Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: Neamh Moonstar    19/04/2023    2 recensioni
«Sapete, la gente tende a cacciare i demoni per vedere esaudito qualsivoglia desiderio. Credono che confinarli sia abbastanza da poter chiedere loro ciò che desiderano ed ottenerlo, ma non c'è niente di più sbagliato. Un po' di gesso per terra e qualche parola ben pronunciata non sono abbastanza; inoltre, i demoni sanno sempre come fregarti una volta che hai deciso di fare patti con loro. Gli angeli, invece? Oh, loro sono così difficili da trovare ma così facili da intrappolare. Non possono mentire ad un essere umano, sono fatti per proteggerci e consigliarci, feriscono solo i demoni e i loro stessi simili se Dio glielo chiede. Ma quando sono dentro quegli stessi cerchi è come se sparissero: i ponti con l'Altissima vengono tagliati, e per chiedere loro qualcosa basta strappargli una sola, candida piuma.»
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Gabriele, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Angolino autrice:

Quasi sicuramente dopo questo capitolo cambierò il rating onde evitare che qualcunə incappi in descrizioni crude ed indesiderate. Come al solito non è nulla di troppo terribile, ma prevenire è meglio che curare.

Detto ciò, vi lascio alla lettura.

- Neamh


**


Lily era da sola stavolta. Non che le dispiacesse: stuzzicare il Messaggero era divertente, ma ora aveva la possibilità di concentrarsi meglio sul lavoro. Aveva fatto colazione con calma, osservando con disinvoltura il via vai in attesa del suo momento. Quando vide il Tentatore uscire dalla libreria con un certo balzo nel passo, il suo cuore prese a martellare. Faceva ancora un certo effetto.

È carino: su questo non ci piove, si disse. Fosse stata completamente all'oscuro della sua vera identità, ci avrebbe volentieri fatto un pensierino.

Lo osservò quasi divertita intanto che si infilava nella sua bella auto d'epoca e se ne andava, musica a palla. Gli piacevano i Queen: un'altra simpatica coincidenza.

Gliene avevano fatte tante di battute da piccola. Si presentava e la gente tirava fuori la solita battuta: "Canti in una band, per caso?". Peccato che se avesse avuto la voce di Mercury, non avrebbe certo studiato botanica e catturato angeli per vivere.


La libreria era aperta, ma non vi entrò subito. Doveva attendere ancora un po', fino alla fine. Poi doveva essere rapida: non sapeva per quanto la sua preda sarebbe rimasta sola. Come aveva detto a Gabriel: stare sulla Terra non ti rende rammollito e lei aveva pur sempre a che fare con un angelo di un certo calibro. Portare il suo pugnale là dentro avrebbe fatto scattare diversi campanelli d'allarme, perciò l'urgenza si faceva un fattore palpabile. Aveva i suoi trucchetti per camuffarlo, ma funzionavano bene con i custodi... Questo era un altro paio di maniche.

Calma, Lily. Attendi il tuo momento. Se qualcosa non va, sai bene cosa fare.

Tamburellò con le dita su un fianco e la sua mente volò a Kathatiel. Sorrise. Ma sì: aveva tutto sotto controllo, come sempre. Se l'era già detto: era ancora il suo gioco, il suo campo.

Aprì il portatile che si era portata dietro. Aveva bisogno di una scusa per restare lì per qualche ora, così aveva deciso di farsi passare per uno degli studenti che ogni tanto si ritagliavano un angolino di caffetteria per lavorare alle loro consegne. Decise di fare qualche nuovo ordine per il negozio, così, nella calma e nella naturalezza più totale.

Non c'era spazio per l'ansia: Lily Queen non sbagliava mai ma, soprattutto, non mancava mai l'obbiettivo.


**


Crowley se ne andò al mattino, tornò verso l'ora di pranzo per portarlo fuori, gli rubò un bacio davanti casa e insieme spostarono qualche altro scatolone. Per quanto poco senso avesse fare le cose in quel modo, per quanto gli sarebbe bastato schioccare le dita e mettere tutto apposto, c'era qualcosa nella gradualità che metteva Aziraphale a proprio agio.

Era sempre stato lui quello che faceva con calma, in fondo. Era lui quello che seguiva lo scorrere del tempo, mentre Crowley era quello pronto a fermarlo se necessario. Era così da sempre e sempre sarebbe stato così.

