Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    19/04/2023    9 recensioni
[BodyOfProof!AU]
Quando il detective Overland decide di tornare a casa, il medico legale Bleket non ne è particolarmente felice, soprattutto perché alcuni misteriosi omicidi li costringono ad essere a stretto contatto. Ferite mai rimarginate tornano a sanguinare, mentre un nuovo tipo di giustizia si fa largo in città.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 7

 

Rapunzel chiuse il rubinetto dell’acqua, stizzita. Sempre più frustrata, recuperò uno straccio e iniziò ad asciugare i piatti. Era sola quella sera: la sua coinquilina l’aveva abbandonata per andarsene a un qualche tipo di festa. A nulla erano valsi i suoi tentativi di convincerla ad accompagnarla, quella sera aveva spazio per una cosa soltanto: il rimugino.
Non era un’operativa, lei, perciò aveva accolto con entusiasmo la richiesta di Kristoff di rintracciare il suo informatore scomparso; un po’ meno aveva gradito il compito di andare a stanarlo di persona. Trovarlo non era stata un’impresa semplice ma neanche impossibile, di fatti, era convinta di essere riuscita a contattarlo e a combinare un incontro. Si era presentata sul luogo dell’appuntamento tesa come una corda di violino ma, più il tempo era passato, più le era stato chiaro che non si sarebbe presentato affatto. Aveva peccato d’ingenuità e questo la metteva a disagio: era pur sempre una poliziotta e l’essere ingenui non era un punto a suo favore. Fallire – inoltre – non le risultava piacevole.
Rabbrividì, per un’improvvisa folata d’aria proveniente dalla finestra che – pensò, inarcando le sopracciglia – avrebbe dovuto essere chiusa.
«Ehi! »
Una voce profonda alle sue spalle la fece sussultare: recuperò d’istinto la prima cosa che le capitò sotto mano e vibrò un fendente laterale, mentre un grido acuto le sfuggiva dalle labbra.
La padellata colpì l’intruso fra la spalla e l’orecchio, mandandolo al tappeto con un grugnito di dolore.
«Chi sei tu? Come hai fatto ad entrare qui? »
Lui fece leva sulle braccia e si girò con fatica, portandosi a sedere per terra: impossibile capire chi fosse, coperto com’era dal cappuccio della felpa.
«Ehi, calma, biondina: già che il naso mi è stato incredibilmente risparmiato, ci terrei a mantenere intero almeno quello. » mugolò di dolore e si alzò.
Rapunzel non abbassò la sua arma improvvisata «Chi sei? » ripeté.
L’altro si scoprì il viso, mostrando quelli che avrebbero dovuto essere dei bei lineamenti, ora deturpati da lividi ed escoriazioni «Flynn Rider, mi stavi cercando, no?» sorrise piacente, pentendosi non appena il labbro spaccato gli inviò una stilettata di dolore. Tuttavia, questo non gli impedì di mantenere un tono spavaldo «Se avessi saputo che il detective Bjorgman aveva colleghe carine come te, gli avrei chiesto di fare cambio.»
«Tu! » sgranò gli occhi lei «Non ti sei presentato al nostro appuntamento! »
«Volevo capire con chi avessi a che fare... » si giustificò.
«E hai pensato bene di introdurti in casa mia, rischiando di farmi venire un infarto. Come mi hai trovata? »
Flynn inarcò un sopracciglio e, dentro di sé, imprecò nuovamente «Ti ho seguita, non sei stata molto cauta… »
Rapunzel arrossì «Non credevo di dover stare attenta. Come sei entrato? »
«Sono un ladro, no? » mosse un passo verso il tavolo della piccola cucina «Posso sedermi? Sai com’è… » le chiese, mostrandole le sue ferite. Non aspettò una risposta e si accomodò, con una smorfia di dolore «La domanda è: come tu sia riuscita a trovarmi… »
«Faccio parte del reparto informatico. » gli spiegò, abbassando finalmente la padella «Hai bisogno di qualcosa? » gli chiese, preoccupata per le sue condizioni.
«Scotch? Whisky? »
Lei scosse il capo «Non ci sono alcolici in questa casa. »
L’altro si impose di non sorridere «Dovevo immaginarlo. Dell’acqua fresca andrà benissimo. »
Rapunzel recuperò un bicchiere, lo riempì e glielo passò, andandosi a sedere dall’altra parte del tavolo: di fronte a lui ma mantenendo una certa distanza di sicurezza «Dovresti andare in ospedale. »
«Biondina, non credi che se avessi potuto andarci lo avrei già fatto? »
«Chi ti ha ridotto così? »
«Sono stato incauto, recuperare le informazioni per voi mi è costato caro: con le Iene non si scherza.» la guardò «Per questo ho preferito seguirti: nessun posto è più sicuro della casa di una poliziotta... »
«A quanto pare no, » gli disse lei, sorprendendolo «dato che chiunque può entrare. » lo guardò di sottecchi.
«Ma hai un ottimo sistema di sicurezza… » stette al gioco lui, lanciando un’occhiata alla padella.
Rapunzel sorrise «Sono infallibile con quella, vedi di stare attento. »
«L’ho notato… » concesse, sfregandosi l’orecchio offeso.
«Perché hai mentito? » gli chiese subito, senza ulteriori preamboli.
«Mentito? » ribatté, stupito.
«Non c’era fenilciclidina nel carico di cui hai parlato a Kristoff. »
«Oh sì che c’era! » ribatté Rider, piccato «Pensi davvero che mi avrebbero conciato così se avessi raccontato delle balle? Le Iene sono convinte che sia colpa mia se il loro carico è stato sequestrato dalla narcotici! »
«Ma questo non è possibile! Quando hai parlato con Kristoff, era già stato confiscato e, forse, persino bruciato!»
«Vuoi andare a dirglielo tu? » le chiese sarcastico.
«Per questo sei sparito? »
«Beh sì: ci tengo alla pelle, più dell’aiuto che mi date. »
«Perché sei venuto qui, allora? » volle sapere, curiosa.
Lui si alzò, non senza fatica «Sono un ladro, un truffatore – è vero – ma se do la mia parola non mi piace passare per bugiardo.» si incamminò, verso la stessa finestra da cui era entrato.
Rapunzel lo seguì «Possiamo proteggerti, sai? »
Flynn Rider le regalò un’espressione ammiccante «Mi proteggeresti tu con la tua padella, biondina? » la punzecchiò, provocando un esasperato roteare di occhi verso il cielo. Questa volta gli risultò impossibile non sorridere «Ti consiglio di mettere infissi più spessi. » le disse, battendo un paio di colpi sul telaio; poi, lo scavalcò e sparì nell’oscurità della notte.

