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Autore: Rox008    19/04/2023    1 recensioni
Merlin si trasferisce a Glastonsbury per scappare da un passato doloroso, ricostruire la sua vita e vivere il presente.
Anche Arthur ha un passato doloroso alle spalle, ma ha imparato ad andare avanti e vivere come nulla fosse, costruendo giorno dopo giorno il suo futuro.
Inevitabilmente i loro cammini finiscono per unirsi.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Ciao!
Finalmente ho pubblicato il nuovo capitolo, mi dispiace di avervi fatto aspettare a lungo (come al solito) e non vi prometto che il prossimo arriverà a breve, ma vi assicuro che non abbandonerò questa storia e che prima o poi vedrete pubblicato l'ultimo capitolo (che, ironia della sorte, ho già scritto quasi in concomitanza con il primo capitolo).
Intanto, se siete fan della serie Sherlock BBC, potete dare un'occhiata ad una storia su quella serie tv che ho pubblicato per una challenge, la trovate sul mio profilo.
Ciao e (spero) a presto! :)



Il ticchettio delle lancette dell’orologio scandiva i minuti di silenzio passati a osservarsi l’un l’altro, chi con imbarazzo, chi con speranza, chi con fare guardingo e chi con furia malcelata.
Ovviamente, l’ultimo caso riguardava Morgana che, con i gomiti appoggiati all’isola della cucina, pur di non sputare veleno e fiamme beveva il suo the troppo caldo, bruciandosi la lingua, e osservava le due figure estranee che meno di un’ora prima erano entrate in casa sua, accompagnate da un Arthur evidentemente pronto a veder scoppiare la fine del mondo davanti ai suoi occhi.
Doveva ancora decidere se avercela più con quelle due persone, per cui non riusciva a nutrire molta simpatia (soprattutto per l’uomo) e che avrebbe voluto incontrare con abbastanza preavviso da poter provare ad avere almeno l’apparenza di una persona calma, o con Arthur che le aveva portate a casa loro senza prima avvertirla.
Arthur comunque non era poi molto felice della situazione in cui si trovava (e temeva che da un momento all’altro Morgana, stanca di poter solo lanciare pugnali dagli occhi alle due figure, iniziasse a esternare le parole acide che sapeva giravano per la sua testa), ma non aveva potuto sottrarsi ad una richiesta d’aiuto da una persona così gentile e con un’argomentazione tanto valida come quella che gli aveva fatto la signora Travis.
 
<< Hanno fatto un lungo viaggio e hanno bisogno di riposare, soprattutto Aithusa. In giornata è anche previsto un brutto temporale e stare in hotel con una bambina non è il massimo, li ospiterei io ma non ho abbastanza spazio in casa. >>
Arthur era rimasto in silenzio, stringendo il telefono tra le mani così forte da far sbiancare le nocche.
<< Per favore Arthur. Magari questa potrebbe essere l’occasione giusta per ripartire. Il passato non potrà mai essere dimenticato, né cambiato, ma c’è ancora tempo per scrivere il futuro. >>
Il biondo stava per rispondere che quando aveva visto Merlin, il ragazzo non aveva l’aria di chi voleva minimamente parlare con sua madre, ma la signora Travis sembrò leggergli nella mente e gli rispose.
<< Nonostante ciò che vuole far credere agli altri, Merlin ha bisogno della sua famiglia, soprattutto di sua madre. E nonostante io non li perdonerò mai per il male che gli hanno fatto, persino Hunith e Balinor meritano una possibilità per farsi perdonare. Non per loro, ma per Merlin stesso, che potrà finalmente fare i conti con il suo passato e smettere di fuggirgli. >>
 