Il demone aveva deciso di fare le cose come il suo angelo avrebbe voluto, così da mettere tutti d'accordo e non dover dire istantaneamente addio all'appartamento che per tanto tempo gli aveva fatto da casa. Si era creato un buon equilibrio, venuto naturale come la voglia di rivedersi ogni qualvolta si separavano di nuovo.


Aziraphale aveva messo le cose di Crowley nella stanza dove si vedevano di solito, lontano da tutti, così che il demone potesse metterle dove voleva quando voleva. Per quanto il suo appartamento sembrasse vuoto, nascondeva tante di quelle cose... Piccole opere d'arte e vecchi vinili avevano già preso posto al piano di sopra. C'era persino qualche libro, oltre ad alcuni oggettini dall'aspetto grottesco.

La clientela, se così si poteva chiamare, aveva apprezzato i piccoli cambiamenti. Quel tocco di verde rendeva tutti più felici, o forse era solo un'impressione. Forse era l'angelo stesso ad essere felice tanto da vedere il suo buonumore proiettato sugli altri.

Nonostante ciò, la voglia di chiudere per la giornata si faceva sempre più allettante. Già si era messo a pensare in quale ristorante andare, intanto che metteva via i volumi abbandonati da qualcuno su un tavolino. Normalmente la cosa avrebbe incrinato il suo buon umore, ma non stavolta, non più.

Riceveva spesso complimenti dalla gente per il suo palpabile giubilo. Tutti dicevano di trovarlo in ottima forma e alle volte, in modo assolutamente benevolo, collegavano la cosa alla sempre più frequente presenza dell'uomo in nero. Gli umani erano creature curiose e sempre con il naso infilato dove non avrebbero dovuto infilarlo: era naturale, come l'amore. E Aziraphale il più delle volte sorrideva e basta, faceva il vago, forse ignaro del fatto che così facendo avrebbe buttato altra legna nel falò.


Quando rimase da solo, si occupò di dare una spolverata agli scaffali. Decise di prendersi un'altra oretta e poi chiudere. Avvisò Crowley con una telefonata che durò, come sempre, più del previsto. Era incredibile quante cose potessero trovare da dirsi quando volevano.

Fu quando mancava poco più di una mezz'oretta che la campanella alla porta gli risuonò alle spalle.

    «Buonasera!» Canticchiò una voce che era sicuro di aver già sentito.

Sospirò. Non era di certo la prima volta, ma la gente che riusciva a comparire ad un non nulla dalla chiusura continuava a risultargli involontariamente... No, non fastidiosa, solo con un pessimo senso del tempismo.

    Tornò all'ingresso dove, con sorpresa, capì con chi aveva a che fare. «Oh, salve» salutò cordialmente la giovane dai lunghi capelli neri che aveva incontrato qualche giorno prima. La ricordava per il fare gentile e le mille lentiggini sulla faccia.

    Lei rimase sull'uscio, incerta. «Stava chiudendo? Perché se è così, torno volentieri anche domani.»

L'angelo la osservò brevemente. La volta scorsa l'aveva guidata per la libreria alla ricerca di alcuni libri di botanica. A giudicare dalla grossa borsa che portava a tracolla, si trattava probabilmente di una studentessa o comunque di una giovane donna appassionata. Se davvero l'aiuto di cui aveva bisogno era una cosa così veloce, allora non aveva motivo di mandarla via.

    «Perché non iniziamo a dare un'occhiata a ciò di cui ha bisogno?» Propose, invitandola ad entrare. «Se la cosa inizia a richiedere tempo, rimandiamo a domani.»

Lei ringraziò contenta e fece un passo all'interno, iniziando già a frugare tra i fogli che aveva portato con sé. La porta si chiuse ed Aziraphale sentì un brivido salirgli lungo la schiena. Il freddo doveva essersi fatto davvero pungente là fuori.

Prese l'elenco - simile a quello della volta prima, solo più breve - e diede le spalle alla sua cliente per andare a prendere i primi libri che aveva già adocchiato mentre puliva. Fu allora che si rese conto di una cosa importante.

Rimase con i polpastrelli ad un non nulla dal dorso del primo volume, preso da un improvviso senso di inquietudine. Lui non sentiva mai freddo, a meno che non lo volesse... Ed era già da un po' che preferiva il calduccio accogliente della sua dimora al freddo pungente della Londra a inizio inverno. Qualcosa non andava.

