno di ritornare con la mente a quei momenti chiedendosi se non ci fosse stato un momento preciso nel corso di quei sette anni che avesse permesso di tracciare la linea sottile ma decisa tra odio e antipatia. Un istante, forse, in cui rendersi conto di aver passato il limite, di aver trasformato un gioco in qualcosa di più.

Fu una pacca da parte di Remus a destarlo dai suoi pensieri e a riportare quel fastidio generato dai rimorsi in un cassetto lontano e ben chiuso. "Amico, è finita. Stanno andando via tutti."

James si sistemò gli occhiali sul naso e ringraziò l'altro: la stanza era ormai quasi deserta e si chiese se qualcun altro si fosse accorto della sua distrazione.
"Ci vediamo la prossima settimana, Albus. Ragazzi, mi raccomando!" Alastor Moody puntò il dito contro di loro in un'ammonizione e uscì dalla stanza.

Sirius annuì impercettibilmente, non nascondendo un certo disagio, mentre Remus si avvicinava per stringere amichevolmente la mano di Frank Paciock. Più grande di qualche anno, era stata una sorpresa per tutti loro ritrovarselo tra le schiere dell'Ordine della Fenice sposato.

"Lo ammetto" stava giusto dicendo l'Auror, attirando così l'attenzione di tutti loro, "quando non vi ho visti arrivare, ho seriamente pensato che Moody sarebbe venuto a prelevarli di persona."

"Quello lì ci odia" borbottò Sirius e incrociò le braccia al petto in un moto di fastidio.

"Non che tu faccia qualcosa per farlo ricredere, signor arrivo tardi e con un gran sorriso."

Frank Paciock rise alle parole di Remus e scosse la testa. "Non vi odia, é fatto così. È più un prurito generale che gli provoca il resto del mondo, ma non è niente di personale. Fidatevi!"

"Sarà..." James si strinse nelle spalle. "Ma proprio non so come hai fatto a diventare Auror con uno così come insegnante. Non sarei durato un giorno, mi avrebbe ucciso prima del tramonto."

"Non si sottovaluti, signor Potter." Una voce alle sue spalle fece sobbalzare tutti loro come scottati. Il professor Silente sorrise affabile, unendosi al loro gruppetto improvvisato. "La professoressa McGranitt ha sempre parlato di lei come di una persona estremamente dotata nell'evitare le punizioni. Detto questo" fece scorrere lo sguardo tra i Malandrini, "potrei rubare ancora un po' del vostro tempo?"

"Io vi saluto." Frank battè una pacca sulla spalla di Sirius proprio mentre sua moglie Alice cominciava a mostrare vistosi segnali di impazienza verso di lui. Lanciò uno sguardo veloce a James: "E per risponderti: ho scoperto che il matrimonio può essere molto più terrificante di Moody."

I quattro Grifondoro ridacchiarono brevemente, osservando l'Auror raggiungere la moglie e passarle un braccio intorno alle spalle. Dopodiché, si rivolsero con attenzione verso il loro ormai non più preside.

Silente si accarezzò la lunga barba e li scrutò con attenzione. "Signor Black, poco fa ho riposto notevole fiducia nelle sue abilità di mago, ma anche nella maturità che sono sicuro lei abbia. Non sarà facile per lei e il signor Potter, ma ho bisogno di fidarmi." Li guardò a uno a uno, soffermandosi infine su James. " Dimostratemi che non siete più i ragazzi che lanciavano incantesimi in giro per il castello, ma degli uomini pronti e su cui poter fare affidamento"

I quattro amici si guardarono l'un l'altro, sentendo le parole del preside come un peso su di loro. Era la prima volta che un adulto parlava loro come a un pari e si resero conto che da lì in poi le loro azioni avrebbero deciso chi erano come persone.

"Non la deluderemo, preside" disse James, portavoce di tutti loro. "Può starne certo."

"Ne sono sicuro, signor Potter. Comincerete domani, vi farò arrivare un gufo con tutte le indicazioni. L'abitazione è degli Evans, forse ricorderete Petunia Evans." Pochi minuti dopo, Silente si soffermó a guardare i quattro ragazzi uscire dalla stanza, parlando e scherzando tra di loro, e non poté impedirsi di lasciarsi andare a un sospiro rammaricato.

Erano solo dei ragazzi, nel pieno della loro vita, e la guerra li aveva costretti a crescere troppo velocemente. Poteva solo sperare che tutto terminasse e che Tom capisse la gravità della situazione, ma ogni giorno sembra andare peggio e loro perdevano sempre più potere.

Con un ultimo sospiro, si alzò dalla sedia per tornare al suo lavoro di preside, la mente ancora rivolta ai suoi ex-studenti.

Erano solo dei ragazzi che giovano a fare la guerra.



 

*

Potremmo chiamare questa storia "follia nr48392" ma per comodità ci riferiremo a lei come " l'ennesima storia sui Malandrini che scrivo perché a me di lasciarli proprio non va".
In ogni caso, quando l'ispirazione chiama io non posso fare a meno di rispondere: e visto che mi sono divertita a immaginare una storia AU con Lily Babbana, e in giro non se ne trovano, ecco che mi prendo l'onere di questo arduo compito.

Per cui si, Lily è Babbana. Si, Petunia è una strega. Si, qui si ama James alla follia e troverete solo bellissime parole per quel povero cucciolo maltrattato dalla Rowling.

In ogni caso, la storia sarà una mini long: questo vuol dire che non saranno troppi capitoli e che quindi l'ispirazione non mi abbandonerà, e che potrei persino essere costante con gli aggiornamenti.

In ogni caso vi aspetto nei commenti perché parlare da soli non piace a nessuno!

 

 

   
 
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