Così adesso nella sua cucina c’erano lui, Morgana, Hunith, Balinor e un porte-enfant con dentro Aithusa, la sorella di due anni che Merlin non sapeva neanche di avere.
Quando Morgana li aveva visti entrare e Arthur le aveva detto chi erano, lei li aveva guardati con gli occhi spalancati e suo fratello le aveva chiesto di seguirlo nella stanza degli ospiti dove, come previsto, lei aveva dato libero sfogo ai suoi pensieri, gridando a mezza voce per non farsi sentire.
<< Come diavolo hai potuto pensare che fosse una buona idea portarli qui? >>
<< La signora Travis me l’ha chiesto, e hanno pure una bambina. >>
<< Quella bambina è la sorella di cui non hanno neanche informato Merlin! Hai pensato a come la prenderà Merlin quando scoprirà della sua esistenza? Loro sicuramente non ci hanno pensato! >>
<< Ma io si, e so che sarà un trauma, ma so anche che la amerà comunque. >>
<< Ovviamente! E si sentirà in colpa per non esserci stato per lei, pur non avendo nessuna colpa dato che non gli hanno detto niente della sua esistenza! >> disse Morgana riuscendo, con meraviglia di Arthur, a gridare a bassa voce.
<< Lo so Morgana, lo so! >>
<< E sai anche quanto Merlin si sentirà tradito da noi per aver ospitato le due persone che più l’hanno ferito? >>
<< Si Morgana, so anche questo. >>
<< E non ti importa minimamente? >>
A quel punto Arthur, che fino a quel momento aveva ascoltato quasi passivamente la sorella, sussultò come se l’avessero schiaffeggiato e diventò rosso in volto.
<< Certo che mi importa, non mettere neanche in dubbio quanto mi importi di lui. Ed è proprio per questo che li ho portati qui: Merlin ha bisogno di fare una volta per tutte i conti con il suo passato; deve parlare con i suoi genitori faccia a faccia e decidere se chiudere del tutto i rapporti. Se lui deciderà di non voler davvero avere niente a che fare con loro, io stesso mi assicurerò di farli tornare a Londra e non farli mai più avvicinare a lui. >>
<< Se lui se la prenderà con noi, io gli dirò che è stata una tua idea. E mentre con Hunith posso cercare di avere un rapporto quantomeno civile, dato che anche lei è una vittima in tutto questo, non ti posso assicurare che non schiaffeggerò quell’uomo alla prima occasione. >>
 