§

«È stata veramente una fortuna che tutto si sia risolto per il meglio. » Il giudice Weselton le diede un leggero buffetto sulla mano «Sai che avreste potuto chiamarmi, sì? Avrei fatto di tutto per aiutarvi. »
Elsa annuì «È successo tutto così in fretta che… »
«Non preoccuparti, » la bloccò lui con un sorriso «quello che conta è che tua nipote stia bene e che abbia potuto riabbracciare i suoi genitori. Non oso immaginare la paura… »
«Moltissima paura ma è finita. »
«E per questo bisogna festeggiare! » Le disse, levando il calice di vino nella sua direzione «Il detective che l’ha trovata come sta? Ho saputo che è finito in ospedale… »
Elsa si morse appena il labbro inferiore «Meglio… » lo informò.
«Sei già stata a trovarlo? È il giovanotto che ti ha accompagnato quella volta, giusto? »
Annuì «Lui. Ma no, non sono ancora andata a trovarlo. Aprono le visite solo oggi, ci andrò nel primo pomeriggio»
Il giudice sospirò, mentre faceva spazio al cameriere affinché posasse le loro portate «Ci sono novità sui fuggitivi? »
Elsa fece altrettanto «Non per adesso, ma sono stati segnalati a tutte le autorità: è solo questione di tempo»
«Ne sono certo, » confermò, affondando il coltello nella carne che aveva nel piatto «Avranno quello che si meritano, quei farabutti» si portò il boccone alla bocca e lo assaporò con gusto «Ma basta parlare di questa triste storia, che ne dici? »
«Direi che è un’ottima idea. » sorrise lei con sollievo, prima di assaggiare il suo salmone.
«Gira un certo pettegolezzo fra le aule di tribunale… » le disse, sorprendendola «… è vero che state pensando di vendere la casa dei vostri genitori? »
Elsa aggrottò le sopracciglia «A quanto pare le voci girano in fretta. »
Weselton sghignazzò «E’ piccolo il mondo, figurarsi una città: quando i nomi hanno una certa importanza, stai pur certa che, presto, tutti sapranno tutto di tutti. »
«Non abbiamo ancora deciso, in realtà… » gli spiegò «Io non sono sicura di volerlo fare e, con quello che è successo, la terapia che Anna dovrà affrontare con la sua famiglia… non ne abbiamo più parlato. »
L'altro si rabbuiò «Non ti rassegnerai mai, non è vero? »
«Mi può biasimare? » gli disse, guardandolo negli occhi.
Trattenne appena il fiato «Penso di no… » rilasciò un piccolo sbuffo «Ma, nel caso decideste e aveste bisogno di una mano per liberare la casa, fatemelo sapere: conosco un paio di aitanti giovanotti che potranno aiutare con i carichi di fatica. »
«Non credo ce ne sarà bisogno ma lo terrò a mente, grazie… »