Ritrasse la mano e si concentrò sulla pelle d'oca che aveva appena preso possesso delle sue braccia. Un'ombra gli arrivò alle spalle ma, stavolta, non aveva niente di benevolo.

Ebbe un solo secondo di esitazione, ma alla fine decise di voltarsi, pentendosene immediatamente.


Fu un attimo. Sentì una stilettata di dolore che si fece rapidamente sorda, soffocata dalla sorpresa e dalla paura. Abbassò lo sguardo: c'era una lama corta infilata nel suo ventre e da essa fuoriuscivano più rivoli rossastri dai vaghi riflessi dorati. I suoi abiti si macchiarono a vista d'occhio; una chiazza bordeaux rovinò inesorabilmente le sue stoffe preferite e tutto il suo corpo, il suo beneamato guscio, fremette e sussultò.

    Alzando lo sguardo, incontrò gli occhi scuri e seri della donna. Lo stava fissando con un misto di determinazione e curiosità. Il suo volto di porcellana si ruppe in un sorriso: «A questo punto dovresti già essere crollato. Sei resistente, piccola lucciola.»

A quel punto, Aziraphale capì due cose: la prima era che si trovava - di nuovo e quasi per colpa sua - nei guai fino al collo; la seconda era che il pugnale che gli aveva trapassato l'aura, oltre che la carne, non poteva essere uno strumento normale. L'oro che si mescolava al rosso del sangue era la prova provata che quella donna, chiunque fosse, sapeva cosa stava facendo.

Con uno sforzo immane, cercò di afferrarle le spalle per allontanarla, ma lei fu decisamente più rapida: stringendo le mani sul manico della sua piccola ma letale arma, non senza fatica, riuscì a spingerlo di lato. Non avendo più gli scaffali dietro la schiena, l'angelo provò un immediato senso di vertigine.

Intanto che gli angoli della sua visuale si facevano sempre più annebbiati, la sua mente volò su più cose, tutte nello stesso momento. Un po' si maledisse per aver smesso di preoccuparsi dopo l'Apocalisse, lasciando che il suo buonumore lo rendesse un bersaglio facile da colpire. Un po' il terrore di morire - per sempre, definitivamente - gli fece salire le lacrime agli occhi. Un po' l'istinto di sopravvivenza unito alla forza divina lo portarono a reagire, cercando di rendere il lavoro difficile alla sua carnefice. Un po' pensò a Crowley; lui che veniva sempre in suo soccorso, lui che semplicemente lo sapeva quando si trovava nei guai... Magari aveva già capito che qualcosa non quadrava, magari stava già arrivando e magari lo avrebbe salvato di nuovo.


Senza capire come, si ritrovò a cadere all'indietro. La sua testa sbatté violentemente contro il pavimento ligneo e per un attimo non riuscì più a muoversi: era bloccato con la schiena al pavimento e la giovane, a cavalcioni sopra di lui, continuava a fissarlo sempre più affaticata. Aveva ancora le mani ben avvolte al pugnale e non sembrava intenzionata a sfilarlo da dove lo aveva affondato.

    «Sei forte, angioletto. Mi piaci» ammise lei, evidentemente divertita. «Però ho bisogno delle tue ali.»

Aziraphale sentì la nausea attanagliargli lo stomaco intanto che veniva girato su un fianco. Una mano fredda e insanguinata lasciò l'arma per andare a posarsi sulla sua guancia: un gesto apparentemente dolce, ma che di dolce non aveva niente.

    «Tira fuori le alucce, su...»

Non voleva. Non voleva farla vincere così, non senza lottare. La paura rischiava di farlo crollare, ma aveva faticato troppo per perdere la sua libertà in quel modo.

    La guardò intensamente, mettendo in quell'unico gesto tutta la determinazione di cui era disposto e, in un rantolo, disse: «No.»

    Venne fuori più disperato del previsto, e forse per questo lei emise un singolo sospiro. Gli passò una mano tra i riccioli e poi, con due calcolatissimi movimenti sincronizzati, gli rigirò il coltello nella carne e gli coprì la bocca perché non urlasse. «Forse non ci siamo capiti. Ho detto: tira fuori le ali.»

Scandì le parole una ad una, ma Aziraphale era troppo occupato ad ingoiare il dolore per captarle nel modo corretto. Dovette farsele ripetere perché, finalmente, cedesse.