Dopo essere tornati dai loro ospiti, Morgana gli aveva mostrato la camera dove avrebbero soggiornato, il bagno attiguo, le diverse stanze della casa, e gli aveva spiegato un po’ la loro routine.
Poi erano tornati in cucina, dove Arthur li aspettava con del the caldo, e da allora non avevano più parlato.
Quando fuori era ormai buio e aveva iniziato piovere a dirotto, Arthur aveva chiesto cosa volessero mangiare e aveva preparato la cena.
Anche la cena si era svolta nel massimo silenzio, interrotto solo dai gorgoglii di Aithusa e dal rumore delle posate.
Infine, sparecchiata la tavola, Morgana parlò agli ospiti.
<< Chiariamo una cosa: se siete qua è perché mio fratello Arthur non è capace di dire di no a nessuno. Io non mi fido di voi, non mi state simpatici e non sono felice di avervi qua. Ma voglio bene a vostro figlio Merlin, volevo bene a Will, ed è solo per rispetto nei loro confronti e per il fatto che Aithusa è piccola e non ha colpe che non ho buttato voi e mio fratello fuori di casa. Vi avverto però che se ferirete nuovamente Merlin, non ci sarà luogo qui a Glastonbury in cui sarete al sicuro dalla mia rabbia, le mie urla sarebbero sentite ovunque sulla faccia della terra. Detto questo, buonanotte. >>  
Arthur alzò gli occhi al cielo mentre Morgana lasciava la stanza.
<< È sempre così melodrammatica. Però devo avvertirvi anch’io che se ferirete ancora Merlin vi comprerò io stesso i biglietti per Londra e farò di tutto per tenervi lontani da lui. Vi sto ospitando per darvi un’ultima occasione di ricucire i rapporti, ma se lui non vorrà farlo lo supporterò. >>
<< A noi basta avere quest’ultima occasione, faremo di tutto per farci perdonare e riconquistare la fiducia di nostro figlio, ma accetteremo ogni sua decisione. >> rispose Hunith con gli occhi lucidi. Balinor si limitò a cingerle le spalle con un braccio ed annuire seccamente.
Mentre Arthur usciva dalla stanza, l’uomo parlò:
<< Ti ringrazio, Arthur Pendragon. Non sembri come tuo padre. >>
Il biondo si fermò sui suoi passi, congelato.
<< Conosci mio padre? >>
<< Un tempo anche noi vivevamo qui, sarebbe stato impossibile per noi non conoscerlo. Tuttavia, vorrei tanto non averlo mai conosciuto. In tutta la mia vita ho conosciuto solo un’altra persona peggiore di lui, spregevole e odiosa, e stranamente anche lui fa parte della tua famiglia. >>
<< Di chi stai parlando? >>
<< Di tuo zio Agravaine. Dov’è adesso? >> chiese cupo Balinor.
<< Per come lo descrivi, sai anche tu dove si trova adesso: dov’è da ormai due anni, fortunatamente; in ogni caso, è da anni ormai che non lo considero più parte della mia famiglia. >>
<< Sapevo quanto facesse schifo anche prima che tutto ciò che ha fatto venisse allo scoperto. Merlin sa che è tuo zio? >>
<< No, non è decisamente qualcosa di cui mi piace parlare. E poi perché avrei dovuto dirglielo? >>
<< E non gli hai neanche detto il cognome da nubile di tua madre? >>
<< No, perché avrei dovuto? >>
<< Balinor basta, lascia stare! >> li interruppe Hunith.
<< C’è qualcosa che dovrei sapere? >> chiese il biondo.
<< Niente che adesso importi. >> rispose la donna.
<< Voglio saperlo comunque. >>
<< Non vuoi davvero saperlo. Fidati. >> ribatté lei.
<< Ditemelo! >> sbottò alla fine Arthur dando un pugno sul tavolo.
Aithusa si svegliò piangendo, intimorita dal baccano, e Hunith andò a consolarla.
<< Cosa succede qua? >> domandò Morgana entrando nella stanza spaventata dalle urla.
<< Sa cosa ha fatto vostro zio? >> le chiese Balinor.
<< Non tutto; non sarebbe servito a niente farglielo sapere! >>
<< Sapere cosa? >> gridò spazientito Arthur.
<< Agravaine era lo spacciatore di Will. Era da lui che comprava la droga per cui poi è morto. >> gli spiegò Morgana con le lacrime agli occhi.
<< Io… credevo che Will fosse morto in un incidente. >>
<< No. Nostro figlio aveva iniziato a fare uso di droghe quando aveva poco più di 18 anni, e a spacciarla a 20. >> raccontò Hunith tornando con Aithusa in braccio << Una sera fu accompagnato a casa da dei poliziotti che lo avevano scoperto in un vicolo, fortunatamente Merlin non era in casa e Will ci pregò di non dirgli niente, che avrebbe fatto di tutto per smettere se noi avessimo mantenuto il suo segreto. Ed effettivamente riuscì a ripulirsi e non toccò droga a lungo, ma poi ricominciò. Una sera, tempo dopo che lui e Merlin erano andati via di casa, Will mi chiamò dicendo che l’aveva scoperto, che avevano litigato e che Merlin era uscito di casa senza neanche portarsi il cellulare e quindi non riusciva a contattarlo. Ore dopo mi mandò un messaggio dicendo che suo fratello era tornato e che lui avrebbe ripreso a frequentare il centro di recupero, e lo fece davvero. Ma stavolta fu più difficile, non so quante volte mi chiamò piangendo dopo una ricaduta. Non sapevo come fare ad aiutarlo, non c’è niente che tu possa fare in quei casi, se non stargli accanto. >>
Si fermò, scossa dai singhiozzi, e Balinor le cinse le spalle con un braccio. Anche Morgana aveva le lacrime agli occhi, ma prese coraggio e continuò lei il racconto.
<< Ogni giorno messaggiavamo o ci chiamavamo, e mi raccontava di quanto vedeva il dolore che causava a Merlin, e che se ne vergognava tremendamente. Litigavano, litigavano spesso, perché Merlin gli chiedeva di parlargli, di permettergli di aiutarlo, ma lui non ci riusciva, cercava di nascondere quanto stesse male, quanto stesse perdendo le speranze, continuava a dire a Merlin che ce l’avrebbe fatta; gli prometteva che quando le cose fossero state migliori avrebbero fatto un viaggio assieme, ma allo stesso tempo mi scriveva che non pensava di farcela, che gli sembrava di sentire l’eroina chiamarlo di notte. Una sera ero pronta a raggiungerlo a Londra, ma lui mi chiese di non farlo, perché non voleva che lo vedessi in quelle condizioni. Pochi giorni dopo andai comunque da lui, ed era solo l’ombra del ragazzo allegro e sorridente che conoscevo. Quando lo saluti, mi abbracciò forte e mi disse: “Perdonami se non dovessi farcela”. Quella fu l’ultima volta che lo vidi, morì sei mesi dopo. Andai al funerale, e vidi anche Merlin, e credimi Arthur, era distrutto; avrei voluto avvicinarmi a lui, ma avevo paura di non essere abbastanza forte per potergli anche solo stare accanto, stavo anch’io male e non potevo aiutarlo ad andare avanti quando neanch’io sapevo come fare. Dopo il funerale rimasi a Londra altri due giorni, in modo da poter tornare da te senza che tu capissi che qualcosa non andava. >>
<< Perché? Ti avrei consolata, ti sarei stato accanto. >> le chiese Arthur prendendole la mano.
<< Avrei dovuto dirti di Agravaine, e tu ancora stravedevi per lui. Quando poi venne fuori tutto quello schifo su di lui, non ebbi il coraggio di farti sapere anche questo. >>
 