§

«Fammi capire: davvero gli hai dato una padellata in faccia? »
Davanti all'espressione incredula e divertita del detective Overland – semisdraiato su un letto d’ospedale – le guance dell’agente Sunlight s’imporporarono di vergogna «Ho preso la prima cosa che mi è capitata sotto mano: così impara ad arrivarmi alle spalle, quello scemo! »
«Ti ricordo che sei una poliziotta, dovresti essere preparata a tutto… »
Lei rilasciò un piccolo sbuffo «Una poliziotta che lavora con i computer, non una che viene aggredita di sera nel suo appartamento. »
Jackson sogghignò «Mi sembra che ad essere stato aggredito sia stato qualcun altro: pare tu l’abbia conciato per le feste… »
«Ehi, io l’ho preso solo di striscio: era già tutto pieno di lividi, poverino… »
«Che ti ha detto? »
«Qualcosa sul fatto di lasciargli stare il naso… »
Jack si morse le labbra per evitare di scoppiarle a ridere in faccia «Che ti ha detto del caso. »
«Oh! » comprese e le sue guance, se possibile, s’imporporarono ancora di più «Dice che non ha mentito ed è per questo che gliel’hanno fatta pagare, poverino. »
L’altro inarcò le sopracciglia «E’ già la seconda volta che ti rivolgi a lui con poverino: non è che questo tizio un po’ ti piace? »
Rapunzel avvampò di nuovo «Che dici? Era ridotto male, tutto dolorante: mi spiaceva per lui… »
«Gli credi? »
«Sì! » gli rispose subito, senza esitazione «Sembrava seriamente spaventato: sarà anche un ladro e un truffatore ma io penso che, in fondo, sia un bravo ragazzo. »
«Ok, » disse Jackson, quasi fischiando «ti piace sul serio! »
Rapunzel assottigliò gli occhi e rapida gli sfilò il cuscino da dietro alla schiena per, poi, schiantarglielo sulla faccia «Puoi fare la persona seria, per un momento? »
L’altro si liberò, massaggiandosi al tempo stesso lì dove aveva appena sbattuto sulla testiera di metallo «Ehi, io sarei in convalescenza qui! »
«Oddio, scusa! » lo spirito battagliero di lei scemò, lasciando spazio alla preoccupazione e al rimorso «Stai bene? »
«Sto bene. » sorrise bonario, per poi farsi serio di colpo «Li hanno trovati? »
«Non ancora... » rispose lei, sullo stesso tono.
«Non lavorano da soli! » buttò fuori all’improvviso.
«Oltre alla signora De Vil intendi? » lo vide annuire «Cosa te lo fa pensare? »
«Sapevano cose su di me. » le spiegò «Cose che solo chi mi conosce molto bene o ha letto il mio fascicolo può sapere. »
«Come l’hai capito? »
«Prima di colpirmi con il getto d’acqua hanno detto una frase che, subito, non ho colto ma mi è stata chiara una volta che mi hanno messo nella ghiacciaia… »
«Il tuo incidente nel lago! »
Jack inarcò le sopracciglia, non ne aveva mai parlato con lei.
Rapunzel comprese l’errore  «Sì, ho letto il tuo fascicolo… » confessò, con vergogna.
«Quindi sei una piccola stalker… »
«Ero solo curiosa di sapere chi sarebbe stato il mio nuovo superiore, tutto qui. » gli spiegò, non priva d’imbarazzo «Quello che hai fatto per tua sorella, comunque, è stato davvero eroico: eri solo un ragazzo. »
«Ci siamo salvati a vicenda, se non fosse riuscita a trovare aiuto, le cose sarebbero andate diversamente. »
«Immagino siate molto legati. »
«Anche se facevamo di tutto per non darlo a vedere, lo siamo sempre stati, in realtà: anche ora che siamo distanti, questo legame non si è incrinato. » sospirò «Ma tornando ai nostri amici: è chiaro che sappiano che il killer lavora sulla paura ma, per mia fortuna, non avevano fenilciclidina… »
«O magari si sono spaventati e hanno agito d’impulso… »
Jack sbuffò «Vedi il buono proprio in tutti, eh? »
Rapunzel gonfiò le guance «Intendevo che se avessero voluto levarti di mezzo senza alcun dubbio, avrebbero potuto farlo in maniera molto più veloce e sicura che il lasciarti congelare con i rinforzi in arrivo, tanto più che eri svenuto. »
L’altro tirò le labbra in una smorfia «Mi hanno pur sempre infilato in una ghiacciaia, ben sapendo cosa significasse per me ma posso darti ragione che, magari, sia stato solo un timido tentativo di sbarazzarsi di me. Non mi sembrano tipi così svegli da mettere in atto piani ben congeniati. Ancora non capisco perché avrebbero dovuto fare tutto con estrema attenzione per, poi, capitolare non appena ci siamo presentati al loro cospetto, senza nulla in mano tra l’altro… »
«Io cercherei il lato positivo… » disse la ragazza.
«E quale sarebbe? »
«Intanto, non sei morto. » buttò lì, facendolo sorridere «Freja è sana e salva. » continuò «Prenderli è solo questione di tempo: quando succederà, sono sicura che avranno molto da raccontarci. »
«Principessa, devo dirlo, quasi lo invidio il tuo ottimismo! »
«E fai bene! » gli rispose lei con un’espressione furba «Lo mangi quello? »
Jack si girò appena, così da capire che si stava riferendo al suo budino alla vaniglia che gli era avanzato dal pranzo «Accomodati. »
Rapunzel si slanciò con entusiasmo verso il dolcetto. Quello che lei e, soprattutto, Jack non sapevano era che la finestrella della porta dava, sui loro corpi così vicini, una visuale distorta e, per quegli occhi azzurri che videro la scena di quelle due teste sfiorarsi, la dinamica prese un significato soltanto. La porta rimase chiusa, senza più nessuno davanti.