Le ali gli comparvero sulla schiena bianche e splendenti come non mai. Si accasciarono a terra, l'una sopra l'altra, troppo deboli per mostrarsi nella loro naturale bellezza.

    La donna sorrise e si staccò da lui, lasciandogli il pugnale conficcato nella carne. «Grazie, bello. Non crucciarti: ho quasi finito.»

La vide sparire dalla sua visuale ora totalmente annebbiata. Sentì qualcosa tirare alle sue spalle e un pizzicore si fece velocemente strada dalla sua ala destra fino alla schiena. Subito dopo riuscì ad intravedere la sua carnefice con una bella piuma candida tra le dita.

    «Ecco fatto. Visto? Non era difficile» gli disse, strappandogli di colpo il pugnale dal ventre.

Stavolta, l'angelo non riuscì nemmeno ad urlare. Strinse gli occhi e li riaprì soltanto per scoprire che ad avergli offuscato la visita erano state le lacrime. Difatti, ora poteva vederla chiaramente di fronte a sé: la donna dai lunghi capelli corvini e il volto lentigginoso. Sedeva a gambe incrociate sul pavimento, la testa leggermente inclinata e le mani sporche di sangue e icore dorato. Il pugnale che aveva utilizzato pulsava leggermente di una luce rossastra e la piuma, ancora bianchissima e intonsa, quasi rifletteva una curiosa luce proveniente dal pavimento.

Fu allora che Aziraphale capì di essere in mezzo al suo cerchio, quello che nascondeva sotto il tappeto e che ormai non utilizzava più. Lei doveva averlo scoperto intanto che lo muoveva da un lato all'altro della libreria, ed era riuscita ad attivarlo con il suo stesso sangue: una pratica così antica e così grottesca da essere sparita dalla mente degli uomini.

Chi era quella donna? Come faceva a sapere il funzionamento di quegli antichi disegni? Dove aveva preso quell'arma? Come faceva a sapere dell'importanza delle sue piume?

Troppe domande turbinavano nella sua testa confusa e in balia al dolore di quello scontro. Aveva bisogno di risposte, ora. Aveva bisogno di capire perché. Perché adesso? Perché non punirlo prima che potesse finalmente trovare il suo equilibrio nel mondo? Ma era davvero una punizione quella?

    «Chi sei?» Mormorò, faticando sempre di più a mantenere la concentrazione.

    Lei sorrise lievemente: «Mi chiamo Lily. E tu, cara la mia lucciola, sei la preda più interessante della mia carriera.»

Un nome così dolce per un essere così terribile... D'altronde, "preda"?

    Lily dovette aver letto il dubbio nel suo sguardo. «Presto ti sarà chiaro. O almeno spero, dato che ci stai mettendo davvero tanto a mollare. Ti ammiro, sai? Sei forte, indipendente, bello e luminoso. Persino adesso la tua aura non smette di brillare.»

    Era vero: ci stava volendo tanto, ma stava lentamente scivolando nell'oblio. Un'altra cosa, però, l'angelo voleva sapere: «Perché?»

In tutta risposta, lei si sfilò la giacca scura. Portava una camicetta troppo leggera per il freddo al di fuori, ma era chiaro che se la fosse messa apposta per sbottonarla con una lentezza sconfinata, lì davanti a lui. Si scoprì il petto: in mezzo ai seni, tra la miriade di macchiette sulla sua pelle, si faceva strada l'elaborato tatuaggio di un serpente attorcigliato. Era stato disegnato ad arte in modo che non toccasse neanche un neo, e assomigliava in tutto e per tutto a quello che Crowley aveva sulla tempia.


Il mondo parve bloccarsi per un attimo. Aziraphale non avrebbe saputo dire cosa ciò potesse significare, ma fu come ricevere un'altra pugnalata. Avrebbe voluto alzarsi, chiedere spiegazioni immediate, e ci provò persino. Lottò per riprendere il controllo di sé stesso, ma ogni volta finì a terra, sfinito.

L'ultima cosa che vide fu Lily che voltava di scatto la testa verso l'ingresso. L'ultima cosa che sentì fu un frastuono che non riuscì a decifrare. Per mezzo secondo credette di avere ancora una speranza.

Poi tutto si fece buio.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Neamh Moonstar