<< Quindi tu lo sapevi? Lo sapevi e non hai detto niente? L’hai coperto? Magari l’hai anche aiutato? >> chiese l’ultima persona che loro avrebbero voluto veder entrare nella stanza.
<< Merlin! Oh mio Dio, che ci fai qui? >> domandò Arthur.
<< Ho chiamato a lungo sia te che Morgana, non ho ricevuto chiamate e mi sono fatto prendere dall’ansia, così sono venuto qui e ho sentito delle urla, sono entrato preoccupato e ho sentito con chi steste parlando e, soprattutto, di cosa. Mi sono congelato, non volevo che tu, Arthur, sapessi così ciò che è successo a mio fratello, ed ero preoccupato anche per te, Morgana, perché non sapevo quanto fossi al corrente di ciò che stava passando Will. >> poi si rivolse furente a Morgana << E invece tu sapevi già tutto, forse anche prima di me, e l’hai coperto! Will era tuo amico, e tu hai coperto il suo spacciatore! E anche dopo avermi incontrato non hai detto nulla! Hai fatto finta di non sapere nulla anche con me! Come hai potuto? >>
<< No, non è così Merlin, lasciami spiegare! >> rispose Morgana e provò ad avvicinarsi.
<< No! Non avvicinarti e non parlarmi, non voglio più sentirti né vederti! >>
E corse via.
Lei provò a raggiungerlo ma Arthur la fermò.
<< Resta qui, vado io a parlargli. Andrà tutto bene, vedrai. >>
Le diede un bacio sulla fronte, prese le chiavi della moto e con questa inseguì Merlin che era già ripartito con la sua macchina.
 
Lo rincorse fino a casa del corvino, lo vide abbandonare l’auto senza preoccuparsi di parcheggiare bene e chiudere lo sportello e andare poi verso le rive del lago, dove cadde in ginocchio urlando.
Arthur lo chiamò più volte, ma sembrava non sentirlo. Quando poi Merlin lo vide, preso dalla rabbia gli lanciò contro le pietre che aveva sotto le mani, ma il biondo incurante continuò ad avvicinarsi, finché non si inginocchiò davanti a lui e lo strinse a sé nonostante le sue resistenze.
<< Merlin, calmati. Ti assicuro che non è come pensi. Calmati, per favore. Fallo per me. >>
<< Lasciami stare, voglio stare da solo! E poi mi spiegherai cosa ci facevano mia madre e Balinor a casa tua! >>
<< Ed io invece non voglio assolutamente lasciarti da solo ad affrontare tutto questo. E Morgana non ha assolutamente coperto Agravaine. >>
<< Sapeva tutto ma non ha detto niente. Magari anche allora sapeva che era vostro zio a dare la droga a Will ma non ha fatto nulla per impedirlo. >>
<< Non è vero, fammi spiegare. >>
<< No! Capisco che è tua sorella, ma non puoi difenderla in questo caso! >>
<< Merlin, è stata Morgana a denunciare per prima Agravaine! >> gridò infine Arthur.
<< Che cosa? >> chiese Merlin scioccato.
<< Morgana ha denunciato Agravaine per prima, e ha incoraggiato altre persone a fare lo stesso, facendo quindi aprire le indagini su di lui. Probabilmente se non fosse stato per lei, non sarebbero mai venuti alla luce i suoi crimini. >>
<< Come l’ha scoperto? >>
<< Morgana era molto affezionata a lui, ed una sera pensò di fargli una sorpresa e andarlo a trovare a casa sua. Ma lui non era solo, c’erano degli uomini, e stavano discutendo su come vendicarsi di un uomo che aveva deciso di collaborare con la giustizia dopo che avevano minacciato lui e la sua famiglia. Quella sera mi venne a cercare a lavoro piangendo; era furiosa, voleva fargliela pagare a tutti i costi, e ora che conosco la storia di Will capisco maggiormente perché. >>
 
I due rimasero abbracciati, in ginocchio sulle rive del lago, Arthur accarezzando Merlin e il corvino singhiozzando ancora. Dopo qualche minuto, si separarono lentamente e Merlin poggiò delicatamente una mano sulla guancia di Arthur.
<< Scusami per le pietre. Ti sta spuntando un livido, dopo meno di un mese che ti era sparito l’occhio nero… >> gli rispose sorridendo il biondo.
<< Tranquillo, non fa neanche male. >> rispose Arthur sorridendo e poggiando leggermente la sua mano su quella di Merlin.
<< Mi dispiace lo stesso; tutti penseranno che tu abbia di nuovo fatto a botte con qualcuno. >>
<< Non mi importa, e comunque presto sparirà. Tu come stai? >>
<< Un po’ scosso, ma bene. >>
<< Forse dovremmo entrare, fa un po’ freddo qua fuori. >>
<< Forse sì. >>
Ma restarono comunque lì fermi a guardarsi negli occhi. Poi Arthur si avvicinò piano a Merlin, e Merlin lo copiò, finché le loro labbra non si sfiorarono. Si separarono brevemente, cercarono nel volto dell’altro qualche eventuale segno di ripensamento, e non trovandone si avvicinarono nuovamente per baciarsi con più sicurezza e decisione.
 
 
Merlin razionalmente sapeva che un singolo bacio non poteva risolvere i problemi e dolori della sua vita, ma per la prima volta dopo anni sentì che il domani poteva essere migliore.
   
 
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