 §

Jasper e Horace vennero catturati il giorno seguente, ad un aeroporto minore a molte città di distanza. Separarli fu inevitabile, vista l’impossibilità di metterli sulla stessa auto, per via dei continui battibecchi sul di chi fosse stata la brillante idea di scappare via aria con due valigie cariche di contanti.
Sul loro reale coinvolgimento nel caso, però, rimasero ben zitti, anche quando vennero trasferiti in carcere.
Solo quando il cadavere di Cruella De Vil venne ritrovato in pessime condizioni in un canale di scolo, si decisero improvvisamente ad essere più collaborativi.
«Noi non abbiamo ucciso nessuno, diglielo Jasper! »
«È così! » confermò l’altro.
«Difficile da credere, dato che avete lasciato a morire in una ghiacciaia un detective di polizia. » lì incalzò Kristoff: con Jack ancora a riposo consigliato, il signor Bunnymund gli aveva dato una grossa responsabilità, nel metterlo davanti ai rapitori di sua figlia. Sapeva che, dietro a quel vetro, seguiva ogni sua mossa: doveva essere cauto.
«Ci siamo solo spaventati ma non avevamo dubbi che avesse chiamato i rinforzi. Vero, Horace? »
«Certo, neanche lo abbiamo preso quando abbiamo sparato! »
«Quando tu hai sparato, idiota! Fra un po’ è me che prendi! » solo le manette legate al tavolino gli impedirono di dare un colpo sulla nuca dell’altro «Non abbiamo motivo di mentire, non abbiamo neanche chiamato un avvocato! »
«Se, dopo quello che avete fatto, sperate in uno sconto di pena, sbagliate di grosso. »
«Abbiamo trattato bene sua figlia, detective, bastava solo mollare la presa e l’avremmo lasciata andare senza un graffio... » bofonchiò Horace.
«E se non l’avessimo mollata? » sibilò Kristoff, assottigliando gli occhi.
«Non vogliamo uno sconto di pena, » tagliò corto Jasper «ma neanche prenderci colpe che non abbiamo… »
«E di chi sarebbero queste colpe, sentiamo. »
«Non lo sappiamo. »
Il detective inarcò le sopracciglia «Non mi pare granché d’aiuto… »
«Noi eseguivamo solo gli ordini della signora De Vil. »
Kristoff quasi sbuffò «Questo mi sembra un po’ troppo comodo, visto che Cruella De Vil è morta. »
«È proprio perché è morta che vogliamo parlare! » sbottò Jasper.
«Non ci teniamo a fare la sua stessa fine per mano delle Iene! » gli fece eco Horace.
«Allora temo dovrete darmi qualcosa di più… »
«Siamo stati noi a rapire John Lionheart… »
«Come? »
«Attirandolo con la droga del deposito, no? » gli rispose Horace, come se fosse ovvio. 
Era, in effetti, plausibile «E Sabor? » questa, invece, era tutta un'altra storia. 
«A lei ci ha pensato la signora De Vil in persona. »
Kristoff ne fu comunque sorpreso «Sabor non sembrava facilmente raggirabile… »
«Per niente. 
» Confermò Jasper «Ma sa meglio di me che svolgeva un lavoro, come dire, particolare. Se ti prendevi una pallottola o una coltellata, non potevi di certo andare in ospedale. »
«La signora De Vil, per prepararsi agli studi quando era giovane, lavorò come infermiera in un carcere femminile, potete controllare. Lì la ricucì per bene, l'avevano quasi sbudellata in una rissa. Da allora sono rimaste, come si dice? In contatto. »
«Erano amiche? » dare aria a quel concetto lo rese ancor più strano del solo pensarlo. 
Horace rise «Non direi. Avevano un accordo: una pagava e l'altra ricuciva. Non si ammazzavano a vicenda, insomma. »
«Accordo che è stato spezzato da un miglior offerente, immagino... »
«Proprio così, » Jasper annuí «La signora De Vil riceveva dei messaggi, noi andavamo e facevamo quel che diceva. »
«E cosa diceva? »
«Prendere Lionheart, consegnarlo da una parte, recuperare il suo cadavere da un'altra, portarlo nel vicolo di Locksley, consegnare il biglietto, prendere i soldi... »
«Stessa cosa per Sabor, » continuò Horace in un'alzata di spalle «Ad eccezione del prenderla, s'intende. »
Kristoff non avrebbe saputo dire se fosse più stupito o disgustato dalla noncuranza con cui gli raccontavano quelle cose «Dove consegnavate le vittime? Dove recuperavate i loro corpi? I soldi? »
«Ogni volta un luogo diverso: » spiegò ancora Jasper «Usavamo una vecchia auto, la lasciavamo in un parcheggio isolato con le chiavi nel quadro e la persona richiesta nel bagagliaio. »
«Stessa cosa per recuperare i corpi. Solo dopo la consegna, ci veniva detto dove trovare i soldi: sempre contanti. »
Kristoff li guardò e, per la prima volta, vide nei volti di quei due poliziotti - che aveva creduto semplicemente attempati e svogliati - una certa vena di malvagia avidità «Voi siete stati disposti a rapire delle persone, sapendo la fine che avrebbero fatto, e a maneggiare i loro cadaveri solo per un tornaconto economico? »
«Un bel tornaconto economico, detective. » ghignò Jasper «Suvvia, erano mele decisamente marce, vi abbiamo quasi fatto un favore. »
Il fatto di cominciare a reputarli esattamente allo stesso modo, Kristoff se lo tenne per sé «E se non lo fossero stati? » chiese, invece, stringendo d'istinto il pugno, ripensando a Freja chiusa in quell'armadietto, stretta ai suoi pupazzi. 
Horace sospirò, socchiudendo gli occhi «I soldi sono i soldi... »

 §


Jane era preoccupata per Elsa: certo, il rapimento della nipote e il detective Overland – che, per quanto cercasse di nasconderlo era chiaro non le fosse affatto indifferente – finito con urgenza in ospedale erano stati, senza ombra di dubbio, duri colpi. In realtà, però, era solo recentemente che sembrava essere diventata glaciale: più del solito, s’intende.
Sembrava infastidita, arrabbiata persino: come logorata da qualcosa, ma Jane non si sentiva così in confidenza da osarle chiedere in merito, era pur sempre il suo capo.
Capo che la raggiunse proprio in quel momento, attraversando con passo trafelato la porta a vetri che divideva i loro uffici adiacenti.
«Jane! » richiamò la sua attenzione «Ho appena ricevuto una telefonata da Kristoff: puoi recuperare le foto dei ritrovamenti? »
Annuì «Che cerchiamo? » le chiese, mentre si metteva al computer.
Elsa le andò vicino, piegandosi un poco verso di lei e lo schermo «Mi sono ricordata di una cosa che mi dicesti quando abbiamo controllato i presenti con il programma di riconoscimento facciale: a parte le forze dell’ordine. »
La ragazza si stupì della memoria della donna al suo fianco.
«Guarda se ci sono questi. » bloccò ogni sua possibile reazione sul nascere, mostrandole un foglio con due foto, era chiaramente in tensione «Trovi la versione digitale nella nostra cartella condivisa. »
Jane recuperò i file e settò i parametri di ricerca, la risposta arrivò rapida e precisa «Eccoli lì! » erano ripresi parzialmente e sullo sfondo ma era indubbio che fossero loro, su entrambe le scene per di più «Sono… »
«I rapitori di Freja, sì. » le sembrò quasi di sentirla imprecare a denti stretti «Come posso essere stata così superficiale? »
«Che dici? »
L’altra sbatté un palmo sul vetro del piano «Sono della polizia giudiziaria! Hanno anche le divise, non avrebbero dovuto essere lì! »
«Elsa, non è colpa tua! C’era pieno di poliziotti, come avremmo potuto notarlo? »
«Invece dovevamo, dovevo! Ho dato per scontato fosse qualcuno di esterno, non sono stata abbastanza attenta. In qualche modo sapevano che avremmo potuto riconoscerli tramite queste foto: è per questo che, quella sera, hanno chiamato anche me. »
Jane scosse il capo «Non puoi avere sempre tutto sotto controllo… »
«Poteva succedere l’irreparabile… » liberò, d’un tratto, parte delle sue preoccupazioni.
L’altra portò d’istinto la mano sulla sua, ora chiusa a pugno sulla superficie fredda «Ma non è successo… »  le sorrise appena, cercando di darle un minimo di conforto «Freja è salva, il detective Overland si riprenderà, i rapitori catturati: solo questo conta! »
Elsa inspirò senza dire una parola, la mano non la ritirò.


 §

«Mi spiace che tu sia ancora a riposo forzato, ma sono contento di trovarti bene. » disse Kristoff, prima di addentare la sua fetta di pizza, davanti all’inizio imminente di una partita che, già sapevano, non avrebbero seguito.
Jackson, seduto sul divano al suo fianco, prese un sorso di birra «Essendo quasi morto per aver avuto la brillante idea di fare tutto da solo, non mi stupisce. » ghignò «Sarebbe stato incredibile il contrario, avrei quasi pensato di essere simpatico al signor Bunnymund. »
«Tu soffri di manie di persecuzione… » lo prese bonariamente in giro l’altro. Sospirò, facendosi serio di colpo: lo guardò negli occhi «Grazie ancora per quello che hai fatto. » gli disse d’un fiato.
Jack sorrise «L’aiuto di Rapunzel è stato fondamentale, senza di lei non avrei saputo dove andare. »
«Sì, ma non hai perso tempo e ti sei messo in pericolo pur di salvare mia figlia. »
«La mia fidanzata, vorrai dire… » lo punzecchiò senza ritegno.
Kristoff assottigliò gli occhi «Pensavo che del rischio di morire ne avessi avuto abbastanza… »
Questa volta fu il suo turno di diventare serio «Grazie a te, per essere arrivato in tempo con la squadra. »
L’altro sospirò «Cavolo, ci hai fatto prendere un colpo! Non ho mai visto Elsa così sconvolta… » si lasciò scappare «Anche se scommetto che, quanto è venuta a trovarti in ospedale, ha fatto la sostenuta e non ti ha detto niente. »
Jackson inarcò le sopracciglia confuso «Eh già… » decise di non voler indagare oltre.
Kristoff sogghignò, ignaro dei suoi dubbi «Tipico! Comunque preparati: quando ti sarai ufficialmente rimesso, sarai nostro ospite a cena, Anna è stata categorica. »
«Come sta? E come stai tu? »
«Ci stiamo riprendendo: Freja è a casa da scuola, Anna non ha ancora riaperto la galleria. La facciamo dormire con noi, ci rende tutti più tranquilli. »
«Com’è stato averli davanti? »
«Difficile… » gli confessò «Avrei preferito averti al mio fianco. »
«Mi dispiace… »
«Non è di certo colpa tua. » sospirò «Il fatto che Freja fosse già a casa, fortunatamente, mi è venuto in aiuto. Nonostante tutti gli anni di servizio, però, temo di non essermi ancora abituato a fin dove l’avidità possa spingere le persone. »
«Quindi il tuo informatore non mentiva… »
Kristoff scosse il capo «No: a quanto pare era una consolidata prassi che qualche partita sparisse prima di finire nell’inceneritore. Mescolavano i sacchi veri con alcuni contraffatti, così che fosse tutto perfetto sotto agli occhi dei testimoni. Di sicuro, gran parte della fenilciclidina usata dal nostro killer proveniva da loro. »
«Il telefono della De Vil ha portato a qualcosa? »
«Purtroppo no. » scosse il capo «Punzie ha fatto del suo meglio ma era pressoché inutilizzabile. Le compagnie telefoniche hanno registrato comunicazioni ma tutte con telefoni usa e getta. Non abbiamo niente, solo la parola di quei due. »
Jack buttò giù un boccone «Mi sento di credergli: non hanno l’aria di essere così svegli da fare tutto alla perfezione, come il nostro assassino. L’abbiamo visto, no? Hanno fatto decisamente troppi errori. »
«Hai ragione: probabilmente erano bravi ad eseguire gli ordini ma pessimi ad autogestirsi. »
«Chiunque li abbia guidati, sa esattamente chi siamo, come lavoriamo… »
«Pensi a qualcuno di noi? » gli chiese allarmato.
«Non necessariamente qualcuno della polizia, magari qualcuno che ci collabora… »
«Se così fosse, » ragionò Kristoff «abbiamo sempre guardato tutto dalla prospettiva sbagliata. »
Jackson s’illuminò «E’ proprio così! » esclamò, quasi saltando sul divano «Ci siamo lasciati guidare dal nostro lato umano e abbiamo sbagliato. »
«Che intendi dire? »
«John Lionheart era una persona orribile, di Sabor neanche ne parliamo. Erano due criminali, due mostri: ci è venuto naturale concentrarci su Locksley, Greystoke e sua madre. Abbiamo cercato disperatamente cosa li accomunasse ma… »
«Non ci siamo mai chiesto che cosa accomunasse Lionheart a Sabor! » completò per lui Kristoff.
«Si conoscevano? Chi li ha arrestati? Chi ha seguito i loro processi? »
«Direi che è giunto il momento di scoprirlo. »

 §


Elsa andò verso l’ingresso, richia­mata dal suono insistente del campanello: aveva quasi aperto la bocca per rispondere quando la telecamera sul pianerottolo le aveva mostrato la figura del detective Overland al di là della porta, bloccandola. Si morse istintivamente il labbro in silenzio, la mano a mezz’aria, indecisa sul da farsi.
«Elsa… » la voce di lui arrivò alle sue orecchie «Lo so che ci sei, aprimi. »
Prese un grosso respiro e mise su la migliore delle sue maschere, aprì «Che cosa vuoi? » gli disse, senza nemmeno salutarlo.
La delusione, già abbondantemente presente sul viso dell’altro, s’intensificò «Che cosa vog… » non terminò «Cristo, mi odi davvero così tanto? Nonostante dici in giro il contrario, non ti sei neanche degnata di venirmi a trovare in ospedale! »
Non lo odiava, affatto «Sì che sono venuta, » gli disse «Ma eri già in dolce compagnia e me ne sono andata. » gli fece presente, gelida.
Jackson scosse il capo, confuso «Cosa stai dicendo? »
«C’era l’agente Sunlight con te, sembravate così affiatati, non volevo disturbare. »
«Io non so cosa tu abbia visto ma sono piuttosto sicuro che ti sia fatta un’idea sbagliata. Rapunzel è una collega e un’amica. Certo, è una ragazza molto carina ma non c’è assolutamente niente fra me e lei. Non ti dico che potrebbe essere mia figlia ma quasi: non sono quel tipo d’uomo e, se lo pensi,  forse sono io a non voler continuare questa conversazione. »
La maschera di lei scricchiolò appena ma non cedette «Non sarò certo io a trattenerti. » sentenziò, facendosi una certa violenza, mentre spingeva la porta verso di lui.
Jack espirò, con un nervosismo a stento trattenuto: impuntò la mano in avanti e le impedì di chiuderlo fuori «Io non capisco, » sibilò «Credevo che le cose stessero andando meglio fra noi e, invece...  non so neanche perché sono qui a giustificarmi, dato che non stiamo insieme. Cosa vuoi da me? » gli chiese, arrabbiato «Non hai nessuno al tuo fianco, dici di non volermi ma, al tempo stesso, non posso neanche parlare con una collega che succede questo! »
Elsa inarcò le sopracciglia, il petto gonfio di vecchi rancori «Possibile che tu sia diventato arrogante fino a tal punto? Credi davvero che io mi sia tenuta libera per te? »
«Non ho detto questo. » lui abbassò il tiro «Per quanto non mi faccia piacere la cosa, sei una donna talmente intelligente e bella che solo uno sciocco potrebbe credere che tu non abbia avuto altri uomini in tutto questo tempo… quello che non capisco è: cosa stai cercando? »
Lei fece un sorriso amaro «Non di certo l’amore, se te lo stai chiedendo. Quella è una cosa da Anna, non da me: mi è bastato provarlo una volta, » lo guardò dritto negli occhi «Per non volerne avere a che fare mai più. »
Jackson imprecò «Ancora con questa storia? Quante volte devo ripeterti che non sono stato io a cercarlo, quello stupido bacio? D’accordo, magari mi sarei potuto sottrarre e non l’ho fatto ma sai perché? Ero molto arrabbiato con te, avevi appena deciso di andare a studiare a migliaia di chilometri di distanza, rinunciare ai tuoi sogni, senza degnarti di chiedermi cosa ne pensassi. »
Elsa inarcò un sopracciglio, piccata «Perché, avrei dovuto chiederti il permesso? »
«Certo che no! » rispose lui esasperato «Ma avresti potuto dirmelo anziché farmelo scoprire, per caso, tramite tua sorella. La cosa assurda è che io ti avrei supportato alla fine, sarei stato disposto a tutto per te ma tu avevi già deciso di tagliarmi fuori dalla tua vita. E sai perché? Perché la felicità che avremmo potuto avere assieme credevi di non meritarla. La verità, Elsa, è che la vita ti spaventa, è per questo che ti circondi di morti, perché quel giorno – con i tuoi genitori – sei morta anche tu! »
Lei lo guardò gelida «Vattene! »



Ciao a tutti!
Per prima cosa mi scuso con voi per avervi fatto aspettare così tanto per questo nuovo capitolo °///°
Purtroppo è un periodo (decisamente lungo) in cui sono sempre ed esclusivamente di corsa: trovare del tempo per scrivere - nel momento in cui l'ispirazioni è buona - è molto complesso.
Quello che posso sperare è che la vostra attesa sia valsa a qualcosa e che questo capitolo vi abbia soddisfatto anche se, so bene, non si conclude nel migliore dei modi per i Jelsa-lovers come me (perché una certa dose di sano masochismo nella vita ci vuole).
La dinamica non è ancora chiara, ma la cattura di Jasper e Horace pare abbia permesso di dare la svolta al caso: così i nostri detective si sono resi conto di aver sempre visto il quadro dalla prospettiva sbagliata. 
Prospettiva sbagliata che induce, inoltre, una certa testa molto dura e molto bionda a credere che fra Jack e Rapunzel ci sia quel che non c'è: riaprendo vecchie ferite mai del tutto rimarginate e solleticando l'orgoglio che non vuole ammettere i suoi reali sentimenti per un detective in particolare.
Si è, quindi, scoperto che cosa avesse combinato Jackson da ragazzo per farsi mollare da Elsa: ebbene sì, ha baciato - o meglio - si è fatto baciare da una ragazza ad una festa, nel periodo immediatamente successivo alla morte dei genitori di lei.
Non molto cavaliere, insomma, ma... c'è un ma che ancora non è chiaro. Tuttavia, si può cominciare ad intuire nelle parole, decisamente dure, di Jack. Il tatto non è mai stato un suo punto forte, lo sappiamo.
Sono stata a lungo indecisa se mettere la scena fra Flynn e Rapunzel, perché la ragazza avrebbe potuto tranquillamente riassumere tutto nel suo resoconto a Jack in ospedale, ma alla fine ho pensato che un po' di sano fan-service non sarebbe guastato e avrebbe reso la lettura più interessante di un semplice riassunto. Spero abbiate apprezzato questa scelta.
E, mentre Cruella De Vil è caduta per mano delle Iene, rendendo impossibile interrogarla per provare anche solo a capire chi fosse il suo cliente, il giudice Weselton continua a fornire il suo amabile supporto alla famiglia Bleket.
Ma sarà tutto oro quello che luccica?
Al prossimo capitolo per scoprirlo che, prima o poi, arriverà... abbiate fede!
Grazie per seguire questa storia: come sempre, ogni vostro possibile riscontro sarà ben accetto <3
Cida


  
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